Battaglia di Cunassa

La battaglia di Cunassa fu combattuta nel 401 a.C. tra Ciro e il suo fratello maggiore Arsace,[1] che aveva assunto il trono di Persia, col nome di Artaserse II nel 404 a.C.

Battaglia di Cunassa
Il percorso dei Diecimila dell'Anabasi di Senofonte
DataEstate del 401 a.C.
LuogoCunassa, 70km a nord di Babilonia, sulle rive dell'Eufrate a poca distanza dall'odierna Baghdad, Iraq
EsitoVittoria tattica dei ribelli,
vittoria strategica dell'Impero Persiano
Schieramenti
Ribelli fedeli a Ciro
Mercenari greci
Impero achemenide
Comandanti
Ciro
Clearco
Arieo
Artaserse II
Tissaferne
Gobria[non chiaro]
Effettivi
meno di 30.000
10.400 opliti mercenari
700 opliti spartani
2.300 peltasti
soldati Persiani di cui 2.600 cavalieri compresi i 600 della guardia personale di Ciro 20 carri falcati
Oltre 30.000
6.000 cavalieri
Perdite
Minime tra i Greci; un numero imprecisato tra i ribelli persianiIngenti, non quantificabili
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Cunassa (in greco antico: Κούναξα?, Kúnaxa) era un villaggio, circa 90 km a nord di Babilonia, sulla riva sinistra dell'Eufrate, che presentava, a detta di Senofonte, un dominante tell.[2] La sua esatta posizione è andata ormai perduta ma, volendola ritrovare, bisognerebbe cercare nella periferia ovest di Baghdad, a sud-est di Falluja. Precisamente si fanno queste congetture: il campo di battaglia viene tradizionalmente identificato con Tell ʿAqar Konaysa (Kanīsa, Konayša, circa 92 km a Nord di Babilonia, sulla riva sinistra dell’Eufrate, sebbene lo storico Richard Barnett – con forti argomentazioni – localizzi il sito presso Nasiffīyāt (anticamente Kū neise – Safyatib), circa 81 km a Nord di Babilonia, ma sulla riva destra dell’Eufrate nel suo antico corso, una località che meglio combacia col quanto scrive Senofonte (Anabasi 1.8.4;, 1.8.14).[3]

Antefatti modifica

Le lotte intestine per la successione al trono dell'impero Persiano si verificarono già con il padre dei due, Dario II, il quale su consiglio di Tissaferne utilizzò per la prima volta un contingente di mercenari greci per avere la meglio sul fratello Arsite.[4]

La posizione di Tissaferne venne ridimensionata però per volere della moglie del Re dei Re, Parisatide, la quale volle il figlio prediletto Ciro come satrapo di Caria e Lidia.

La morte di Dario provocò lo scontro tra i fratelli per il possesso della corona, infatti il primogenito venne alla luce prima che egli cingesse la corona, per questo motivo Ciro la reclamò; essendo lui il primo figlio di Dario, Re dei Re. Venne per questo imprigionato, ma per intercessione della madre liberato.

I due si prepararono alla guerra.

L'armata di Ciro modifica

Ciro, a cui non mancavano i finanziamenti, trovò in Grecia uomini nati per la guerra, i quali dopo la caduta di Atene erano rimasti senza "lavoro". Radunò con notevole astuzia un'armata di oltre diecimila mercenari greci (i Diecimila, come poi vennero chiamati dagli storici), composta da:

Senofonte suddivide il contingente in:

Inoltre, essi erano appoggiati da una flotta di 35 triremi spartane al comando di Pitagora e 25 triremi agli ordini di Tamos l'Egizio.[12]

Secondo l'Anabasi, i Diecimila avevano anche un appoggio tattico di 100.000 soldati persiani al comando di Arieo e 20 carri falcati[13].

Senofonte, molto preciso per quanto riguarda la composizione dell'armata greca, esagera il numero dei persiani in entrambi gli schieramenti. Più probabile che Ciro avesse a disposizione tra fanti e cavalieri 15.000 uomini, compresa la sua guardia del corpo composta da 600 cavalieri catafratti.[14]

La marcia verso Babilonia modifica

La maggior parte degli opliti e dei componenti la fanteria leggera provenivano dalla Tessaglia e dal Chersoneso Tracico, il cui comando fu affidato a Clearco di Sparta, un generale che aveva venduto la sua spada proprio per sfuggire agli organi di controllo della sua città natale, dove era ricercato per i crimini commessi quando ricopriva il titolo di tiranno a Bisanzio. Le armate di Ciro furono radunate in totale discrezione, lasciando che pochissime informazioni si diffondessero sulla sua composizione e sui suoi scopi, e mascherando la spedizione come un affare di politica interna. Infatti in un primo momento dichiarò che l'armata era operativa per una missione in Tracia e tenere controllata Mileto.[15]

Nel 401 a.C. dichiarò di voler usare questi uomini per sottomettere i ribelli di Pisidia.[16]

Così mosse da Sardi per raccogliere gli uomini di Aristippo condotti da Menone di Larissa a Colossi in Frigia, mentre Clearco portò i suoi a Celene.[17] Al tempo stesso giunge Sosi il siracusano con trecento opliti e Sofeneto l'arcade con mille.[8]

La colonna, composta dall'esercito con mogli, figli, concubine di Ciro e servitù mosse in direzione di Tarso, attraversando la Cappadocia e la Cilicia. Giunti nei pressi della città il re non riuscì a trattenere l'irruenza delle truppe che entrarono con la forza in città, saccheggiandola.[17]

I mercenari non erano più all'oscuro dei disegni ultimi di Ciro, e di quanto impegnativo e sanguinoso sarebbe stato il conflitto per il quale erano stati assoldati, quindi fecero richieste di gratifiche ben maggiori a quanto pattuito in precedenza. Ciro continuò a mentire dicendo che il suo obiettivo era il satrapo della Siria, Abrocoma e promise a tutti l'aumento della paga da un darico a un darico e mezzo al mese, a testa.[18]

Le "porte Siriache" si avvicinavano e ad Isso l'esercito fece tappa. Qui giunse la flotta di Ciro, comandata da Tamos, forte delle sue 25 navi ed in aggiunta Cheirisofo che, a bordo delle 35 triremi comandate da Pitagora, portava il corpo di spedizione (700 opliti spartani) che gli efori avevano inviato a sostegno dell'impresa contro il re achemenide. In procinto di passare le porte "Siriache" si unirono al contingente di Ciro altri 400 opliti, facenti parte dell'esercito al soldo di Abrocoma.[11]

Nel frattempo Sennia e Pasione avevano abbandonato la spedizione. Al tradimento Ciro rispose con un discorso dall'alto valore strategico:

«"Che vadano pure, sapendo che si comportano con noi peggio che noi con loro. E poi, io tengo sotto sorveglianza a Tralle i loro figli e le loro mogli: non li priverò, però, di costoro, anzi li riavranno indietro, grazie al valore che mi hanno dimostrato in passato."»

La loro dipartita poteva mettere a repentaglio l'unione dello schieramento greco, ma il suo intervento motivò anche coloro che avevano meno coraggio.[19]

Quando il Gran Re fu informato, per mano del satrapo di Caria e Lidia Tissaferne, delle reali intenzioni di Ciro, questi aveva già raggiunto Lampsaco e stava puntando la regione di Babilonia, senza incontrare fino a quel punto alcun ostacolo. Tant'è che le notizie davano l'esercito di Artaserse in ritirata e quindi per 3 giorni viaggiarono con le armi sui carri.[17]

L'esercito persiano modifica

Le armate di Artaserse, che vennero organizzate in fretta e furia, potevano vantare uno schieramento temibile, anche grazie al rapporto dei carri da guerra (10:1 a sfavore dei ribelli), mentre sulle cifre dei fanti e dei cavalieri le fonti sono nel più totale disaccordo:

  • Montagu sostiene che a 30.000 ribelli e mercenari si opponessero 40.000 lealisti.[20]
  • Senofonte narra che:

«A questo punto, durante la rivista delle truppe, ci fu la conta: dei Greci, diecimilaquattrocento armati di scudo e duemilacinquecento peltasti; dei barbari con Ciro, centomila, e circa venti carri falcati. I nemici si diceva fossero un milione e duecentomila, e duecento i carri falcati. Vi erano inoltre seimila cavalieri, che comandava Artagerse: costoro erano schierati proprio davanti al Re. Dell'esercito del Re i comandanti erano quattro, con trecentomila uomini ciascuno: Abrocoma, Tissaferne, Gobria, Arbace. Di questi furono presenti alla battaglia novecentomila uomini e centocinquanta carri falcati: Abrocoma arrivò cinque giorni dopo la battaglia, proveniente dalla Fenicia.»

Certa è la completa superiorità di Artaserse per la cavalleria, che a quanto sembra non si concentrò sullo schieramento greco.

La battaglia modifica

 
Battaglia di Cunassa di Adrien Guignet.

La notizia giunse inaspettata, l'esercito di Artaserse era pronto a dare battaglia a Cunassa. Il panico serpeggiò tra le file dei ribelli, che si apprestarono a dare battaglia in fretta e furia e a digiuno.[21]

Ciro diede ordine di schierare le truppe, chiedendo a Clearco di convergere al centro dello schieramento avversario, dove c'era suo fratello, ma egli non volle; ben conscio delle difficoltà in cui poteva incappare una falange con il fianco destro scoperto.[22]

I Greci si schierarono quindi sul fronte, con Clearco all'estrema destra che manteneva l'ala verso l'Eufrate, Prosseno il centro, mentre Menone l'ala sinistra. I fianchi erano coperti dalla cavalleria e dai fanti leggeri il cui comando venne affidato ad Epistene di Anfipoli.[23] Clearco tenne con sé i reparti di peltasti e 1000 cavalieri paflagoni, mentre le truppe persiane al comando di Arieo tenevano la sinistra dello schieramento.[24]

Al centro, Ciro a volto scoperto attorniato da 600 uomini, i cavalieri catafratti della sua guardia personale.[25]

Senofonte è molto preciso nella descrizione e composizione delle forze greche, mentre esagera la quantità dei contingenti persiani sugli opposti schieramenti, accreditandoli di centinaia di migliaia di uomini. Una stima più appropriata vede: 15.000 uomini tra fanti e cavalieri per gli oppositori del gran Re, provvisti di un esiguo numero uomini a cavallo e all'incirca 30.000 effettivi tra i lealisti. La velocità di Ciro non aveva permesso ad Artaserse di radunare tutti gli eserciti delle satrapie, con sé aveva i contingenti Medi al comando di Arbace, di Babilonia al comando di Gobria e del satrapo Tissaferne. Gli eserciti quindi disponevano di forze equivalenti, dove solo gli effettivi della cavalleria differivano in maniera preponderante, 2.600 contro 6.000. Ulteriore differenza sulla pianura l'esercito lealista si dispose in ranghi meno serrati superando così la sinistra dello schieramento dei ribelli.[26]

Artaserse lanciò i carri falcati, ormai inutile retaggio del passato dei quali Senofonte ci spiega:

«avevano le falci protese obliquamente dagli assi e rivolte dai carri verso terra, così da tagliare qualsiasi cosa incontrassero.»

L'esercito contrariamente al solito si mosse in silenzio con passo uniforme, Ciro ordinò a Clearco di puntare al centro dove c'era suo fratello, ma egli non volendo scoprire il fianco destro della falange, spiegò che lo avrebbe fatto, però a modo suo.[22]

I Greci, dopo il passaggio della parola d'ordine "Zeus salvatore" e "Vittoria", intonarono il peana; gli uomini di Tissaferne, il fronte sinistro persiano si diede alla fuga in preda alla paura, prima di subirne l'impatto. Al satrapo rimaneva ancora la cavalleria che riuscì a intrufolare nello spazio tra i mercenari, impegnati nell'inseguimento degli avversari e il resto dello schieramento dei ribelli.[27] Ciro rischiava di essere circondato così si lanciò con la guardia personale contro il centro nemico, dove sfonda le linee, anche i suoi si disuniscono nell'inseguimento dei fuggitivi. Rimasto isolato vide il fratello, lo raggiunse e lo ferì ad un fianco;[28] subito dopo venne colpito da una lancia ad un occhio e morì.[29]

Artaserse fece mozzare mano destra e testa del fratello, mettendo poi a sacco l'accampamento del fratello,[30] dando infine aiuto a Tissaferne che combatteva contro i Greci.[31] Anche in questa occasione i Persiani non ingaggiarono battaglia, facendosi inseguire fino al villaggio di Cunassa,[32] da dove sul far della sera i mercenari rientrarono al loro accampamento; lo trovarono completamente razziato.[33]

Conseguenze modifica

Il giorno dopo appresero la notizia della morte di Ciro, da emissari di Arieo, il quale li avrebbe attesi a poca distanza per l'intero giorno prima di muoversi per la Ionia.[34] Giunse infine Tissaferne con l'offerta di pace incondizionata e la consegna delle armi, alla quale rispose Prosseno il tebano con questa frase:

«"...mi chiedo se il Re domanda le armi da vincitore o come doni d'amicizia. Se infatti lo fa da vincitore, che bisogno ha di domandare, anziché venire a prendersele? Se invece vuole prenderle con la persuasione, dica cosa ci sarà per i soldati qualora lo assecondino in questo."»

Durante la notte fatti i preparativi ritornarono sui loro passi al campo occupato il giorno precedente la battaglia dove Arieo li attendeva con il suo esercito.[35] L'esercito greco era temibile così Tissaferne, in qualità di inviato del Gran Re, offrì di fare da scorta ai mercenari conducendoli fuori dalla regione babilonese. La tensione tra i due eserciti era forte e si volle rappacificare il clima con un incontro con il satrapo, al quale partecipò Clearco, Prosseno, Socrate e Menone più una ventina di comandanti di compagnia. Vennero tutti uccisi a tradimento. I soldati non persero tempo a compiangere i loro generali, eleggendone subito di nuovi: Chirisopo al comando generale, Senofonte in seconda.[36]

Bruciati carri e tende si misero in marcia con i cavalli da soma montati da fanti, a perlustrare il territorio e i frombolieri a protezione dei fianchi attaccati dalla cavalleria di Tissaferne. Risalito il Tigri vennero lasciati in pace solo quando si addentrarono in Kurdistan, di qui passarono in territorio carduco, giunsero in Armenia, dove il satrapo Oronte tentò di fermarli. Lungo il corso dell'Eufrate in pieno inverno furono colti da una tormenta di neve che uccise molti di loro, infine raggiunsero Trapezunte. Poi si susseguirono una serie di eccidi, massacri, saccheggi che non fanno onore all'impresa, dovuti all'impossibilità di trovare navi per il ritorno in Grecia.[37]

Tissaferne, nei mesi successivi alla battaglia, ebbe modo di vantarsi di aver ucciso personalmente Ciro sul campo. La madre dei due, Parisatide, che aveva sempre favorito Ciro e che aveva appoggiato quest'ultimo nella sua sollevazione contro il primogenito, scatenò, alla prima occasione, la sua vendetta facendo assassinare Tissaferne a Colossi, in Frigia, nel 395.[38][39]

Note modifica

  1. ^ Frediani, p. 261.
  2. ^ Senofonte, I, 10, 12.
  3. ^ http://www.iranicaonline.org/articles/cunaxa
  4. ^ Frediani, p. 260.
  5. ^ La composizione esatta variò nel corso della spedizione perché in Cilicia morirono 100 opliti agli ordini di Menone, in [[Siria (regione storica)|]] vi furono defezioni. Non è molto chiaro se Sosi di Siracusa e Sofeneto di Arcadia comandarono reggimenti già contabilizzati in precedenza o altri contingenti di mercenari. Lo stesso Senofonte è poco chiaro, infatti narra che:
    • A Celene

    «E lì, nel parco, Ciro fece la rassegna e la conta dei Greci, e in totale risultarono undicimila opliti e circa duemila peltasti.»

    • Nella regione di Babilonia

    «A questo punto, durante la rivista delle truppe, ci fu la conta: dei Greci, diecimilaquattrocento armati di scudo e duemilacinquecento peltasti; dei barbari con Ciro, centomila, e circa venti carri falcati.»

  6. ^ a b c d e Radunatisi a Sardi Senofonte, I, 2, 3.
  7. ^ Radunatisi a Colosse. Senofonte, I, 2, 6.
  8. ^ a b c d Radunatisi a Celene; Senofonte, I, 2, 9.
  9. ^ Senofonte, I, 4, 7.
  10. ^ chiamato con il secondo nome Agia. Senofonte, II, 5, 31.
  11. ^ a b c Giunti con le triremi. Senofonte, I, 4, 3.
  12. ^ Approdate ad Isso. Senofonte, I, 4, 2.
  13. ^ Senofonte, I, 7, 10.
  14. ^ Frediani, p. 265.
  15. ^ Senofonte, I, 1, 9-11.
  16. ^ Senofonte, I, 2, 1.
  17. ^ a b c Frediani, p. 264.
  18. ^ Senofonte, I, 3, 21; La paga di un oplita è di 4 oboli al giorno più quella per l'ordinanza che ogni oplita conduce con se per farsi portare lo scudo e le vettovaglie.
  19. ^ Senofonte, I, 4, 8.
  20. ^ John D. Montagu, Battles of the Greek and Roman Worlds, Greenhill Books, 2000.
  21. ^ Senofonte, I, 8, 1-2.
  22. ^ a b Senofonte, I, 8, 13.
  23. ^ Senofonte, I, 10, 7.
  24. ^ Senofonte, I, 8, 4-5.
  25. ^ Senofonte, I, 8, 6.
  26. ^ Frediani, pp. 265-266.
  27. ^ Frediani, pp. 268.
  28. ^ Senofonte, I, 8, 23-26.
  29. ^ Senofonte, I, 8, 27.
  30. ^ Senofonte, I, 10, 1.
  31. ^ Senofonte, I, 10, 8.
  32. ^ Senofonte, I, 10, 11.
  33. ^ Senofonte, I, 10, 18.
  34. ^ Senofonte, II, 1, 3.
  35. ^ Senofonte, II, 2, 8.
  36. ^ Frediani, pp. 271.
  37. ^ Frediani, pp. 272.
  38. ^ Senofonte, Elleniche, III, 4.25.
  39. ^ Diodoro, XIV, 80.

Bibliografia modifica

Fonti primarie
Fonti secondarie

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