Il termine astrazione indica il procedimento mentale attraverso il quale si sostituisce un insieme di oggetti con un concetto, più generale, che descrive gli oggetti in base a proprietà a loro comuni. Per esempio, a partire dall'insieme di tutte le automobili esistenti, si può ricavare il concetto generico di automobile in base alle caratteristiche condivise da tutte le auto (hanno quattro ruote, un volante, ecc.). La parola deriva dal latino abstrahere (scostare).

Astrazione nell'arte modifica

Il procedimento indicato è in particolare attribuito alla creazione di un segno astratto. In questo caso, per "astrazione" si suole intendere un processo mentale mediante il quale si allontana, si estrae una parte da un tutto visivamente percepito. La percezione visiva dell'angolo tra il ramo e il tronco di una pianta, può diventare la rappresentazione grafica dell'albero.

Il termine è di particolare importanza nella comprensione dell'arte preistorica: ogni segno astratto inventato dall'uomo negli ultimi 100.000 anni (dalle rocce e caverne del paleolitico ai vasi neolitici) viene spiegato innanzitutto come stilizzazione e geometrizzazione del percepito visivo. A questi segni viene quindi attribuito a volte un significato magico-religioso o di altro genere (per esempio la scrittura pittografica).

In ambito psicologico si ritiene che il procedimento avvenga mediante la ricreazione di una parte di un già visto all'esterno di sé (la linea dell'orizzonte, la circonferenza del sole, ecc.). A questo proposito va tuttavia ricordata la sostanziale miopia dei primi mesi di vita; ragion per cui le immagini mentali di un lattante non possono essere costituite da immagini definite "catturate" alla realtà esterna, ma una fusione di luci, ombre e bizzarri geometrismi.

Bibliografia modifica

  • Hertz A., Die Kultur un den persischen Golf und ihre Ausbreitung ("La Civiltà dell'Area del Golfo Persico e la sua espansione"). Klio Beiheft XX, Lipsia 1930; p. 130.
  • Leroi-Gourhan A., Il gesto e la parola. Einaudi, Torino 1977; pp. 221–254,421-472 e 224.
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  • Eliade M., Trattato di storia delle religioni, Torino 1999; p. 408.
  • Gimbutas M., Il linguaggio della Dea. Longanesi & C., Milano 1989.
  • Rudolf Arnheim, Arte e Percezione Visiva, Feltrinelli, 2008

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