Anita Ekberg

attrice svedese

Kerstin Anita Marianne Ekberg (Malmö, 29 settembre 1931Rocca di Papa, 11 gennaio 2015) è stata un'attrice svedese, famosa soprattutto per la sua interpretazione nel film La dolce vita (1960) di Federico Fellini nell'iconica scena in cui entra nella Fontana di Trevi.

Anita Ekberg
Anita Ekberg nel 1956
Misure100-58-96
Peso59 kg
Scarpe8 (US)
Occhiazzurri
Capellibiondi
MissSvezia 1950
Dati riferiti al 1950

Biografia modifica

 
Anita Ekberg in Guerra e pace (1956)

Nata in Svezia nel 1931, crebbe in una famiglia numerosa di otto fratelli, da Alva e Gustav Ekberg[1][2][3][4]. Dopo aver vinto il titolo di Miss Svezia nel 1950, si trasferì negli Stati Uniti dove il produttore Howard Hughes la introdusse nel mondo del cinema. Dopo un ruolo minore in Viaggio al pianeta Venere (1953) di Charles Lamont, con protagonisti Gianni e Pinotto, le venne assegnata una parte più importante accanto a Jerry Lewis e Dean Martin in Artisti e modelle (1955) di Frank Tashlin. In questi anni a Hollywood si guadagnò il soprannome The Iceberg. Nel 1956 ebbe un ruolo da comprimaria nell'ultimo film della coppia Lewis-Martin, Hollywood o morte!, diretta ancora da Frank Tashlin, che le valse un Golden Globe come miglior attrice emergente.

 
Anita Ekberg nella famosa scena della Fontana di Trevi ne La dolce vita (1960)

Sempre nello stesso anno King Vidor le affidò una parte nel colossal Guerra e pace (1956), cui seguirono, tra gli altri, La donna del ranchero (1957) di Gerd Oswald e Paris Holiday (1958) di Gerd Oswald, al fianco del comico Bob Hope. Dopo aver girato Nel segno di Roma (1959), diretto da Guido Brignone, in cui vestì i panni della regina Zenobia che si ribella all'Impero romano, la Ekberg interpretò il ruolo di Sylvia nel film che la rese subito una straordinaria icona, La dolce vita (1960) di Federico Fellini: la scena del bagno notturno nella Fontana di Trevi diventerà un classico che entrerà per sempre nella storia del cinema mondiale. Nel 1961 apparve ne I mongoli di André De Toth e in A porte chiuse di Dino Risi, con il quale fu brevemente fidanzata.

 
Ekberg in Hollywood o morte! (1956)

Fellini tornò a dirigerla nello straordinario episodio Le tentazioni del dottor Antonio in Boccaccio '70 (1962), dove la sua provocante bellezza diventa un vero incubo per le notti del Dottor Antonio, un petulante moralista interpretato da Peppino De Filippo, e nella parte di se stessa in I clowns (1970) e Intervista (1987), quest'ultimo insieme al suo partner di un tempo Marcello Mastroianni. Nel 1962 venne presa in considerazione per il ruolo di Honey Ryder nel film Agente 007 - Licenza di uccidere di Terence Young, poi assegnato a Ursula Andress.

 
Anita Ekberg con Rino Barillari durante l'acconciatura

Nel 1963 l'attrice fece temporaneo ritorno a Hollywood, dove recitò in I 4 del Texas di Robert Aldrich, accanto a Dean Martin, Frank Sinatra e Ursula Andress; lo stesso anno affiancò nuovamente Bob Hope in Chiamami Buana di Gordon Douglas. Dalla seconda metà degli anni sessanta spostò definitivamente la propria residenza in Italia e lavorò in svariate produzioni europee, ma poche degne di nota, come Poirot e il caso Amanda (1965) di Frank Tashlin, Scusi, lei è favorevole o contrario? (1966) di e con Alberto Sordi, Stazione luna (1966) di Gordon Douglas, ove ritrovò Jerry Lewis, La sfinge d'oro (1967) di Luigi Scattini, Il cobra (1967) di Mario Sequi, Sette volte donna (1967) di Vittorio De Sica e La morte bussa due volte (1969) di Harald Philippe.

I suoi film degli anni settanta sono da circoscrivere alla categoria dei film di genere, come le commedie sexy Il debito coniugale (1970) di Franco Prosperi, con Lando Buzzanca, e Casa d'appuntamento (1972) di Ferdinando Merighi, con Barbara Bouchet, lo spaghetti western La lunga cavalcata della vendetta (1972) di Tanio Boccia, con Richard Harrison, e il thriller Suor Omicidi (1979) di Giulio Berruti. Nel 1978 la sua copertina nella rivista maschile americana Playboy fece storia, tanto da essere considerata tuttora uno dei servizi più memorabili del giornale. L'iconico servizio a lei dedicato la rese ancora più amata e seguita dal pubblico americano[5][6]. Poco dopo posò per una copertina di Playmen per l'Italia, ove però apparve visibilmente ingrassata.

Passata rapidamente dai ruoli di sex symbol a quelli di caratterista, negli anni ottanta la Ekberg prese parte a film di vario genere ma di scarso successo commerciale, quali S.H.E. - La volpe, il lupo, l'oca selvaggia (1980) di Robert Michael Lewis (il suo ultimo film di produzione statunitense), Cicciabomba (1982) di Umberto Lenzi, con Donatella Rettore, Il conte Max (1991) di e con Christian De Sica, Cattive ragazze (1992) di Marina Ripa di Meana, con Eva Grimaldi, Bambola (1996) di Bigas Luna, con Valeria Marini, Il nano rosso (1998) di Yvan Le Moine. Nel 2002 apparve in due episodi della seconda stagione della serie TV di Canale 5 Il bello delle donne.

Gli ultimi anni modifica

 
Anita Ekberg nel 2007

Il 5 novembre 2010 l'attrice fece la sua ultima apparizione pubblica nella trasmissione televisiva I migliori anni condotta da Carlo Conti, dove fu ospite in occasione del cinquantesimo anniversario de La dolce vita (1960) e raccontò di come venne realizzata la memorabile scena della Fontana di Trevi. L'attrice si presentò in trasmissione zoppicante e sostenuta da una stampella per i postumi di una caduta avvenuta il 20 luglio dello stesso anno all'interno della sua villa a Genzano di Roma, che le aveva provocato la frattura del femore sinistro, e dalla quale si stava ristabilendo.

Nel settembre del 2011, vicina al compimento degli ottant'anni, le sue condizioni di salute peggiorarono: una frattura all'altro femore, nonostante la buona riuscita dell'operazione, non le permise più di camminare e fu così che l'attrice, sola e senza parenti, venne ricoverata in una clinica a lunga degenza situata a Nemi, dove visse per due anni, e in seguito trasferita a Rocca di Papa, ove rimase fino alla morte.

Poco dopo il suo ricovero alla fine 2011, la sua villa venne svaligiata e successivamente danneggiata da un incendio. In serie difficoltà economiche, chiese aiuto alla Fondazione Fellini di Rimini, che però non fu in grado di aiutarla. L'attrice chiese anche di poter usufruire dei contributi della legge Bacchelli, che le furono però negati in quanto cittadina straniera (non aveva mai preso la cittadinanza italiana). Qualche mese più tardi riuscì comunque a ottenere due pensioni da parte degli Stati Uniti d'America, ove aveva lavorato e risieduto per vari anni.

Dopo oltre tre anni di ricovero, Anita Ekberg morì la mattina dell'11 gennaio 2015, a 83 anni, per le conseguenze di un cancro al fegato che le era stato diagnosticato circa un anno prima[7][8][9]. Le esequie si svolsero il 14 gennaio nella chiesa evangelica luterana di Roma. La salma fu poi cremata e le ceneri vennero collocate nel cimitero della chiesa di Skanör in Svezia[10][11].

Vita privata modifica

Dal 22 maggio 1956 al 14 maggio 1959 fu sposata con l'attore britannico Anthony Steel, e dal 9 aprile 1963 al 1975 con l'attore statunitense Rik Van Nutter (Felix Leiter in Agente 007 - Thunderball: Operazione tuono).

Negli anni Sessanta le furono attribuiti flirt con Frank Sinatra, Gianni Agnelli e Dino Risi. Durante la puntata del 5 novembre 2010 de I migliori anni la Ekberg confermò il flirt con Sinatra, aggiungendo che le venne fatta da quest'ultimo una proposta di matrimonio. Solo dopo la morte di Agnelli, parlò dell'avvocato come dell'uomo più importante della sua vita sentimentale[12]. Non ha mai avuto figli.

Filmografia modifica

Cinema modifica

Televisione modifica

Televisione modifica

Anita Ekberg nel 1960 comparve nella rubrica televisiva italiana di pubblicità Carosello, insieme a Fred Buscaglione, pubblicizzando la birra, per conto dell'Industria Italiana della Birra.

Riconoscimenti modifica

Doppiatrici italiane modifica

Media modifica

Nel 2019 viene prodotto dalla Human Touch Media srl un documentario autobiografico, intitolato Ciao Anita, girato pochi mesi prima della sua scomparsa.[13]

Note modifica

  1. ^ È morta Anita Ekberg, la dolce musa di Federico Fellini, in Spettacoli - La Repubblica, 11 gennaio 2015. URL consultato il 6 marzo 2018.
  2. ^ Template:Webbref
  3. ^ Template:Tidningsref
  4. ^ Template:Tidningsref
  5. ^ (EN) Anita Ekberg rimarrà per sempre la star della Dolce Vita, nonostante la sua storia di vita (che non le ha reso onore), in Elle.it, 15 ottobre 2017. URL consultato il 5 marzo 2018.
  6. ^ (EN) Anita Ekberg, Star of La Dolce Vita, Passed Away, in HWD. URL consultato il 5 marzo 2018.
  7. ^ È morta Anita Ekberg, la dolce musa di Federico Fellini, su repubblica.it, 11 gennaio 2015. URL consultato l'11 gennaio 2015.
  8. ^ È morta Anita Ekberg, su ilpost.it, 11 gennaio 2015. URL consultato l'11 gennaio 2015.
  9. ^ Anita Ekberg in miseria, "Aiutatemi", su lastampa.it, 22 dicembre 2011. URL consultato l'11 gennaio 2015.
  10. ^ Anita Ekberg: mercoledì funerali in chiesa luterana Roma, per lei fiori bianchi, su adnkronos.com, 12 gennaio 2015. URL consultato il 31 dicembre 2015.
  11. ^ Anita Ekberg, su findagrave.com. URL consultato il 7 ottobre 2017.
  12. ^ Ekberg e il flirt con l'avvocato: "nessuno importante come lui", su corriere.it, 12 gennaio 2015. URL consultato il 31 dicembre 2015.
  13. ^ Ciao Anita (2019), di Jacques Lipkau-Goyard, Marco Kuveiller, su CinemaItaliano.info. URL consultato il 3 ottobre 2021.

Bibliografia modifica

  • F. Klein, Anita Ekberg, Hollywood glamor girl, New Yorkm 1955;
  • R. Barry, Anita Ekberg, New York, Thomphoson, 1958;
  • S. Quasimodo, Anita Ekberg: dialogo e fotografie, Milano Lerici, 1965;
  • V. Klauss, Ekberg, Monaco, Verner, 1967;
  • Hank Kaufman, Gene Lerner, Hollywood sul Tevere, Milano Sperling & Kupfer Editori, 1982;
  • Else Marie Lundin, Anita from Malmö, Artograf, Simrishamnm 2004;
  • H. Haldrick, Anita Ekberg, K&C, 2007;
  • A. Moscè, ‘’Gli ultimi giorni di Anita Ekberg’’, Melville Edizioni, 2018.

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN84976323 · ISNI (EN0000 0000 8398 2206 · SBN RAVV088486 · LCCN (ENn85224183 · GND (DE118688502 · BNE (ESXX1260735 (data) · BNF (FRcb13940832s (data) · J9U (ENHE987007325283605171 · WorldCat Identities (ENlccn-n85224183