Au hasard Balthazar

film del 1966 diretto da Robert Bresson

Au hasard Balthazar è un film del 1966 diretto da Robert Bresson. Il film fu presentato in concorso alla 27ª Mostra del cinema di Venezia.

Au hasard Balthazar
Una scena del film.
Titolo originaleAu hasard Balthazar
Paese di produzioneFrancia, Svezia
Anno1966
Durata95 min
Dati tecniciB/N
Generedrammatico
RegiaRobert Bresson
SceneggiaturaRobert Bresson
Casa di produzioneParc Film, Argos Film, Athos Film (Francia), Svensk Filmindustri (Svezia)
FotografiaGhislain Cloquet
MontaggioRaymond Lamy
MusicheJean Wiener
ScenografiaPierre Charbonnier
CostumiDominique Ribeyrolle
Interpreti e personaggi

Trama modifica

Balthazar è un asino di proprietà di Jacques, un ragazzino francese. Trascorre però gran parte del suo tempo con Maria che, in seguito a contrasti con Jacques, lo vende a Gérard, un poco di buono che lo maltratta per poi cederlo a sua volta ad Arnold, un alcolizzato. L'asino lavora così in un circo, in cui risolve operazioni matematiche e successivamente gira la ruota di un pozzo agli ordini di un imprenditore che ha come unico amore il denaro.

Alla fine ritorna nella casa in cui era cresciuto, ma Maria non è più una bambina: la vita l'ha cambiata e non si interessa più a Balthazar; l'unica che si preoccupa per lui è la madre della ragazza. Stanco e vecchio, viene rubato durante la notte da Gérard, che lo vuole usare per il trasporto di merci di contrabbando, e preso a bastonate per l'ultima volta dato che gli agenti della dogana iniziano a sparare contro il ragazzo ed il suo amico. Questi scappano, Balthazar viene ferito e il film si conclude con l'animale stremato che si lascia andare a terra in mezzo a un gregge di pecore.

Produzione modifica

Il film ebbe una gestazione lunghissima, circa 10 anni[1], in cui Bresson riprendeva e abbandonava a intervalli l'idea di fare di un asino il protagonista di un film. Nessun produttore sembrava essere interessato, fino a che il regista non incontrò Anatole Dauman, che aveva prodotto Hiroshima mon amour. Questi intuì subito di trovarsi di fronte a un potenziale capolavoro.

Daunman ne ebbe la conferma quando, ad una prima proiezione a cui aveva invitato personaggi influenti della cultura francese quali Marguerite Duras, Roger Stéphane e Jean-Luc Godard, il film destò un generale entusiasmo. Godard in particolare rimase talmente affascinato dalla protagonista (Anne Wiazemsky) che dopo la prima del film decise di sposarla e di farne la sua musa personale.[2]

Il titolo del film è il motto che si legge sullo stemma araldico dei conti di Baux, che si dicevano discendenti di Baldassarre, uno dei tre Re Magi. Bresson voleva per il suo asino un nome biblico e gli piacque molto anche la rima di questo motto.[3]

È stato scritto che senza le sovvenzioni statali Bresson non avrebbe più avuto possibilità alcuna di poter girare altri film dopo Au hasard Balthazar. Nessun produttore avrebbe osato finanziare le sue opere senza il supporto di Avance[4], della televisione o del Ministero della Cultura direttamente. Ciò è fondamentale nell'evoluzione del cinema moderno in quanto Bresson costituisce la figura emblematica di tutto il cinema d'autore, cinema sovvenzionato, assistito così come, in Francia, il teatro.[5]

Critica modifica

Il dizionario del cinema Il Morandini gli assegna cinque stelle su cinque.[6].

Tale gradimento è dimostrato anche dal pubblico, nonostante non si tratti di un film "da botteghino". Gli utenti del sito IMDb hanno giudicato la pellicola con una media pesata di 7.8,[7] e di essi più di un quinto si è espresso con il voto massimo di 10.

Dopo il restauro ad opera della Cineteca di Bologna è proiettato all'Istituto Francese di Firenze nell'ambito di Storia del Cinema (DAMS) della stessa città, quale «capolavoro del cinema di Robert Bresson»,[8] rimanendo in linea con quanto scritto nell'Enciclopedia del cinema da Georges Sadoul: «Il film più grave e forse più importante, opera di culmine e insieme di svolta, della filmografia bressoniana».[9]

Riconoscimenti modifica

Note modifica

  1. ^ Adelio Ferrero, Robert Bresson, Il Castoro Cinema, La Nuova Italia, Firenze, 1976, p. 65
  2. ^ (EN) Anne Wiazemsky’s Casual Brand of Chic in Au Hasard Balthazar, su AnOther, 16 novembre 2017. URL consultato il 29 agosto 2023.
  3. ^ Giorgio Tinazzi, Il cinema di Robert Bresson, Marsilio Editori, Venezia, 1976, pp. 100-101
  4. ^ (FR) CNC Centre National du cinéma et de l'image animée, Avance sur recettes après réalisation, su cnc.fr. URL consultato il 20 marzo 2024.
  5. ^ (FR) René Prédal, Un cinéma subventionné, in Le cinéma français depuis 1945, Paris, Nathan, 1991, p. 349.
  6. ^ Morando Morandini, Morandini Laura, Morandini Luisa, Il Morandini 2004. Dizionario dei film, Milano, Zanichelli, 2007, ISBN 978-88-08-05585-9.
  7. ^ Au hasard Balthazar, Argos Films, Athos Films, Parc Film, 24 marzo 1972. URL consultato il 29 agosto 2023.
  8. ^ Institut français Firenze, Au hazard Balthazar. Di Robert Bresson, su institutfrancais.it, Firenze, 18 marzo 2024. URL consultato il 19 marzo 2024.
  9. ^ Georges Sadoul, Au Hasard, Balthazar, in Il cinema, Vol. 2°-I film A-M, n. 18, Firenze, Enciclopedie pratiche Sansoni, marzo 1981, pp. 40-41.

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN250831211 · GND (DE7635090-3 · BNF (FRcb14557959f (data)
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