Aspreno di Napoli

vescovo e santo romano

Aspreno, o Asprenato secondo il Martirologio Romano (Napoli, I secoloNapoli, 3 agosto 79), è stato un vescovo e santo romano.

Sant'Aspreno
Luca Giordano, I Santi Patroni di Napoli (Bacolo, Eufebio, Francesco Borgia, Aspreno, e Candida) adoranti il Crocifisso, XVII secolo, Napoli, Palazzo Reale
 

Vescovo di Napoli

 
NascitaNapoli, I secolo
MorteNapoli, 3 agosto 79[1]
Venerato daChiesa cattolica
Ricorrenza3 agosto
AttributiBastone pastorale
Patrono diNapoli; invocato contro l'emicrania
Aspreno
vescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricopertiVescovo di Napoli
 
NatoI secolo
Deceduto3 agosto 79 a Napoli
 

Fu il primo vescovo di Napoli, secondo quanto riportano le Gesta episcoporum Neapolitanorum[2] e il Catalogus episcoporum Neapolitanorum;[3] il suo nome appare commemorato al 3 agosto nel calendario marmoreo di Napoli.[4] Secondo questi testi la sua guida pastorale sarebbe stata di circa 23 anni, all'epoca degli imperatori Traiano e Adriano. Fu particolarmente ricolmo d'amore verso i poveri e si dimostrò sempre disponibile verso qualsiasi persona al di là del ceto e della condizione sociale, il suo speciale carisma fece accrescere la comunità cristiana napoletana. La sua memoria cade il 3 agosto.

Agiografia modifica

Aspreno avrebbe ricevuto il Kerigma cristiano dall'apostolo Pietro che, giunto da Antiochia diretto a Roma, si sarebbe fermato a Napoli dove avrebbe guarito da un male una vecchia la quale si sarebbe convertita e sarebbe poi divenuta Santa Candida la Vecchia. Candida avrebbe portato da Pietro proprio Aspreno, anch'egli infermo. La storia narra che, a guarigione avvenuta, Aspreno si convertì e quando Pietro dovette lasciare Napoli per Roma consacrò l'uomo vescovo poiché nel frattempo la comunità cristiana era divenuta ampia e necessitava di un pastore. Avrebbe fatto costruire l'edificio di culto di Santa Maria del Principio, dove poi sarebbe sorta la Basilica di Santa Restituta e quindi il Duomo di Napoli. La storia attribuisce ad Aspreno anche la fondazione della Basilica di San Pietro ad Aram, prima chiesa napoletana, dove è ancora presente l'altare su cui Pietro avrebbe celebrato il Sacrificio eucaristico.

Reliquie modifica

Sepolto secondo la tradizione nell'oratorio della chiesa napoletana di Santa Maria del Principio, recenti ricerche hanno affermato che i suoi resti si trovassero nelle Catacombe di San Gennaro e furono traslati per decisione del vescovo di Napoli Giovanni IV lo Scriba (842-849) nella basilica Stefania dove tutt'oggi riposano sotto l'altare della cappella che porta il suo nome.
Nella cappella del Tesoro di san Gennaro vi è, insieme a quello di Gennaro e degli altri 50 santi patroni della città di Napoli, il suo busto d'argento e nella cappella delle reliquie del Duomo di Napoli è conservato quello che la tradizione ritiene essere il bastone con cui l'apostolo Pietro lo guarì dalla malattia.

Nella chiesa di Sant'Aspreno al Porto a lui dedicata si trova il suo Pastorale. Una seconda chiesa dedicata ad Aspreno a Napoli si chiama Sant'Aspreno ai Crociferi.

Culto modifica

Fu il primo patrono di Napoli, dal 1673 è venerato come secondo patrono della città.

È particolarmente invocato per curare l'emicrania.

Il Martirologio Romano, riformato a norma dei decreti del concilio Vaticano II, ricorda il santo vescovo il 3 agosto con queste parole:[5]

«A Napoli, sant'Asprenato, primo vescovo della città.»

Note modifica

  1. ^ Giuseppe Cappelletti, Le chiese d'Italia, XIX, Venezia, 1864, p. 381.
  2. ^ (LA) Gesta episcoporum Neapolitanorum, su Monumenta Germaniae Historica, Scriptores. Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI-IX, dmgh.de, p. 403.
  3. ^ (LA) Catalogus episcoporum Neapolitanorum, su Monumenta Germaniae Historica, Scriptores. Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI-IX, dmgh.de, p. 436.
  4. ^ Gennaro Luongo, Il calendario marmoreo napoletano. Un approccio linguistico (PDF), in Bollettino linguistico campano, 2010, p. 9.
  5. ^ Martirologio Romano. Riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Giovanni Paolo II (PDF), su liturgico.chiesacattolica.it, Città del Vaticano, Libreria editrice vaticana, 2004, p. 605.

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