Basilica di Nostra Signora di Walsingham

chiesa cattolica romana e santuario mariano a Barsham, Norfolk, Inghilterra

La Basilica di Nostra Signora di Walsingham[1], informalmente nota come Slipper Chapel o Cappella di Santa Caterina d'Alessandria, è una basilica cattolica situata a Houghton Saint Giles, nel Norfolk, in Inghilterra. Costruita nel 1340, fu l'ultima cappella sulla rotta del pellegrino verso Walsingham.

Basilica di Nostra Signora di Walsingham
"Cappella di Santa Caterina d'Alessandria"
"The Slipper Chapel"
Ingresso del Santuario
StatoBandiera del Regno Unito Regno Unito
   Bandiera dell'Inghilterra Inghilterra
LocalitàHoughton Saint Giles
Religionecattolica di rito romano
TitolareCaterina d'Alessandria
Diocesi East Anglia
Consacrazione1340
ArchitettoThomas Garner
Stile architettonicoGotico romanico
Sito web(EN) sito ufficiale

Papa Pio XII, il 15 agosto 1954, concesse un'incoronazione canonica alla statua della Beata Vergine Maria, attualmente custodita nella cappella con il titolo di Nostra Signora di Walsingham.

Papa Francesco ha elevato il santuario allo status di basilica minore, con un decreto apostolico del 27 dicembre 2015.

Storia modifica

Quando fu costruita la Slipper Chapel, Walsingham era secondo solo a Canterbury per importanza nel pellegrinaggio inglese.

Nel 1538, dopo la Riforma anglicana di re Enrico VIII, la cappella cadde in disuso e fu variamente utilizzata come casa povera, fucina e stalla[2][3] e fienile[4]. Nel 1863 la cappella fu identificata da una ricca donna del posto, Miss Charlotte Pearson Boyd (1837–1906), convertita al cattolicesimo dall'anglicanesimo. Comprò l'edificio dal proprietario della fattoria nel 1896, lo restaurò e poi donò la cappella all'Abbazia di Downside per uso cattolico[5]. Il 6 febbraio 1897, la cappella fu ristabilita come un santuario che autorizzava la venerazione pubblica dell'immagine, con un rescritto papale di papa Leone XIII. Fu restaurata nel 1904 da Thomas Garner.

Nella festa dell'Assunzione, il 15 agosto 1934, il vescovo di Northampton, Laurence Youens, celebrò la prima messa pubblica nella Slipper Chapel dopo quattrocento anni, e due giorni dopo il cardinale Francis Bourne guidò un pellegrinaggio nazionale dei vescovi cattolici d'Inghilterra e Galles, a cui parteciparono oltre 10.000 persone. Da questa data divenne il Santuario Nazionale Cattolico di Nostra Signora.[6]

Incoronazione canonica dell'immagine modifica

Venti anni dopo, il 15 agosto 1954, Papa Pio XII delegò il suo nunzio apostolico, monsignor Gerald O'Hara, per incoronare l'immagine venerata della Vergine Maria.

Pochi istanti dopo la cerimonia dell'incoronazione, due colombe bianche scesero sul grembo del simulacro, che era considerato miracoloso dai devoti.[7][8] La cerimonia è stata accompagnata da piloti britannici e americani, che hanno assicurato la sicurezza dell'evento, e devoti che hanno percorso a piedi nudi l'"Holy Mile" che conduceva al santuario.

Il Miglio Santo modifica

 
La Slipper Chapel a sinistra

Molti pellegrini moderni rimuovono le scarpe nella Slipper Chapel e percorrono l'ultimo miglio, chiamato "Holy Mile" (Miglio Sacro), a piedi nudi. La Slipper Chapel contiene una statua in pietra della Vergine Maria scolpita da Marcel Barbeau. La statua fu portata a Wembley per essere benedetta da Papa Giovanni Paolo II, quando visitò l'Inghilterra il 29 maggio 1982.

Ogni anno, l'8 settembre, in occasione della festa della Natività della Madonna, la statua della Madonna di Walsingham viene trasportata per diverse miglia in una processione che inizia dalla Slipper Chapel.

Oggi il complesso che circonda la Slipper Chapel comprende una Cappella della Riconciliazione, costruita nel 1982, che può ospitare fino a 350 persone e può essere aperta verso l'area di pellegrinaggio in occasione di cerimonie più grandi, inoltre una libreria e una sala da tè.

Nel 2007 la Slipper Chapel apparve nella serie di documentari della BBC How We Built Britain, presentata da David Dimbleby.[9][10]

Status di basilica minore modifica

Papa Francesco ha elevato il santuario allo status di basilica minore il 27 dicembre 2015, tramite un decreto pontificio della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti.[11][12][13]

Galleria d'immagini modifica

Note modifica

  1. ^ (EN) Welcome Page, su Catholic National Shrine of Our Lady. URL consultato il 5 giugno 2020.
  2. ^ OUR LADY'S SHRINES: WALSINGHAM, su catholictradition.org. URL consultato il 5 giugno 2020.
  3. ^ (EN) Eleonore Villarrubia, Our Lady of Walsingham, su Catholicism.org, 27 gennaio 2006. URL consultato il 5 giugno 2020.
  4. ^ Norfolk Churches, su norfolkchurches.co.uk. URL consultato il 5 giugno 2020.
  5. ^ Badone, Ellen. e Roseman, Sharon R., 1963-, Intersecting journeys : the anthropology of pilgrimage and tourism, ISBN 978-0-252-09043-1, OCLC 1086966183. URL consultato il 5 giugno 2020.
  6. ^ (EN) Catholic Herald - The national shrine wants to upgrade its buildings and increase its role in the Church, su Catholic National Shrine of Our Lady, 30 giugno 2015. URL consultato il 5 giugno 2020.
  7. ^ A. Reluctant Sinner, The Guild of Blessed Titus Brandsma: England's Nazareth: Our Lady of Walsingham's solemn crowning in 1954 is often referred to as the "miracle of the doves", su The Guild of Blessed Titus Brandsma, 24 settembre 2011. URL consultato il 5 giugno 2020.
  8. ^ Walsingham - National Pilgrimage (1954), su youtube.com.
  9. ^ NETWATCH: Botany's Wayback Machine, in Science, vol. 316, n. 5831, 15 giugno 2007, pp. 1547d–1547d, DOI:10.1126/science.316.5831.1547d. URL consultato il 5 giugno 2020.
  10. ^ How We Built Britain - BBC website, su bbc.co.uk. URL consultato il 5 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 13 novembre 2012).
  11. ^ "Archived copy". Archived from the original on 2016-03-05. Retrieved 2015-12-31., su bbc.co.uk. URL consultato il 5 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 13 novembre 2012).
  12. ^ Walsingham Shrine becomes a Minor Basilica - Declaration in Latin language, su youtube.com.
  13. ^ Catholic Herald. 31 December 2015. Retrieved 31 December 2015., su catholicherald.co.uk. URL consultato il 5 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2016).

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