Armadillidium vulgare

specie di animali della famiglia Armadillidiidae

Armadillidium vulgare (Latreille 1804) è un crostaceo dell'ordine degli Isopoda. È conosciuto con numerosi nomi comuni: porcellino di terra[2], corrierina, porcellino di sant'Antonio[2] o onisco[3]. Il suo aspetto lo rende confondibile con Glomeris marginata, ma i due animali sono molto differenti, poiché appartengono a due subphylum diversi degli Artropodi.

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Armadillidium vulgare
Armadillidium vulgare
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Arthropoda
Subphylum Crustacea
Classe Malacostraca
Ordine Isopoda
Sottordine Oniscidea
Famiglia Armadillidiidae
Genere Armadillidium
Specie A. vulgare
Nomenclatura binomiale
Armadillidium vulgare
Latreille, 1804
Nomi comuni

Porcellino di terra, Onisco, Porcellino di Sant'Antonio[1]

Biologia modifica

 
Vista laterale

Per sopravvivere, questo animale necessita di umidità, in quanto il suo tegumento non gli consente di preservarla efficacemente. Pertanto si muove soprattutto di notte in cerca di cibo: vegetali ed animali morti. A volte è possibile vederlo deambulare sotto il sole, probabilmente alla ricerca di un rifugio umido, in quanto il vecchio si è seccato. Si trova in montagna come in pianura; di giorno si nasconde sotto terra, sotto i sassi o in tronchi marcescenti. Quando riposa o quando è disturbato, si appallottola formando una sfera che non offre appigli all'aggressore. Le uova frutto dell'accoppiamento vengono trasportate in una sacca umida sotto l'addome. Quando cresce troppo per il proprio esoscheletro, l'animale effettua la muta che avviene in due tempi: prima per la parte posteriore e poi anteriore; il vecchio tegumento viene mangiato. Gli onischi sono un esempio di crostacei che sono riusciti a colonizzare l'ambiente terrestre.

Può raggiungere una lunghezza di 18 mm e d'inverno entra in uno stato di dormienza che permette all'isopode di sopportare temperature altrimenti letali (per A. vulgare inferiori a -2 °C e superiori a 36 °C)[4][5].

Secondo diversi studi i porcellini di terra sono bioaccumulatori di metalli pesanti (ad esempio rame, zinco, piombo e cadmio), in grado di ripulire il terreno dagli stessi[6][7][8][9][10].

Distribuzione modifica

 
Esemplare appallottolato
 
Vista ventrale

A. vulgare è ampiamente presente nei terreni calcarei e nelle zone costiere dell'Europa, in particolare nella regione mediterranea, nelle parti meridionale ed orientale dell'Inghilterra e dell'Irlanda (raro nelle zone costiere settentrionali ed occidentali)[11][12].

È stato introdotto in molte località del Nord America, dove può raggiungere densità di popolazione fino a 10.000 individui per metro quadrato[13]. Nel 2008 era una delle specie di invertebrati più abbondanti negli habitat delle praterie costiere della California[14]. In misura minore è stato introdotto anche nel resto del mondo[11].

Rapporti con gli esseri umani modifica

Anche se taluni li considerano erroneamente infestanti, gli onischi sono innocui. In alcune parti del mondo, soprattutto negli Stati Uniti, vengono addirittura tenuti come animali domestici. Necessitano di un habitat umido e ricco di materiale vegetale in stato di decomposizione[15][16]. Possono vivere fino a 3 anni[17].

Note modifica

  1. ^ D.A. Farini, "Storia naturale degli insetti", Firenze, 1833 [1]
  2. ^ a b porcellino, su treccani.it. URL consultato il 22 settembre 2021.
  3. ^ onisco, su treccani.it. URL consultato il 22 settembre 2021.
  4. ^ Pill woodlouse - Armadillidium vulgare - Information - ARKive, su web.archive.org, 3 settembre 2009. URL consultato il 19 giugno 2022 (archiviato dall'url originale il 3 settembre 2009).
  5. ^ (EN) Discover | Natural History Museum, su www.nhm.ac.uk. URL consultato il 19 giugno 2022.
  6. ^ Porcellini di terra (Armadillidium vulgare), ecco perché sono utili nel terreno, su Coltivazione Biologica, 6 dicembre 2021. URL consultato il 19 giugno 2022.
  7. ^ Veronica Mazzei, Bioaccumulo di cadmio e piombo e biomarkers di esposizione e di effetto in alcune specie di isopodi oniscidei (Crustacea), su archivia.unict.it, 19 marzo 2012. URL consultato il 19 giugno 2022.
  8. ^ Questi piccoli animali aiutano a ripulire suolo e falde d'acqua dai metalli pesanti, su greenMe, 26 maggio 2021. URL consultato il 19 giugno 2022.
  9. ^ Porcellino di terra: un crostaceo rimuove i metalli pesanti dal suolo, su Ambiente Bio, 13 gennaio 2021. URL consultato il 19 giugno 2022.
  10. ^ I "porcellini di terra" fanno un po' senso ma sono utili a combattere l'inquinamento da metalli pesanti, su QuiAntella.it, 26 febbraio 2017. URL consultato il 19 giugno 2022 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2022).
  11. ^ a b wayback.archive-it.org (PDF), su oniscidea-catalog.naturkundemuseum-bw.de. URL consultato il 19 giugno 2022 (archiviato dall'url originale il 24 febbraio 2009).
  12. ^ Armadillidium vulgare, su web.archive.org, 16 ottobre 2012. URL consultato il 19 giugno 2022 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2012).
  13. ^ Jan Frouz, Richard Lobinske e Jirí Kalcík, [328:EOTECA2.0.CO;2.full Effects of the Exotic Crustacean, Armadillidium vulgare (Isopoda), and Other Macrofauna on Organic Matter Dynamics in Soil Microcosms in a Hardwood Forest in Central Florida], in Florida Entomologist, vol. 91, n. 2, 2008-06, pp. 328–331, DOI:10.1653/0015-4040(2008)91[328:EOTECA]2.0.CO;2. URL consultato il 19 giugno 2022.
  14. ^ Oscar H. Paris, The Ecology of Armadillidium vulgare (Isopoda: Oniscoidea) in California Grassland: Food, Enemies, and Weather, in Ecological Monographs, vol. 33, n. 1, 1963-01, pp. 1–22, DOI:10.2307/1948475. URL consultato il 19 giugno 2022.
  15. ^ Armadillidium vulgare var. “Punta Cana” – Roly Poly Ranch, su web.archive.org, 29 maggio 2019. URL consultato il 19 giugno 2022 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2019).
  16. ^ Joseph M. Hawes, Book Review: The Culture Factory by Stanley K. Schultz, in Educational Considerations, vol. 1, n. 3, 1º aprile 1974, DOI:10.4148/0146-9282.2141. URL consultato il 19 giugno 2022.
  17. ^ Wild Thing: Roly-Poly Pillbugs | October 2009 | TPW magazine, su tpwmagazine.com. URL consultato il 19 giugno 2022.

Voci correlate modifica

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Collegamenti esterni modifica

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