Aratta fu una città-stato menzionata in diversi miti sumeri: si crede che questa civiltà si possa essere sviluppata fra il Medio Oriente e l'Asia meridionale, intorno al 2500 a.C. Uno dei miti più antichi a citare questa città è Enmerkar e il signore di Aratta: in quest'opera, la città viene descritta come molto ricca e potente (anche nel poema di Gilgamesh, la dea Ishtar si rivolge all'eroe utilizzando il termine Arattu, ovvero "alla maniera di Aratta", di solito tradotto in "in modo sublime").

Localizzazione modifica

Aratta rappresenta, per gli archeologi, una sorta di Troia ante litteram, poiché è stata a lungo considerata una città mitica. Di recente si è creduto di rinvenire resti di questa civiltà (lontana sette montagne da Sumer, secondo i soliti miti sumeri) nella regione di Urartu, ancor più recentemente, nella civiltà di Jiroft, nel sud est dell'Iran.

Mario Liverani ipotizza che Aratta possa essere localizzata in Shahr-i Sokhta.[1]

Ruolo nella letteratura sumerica modifica

Aratta è descritta come segue nella letteratura sumerica:

  • È un luogo favolosamente ricco pieno di oro, argento, lapislazzuli e altri materiali preziosi.
  • È un luogo remoto e difficile da raggiungere.
  • È stata conquistata da Enmerkar di Uruk.[2]

Note modifica

  1. ^ Liverani, 2009, p. 250.
  2. ^ Cohen, p. 55, scrive: «Aratta divenne sinonimo di "abbondanza" e "gloria"».

Bibliografia modifica