Abies vejarii

specie di pianta

Abies vejarii Martínez è un albero della famiglia delle Pinaceae endemico del Messico nord-orientale dove si rinviene sulla Sierra Madre Orientale (Coahuila, Nuevo León e Tamaulipas).[1]

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Abies vejarii
Abies vejarii
Stato di conservazione
Prossimo alla minaccia (nt)[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Pinophyta
Classe Pinopsida
Ordine Pinales
Famiglia Pinaceae
Genere Abies
Specie A. vejarii
Nomenclatura binomiale
Abies vejarii
Martínez
Nomi comuni

(EN) Vejar's fir
(ES) Hayarin
(IT) Abete di Vejar

Etimologia modifica

Il nome generico Abies, utilizzato già dai latini, potrebbe, secondo un'interpretazione etimologica, derivare dalla parola greca ἄβιος = longevo.[2] Il nome specifico vejarii è in onore di Octavio Vejar Vazquez, ministro dell'educazione del Messico all'epoca della scoperta.[3]

Descrizione modifica

Portamento modifica

Albero alto fino a 40 m, con tronco che può raggiungere i 150 cm di diametro, a portamento conico o piramidale. I rami si diramano orizzontalmente dall’unico tronco diritto. I virgulti sono snelli, prima rosso-porpora e poi marrone-arancione, lisci o glabri.[4]

Foglie modifica

Le foglie sono aghiformi, superficialmente scanalate e arrangiate a spirale, lunghe fino a 10-20 mm, attorcigliate alla base; hanno stomi disposti in due larghe bande biancastre nella faccia inferiore e su 10 linee nella faccia superiore. Le gemme sono sferiche, molto resinose, con brattee rigide.[4]

Fiori modifica

Gli strobili maschili sono lunghi 5 mm, rossastri e sferici.[4]

Frutti modifica

I coni femminili, inizialmente purpurei e scuri, marroni scuri a maturazione, sono eretti e oblunghi-ovoidali, lunghi 6-12 cm e larghi 4-6 cm, con punta ottusa o troncata; le brattee delle scaglie, inizialmente erette, poi ricurve nei coni maturi, sono lunghe 25 mm. I semi sono lunghi circa 8-10 mm, con parte alare viola-marrone, di 15x12 mm.[4]

Corteccia modifica

Inizialmente sottile, liscia e grigia, con il passare del tempo si sfoglia, diventando ruvida e placcata, di colore grigio-marrone.[4]

Distribuzione e habitat modifica

Specie di alta montagna, cresce a quote comprese tra 2800 e 3300 m (1800 m il limite inferiore) su ripidi pendii montani e in freschi burroni; i suoli preferiti sono quelli poveri di humus, ma umidi. Il clima dell'habitat è fresco con estati secche e inverni umidi. Si ritrova prevalentemente in foreste miste con Pseudotsuga menziesii var. glauca, Cupressus arizonica, Picea engelmannii mexicana e specie dei generi Pinus e Quercus.[1]

Tassonomia modifica

È accettata la seguente sottospecie:[5]

Usi modifica

È una specie rara, con areale ristretto e poco accessibile e pertanto il suo legno non ha importanza economica. In orticoltura la sua coltivazione è ristretta a pochi orti botanici, anche se la riproduzione dei semi ottenuti dagli esemplari in ambiente selvaggio può contribuire alla conservazione della specie.[3]

Conservazione modifica

Possiede un areale frammentato ma sufficientemente vasto per non considerarla una specie vulnerabile; è pertanto classificata come specie prossima alla minaccia (near threatened) nella Lista rossa IUCN. La minaccia più pericolosa è rappresentata dagli incendi boschivi frequenti nelle zone di crescita.[1]

Note modifica

  1. ^ a b c d (EN) Farjon, A. 2013., Abies vejarii, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ Pier Luigi Nimis, Nevio Agostini, Marco Verdecchia e Elias Ceccarelli, Guida agli alberi del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi (PDF), su Dryades project Dipartimento di Scienze della Vita Università di Trieste, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. URL consultato il 10 aprile 2019.
  3. ^ a b (EN) Aljos Farjon, A Handbook of the World's Conifers (2 vols.), Brill, 2010, pp. 124-125. URL consultato il 10 aprile 2019.
  4. ^ a b c d e (EN) Abies vejarii, su The Gymnosperm Database. URL consultato il 10 aprile 2019.
  5. ^ (EN) Abies vejarii Martínez, in Plants of the World Online, Board of Trustees of the Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 29/4/2020.

Voci correlate modifica

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