Šabac (in serbo Шабац, Šabac) è una città e una municipalità del distretto di Mačva nel nord-ovest della Serbia Centrale, al confine con la Voivodina e la Bosnia ed Erzegovina. È situata sulle rive del fiume Sava.

Šabac
comune
(SR) Шабац (Šabac)
Šabac – Stemma
Šabac – Bandiera
Šabac – Veduta
Šabac – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera della Serbia Serbia
ProvinciaSerbia Centrale
DistrettoMačva
Territorio
Coordinate44°45′N 19°42′E / 44.75°N 19.7°E44.75; 19.7 (Šabac)
Altitudine65 m s.l.m.
Superficie795 km²
Abitanti122 893[1] (2002)
Densità154,58 ab./km²
Altre informazioni
Lingueserbo
Cod. postale15000
Prefisso+381 15
Fuso orarioUTC+1
TargaŠA
Cartografia
Mappa di localizzazione: Serbia
Šabac
Šabac
Šabac – Mappa
Šabac – Mappa
Sito istituzionale

Etimologia modifica

Spesso richiamata in letteratura come Szabacz[2] o Szabács (nella dizione ungherese) o Schabatsch[3] o Sabatsch (nella dizione tedesca) o Schabatz[4]. Viene, a volte, confusa con l'antica Sirmium[5], in realtà coincidente con l'odierna Sremska Mitrovica.

Storia modifica

Fu sede di un'importante fortezza, eretta dopo la metà del XV secolo dai Turchi[4]. Poco dopo l'ingresso di Vienna nella guerra austro-russo-turca venne cinta d'assedio, il 23 febbraio 1788, dagli Imperiali[2] e capitolò il 24 aprile nelle mani del colonnello Davidovich[6]. Il 25 marzo 1804 venne presa dai Serbi, ed il 28 capitolò la cittadella. Ripersa, l'anno successivo, di nuovo a favore dei Turchi, nel 1806 fu ancora occupata dai Serbi[4]. Alla fine delle ostilità riprese a essere parte dell'impero ottomano, fino alla costituzione del primo Regno di Serbia. Durante questa fase conobbe un relativo benessere grazie alla sua posizione di città di frontiera.

Con lo scoppio della prima guerra mondiale Šabac venne occupata sin dalle prime fasi della battaglia del Cer dalle truppe austro-ungariche e fu teatro di atrocità da ambo le parti. Tuttavia, la maggior ferocia fu registrata da parte degli imperiali, nelle cui file militavano croati e bosniaci animati da un forte odio etnico verso i serbi ritenuti responsabili dell'inizio delle ostilità e di aver compiuto mutilazioni verso i loro commilitoni feriti: il 17 agosto del 1914 ebbe luogo il "massacro di Šabac" da parte di truppe agli ordini del generale Kasimir von Lütgendorf che provocò circa 120 vittime tra la popolazione civile indifesa.[7]

Nel 1918 la città fu parte del neo costituito Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, in seguito Jugoslavia. Durante la seconda guerra mondiale fu occupata militarmente dalla Wehrmacht e fu sede di un campo di concentramento in cui perirono non meno di 7.000 persone, compresi 1.200 ebrei facenti parte della spedizione Kladovo (una spedizione di gruppo di 820 persone organizzata dalla Kinder-und Jugend-Alijah che cercò di raggiungere Israele da Vienna ma fu catturato e quasi interamente trucidato dai nazisti).[8]

Nel 1944 fu riconquistata dai partigiani e conobbe una successiva epoca di sviluppo industriale, grazie alla presenza degli impianti chimici Zorka, fino alla dissoluzione della ex Jugoslavia, dopo la quale entrò nell'attuale stato della Serbia.

Economia modifica

Le sanzioni applicate alla ex Jugoslavia a partire dagli anni '90 determinarono una forte crisi della struttura industriale cittadina e la chiusura degli impianti maggiori, con la conseguenza che l'economia si ricollocò sull'agricoltura. Dopo il 2000 si è registrato un nuovo sviluppo dei suoi distretti grazie all'apertura di importanti sedi di imprese del settore agroalimentare quali Mlekara Šabac, Elixir Group, Zorka Pharma, oltre alla siderurgica HBIS Serbia Iron & Steel - Tin mill.

Media modifica

Amministrazione modifica

Gemellaggi modifica

Galleria d'immagini modifica

Note modifica

  1. ^ solo città 55.163
  2. ^ a b Herders Conversations-Lexikon, [1].
  3. ^ Christophe Koch, Histoire abrégée des traités de paix, entre les puissances de l'Europe depuis la paix de Westphalie, tomo IV, capitolo LXX, Paris, 1817.
  4. ^ a b c Pierer's Universal-Lexikon, [2].
  5. ^ Voce 'Pannonia', Charles Knight, Penny Cyclopaedia of the Society for the Diffusion of Useful Knowledge, Londra, 1840, [3].
  6. ^ Historydata.com, Copia archiviata, su historydata.com. URL consultato il 7 novembre 2008 (archiviato dall'url originale l'8 luglio 2008)..
  7. ^ Horne, John; Kramer, Alan (2001). German Atrocities, 1914: A History of Denial. New Haven, Connecticut: Yale University Press. ISBN 978-0-300-10791-3.
  8. ^ ^ Jump up to: a b c d e f g h Gabriele Anderl, Walter Manoschek: Gescheiterte Flucht. Der jüdische "Kladovo-Transport" auf dem Weg nach Palästina 1939–42. Verlag für Gesellschaftskritik, Wien 1993, ISBN 3-85115-179-8, S. 17–21 (Abschnitt Hintergrund), 18 (Zitat Weingarten); 22–23, 49 (Organisation); 48–57 (Von Wien nach Bratislava); 61–62 (Zitat und Schilderungen Jacobs); 57–101 (Die Zeit in Kladovo); 145–173 (Verlegung nach Šabac), 174–178 + 290 (Darien II und Hintergründe), 178 (Zitat Spitzer an Klüger); 183 (Zitat Nachheiser); 184–188 (Zertifikate), 189–199 (Flucht Herta Reich & Co), 199–201 (Frieda Fanny Wiener); 202–211 (Nach der Zerschlagung Jugoslawiens) ; 201–224(Partisanenaufstände und deren Folgen), 215 (Zitat Danckelmann); 224–229 (Die Erschießung der Männer des Kladovo-Transportes), 226 (Zitate Böhme und Anna Hecht), 228 (Zitat Jelsić); 234–240 (Frauen und Kinder im KZ Sajmište), 236 (Zitat Krankenhausbediensteter), 235 (Zitat Helm); 240–250 (Ermordung im Gaswagen) 248 (Zitat Enge); 250–253 (Aufarbeitung); 250 (Juristische Verfolgung).

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Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN147876510 · LCCN (ENn90625894 · BNF (FRcb162069337 (data) · J9U (ENHE987007567529205171 · WorldCat Identities (ENlccn-n90625894
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