Acido pinolenico

composto chimico

L'acido pinolenico è un acido grasso polinsaturo con 18 atomi di carbonio, 3 doppi legami cis, in posizione 5=6, 9=10 e 12=13, con notazione delta 18:3Δ5c,9c,12c.

Acido pinolenico
Nome IUPAC
acido (5Z,9Z,12Z)-ottadeca-5,9,12-trienoico
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolareC18H30O2
Massa molecolare (u)278.4296
Numero CAS16833-54-8
PubChem5312495
SMILES
CCCCCC=CCC=CCCC=CCCCC(=O)O
Indicazioni di sicurezza
Pinoli

Contando gli atomi di carbonio partendo da quello del terminale metilico della molecola il doppio legame parte dal sesto atomo, quindi l'acido pinolenico appartiene al gruppo degli acidi omega-6.

L'acido pinolenico è un isomero dell'acido γ-linolenico. Quando il doppio legame in posizione 5=6 è in configurazione trans l'isomero è chiamato acido columbinico o ranunculeico, 18:3Δ5t,9c,12c.

Viene biosintentizzato dall'acido linoleico per effetto della Δ5 desaturasi.

Identificato nel 1972 nelle foglie di conifere [1] e nel 1974 nel tall oil finlandese [2][3] è presente nei gliceridi dell'olio di semi di molte Pinaceae [4] e di alcune Taxaceae e Cupressaceae[5]

La più alta percentuale di acido pinolenico si trova negli oli di semi di Larix sibirica (≈30%), Larix gmelinii (≈28%), Larix leptolepis (≈25%), pino siberiano(≈18%) oltre che nel pino coreano (Pinus orientalis) e pino marittimo (Pinus pinaster).[5] Alcuni studi hanno concluso che gli oli di semi di Pinus orientalis e pinaster hanno proprietà ipolipemizzanti. Una dieta contenente olio di semi di pino marittimo ha abbassato i livelli di HDL e ApoA1 nei topi transgenici che esprimono ApoA1 umano. È stato scoperto che l'olio di semi di pino marittimo riduce l'efflusso di colesterolo in vitro.[6] integratori di olio di semi di pino coreano possono aiutare nell'obesità riducendo l'appetito. Le persone che assumevano questo olio avevano un aumento degli ormoni della sazietà CCK e GLP- 1 e un ridotto desiderio di mangiare.[7] L'attività dell'olio è attribuita all'acido pinolenico. L'acido pinolenico non viene convertito metabolicamente in acido arachidonico e può ridurre i livelli di acido arachidonico nella frazione fosfatidilinositolo delle cellule HepG2 dal 15,9% al 7,0%.[8]

Note modifica

  1. ^ G. R. Jamieson e E. H. Reid, The leaf lipids of some conifer species, in Phytochemistry, vol. 11, n. 1, 1º gennaio 1972, pp. 269–275, DOI:10.1016/S0031-9422(00)90002-5. URL consultato il 26 dicembre 2019.
  2. ^ Lundblad, Roger L., e Macdonald, Fiona,, Handbook of Biochemistry and Molecular Biology, Fifth edition, ISBN 978-1-315-31444-0, OCLC 1034623567. URL consultato il 26 dicembre 2019.
  3. ^ (EN) Anneli Hase, O. Harva e Tuula Pakkanen, Origin of bicyclic fatty acids in tall oil, in Journal of the American Oil Chemists' Society, vol. 51, n. 4, 1974, pp. 181–183, DOI:10.1007/BF02639735. URL consultato il 26 dicembre 2019 (archiviato dall'url originale il 26 dicembre 2019).
  4. ^ (EN) Robert L. Wolff e Corinne C. Bayard, Fatty acid composition of some pine seed oils, in Journal of the American Oil Chemists’ Society, vol. 72, n. 9, pp. 1043–1046, DOI:10.1007/BF02660719. URL consultato l'11 dicembre 2016.
  5. ^ a b SOFA: piante con acido pinoleico [collegamento interrotto], su sofa.mri.bund.de.
  6. ^ Gaëllee Asset, Arnaud Leroy e Eric Bauge, Effects of dietary maritime pine (Pinus pinaster)-seed oil on high-density lipoprotein levels and in vitro cholesterol efflux in mice expressing human apolipoprotein A-I, in British Journal of Nutrition, vol. 84, n. 3, 2000-09, pp. 353–360, DOI:10.1017/s000711450000163x. URL consultato il 26 dicembre 2019.
  7. ^ Causey, J.L., Korean pine nut fatty acids induce satiety-producing hormone release in overweight human volunteers,., in Chemical & Engineering News, vol. 84, n. 10, The 231st ACS National Meeting, 6 marzo 2006, pp. 75–213, DOI:10.1021/cen-v084n010.p075. URL consultato il 26 dicembre 2019.
  8. ^ Tamotsu Tanaka, Tatsunori Takimoto e Jun-ichi Morishige, Non-methylene-Interrupted Polyunsaturated Fatty Acids: Effective Substitute for Arachidonate of Phosphatidylinositol, in Biochemical and Biophysical Research Communications, vol. 264, n. 3, 1999-11, pp. 683–688, DOI:10.1006/bbrc.1999.1559. URL consultato il 26 dicembre 2019.

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