Babesia equi

specie di protista della famiglia Babesiidae

La Babesia equi è un protozoo appartenente al genere delle babesie, parassiti trasmessi da zecche ed appartenenti al phylum degli Myzozoa, classe Aconoidasida, ordine Piroplasmida, famiglia Babesiidae.[1]

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Babesia equi
Babesia equi
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Protista
Sottoregno Biciliata
Superphylum Alveolata
Phylum Myzozoa
Subphylum Apicomplexa
Classe Aconoidasida
Ordine Piroplasmida
Famiglia Babesiidae
Genere Babesia
Specie Babesia equi

Eziologia modifica

Babesia equi è stata descritta per la prima volta da Laveran nel 1901, successivamente è stata riclassificata come Theileria equi da Mehlhorn e Schein,(1998). La babesia equi è una delle due babesie che colpiscono il cavallo provocando la babesiosi. Essa è trasmessa dalle zecche ai cavalli ed agli asini. È una babesia caratterizzata da piccole dimensioni, che può essere riconosciuta all'osservazione al microscopio soprattutto quando assume la caratteristica disposizione negli eritrociti cosiddetta "a croce di Malta". Babesia equi è caratterizzata da un ciclo complesso all'interno dell'ospite definitivo, che oltre allo stadio eritrocitario prevede uno stadio linfocitario, questa caratteristica è alla base della sua nuova classificazione. L'altra babesia che colpisce il cavallo è la Babesia caballi, che però ha maggiori dimensioni e grazie alla diffusione di terapie specifiche è divenuta più rara rispetto a B. equi che si è dimostrata più resistente della B. caballi.

Epizotologia, epidemiologia, sintomatologia modifica

La Babesia equi è diffusa nel bacino mediterraneo. La malattia nel cavallo è caratterizzata da sintomi, quali anemia, sub-ittero, (che è di tipo preepatico, emolitico), modica febbre, calo delle prestazioni sportive; per tale ragione soprattutto essa rappresenta un problema per i cavalli sportivi, sia da corsa che da equitazione.

Diagnosi modifica

Nuove tecniche diagnostiche si sono da poco affiancate a quelle tradizionali di tipo diretto (osservazione degli strisci ematici al microscopio), che indiretto (ricerca degli anticorpi specifici mediante tecniche sierologiche(immunofluorescenza indiretta, fissazione del complemento, western blotting). Esse sono rappresentate da tecniche diagnostiche di tipo biomolecolare: Reazione a catena della polimerasi, PCR (Polimerasi Chain Reaction) e PCR Real Time, soprattutto quest'ultima rappresenta la nuova frontiera per la diagnosi della malattia in quanto permetterebbe la quantizzazione del titolo dei parassiti presenti nel sangue dell'animale in modo tale da riconoscere gli animali malati da trattare terapeuticamente, isolandoli dai portatori sani.

Note modifica

  1. ^ (EN) Babesia equi, in Taxonomy Browser, National Center for Biotechnology Information (NCBI).

Bibliografia modifica

  • Umberto D'Ancona. Zoologia. 1978.
  • Adam J. Birkenheurer, Michael G. Levy and Edward B. Breitschwerdt: Development and Evaluation of Seminested PCR for Detection and Differentiation of B. gibsoni and B. canis in Canine Blood Samples.
  • De Carneri. Parassitologia generale e umana. 2000
  • Journal Parasitology Research, maggio 1998.
  • Il progresso veterinario, ottobre 2007.