Con il termine balneum gli autori antichi si riferivano agli impianti termali nati per iniziativa privata, contrapposti alle grandi terme pubbliche (lat. thermae), una distinzione terminologica, tuttavia, non sempre osservata: nella maggior parte dei casi, per i condizionamenti degli edifici circostanti, la pianta dei balnea non seguiva schemi regolari e non si uniformava ai modelli canonici delle terme maggiori; era, inoltre, quasi sempre assente la palestra e qualsiasi spazio scoperto per gli esercizi ginnici.

I balnea, disseminati nei quartieri più popolosi delle città romane, pur essendo a conduzione privata, erano aperti al pubblico dietro pagamento di una tassa di ingresso bassissima. Altre fonti di guadagno per il proprietario erano costituite dalle rendite delle botteghe e degli appartamenti annessi al fabbricato e dati in affitto. La gestione di un balneum era comunque un affare redditizio se vi si trovano coinvolti anche personaggi altolocati.[1]

Note modifica

  1. ^ Ad Ostia, nelle Terme del Faro, le fistulae plumbee portano il nome di Scipione Orfito, da identificare probabilmente con un console del tardo II secolo, e di Cornificia, sorella dell'imperatore Marco Aurelio

Bibliografia modifica

  • C. Pavolini, La vita quotidiana a Ostia, Laterza, Bari 1996, pp. 211-222
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