Accademia della Crusca

istituzione per lo studio della lingua italiana fondata a Firenze nel 1583

L'Accademia della Crusca (spesso anche solo la Crusca) è un'istituzione italiana con personalità giuridica pubblica che raccoglie studiosi ed esperti di linguistica e filologia della lingua italiana.[1][2][3][4]

Accademia della Crusca
Accademia della Crusca
Villa medicea di Castello, sede dell'Accademia
TipoIstituzione pubblica
Fondazione1582-1583
FondatoreGiovan Battista Deti
Anton Francesco Grazzini
Bernardo Canigiani
Bernardo Zanchini
Bastiano de' Rossi
Leonardo Salviati
ScopoDiffusione e studio della lingua italiana
Sede centraleBandiera dell'Italia Firenze
Indirizzovia di Castello, 46 50141 Fireze
PresidenteBandiera dell'Italia Paolo D'Achille
Lingua ufficialeitaliano
MottoIl più bel fior ne coglie
Sito web
Il frullone, simbolo dell'Accademia della Crusca

Nata a Firenze ad opera di Lionardo Salviati come informale gruppo di amici (la "brigata dei crusconi") dediti, in contrapposizione alla pedanteria dell'Accademia fiorentina, a discorsi giocosi (le "cruscate"), l'Accademia si costituì ufficialmente il 25 marzo 1585, con una cerimonia inaugurale che seguiva di due anni il periodo in cui i suoi membri iniziarono a pensare alla possibilità di organizzarsi intorno a uno statuto (adunanza del 25 gennaio 1583).[5]

La Crusca è la più antica accademia linguistica del mondo (1583).[6] Nei suoi oltre quattro secoli di attività si è sempre distinta per lo strenuo impegno a mantenere "pura" la lingua italiana, pubblicando, già nel 1612, la prima edizione del Vocabolario degli Accademici della Crusca, che servì da esempio lessicografico anche per le lingue francese, tedesca e inglese.[7] Nel 1636, il cardinale Richelieu creò l'Académie française sul modello dell'Accademia della Crusca.[8]

Fa parte della Federazione Europea delle Istituzioni Linguistiche Nazionali,[9] il cui compito è quello di elaborare una linea comune di protezione di tutte le lingue nazionali europee. Per l'Italia partecipano alla Federazione l'Accademia della Crusca e l'Opera del Vocabolario Italiano del CNR (iniziativa avviata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, peraltro proprio in collaborazione con l'Accademia della Crusca[10]).

La storia modifica

Le origini e i fondatori modifica

L'origine di questa istituzione ha un prologo del tutto "anti-accademico": i suoi fondatori si erano chiamati inizialmente la brigata dei Crusconi e costituivano una sorta di circolo i cui soci – poeti, letterati, uomini di diritto – erano soliti radunarsi in allegre occasioni conviviali, durante le quali recitavano per gioco "cruscate", ossia discorsi colti ma dallo stile giocoso e scherzoso. L'intenzione dichiarata, che già si evince dalla scelta del nome, è di distaccarsi dalle pedanterie dell'Accademia fiorentina, protetta dal granduca Cosimo I de' Medici, e di contrapporsi al suo stile severo e classicista. I crusconi combattevano contro la pedanteria classicista anche con l'umorismo, la satira, e l'ironia, senza che questo compromettesse l'intenzione primaria del gruppo, prettamente letteraria, ed esplicata spesso in dispute letterarie di alto livello.

 
La pala di Leonardo Salviati detto Infarinato

I fondatori della Crusca si identificano tradizionalmente in: Giovan Battista Deti, il Sollo; Anton Francesco Grazzini, il Lasca; Bernardo Canigiani, il Gramolato; Bernardo Zanchini, il Macerato; Bastiano de' Rossi, l'Inferigno, cui si aggiunse nell'ottobre 1582 Leonardo Salviati, l'Infarinato (1540-1589).[11] Sotto la spinta e con il determinante contributo di quest'ultimo, finalmente, a partire dal 1583[12], l'Accademia prende nuova forma, indirizzandosi coerentemente al fine che gli Accademici si proponevano: mostrare e conservare la bellezza del volgare fiorentino, modellato sugli autori del Trecento.

L'Accademia, dunque, abbandona l'impronta ludica e giocosa, per sposare il ruolo normativo che da quel momento in poi avrebbe assunto, conservandolo per secoli. Anche il significato del termine mutò: gli Accademici della Crusca lavorarono per distinguere la parte buona e pura della lingua (la farina) dalla parte cattiva ed impura (appunto, la crusca).
Da qui la simbologia e l'apparato: lo stemma è un frullone o buratto con il motto petrarchesco Il più bel fior ne coglie come insegna. I membri assunsero, almeno dei primi secoli, un "nome di Crusca": un soprannome in qualche modo legato al ciclo di vita del grano e a tipi o impieghi del pane (come Infarinato, Trito, Gramolato, Impastato, ecc.); ogni accademico, inoltre, aveva un'impresa[13]: una pala lignea con dipinto il nome di accademico, un motto normalmente tratto dal Petrarca e un'immagine che fungesse da raccordo tra nome e motto.
Inoltre, presso la sede dell'Accademia della Crusca, in particolare nella Sala delle Pale[14], sono conservate altre suppellettili che si rifanno sempre allo stesso campo semantico, come ad esempio dei seggi composti da una cesta del pane capovolta che hanno, come schienale, una pala da forno.

Monosini e il primo vocabolario modifica

Uno dei primi studiosi a influenzare il lavoro della Crusca fu Agnolo Monosini.[15] Monosini diede un contributo importante alla prima edizione del Vocabolario degli accademici della Crusca (1612), soprattutto nel campo dell'etimologia e della paremiologia.[16][17][18]

La prima edizione del Vocabolario della Crusca riflette la concezione linguistica del Salviati (e dopo di lui dell'accademico Vincenzo Maria Borghini) che va oltre le posizioni di Pietro Bembo: risale a un ideale di lingua fiorentina pura, naturale, popolare, legittimata dall'uso degli scrittori sommi come di quelli minimi. Il vocabolario registrava anche le parole del fiorentino vivo purché testimoniate e quindi legittimate in autori antichi o testi minori, anche se sconosciuti. Il vocabolario si caratterizza per un totale disinteresse per la terminologia tecnico-scientifica. Scompare la distinzione tra uso della poesia e della prosa, il riferimento agli usi regionali o dialettali, l'abitudine ad inserire osservazioni grammaticali all'interno delle voci. Furono abbandonati gli usi ancora legati al latino. L'impostazione arcaizzante suscitò le critiche di Beni, Tassoni, Bartoli, Politi, Gigli, Spadafora. Le critiche non modificarono il modo di lavorare degli accademici tanto che la seconda edizione del 1623 non si discostò molto dalla prima se non per alcune correzioni e per l'aumento del numero complessivo delle voci registrate.

 
Un frontespizio della quarta edizione del 1729-1738

La terza edizione fu stampata a Firenze presso la stamperia dell'Accademia della Crusca e fu pubblicata nel 1691 in tre volumi con dedica a Cosimo III de' Medici. Presenta cambiamenti di grande importanza: viene introdotta l'indicazione V.A. per contrassegnare le voci antiche come testimonianza storica per poter comprendere i testi antichi e non come esempio da seguire; gli autori da cui venivano presi gli esempi erano cresciuti e comprendevano anche alcuni moderni, compreso il Tasso (escluso dalle prime 2 edizioni), il Machiavelli, il Guicciardini, il Della Casa, il Varchi, nonché il Sannazaro, il Castiglione, il Chiabrera; aumenta il numero di trattati scientifici in considerazioni e delle voci tratte da scrittori di scienza come Galileo Galilei.

La quarta edizione fu pubblicata a Firenze tra il 1729 e il 1738 con dedica a Gian Gastone de' Medici. Vengono eliminati anche gli autori di trattati tecnico-scientifici. La quinta edizione (della quale vennero pubblicati undici volumi, il primo nel 1863) venne interrotta alla voce Ozono nel 1923.

L'Accademia della Crusca dunque portò avanti la sua attività con alti e bassi fino al 1783, quando Pietro Leopoldo la sciolse insieme ad altre Accademie e la riunì nella Accademia Fiorentina (seconda). Nel 1808, però, venne fondata la terza Accademia Fiorentina e con decreto del 19 gennaio 1811, firmato da Napoleone, fu ripristinata la Crusca con la sua autonomia, statuti e finalità antiche.

La rinascita dell'Accademia modifica

 
La sala delle Pale nella villa di Castello, attuale sede dell'Accademia

Il 3 marzo 1809 il trono di Toscana venne assegnato a Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone Bonaparte, la quale però non aveva la facoltà di modificare o emettere nuove leggi, competenza esclusiva del fratello. Tutte le leggi, i proclami, le lettere, i manifesti, gli editti, ecc. erano scritti in lingua francese; tuttavia Napoleone il 9 aprile 1809 concesse ai Fiorentini l'uso pubblico della propria lingua, con l'emanazione di un decreto emesso dal Palazzo delle Tuileries.

In tale decreto si affermava che «La lingua italiana potrà essere impiegata in Toscana a concorrenza colla lingua francese, nei tribunali, negli atti passati davanti notari e nelle scritture private.» Inoltre, per far sfoggio della benevolenza francese, si aggiungeva: «Noi abbiamo fondato e fondiamo col presente decreto un premio annuale di 500 napoleoni, i di cui fondi saranno fatti dalla nostra lista civile e che verrà dato secondo il rapporto che ci sarà fatto, agli autori le cui opere contribuiranno con maggiore efficacia a mantenere la lingua italiana in tutta la sua purezza.»

Con il successivo decreto del 9 gennaio 1811 fu rifondata l'antica Accademia della Crusca «particolarmente incaricata della revisione del dizionario della lingua italiana, e della conservazione della purità della lingua medesima.» Per gli accademici fu fissato un assegno annuo di 500 franchi; di 1000 franchi agli incaricati della compilazione del dizionario; e di 1200 al segretario.

Il XX secolo modifica

Nel XX secolo il decreto legge dell'11 marzo 1923 mutò la sua composizione e il suo indirizzo; la compilazione del Vocabolario fu sostituita con quella di testi filologici e il Vocabolario preso in carico da una società privata di studiosi. Nel 1955, però, si tornò a parlare di una ripresa dell'opera su iniziativa di Bruno Migliorini e di altri.

Nel 1983 fu sancita la separazione dell'Accademia dal progetto del Vocabolario.

XXI secolo modifica

Negli anni 2010-11 fu ventilata la chiusura dell'istituto per motivi economici legati alla crisi finanziaria che aveva investito l'Italia, ma l'ipotesi fu respinta.[19]

Simbolo e motto modifica

Il simbolo dell'Accademia è il "frullone", un macchinario che serviva per separare la farina dalla crusca, e come motto l'accademia adotta il verso del Petrarca "Il più bel fior ne coglie".

Attuali obiettivi e finalità modifica

 
Le sedie accademiche originali, dette anche "gerle"

L'Accademia attualmente persegue le seguenti finalità statutarie, dedicando speciali cure:

  1. al mantenimento e al rinnovamento delle sue antiche tradizioni nella lessicografia, collaborando particolarmente con l’Opera del Vocabolario Italiano, istituto del Consiglio Nazionale delle Ricerche, e con altre grandi imprese lessicografiche italiane ed estere;
  2. alla preparazione di edizioni critiche di testi significativi, e alla promozione e pubblicazione di ricerche originali in ambito storico-linguistico, dialettologico, filologico, grammaticale, lessicografico;
  3. allo studio delle strutture grammaticali dell’italiano considerate dal punto di vista sincronico e diacronico, storico e comparato;
  4. allo sviluppo e all’applicazione delle nuove tecnologie informatiche necessarie per le ricerche nei settori sopra precisati e per la più ampia fruibilità del proprio patrimonio archivistico e bibliografico.

In collaborazione anche con altre istituzioni pubbliche e private, italiane ed estere, l’Accademia può:

  1. promuovere, elaborare e realizzare progetti di ricerca e di studio nei settori in precedenza indicati, coinvolgendo giovani studiosi per mezzo di borse di studio, assegni di ricerca, contratti o altre forme di collaborazione;
  2. promuovere e organizzare corsi di formazione, specializzazione, perfezionamento e aggiornamento rivolti in specie al mondo della scuola e dell’università;
  3. istituire e assegnare borse di studio, premi e altri incentivi destinati in particolare agli studenti delle scuole medie superiori e delle università;
  4. fornire consulenze, pareri e altri servizi in campo linguistico a favore di enti pubblici e privati, società e privati cittadini, dedicando particolare attenzione alla scuola;
  5. organizzare convegni di studio, seminari, mostre e altre manifestazioni culturali, anche di carattere divulgativo;
  6. stipulare accordi di collaborazione e convenzioni con università e altre istituzioni culturali e accademie italiane ed estere;
  7. collaborare con lo Stato, l’Unione Europea, le Regioni e gli Enti locali in ordine a progetti e manifestazioni sul tema delle lingue e dei linguaggi;
  8. favorire l’attività di quegli enti che dall’esterno sostengono i suoi stessi ideali e programmi.

Ad oggi l'Accademia non detiene compiti normativi o prescrittivi[20][21].

Gruppo Incipit modifica

Alla fine del 2015, l'Accademia ha istituito il gruppo “Incipit”, un osservatorio sui neologismi e forestierismi incipienti che ha il compito di monitorare ed esprimere pareri sui nuovi forestierismi impiegati in italiano, suggerendo alternative in italiano. Il gruppo si è formato in seguito alla campagna “Dillo in italiano” della pubblicitaria Annamaria Testa e al convegno della stessa Accademia su “La lingua italiana e le lingue romanze di fronte agli anglicismi“, entrambe tenutesi in precedenza nello stesso anno.[22][23][24] Incipit è composto studiosi e specialisti della comunicazione italiani e svizzeri, e ha una propria pagina sul sito della Accademia della Crusca in cui pubblica i propri comunicati stampa su specifici forestierismi.[25]

Il gruppo Incipit è ancora oggi attivo e monitora l'ingresso di forestierismi, principalmente anglicismi, nei media di massa, nelle istituzioni e nelle reti sociali. Nei propri comunicati stampa il gruppo generalmente argomenta la superfluità dei forestierismi e suggerisce alternative in italiano, esistenti o neologismi. Nei documenti, riportati dagli stessi mezzi di informazione, sono anche criticati gli atteggiamenti della pubblica amministrazione verso i forestierismi, e viene ribadita l'importanza di limitarne l'uso per diverse ragioni, tra le quali chiarezza, trasparenza, semplificazione, coerenza terminologica, e valorizzazione del patrimonio lessicale italiano.[26][27]

I membri attuali dell'Accademia modifica

Membri dell'Accademia della Crusca,[28] con i nuovi ingressi votati nei giorni 11 settembre 2013, 5 novembre 2016, 20 febbraio 2017, 4 novembre 2019, 29 aprile 2022:[29]

Accademici ordinari modifica

Attualmente è accademico onorario il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella[31][32].

Accademici corrispondenti, italiani ed esteri modifica

L'Accademia della Crusca ha anche Accademici corrispondenti italiani; sono i seguenti:

  • Emanuele Banfi, Milano
  • Francesco Bausi, Firenze
  • Gaetano Berruto, Torino
  • Marco Biffi, Firenze
  • Stefano Carrai, Firenze
  • Lorenzo Coveri, Genova
  • Emanuela Cresti (emerita), Firenze
  • Giuseppe Frasso (emerito), Milano
  • Gabriella Cartago, Milano
  • Valeria Della Valle, Roma
  • Francesco Franceschini, Pisa
  • Tina Matarrese, Padova
  • Alberto Nocentini (emerito), Firenze
  • Massimo Palermo, Siena
  • Giuseppe Polimeni, Milano
  • Leonardo Maria Savoia (emerito), Firenze
  • Paolo Squillacioti, Firenze
  • Enrico Testa, Genova
  • Paolo Trovato, Ferrara
  • Lorenzo Tomasin, Venezia-Losanna
  • Anna Maria Thornton, L'Aquila
  • Maria Teresa Zanola, Milano

Sono Accademici corrispondenti esteri:

  • Sandro Bianconi (emerito), Locarno
  • Patrick Boyde, Cambridge (emerito)
  • Joseph Brincat, Malta (emerito)
  • Cesáreo Calvo Rigual, Valenza
  • Manuel Carrera Díaz, Siviglia
  • Wolfgang Ulrich Dressler, Vienna (emerito)
  • Angela Ferrari, Basilea
  • Edward Fowler Tuttle, Los Angeles (emerito)
  • Roman Govorukho, Mosca
  • Matthias Heinz, Salisburgo
  • Hermann Haller, New York (emerito)
  • Elzbieta Jamrozik (emerita), Varsavia
  • John Kinder, Perth (emerito)
  • Pär Larson, Firenze
  • Martin Maiden, Oxford
  • Jean-Jacques Marchand (emerito), Losanna
  • Bruno Moretti, Berna
  • José Antonio Pascual, Madrid (emerito)
  • Franco Pierno, Toronto
  • Elton Prifti, Vienna
  • Edgar Radtke (emerito), Heidelberg
  • Franz Rainer, Vienna
  • Brian Richardson, Leeds (emerito)
  • Francisco Rico Manrique, Barcellona (emerito)
  • Giovanni Rovere, Heidelberg
  • Giampaolo Salvi, Budapest
  • Wolfgang Schweickard, Saarbrücken
  • Roman Sosnowski, Cracovia
  • Gunver Skytte, Copenaghen (emerito)
  • Harro Stammerjohann, Chemnitz (emerito)
  • Darío Villanueva Prieto (emerito), Santiago de Compostela
  • John. R. Woodhouse, Oxford (emerito)
  • Wen Zheng, Pechino
  • Michel Zink, Parigi

Accademici deceduti modifica

Sono stati accademici onorari Indro Montanelli, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Sono deceduti gli accademici emeriti Tullio De Mauro, Maria Luisa Altieri Biagi, Paolo Grossi, Carlo Alberto Mastrelli, Aldo Menichetti (Vicepresidente), Bice Mortara Garavelli, Luca Serianni, Maurizio Vitale; l'accademico emerito corrispondente Luciano Agostiniani; gli accademici emeriti esteri Max Pfister, Ivan Klajn, Bernard Quemada, Harald Weinrich, Ottavio Lurati.

Le sedi modifica

 
La sala degli armadi, nella villa di Castello

L'Accademia ha cambiato molte sedi, tutte nella città di Firenze:[33]

Critiche modifica

 
Un'edizione della Divina Commedia del 1595, curata dagli accademici della Crusca
  • Nel 1612 Paolo Beni costituì a Padova una Anticrusca, a sostegno della superiorità dei Cinquecentisti sugli scrittori fiorentini del Trecento e iniziando una virulenta polemica. Nel 1717 si ribellò Girolamo Gigli a sostegno del dialetto senese; fu espulso, i suoi libri bruciati in piazza della Signoria, e riammesso dopo la ritrattazione. Altri critici dell'Accademia della Crusca furono Giuseppe Baretti (Frusta Letteraria), Giovanni Battista Capitani (1846), il quotidiano Il Fanfulla di Roma (1878) e Pietro Fanfani.
  • Il purismo della Crusca trovò la contrapposizione dei fratelli Verri e di Cesare Beccaria, fondatori del periodico Il Caffè. Alberto Arbasino, parlando delle influenze di Carlo Emilio Gadda, definisce i Verri e Beccaria «impeccabili» e ricorda come furono «risoluti a insultare programmaticamente la Crusca in nome di Galileo e di Newton, cioè a sviluppare una cultura extra-letteraria cosmopolita e un pensiero intellettuale «assolutamente moderno» a dispetto della grammatica arcaica dei Pedanti, trasgredendo al purismo imbecille che caldeggia l'impiego di qualsiasi grulleria del Piovano Arlotto per definire prodotti e nozioni del nostro tempo; e approva l'uso del greco antico per indicare un qualche cosa che non c'è (il nettare, l'ambrosia), mentre respinge qualunque termine inglese moderno relativo invece a qualche cosa che c'è (come il gin-and-tonic), senza avvedersi che qualunque parola poteva suonare scandalosamente moderna quando venne usata per la prima volta da un Autore Classico poi approvato dal Tommaseo-Bellini».[34]. Naturalmente questa visione delle cose mostra la sua parzialità: Arbasino dimenticava ad esempio che Galileo era stato Accademico della Crusca, e che Verri da una parte mostrava di disprezzare le piccolezze grammaticali, ma poi in errata corrige modificava le forme settentrionali, ad esempio notaro > notaio (così nella Rinunzia pubblicata sul "Caffè"). Ha scritto C. Marazzini (La lingua italiana. Storia, testi, strumenti, II ed. con la collaborazione di Ludovica Maconi, Bologna, il Mulino, 2010, p. 271): «Va osservato che il titolo dell’articolo, nella prima stampa, era Rinunzia avanti nodaro [...] , non notaio, come invece Verri si premurò subito di far correggere nell'errata corrige. La parola nodaro fu quindi presentata come un errore materiale della tipografia. La forma nodaro è vistosamente settentrionale (si pensi al dialettale nodar, tipico di alcuni dialetti del Nord Italia). La forma notaio, per contro, è toscana, come suggeriscono il suffisso -aio (anziché -aro) e la consonante sorda -t- in posizione intervocalica (anziché la sonora -d-). La correzione mostra come, nonostante l’esibito disinteresse per la grammatica, le preoccupazioni formali non fossero totalmente estranee ai redattori del «Caffè», la cui prosa è in genere "molto meno ribelle alle forme e ai dati della tradizione di quel che non lascino supporre le proposizioni della Rinunzia" [Vitale 1978, 261]. In alcuni casi, però, il possesso della lingua dimostrato dai redattori della rivista non è certo perfetto: vi ricorrono alcune forme decisamente anomale anche rispetto alle norme correnti nel XVIII secolo».

Note modifica

  1. ^ Elisabetta Benucci e Maria Poggi, Guida all'Archivio dell'Accademia della Crusca, Accademia della Crusca, 1º gennaio 2007, ISBN 978-88-89369-08-1. URL consultato il 10 febbraio 2016.
  2. ^ Accademia della Crusca, L'editoria italiana nell'era digitale - Tradizione e attualità, goWare & Accademia della Crusca, 16 ottobre 2014, ISBN 978-88-89369-61-6. URL consultato il 10 febbraio 2016.
  3. ^ Claudio Marazzini e Alessio Petralli, La lingua italiana e le lingue romanze di fronte agli anglicismi, goWare, 3 settembre 2015, ISBN 978-88-6797-410-8. URL consultato il 10 febbraio 2016.
  4. ^ Aa.Vv, Per la tutela della memoria: Dieci anni di celebrazioni in Italia, Gangemi Editore spa, ISBN 978-88-492-6981-9. URL consultato il 10 febbraio 2016.
  5. ^ Informazioni sulle origini dal sito della Crusca.
  6. ^ Aa.Vv, Accademie & Biblioteche d'Italia 3-4/2012: Trimestrale di cultura delle biblioteche e delle istituzioni culturali, Gangemi Editore spa, ISBN 978-88-492-7670-1. URL consultato il 10 febbraio 2016.
  7. ^ Ma non per la lingua spagnola, che aveva pubblicato il Tesoro de la lengua castellana o española nel 1611, scritto da Sebastián de Covarrubias, il primo lessicografico di una lingua moderna in Europa).
  8. ^ Pío Moa, Aspectos de la Ilustración, su Libertaddigital.com, 26 agosto 2009. URL consultato il 6 giugno 2018.
  9. ^ Sito ufficiale.
  10. ^ Europa plurilingue, su accademiadellacrusca.it. URL consultato il 16 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 18 marzo 2009).
  11. ^ Primordi e fondazione, dal sito dell'Accademia della Crusca, su accademiadellacrusca.it. URL consultato il 3 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 22 giugno 2007).
  12. ^ La data esatta di fondazione non è ancora certa; viene indicata tra la metà del 1582 e gli inizi del 1583 da Delia Ragionieri sulla base di una attento confronto di fonti in Delia Ragionieri, Quando fu fondata l'Accademia della Crusca?, in Culture del testo e del documento, n. 33, gennaio - aprile 2010, pp. 33-52.
  13. ^ Schede delle Pale, dal sito dell'Accademia della Crusca, su accademiadellacrusca.it (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2014).
  14. ^ Sala delle Pale, dal sito dell'Accademia della Crusca, su accademiadellacrusca.it.
  15. ^ Monosini fu «l'unico vivente citato nell'introduzione della prima edizione del Vocabolario della Crusca (1612)». Franco Pignatti, Etimologia e proverbio nell'Italia del XVII secolo: Agnolo Monosini e i Floris italicae linguae libri novem, I-II, Manziana, Vecchiarelli, 2010.
  16. ^ Sul patrimonio paremiologico della prima edizione del Vocabolario degli Accademici della Crusca (1612), su academia.edu. URL consultato il 5 marzo 2019.
  17. ^ I "proverbi" e il Vocabulario degli Accademici della Crusca del 1612 (PDF), su cvc.cervantes.es. URL consultato il 5 marzo 2019.
  18. ^ Al Monosini gli Accademici affidano «lo spoglio de' proverbi latini e greci, e delle voci greche». Cfr. Elisabetta Soletti, Proverbi, in Enciclopedia dell'italiano, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010-2011.
  19. ^ Appello a Napolitano per la Crusca. Ha meno di 70 dipendenti, potrebbe chiudere, su repubblica.it. URL consultato il 14 agosto 2011.
  20. ^ Paolo D'Achille, Un asterisco sul genere, su accademiadellacrusca.it, Accademia della Crusca, 24 settembre 2021. URL consultato il 31 gennaio 2022.
  21. ^ Eugenia Durante, Ok, quindi come funziona davvero l'"approvazione" della Crusca?, su vice.com, 27 febbraio 2019. URL consultato il 31 gennaio 2022.
  22. ^ Accademia della Crusca, La nascita del gruppo Incipit, osservatorio sui neologismi e forestierismi incipienti, su accademiadellacrusca.it, 28 settembre 2015. URL consultato il 24 luglio 2021.
  23. ^ Accademia della Crusca, La lingua italiana e le lingue romanze di fronte agli anglicismi, su accademiadellacrusca.it, 8 settembre 2015. URL consultato il 24 luglio 2021.
  24. ^ Annamaria Testa, Dillo in italiano, su internazionale.it, 17 febbraio 2015. URL consultato il 24 luglio 2021.
  25. ^ Accademia della Crusca, Gruppo "Incipit". I comunicati stampa del gruppo., su accademiadellacrusca.it, 28 settembre 2015. URL consultato il 24 luglio 2021.
  26. ^ Paolo Martini, "Switch off? Parola inglese inutile", il verdetto della Crusca, su adnkronos.com, 16 settembre 2020. URL consultato il 24 luglio 2021.
  27. ^ Simona Sirianni, Accademia della Crusca: «Non chiamatela revenge porn», su vanityfair.it, 7 aprile 2019. URL consultato il 24 luglio 2021.
  28. ^ Organizzazione, su accademiadellacrusca.it. URL consultato il 23 maggio 2022.
  29. ^ Nominati 19 nuovi accademici, su accademiadellacrusca.it. URL consultato il 23 maggio 2022.
  30. ^ Nuovo presidente della Crusca è Paolo D'Achille, studioso dell'italiano secondo Pasolini, su rainews.it. URL consultato il 29 aprile 2023.
  31. ^ Accademici onorari, su accademiadellacrusca.it. URL consultato il 23 maggio 2022.
  32. ^ Tornata solenne 150 anni della lingua d'Italia e conferimento del titolo di accademico onorario a Sergio Mattarella, su accademiadellacrusca.it, 18 novembre 2015. URL consultato il 19 novembre 2015.
  33. ^ Delia Ragionieri, La Biblioteca dell'Accademia della Crusca, Accademia della Crusca - Vecchiarelli, 1º luglio 2015, pp. 339-357, ISBN 978-88-8247-342-6. URL consultato il 15 ottobre 2016.
  34. ^ Alberto Arbasino, Genius Loci, su Università di Edimburgo. URL consultato il 30 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 28 agosto 2007).

Bibliografia modifica

 
La prima edizione del Vocabolario (1612)
  • Bartolommeo Gamba, Serie dei testi di lingua usati a stampa nel Vocabolario degli accademici della Crusca. Con aggiunte di altre edizioni da accreditati scrittori molto pregiate, e di osservazioni critico-bibliografiche, Bassano, Remondini, 1805.
  • Alberto Arbasino, Genius Loci, The Edinburgh Journal of Gadda Studies, 1977. (EJGS) ISSN 1476-9859 (WC · ACNP). Pubblicato precedentemente in Certi romanzi, Torino, Einaudi, 1977.
  • Severina Parodi, Quattro secoli di Crusca: 1583-1983, Firenze, presso l'Accademia, 1983.
  • Roberto Paolo Ciardi e Lucia Tongiorgi Tomasi, Le pale della Crusca: cultura e simbologia, Firenze, presso l'Accademia, 1983.
  • Umberto Caldora, in Grande Dizionario Enciclopedico, VI, UTET, Torino, 1993, alla voce.
  • Claudio Marazzini, L’ordine delle parole. Storia di vocabolari italiani, Bologna, Il Mulino, 2009.
  • Amedeo Benedetti, L'Accademia della Crusca e la sua biblioteca, in Biblioteche Oggi, n. 9, novembre 2007, pp. 43–48.
  • Elisabetta Benucci, Andrea Dardi, Massimo Fanfani (a cura di), La Crusca nell'Ottocento, Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2003.
  • Alfonso Mirto, Alessandro Segni e gli accademici della Crusca. Carteggio (1659-1696), Firenze, Accademia della Crusca, 2016.

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