Annecchino

famiglia nobile italiana

La famiglia Annecchino o Anichino (talvolta preceduti dalla preposizione d') è una famiglia nobile italiana di origine tedesca, ascritta ai Sedili di Napoli[1].

Annecchino
Scudo d'oro a tre teste di donne di carnagione, poste in profilo e attortigliate di rosso.
Stato Regno di Sicilia
Regno di Napoli
Regno delle Due Sicilie
Bandiera dell'Italia Italia
Titoli
Data di fondazioneXIII secolo
EtniaItaliana (originariamente tedesca)

Storia modifica

 
Il Castello di Roccascalegna, principale dimora della famiglia Annecchino

Le notizie storiografiche sulla famiglia Annecchino sono scarse e frammentarie. Originaria della Germania, si trapiantò in Italia con Giovanni d'Annecchino, primo membro della famiglia di cui si hanno notizie, nel 1272[2]. In tale anno Giovanni venne investito del titolo di castellano di Somma[2].

Il membro più celebre della dinastia fu il condottiero Raimondo d'Annecchino, figlio di Annecchino d'Annecchino e fratello di Cola, il quale fu signore di Altino, Bomba, Civitaluparella, Civitella Messer Raimondo[3], Gamberale, Montebello sul Sangro, Pennadomo e Roccascalegna[2]. Luogotenente della compagnia di ventura di Jacopo Caldora, sotto il comando di suo figlio Antonio Caldora si distinse nella battaglia del Tordino del 1460 contro le truppe del duca di Urbino Federico da Montefeltro.

Altri membri noti della famiglia furono Giovanni d'Annecchino, che prese parte ad una giostra cavalleresca indetta nel 1451 dal re del Regno di Napoli Ferrante d'Aragona per celebrare la nascita del figlio Federico, futuro sovrano napoletano; Antonio d'Annecchino, figlio di Venere Carafa e marito di Diana Cantelmo, il quale fu barone di Civitella Messer Raimondo e Pratola Peligna; Alfonso d'Annecchino, che nel 1504 ereditò l'intero stato feudale della propria famiglia; Giovanni Maria d'Annecchino e i capitani della fanteria Alfonso e Bartolomeo d'Annecchino, di cui il primo è noto per aver fatto realizzare importanti lavori di rafforzamento nel Castello di Roccascalegna, principale dimora della famiglia[2].

Ha goduto di nobiltà a Benevento e fu ascritta ai Seggi di Montagna e Portanuova dei Sedili di Napoli[4]. Contrasse matrimoni con importanti famiglie nobili napoletane, come i Cantelmo, i Carafa, i Di Sangro, i Gaetani, i Gambacorta, i Latino e i Pignatelli[5].

Note modifica

  1. ^ Borsari (1961), in DBI; I-nobili-gentiluomini-napoletani.com; Nobili-napoletani.it.
  2. ^ a b c d Aldimari (1691a), pp. 687-688; Aldimari (1691b), p. 597.
  3. ^ Il comune di Civitella Messer Raimondo trae il proprio nome da Raimondo d'Annecchino, che l'ebbe in feudo.
  4. ^ Aldimari (1691a), pp. 687-688; Aldimari (1691b), p. 597; De Lellis e Confuorto (1701), p. 230; I-nobili-gentiluomini-napoletani.com.
  5. ^ De Lellis e Confuorto (1701), p. 230.

Bibliografia modifica

  • Biagio Aldimari, Historia genealogica della famiglia Carafa, vol. 3, Napoli, Giacomo Raillard, 1691, ISBN non esistente.
  • Biagio Aldimari, Memorie historiche di diverse famiglie nobili, così napoletane, come forastiere, Napoli, Giacomo Raillard, 1691, ISBN non esistente.
  • Silvano Borsari, Raimondo Anichino, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 3, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1961.
  • Carlo De Lellis e Domenico Confuorto, Discorsi postumi del signor Carlo De Lellis di alcvne poche nobili famiglie, con l'annotationi in esse, e supplimento di altri discorsi genealogici di famiglie nobili della città, e Regno di Napoli, del dottor signor Domenico Conforto, Napoli, Antonio Gramignano, 1701, ISBN non esistente.

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica

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