Aloe (festività)

festa attica dedicata a Demetra

Le Alòe (in greco antico: Ἁλῶα?, Halôa) erano una festa attica dedicata a Demetra e a Dioniso, inventori dell'aratro e protettori dei frutti della terra; le principali celebrazioni si tenevano ad Atene e a Eleusi.

Pittore di Edipo, kylix attica con etère presso un grande fallo alla festa delle Aloe

Descrizione modifica

Le feste si svolgevano dopo la vendemmia, il 26 Posideone[1], sesto mese del calendario attico, corrispondente al periodo che va dal 15 dicembre al 15 gennaio. L'origine del nome è collegata con ἅλως[2], aia, ma già gli autori antichi non riuscivano a spiegarne il motivo, poiché la trebbiatura e l'uso dell'aia precedono il periodo invernale; anche i tentativi degli studiosi moderni di spiegare l'origine del nome hanno prodotto pochi risultati[1].

Lo scoliasta a Luciano collega le feste con il mito di Icario e con Dioniso[3]: ai pastori che uccisero Icario il dio, offeso per questo atto, causò la pazzia e l'erezione permanente; per placare Dioniso, un oracolo ordinò loro di offrire al dio dei falli di argilla, cosa che permise loro di tornare normali. Questo sarebbe l'evento commemorato durante le Aloe[4]. Lo stesso scolio fornisce la descrizione di un rito segreto che si svolgeva a Eleusi durante queste feste. Dopo aver preparato un banchetto con cibi di vario tipo, con l'eccezione di quelli non permessi nei Misteri eleusini, i magistrati lo lasciavano alle donne. Esse portavano torte (od oggetti) che riproducevano gli organi sessuali maschili e femminili e, una volta lasciate sole, si abbandonavano al vino e a discorsi volgari; la sacerdotessa bisbigliava all'orecchio delle donne, come consiglio segreto, che avrebbero dovuto tradire i propri uomini con degli amanti[5]. Tutto questo, secondo studi moderni, aveva lo scopo di favorire la fertilità; questo potrebbe essere mostrato da un vaso, ora al British Museum[6] e che forse rappresenta queste feste, in cui una donna spruzza qualcosa, forse acqua, su quattro falli, come se stesse innaffiando delle piante[7].

Le allusioni sessuali e il vino probabilmente attraevano anche le prostitute a queste feste, anche se forse non le celebravano insieme alle altre donne di città: sia un dialogo di Luciano[8] sia alcune lettere di Alcifrone[9] collegano le prostitute a queste feste[7].

In questa occasione venivano offerti agli dei solo frutti, parte come ringraziamento per i benefici ricevuti dagli agricoltori e parte affinché il raccolto successivo fosse abbondante. Si apprende dall'oratore Demostene che era illegale offrire sacrifici sanguinanti il giorno della celebrazione e che solo le sacerdotesse avevano il privilegio di offrire frutti agli dei.

L'antica celebrazione delle Aloe è paragonabile a quella delle Talisie, celebrate in altre parti della Grecia.

Note modifica

  1. ^ a b Parke, p. 98.
  2. ^ Arpocrazione, Lessico dei dieci oratori s.v. ἁλῶα.
  3. ^ Pp. 279-281 Rabe.
  4. ^ Dillon, p. 121.
  5. ^ Parke, pp. 98-99.
  6. ^ Pelike a figure rosse, inv. E819.
  7. ^ a b Dillon, p. 122.
  8. ^ Dialoghi delle cortigiane, 1, 1; 7, 4.
  9. ^ Lettere, IV, 6, 3; IV, 18, 4.

Bibliografia modifica

Fonti secondarie

Collegamenti esterni modifica

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