Anzû

divinità minore mesopotamica
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Anzû, (accadico; in sumerico: d o Imdugu, AN.IM.MIMUŠEN, AN.IM.DUGUD.MUŠEN; cuneiforme: 𒀭𒅎𒂂𒄷 an.im.dugudmušen) è una divinità minore in diverse religioni mesopotamiche.

Ninurta (a destra) attacca Anzû (a sinistra, forse anche Asakku) per recuperare la "Tavola dei destini". Da una incisione in pietra rinvenuta nel tempio di Ninurta a Nimrud (Kalhu, Iraq), risalente al periodo del regno assiro di Assurnasirpal II (883-859 a.C.).

Indicato in lingua sumerica anche come Im.dugud (in sumero Im, nebbia/vento/tempesta, Dugud pesante[1], poderosa, violenta), aveva le fattezze di un enorme rapace e dal corpo, o la testa, di leone.

Da tener tuttavia presente che:

«Origine e significato del nome sono sostanzialmente sconosciuti, e gli assiriologi, per errore di lettura, lo hanno per lungo tempo accorciato in

Mitologia sumerica modifica

Anzû è la personificazione della potenza del vento di tempesta e la causa dei temporali[2]; rappresentato in modo simile ad un grifone o ad una gigantesca aquila dalla testa leonina, l'apertura alare ricordava la spessa e minacciosa nube che ricopre il cielo annunciando l'arrivo di una tempesta.

Il mito più importante relativo a questo demone è la sua ribellione dal dio del cielo Enlil, e il furto della Tavola dei Destini conservata nello stesso santuario di cui era guardiano, per nasconderla in cima ad un monte.

Il dio supremo An ordinò agli altri dèi di recuperare la Tavola, sebbene tutti temessero ora Anzû a causa dei suoi nuovi poteri. Solo il giovane dio Ninurta (anche nella forma locale di Ningirsu, "Signore di Girsu") riuscì ad ucciderlo e a recuperare la tavola (secondo il Ciclo di Ninurta); in un'altra versione fu ucciso invece da Marduk. Anzu compare anche come aiutante del semi-dio Lugalbanda, re di Uruk (in Lugalbanda II ovvero Lugalbanda e l'uccello Anzud, testo nel quale Anzu appare una figura meno nefasta)[3].

Mitologia assiro-babilonese modifica

 
Anzû nel ciclo Enūma eliš, rappresentato su un Kudurru. Tavoletta XXXI, British Museum

In analogia alla mitologia sumera, Anzû rappresenta la potenza del vento del sud (il turbinoso vento che portava le polveri dalle zone semi desertiche meridionali), quindi spesso associato alla malattia e alla disgrazia, ma anche delle nuvole temporalesche, quindi fungeva da portatore della pioggia.

Nel periodo accadico Anzû è descritto come figlio del dio supremo Anu e fonte delle acque del Tigri ed Eufrate. Sempre protagonista nel mito del furto della Tavola dei Destini, partecipa in ulteriori miti di una certa complessità[4].

Nella mitologia babilonese, Anzû è una divinità associata alla cosmogonia. Il frammento K.3454, conservato al British Museum, descrive il peccato di (An)Zû:

(EN)

«The crown of his majesty, the clothing of his divinity,
his umsimi, his crown? Zu stripped, and
he stripped also the father of the gods, the venerable of heaven and earth.
The desire? of majesty he conceived in his heart,
Zu stripped also the father of the gods, thè venerable of heaven and earth.
The desire? of majesty he conceived in his heart:
Let me carry away the umsimi of the gods,
and the tereti of all the gods may it burn,
may my throne be established, may I possess the parzi,
may I govern the whole of the seed of the angels»

(IT)

«La corona della sua maestà, i vestiti della sua divinità
Il suo umsimi, Zu strappò, e
disarmò anche il padre degli dèi, il venerabile del cielo e della terra.
Il desiderio del potere esso nascondeva nel suo cuore,
Zu disarmò anche il padre degli dèi, il venerabile del cielo e della terra.
Il desiderio del potere esso nascondeva nel suo cuore:
Lasciami portare via l'usmiri degli dèi,
e così il fusto di tutti gli dèi possa bruciare,
possa il mio trono stabilirsi, che io possa possedere parsi(Persia),
che possa governare l'intera stirpe degli angeli.»

 
Anzû mentre afferra due leoni, simboli del dio Ningirsu. Alabastro, ritrovato presso Telloh, circa 2550–2500 a.C., Louvre

Il termine usmiri è tradizionalmente tradotto come corona, ma si può riferire ad "organo creativo ideale"[5], quindi si può tracciare un parallelismo tra il mito della mutilazione dei genitali di Urano da parte di Crono o di Osiride da parte di Seth.

Nella Saga di Gilgamesh compare nella sua veste più maligna essendo la creatura onirica che trascina Enkidu agli Inferi[6].

Alcuni studiosi ritrovano la sua figura quale archetipo della quarta bestia nel Libro di Daniele (7,19)[7][8].

Note modifica

 
Anzû mentre afferra due leoni, simboli del dio Ningirsu. Ritrovato presso Telloh, circa 2400 a.C., British Museum
  1. ^ Orient Express, su orient-ex-press.blogspot.it, 15 novembre 2011.
  2. ^ Jean Bottéro, L'Oriente antico. Dai sumeri alla Bibbia, Edizioni Dedalo, 1994, pp. 246–256, ISBN 978882200535-9.
  3. ^ (EN) Stephanie Dalley, Anzu, in Myths from Mesopotamia. Creation, The Flood, Gilgamesh, and Others, Oxford University Press, 2000, pp. 203-227, ISBN 0199538360.
  4. ^ (EN) F. A. M. Wiggermann, Mesopotamian Protective Spirits: The Ritual Texts, BRILL, 1992, pp. 152-170, ISBN 9072371526.
  5. ^ a b (EN) George Smith, The Chaldean Account of Genesis, Library of Alexandria, pp. 40-48, ISBN 9781465527141.
  6. ^ Salvatore Mazzola, 8. L'uomo volante, in Gilgameš nel giardino degli dèi, Youcanprint, 4 febbraio 2014, p. 95, ISBN 978-88-911-3185-0.
  7. ^ (EN) John H. Walton, The Book of Daniel: Composition and Reception, John Joseph Collins, Peter W. Flint, Cameron VanEpps, BRILL, 1º gennaio 2002, pp. 69–90, ISBN 0-391-04127-4.
  8. ^ (EN) Nili Wazana, Anzu and Ziz: Great Mythical Birds in Ancient Near Eastern, Biblical, and Rabbinic Traditions (PDF), in Journal of the Ancient Near Eastern Society, vol. 31, New York, Ancient Near Eastern Society, 2008 (archiviato dall'url originale il 18 luglio 2014).

Bibliografia modifica

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