Abele Ambrosini

militare italiano

Abele Ambrosini (Cercino, 11 febbraio 1915Cefalonia, 21 settembre 1943) è stato un militare italiano.

Abele Ambrosini
NascitaCercino, 11 febbraio 1915
MorteCefalonia, 21 settembre 1943
Cause della mortefucilato
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaArtiglieria
Reparto33º reggimento d'artiglieria, Divisione "Acqui"
GradoTenente
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneOccupazione italiana dell'Albania
Campagna italiana di Grecia
BattaglieEccidio di Cefalonia
Decorazionivedi qui
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Biografia modifica

Nato nel piccolo paesino montano di Cercino (provincia di Sondrio), in Valtellina, Abele Ambrosini compì i propri studi dapprima a Morbegno e poi a Sondrio ove conseguì il diploma di geometra nel 1936.

Deciso a intraprendere la carriera militare, nel 1937 venne ammesso quale membro del corso allievi ufficiali dell'arma d'artiglieria e nel 1938 venne assegnato all'VIII reggimento di artiglieria, dove venne promosso sottotenente il 1º ottobre di quello stesso anno. Richiamato alle armi il 15 agosto 1939, venne assegnato alla divisione Acqui, prendendo parte alla campagna d'Albania per poi passare in Grecia. Al momento dell'armistizio si trovava a Cefalonia come tenente del 33º Reggimento di artiglieria della Divisione "Acqui". Catturato dai tedeschi durante un combattimento, Ambrosini fu passato per le armi.

Gli è stata conferita la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria ed il paese natio gli ha dedicato la piazza principale.

Viene ricordato con un cenotafio sulla tomba dei genitori all'ingresso del cimitero di Nuova Olonio, frazione di Dubino che gli ha anche dedicato una via.

Onorificenze modifica

«Comandante di batteria someggiata, fu tra i primi decisi assertori della lotta contro i tedeschi aprendo di iniziativa il fuoco contro il nemico. Durante tutta la battaglia per Cefalonia i suoi cannoni, schierati tra le unità di fanteria, tuonarono anche sotto i furiosi bombardamenti aerei, riuscendo a ritardare l'avanzata nemica. Benché ferito, continuava a rimanere in linea con i fanti, per meglio dirigere il fuoco. Catturato mentre tentava di raggiungere la sua linea pezzi, che si difendeva ad oltranza, sparando a zero, veniva fucilato sul posto, reo di avere combattuto per l'onore delle armi[1]»

Note modifica

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica