Battaglia di Cassala

La battaglia di Cassala venne combattuta il 17 luglio 1894 tra le truppe coloniali italiane e i mahdisti sudanesi.

Battaglia di Cassala
parte della guerra d'Eritrea e della guerra Mahdista
Il generale Oreste Baratieri
Data17 luglio 1894
LuogoCassala
EsitoDecisiva vittoria italiana[1]
Conquista italiana di Cassala[2]
Schieramenti
Bandiera dell'Italia ItaliaDervisci
Comandanti
Oreste BaratieriMussaed Gaidum[3]
(Emiro di Cassala)
Effettivi
Truppe italiane:[4][5][6]<[7]
56 ufficiali italiani
41 italiani di truppa
2.526 ascari
Truppe mahdiste:[4]
2.000 fanti mahdisti
600 cavalieri Baqqara
Perdite
28 morti (1 italiano e 27 ascari)[4][8]
41 ascari feriti[4]
2.600 perdite:[9]
1.400 tra morti e feriti[4],
altre centinaia morti o affogati[10][11]
600 fucili, 700 lance, 100 sciabole, 50 pistole, 52 bandiere, 12 cavalli, 35 asini, 12 cammelli e 2 cannoni da montagna catturati
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Preludio modifica

Nonostante la sconfitta nella seconda battaglia di Agordat (21 dicembre 1893), i dervisci mantennero le loro intenzioni offensive e radunarono nel giugno del 1894 a Cassala 2.000 fanti e 600 cavalieri. Il generale Oreste Baratieri decise di occupare Cassala, per prevenire gli attacchi mahdisti all'Eritrea italiana,[12] ed approfittò della piena del fiume Atbara (luglio 1894), che ostacolava all'avversario l'invio di rinforzi da Khartum, per tentare un attacco di sorpresa.

Invero, prima ancora di Agordat, il generale Baratieri aveva manifestato l'opinione che qualche cosa in questo senso sarebbe stato necessario fare o prima o poi, per garantire quella parte e non dover pensare anche al nord nel caso probabile di guerre con il sud.[13][14] Il Corpo d'operazione del Regio Corpo Truppe Coloniali d'Eritrea uscì da Agordat il 12 luglio guidato dal generale Oreste Baratieri. Da Auasciait il 14 luglio Baratieri telegrafava a Roma: «Spero attaccare Cassala martedì» e martedì 17, alle 10 del mattino, annunciò la vittoria completa.

Ordine di battaglia italiano modifica

Il Corpo d'operazione schierava in tutto 56 ufficiali, 41 italiani di truppa, 16 jusbasci, 2.510 àscari, 146 cavalli, 248 muli e 183 cammelli[7][15] così inquadrati[16]:

  • I Battaglione indigeni
  • II Battaglione indigeni
  • III Battaglione indigeni
  • 2º Squadrone cavalleria eritrea "Cheren"
  • una sezione/1ª Batteria artiglieria da montagna indigeni
  • una sezione telegrafisti
  • una sezione treno d'artiglieria
  • una sezione sanità
  • una sezione sussistenza
  • Bande irregolari del Barca
  • Centuria presidiaria di Agordat

La battaglia modifica

Il 16 sera il campo era, come previsto, posto nella gola di Sabderat. Le pattuglie mandate verso Cassala non segnalavano alcun movimento da quella parte. Deciso di attaccare all'indomani l'accampamento mahdista, il 16 notte il generale tenne un gran rapporto e impartì agli ufficiali le istruzioni per l'operazione decisiva. Si trattava di una sorpresa, quindi la marcia doveva essere fatta nel silenzio più assoluto.[17]

Alle ore 1.00 del 17 luglio, preceduta dal II Battaglione "Hidalgo", la colonna uscì dalla gola del Sabderat, si spiegò ed avanzò. Verso le ore 6.00 la colonna italiana giunse al piano di Cassala ed assunse la formazione in due quadrati. Quello all'avanguardia era comando del maggiore Stefano Hidalgo, il grosso del generale Baratieri.

Gli italiani avvistarono le famiglie dervisce fuggire da Cassala passando il fiume Gasc e poco dopo le sei venne segnalata verso sud la cavalleria baggara e giaalin che, ignara di tutto, era uscita da Cassala per effettuare una scorreria. Contro di essa si aprì il fuoco dell'avanguardia. Poco dopo il 2º Squadrone "Cheren", conosciuto come "Penne di falco", si slanciò in avanti con una carica a fondo che volse in fuga il nemico; nello socntro cadde ucciso il capitano Francesco Carchidio Malvolti.[17] I Dervisci si schierarono e Baratieri rinforzò con due compagnie (la 2ª e la 4ª compagnia del III Battaglione) il Battaglione "Hidalgo" con l'ordine di attaccare. Hidalgo poté così sorprendere e rovesciare il nemico e gettarsi nell'accampamento e nella città.

L'abitato venne occupato; gli ultimi combattimenti vennero effettuati tra le costruzioni, poi i dervisci rimasti si ritirarono velocemente. Alle ore 9 il generale Baratieri e il generale Arimondi giunsero sul piazzale del mercato mentre continuava la lotta nell'interno del campo.

Un resoconto della cattura di Cassala è stato pubblicato sul New York Times il 20 luglio 1894:[18]

(EN)

«Rome, July 19.- ...The attack upon the earthworks of the Mahdists was at once ordered and a fiercely contested battle ensued. The Mahdists fought desperately, but were finally driven from there position, leaving hundreds of dead and wounded in and about the intrenchments. Being hotly pursued, the Mahdists scattered under a continuous fire, and many of them in their efforts to escape plunged into the River Adbara, hoping to reach the other side. ...Hundreds of the enemy were drowned, and it is believed that none succeeded in reaching the opposite bank.»

(IT)

«Roma, 19 luglio.- ...L'attacco contro i lavori di scavo dei Mahdisti fu subito ordinato e ne seguì una battaglia ferocemente contestata. I Mahdisti combatterono disperatamente, ma sono stati infine costretti ad abbandonare la posizione, lasciando centinaia di morti e feriti sui trinceramenti e lì vicino. Venendo inseguiti, i mahdisti si sono sbandati sotto un fuoco continuo, e molti di loro nei loro sforzi per sfuggire si sono tuffati nel fiume Atbara, sperando di raggiungere l'altro lato .... Centinaia di nemici sono annegati, e si ritiene che nessuno è riuscito a raggiungere la riva opposta.»

Conseguenze modifica

Nello scontro gli italiani ebbero un ufficiale (il Carchidio) e 27 soldati morti, 2 capi (Ali Nurin, capo della banda Sabderat, e Mohamed Aroda, capo della banda Ad Omar) e 39 ascari feriti[17], mentre i dervisci persero 2.600 uomini.
Il bottino ammontò a 600 fucili, 700 lance, 100 sciabole, 50 pistole, 52 bandiere, 10 negarit (grossi tamburi da guerra), 5 tamburi, 10 maglie di ferro, 12 cavalli, 35 asini, 12 cammelli, 2 cannoni da montagna e numerosi armenti.[17]

Inoltre gli italiani liberarono molti schiavi: diversi bianchi, un centinaio dei rimanenti della precedente guarnigione egiziana e un certo numero di membri delle tribù locali, come i Beni Amer.[12] I vincitori ricevettero 7 nomine a cavalierati, una medaglia d'oro (Carchidio), 13 d'argento, 39 di bronzo, 29 encomi ed il capitano Tommaso Salsa fu promosso maggiore.

La notizia della presa di Cassala, sempre considerata come la cittadella avanzata del Mahdismo, fece grande impressione in Europa. La stampa e l'opinione pubblica in Inghilterra prodigarono lodi per il valore delle armi italiane. L'imperatore Guglielmo II di Germania, appena pervenutagli la notizia, mandò direttamente al re le sue congratulazioni,[19] e il governo, il 19 luglio, inviò al Baratieri il seguente telegramma:

«Roma, 19 luglio '94. - A Lei, alle valorose truppe degne dell'Italia e di Lei le felicitazioni del Governo del Re e le nostre.
CRISPI - BLANC - MOCENNI

Il generale Baratieri rimase a Cassala fino al 23 luglio con il grosso delle truppe per le disposizioni necessarie a rendere l'occupazione stabile; vi lasciò poi fino al 29 l'Arimondi con un battaglione per aiutare quello del maggiore Domenico Turitto nella costruzione del forte. Quest'ultimo vi si stabilì con quattro compagnie, le bande dei Sabderat, degli Ad Omar e la sezione di due pezzi da montagna: 1.000 uomini in tutto.[12][20]

Il forte eretto a Cassala, per ordine del re, venne intitolato "Forte Baratieri".[20]

Note modifica

  1. ^ Arthur Swazey, The Interior: Vol.25, Chicago, 1894.
  2. ^ Tony Jaques, Dictionary of Battles and Sieges: A-E, Westport, 2007.
  3. ^ Guido von Frobel, Militär-Wochenblatt: Vol.79, Berlin, 1894.
  4. ^ a b c d e Sean McLachlan, Armies of the Adowa Campaign 1896, Colchester, 2011.
  5. ^ Alfio Fichera, Colpo grosso dei 4 pensionati, Milan, 2005.
  6. ^ Istituto per la storia del risorigimento italiano, Rassegna storica del risorgimento: Vol.23, Rome, 1936.
  7. ^ a b Angelo Del Boca, Gli italiani in Africa orientale. Vol. 1: Dall'unità alla marcia su Roma, Laterza, Bari 1976; Mondadori, Milano 1992, pagina 510
  8. ^ Paulos Milkias, The Battle of Adwa: reflections on Ethiopia's historic victory against european colonialism, New York, 2005.
  9. ^ Gli italiani in Africa orientale: le battaglie contro i dervisci>
  10. ^ Alfred Emanuel Smith, New Outlook: Vol.50, New York, 1894.
  11. ^ The Christian work, Christian work: illustrated family newspaper: Vol.57, New York, 1894.
  12. ^ a b c Anthony D'Avray, Richard Pankhurst, The Nakfa documents: Aethiopistische Forschungen 53, Wiesbaden, 2000.
  13. ^ Emilio Bellavita, La battaglia di Adua, Gherardo Casini Editore, 1930, ISBN 9788864100265, pagina 159
  14. ^ Il Baratieri, tornato a Massaua, ebbe a persuadersi sempre più che i Dervisci non si sarebbero rassegnati, sicché fin dall'11 maggio scriveva a Roma al Ministro degli Esteri Alberto Blanc:

    «Prima che il corpo del Ghedaref possa tornare nel Taca un colpo su Cassala condotto con prontezza ed energia potrebbe sconcertare questi piani del nemico, e ridare pace alla frontiera. È certo un'impresa ardita; ma, ben preparata, gioverebbe a disperdere un nido di predoni, a completare la vittoria di Agordat, per determinare alcune tribù, ora dai nemici tenute al guinzaglio, ad abbandonarli, per aprire al commercio sudanese la via di Massaua e di Suakim»

    Il 9 luglio il generale telegrafava al Ministero:

    «Il piano dei Dervisci è di concentrare in autunno un grosso corpo a Cassala. La situazione equivoca in Etiopia, la condizione odierna militare, le razzie audaci della cavalleria dei Dervisci, mi inducono ad effettuare il colpo verso Cassala indicato nella mia relazione dell'11 maggio e dell'8 giugno. Continuando la situazione come oggi, conto iniziare il 14 l'operazione, assumendo il comando d'accordo con il Comandante delle truppe.»

    Il Ministero rispose in data 12 luglio:

    «Il Governo del Re, lascia lei giudice di prendere quelle disposizioni che crede più opportune per agire su Cassala.»

  15. ^ Emilio Bellavita, La battaglia di Adua, Gherardo Casini Editore, 1930, ISBN 9788864100265, pagina 160
  16. ^ Storia militare della Colonial eritrea.
  17. ^ a b c d Emilio Bellavita, La battaglia di Adua, Gherardo Casini Editore, 1930, ISBN 9788864100265, pagina 161
  18. ^ ITALIAN VICTORY IN AFRICA, su select.nytimes.com, New York Times. URL consultato il 20 luglio 1894.
  19. ^ Emilio Bellavita, La battaglia di Adua, Gherardo Casini Editore, 1930, ISBN 9788864100265, pagg. 163-164
  20. ^ a b Emilio Bellavita, La battaglia di Adua, Gherardo Casini Editore, 1930, ISBN 9788864100265, pagina 164

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