Alfabeto siciliano

L'alfabeto siciliano (arfabbetu, abbezzè[1] o santacruci[2] in siciliano) è il sistema di scrittura utilizzato per trascrivere i fonemi propri della lingua siciliana. È basato sull'alfabeto latino e, stando alla Grammatica siciliana di Salvatore Camilleri, è costituito da 23 grafemi[3].

Alfabeto modifica

Maiuscole Minuscole Nome IPA Diacritico
A a a /a/ (â), à, á
B b bi /b/
C c ci /k/ o /tʃ/ o /ʃ/ (ç)
D d di /d/ o /ɖ/ o /ɖ͡ʐ/
E e e /ɛ/ é, è, (ê)
F f effi /f/
G g gi /ɡ/ o /dʒ/
H h acca, acchi
I i i /i/ (î), ì
J j i longa /j/
L l elli /l/
M m emmi /m/
N n enni /n/ o /ŋ/ o /ɱ/
O o o /ɔ/ (ô), ò
P p pi /p/
Q q cu /k(w)/
R r erri, erra[4] /r/ (ṛ)
S s essi /s/ (š), (ṣ)
T t ti /t/ (ṭ)
U u u /u/ o /w/ ù, (û)
V v vi, vu /v/
(X) (x) sh /ʄ/
Z z zeta /ts/ o /dz/

Particolarità modifica

Vocali modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Vocalismo siciliano.

Consonanti modifica

Segno Ḍḍ modifica

Tra i più distintivi suoni del siciliano, il segno ḍḍ non va confuso col dd raddoppiamento di d (come in addunàrisi, 'accorgersi'). Negli ambienti colti del Seicento al dd si preferiva ll, probabilmente a imitazione del toscano[5].

Tuttavia, ancora oggi non vi è una grafia universalmente accettata: nei testi accademici, ad esempio, non è raro incontrare ḍḍ, ma esistono anche altre soluzioni come ḍḍr o ddh[6].

Il segno ḍḍ va considerato come un unico grafema e in maiuscolo andrebbe trascritto ḌḌ, tranne che non siano maiuscole tutte le lettere di quel determinato termine[6].

La "Kademia du Krivu", tuttavia, ha formulato un alfabeto siciliano di 36 grafemi tendendo a formare «una koinè scritturale della lingua siciliana». In questo caso le lettere dell'alfabeto siciliano sarebbero le seguenti a, b, c, ch, k, x, d, dd, dr, e, f, g, gh, gn, j, h, i, l, m, n, ng, ngr, o, p, r, s, sc, sk, sgr, str, t, tr, u, v, z, zz, così suddivise: 5 vocali (a, e, i, o, u), 6 semiconsonanti (c, ch, x, sc, gh, gn), una semivocale (j), una muta (h) e 23 consonanti. La sua proposta si basa sulla naturale evoluzione della letteratura siciliana, influenzata come molte lingue dall'uso che gli scrittori ne fecero nel comporre le loro opere.

Il grafema x- si pronuncia sc-, introduzione dello Scobar nella prima metà del XVI secolo, come dimostrano alcuni nomi di città siciliane come Muxaro che i cittadini pronunciano "Musciaro". La ç- è preferibile davanti ai nomi che in latino avevano radice in fl- (çiumi/flumen, çiatu/flatus, çiamma/flamma, çiuri/flos, ...). Il siciliano gghj- è preferibile a gghi- e di solito si trova nel mezzo di una parola (agghja, travagghju), mentre a inizio di parola j-/g- sono intercambiabili (jugnu/giugnu, maju/maggiu. Di solito se -j- è preceduta da vocale, si sostituisce con la gutturale g(gj). Es. Bonjornu/Buongiorno, Mi nn'hê a gjiri/Devo andare).

Inoltre, alcuni suoni del siciliano non sono presenti in altre lingue romanze: oltre a ḍḍ, si ricordano ṣṭṛ-,ṭṛ-, -ṅ- le quali si pronunciano rispettivamente come in inglese (es. ṣṭṛeusu/bizzarro, ṭṛisoru/tesoro, liṅgua/lingua).

Note modifica

  1. ^ O ancora abbeccè, abbizzì; cfr. Mortillaro, 1838s.v. Abbeccè.
  2. ^ La santa cruci era la tavoletta dell'ABC grazie alla quale i bambini apprendevano l'alfabeto, così detta perché vi si soleva premettere un segno di croce; cfr. Mortillaro, 1838s.v. Cruci e VS IVs.v. Santacruci.
  3. ^ Camilleri, 2002, 15.
  4. ^ Ad esempio nell'espressione di littra nun ni sapi né a né erra, ovvero "è totalmente analfabeta". Cfr. VS I, 959, s.v. Erra.
  5. ^ Camilleri, 2002, 19.
  6. ^ a b Camilleri, 2002, 20.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica