Battaglia di Las Navas de Tolosa

battaglia avvenne nel 1212 tra gli eserciti cristiani della penisola iberica e gli eserciti musulmani dell'Impero Almohade

La battaglia di Las Navas de Tolosa, ovvero la battaglia di al-ʿUqāb (in arabo معركة العقاب?, Maʿrakat al-ʿUqāb, ossia "battaglia dell'Aquila"), fu la battaglia avvenuta nel 1212, tra ispanici e l'esercito almohade (berbero-arabo maghrebino e andaluso, con quote non indifferenti di mercenari turchi, turkmeni e curdi), nella quale quest'ultimo fu sconfitto dalle forze riunite dei cristiani della penisola iberica.

Battaglia di Las Navas de Tolosa.
parte della reconquista spagnola
Battaglia di Las Navas de Tolosa, di Van Halen, esposta nel palazzo del Senato di Spagna a Madrid. Pittura ad olio.
Data17 luglio 1212
LuogoLas Navas de Tolosa, odierna Santa Elena, Jaén, Spagna.
EsitoVittoria della coalizione cristiana
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
Forse 120.000
Stime moderne: 25.000 uomini
60.000
Stime moderne: 12.000 (8.000 fanti e 4.000 cavalieri)
Perdite
90.000-100.000 o sconosciute30% degli effettivi
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Nel 1212 Navarra, Aragona, Castiglia e Portogallo, appoggiate da gruppi di cavalieri provenienti da tutto l'occidente, unirono le forze vincendo la battaglia che avrebbe dato una svolta decisiva alla "Reconquista". Dopo la sconfitta in questa battaglia inizierà il declino della dinastia almohade.

La battaglia modifica

 
Un cavaliere dell'Ordine di Santiago

Lo scontro costituì la rivincita della clamorosa sconfitta patita dai cristiani spagnoli 17 anni prima nella battaglia di Alarcos/al-Arak del 19 luglio 1195 ad opera del terzo sovrano almohade Abu Ya'qub Yusuf II. Indispensabile per la vittoria fu il superamento delle endemiche contrapposizioni fra i sovrani cristiani spagnoli e fu infatti quando un accordo legò solidalmente tra loro il re di Navarra Sancho VII il Forte e Pietro II d'Aragona che le basi della vittoria si poterono dire finalmente gettate, malgrado all'accordo restasse inizialmente estraneo Alfonso IX di León. Grande importanza per l'esito della battaglia fu l'azione diplomatica condotta dall'Arcivescovo di Toledo Rodrigo Jiménez de Rada. All'alleanza garantirono la loro partecipazione anche Alfonso II del Portogallo e i cavalieri Álvaro Núñez de Lara, Diego López de Haro e Lope Díaz, mentre papa Innocenzo III garantì all'impresa lo status di Crociata. All'alleanza presero parte anche Franchi, con alcuni vescovi, e l'Ordine dei templari.

Gli Almohadi erano, dopo la morte di Yaʿqūb al-Mansūr il 22 gennaio 1199, in preda a una crisi dinastica, visto che nuovo Califfo divenne il diciassettenne figlio del defunto, il vanesio Muhammad al-Nasir, attorniato dai suoi zii abbastanza incompetenti.

La battaglia fu preceduta da incursioni lanciate da Alfonso VIII di Castiglia nelle provincie di Murcia e Jaén e il giovane califfo accettò lo scontro che invece gli sconsigliava ʿAbd al-Wāhid b. Abī Ḥafṣ il governatore dell'Ifriqiya per conto degli Almohadi ed eponimo della futura dinastia degli Hafsidi.

I sovrani cristiani di Castiglia, Navarra e Aragona presero nel giugno 1212 Calatrava, il cui governatore fu giustiziato poco più tardi da Muhammad al-Nāsir cui egli aveva voluto portare la notizia. Ciò provocò l'astensione dai futuri combattimenti della maggior parte dei musulmani di al-Andalus, che trovarono ingiustificata e insensata tale condanna.

Gli Almohadi replicarono assediando la fortezza di Salvatierra (base dell'ordine di Calatrava), conquistandola, per proseguire su quello che sarebbe stato di lì a poco il teatro della battaglia.

Al corpo centrale almohade facevano da ali i volontari (mutawwaʿa ) sulla sinistra e gli andalusi comunque rimasti nell'esercito islamico sulla destra.

Quando l'attacco cristiano iniziò, l'ala sinistra dei volontari respinse i contingenti cristiani che si contrapponevano loro mentre la cavalleria cristiana metteva in fuga gli andalusi, che quasi non combatterono.

 
Armi di Navarra adottate dal Sancho VII come proprio blasone personale dopo la vittoria

L'urto maggiore si ebbe dunque al centro mentre lentamente anche l'ala sinistra cominciava a cedere alla pressione cristiana. Lo sfondamento fu inevitabile e il califfo sfuggì a stento alla morte, rifugiandosi a Baeza, nel momento in cui sulla sua guardia personale piombò Álvaro Núñez de Lara.

Si dice che la tenda del Califfo fosse stata circondata da catene d'oro, poste a sua difesa ed utilizzate per trattenere la sua guardia del corpo personale, composta di schiavi. La tradizione vuole che l'averle infrante (malgrado la fuga di Muhammad al-Nasir) inorgoglì a tal punto la Casa di Navarra da indurla a cambiare le proprie armi, raffigurandovi su campo rosso catene dorate con, al centro, un verde smeraldo, preso dal turbante del nemico sconfitto[1]. Sebbene questa origine sia molto probabilmente da far risalire a racconti posteriori (databili intorno al XV secolo[2]), è certo che le catene d'oro furono adottate da Sancho come simbolo del Regno di Navarra, oltre che come proprio emblema personale. Come tali, continuarono a comparire nei vessilli del regno pirenaico fino al 1512, anno della sua incorporazione nel Regno di Spagna.

La vittoria cristiana fu totale e le perdite musulmane gigantesche. Fra i vincitori i più importanti caduti furono Pedro Arias (Gran Maestro dell'Ordine di Santiago, morto per le ferite il 3 agosto), Gómez Ramírez dell'Ordine dei Cavalieri templari e Ruy Díaz (Gran Maestro dell'Ordine di Calatrava). Di lì a poco, a Marrakesh, il califfo moriva il 13 dicembre 1213.

Note modifica

  1. ^ (ES) C. Cervera, La cadena de esclavos que adorna el escudo de Navarra, in ABC Espaňa, 13 settembre 2014. URL consultato il 6 marzo 2020.
  2. ^ (ES) J. Martinez de Aguirre, Así llegaron las 'cadenas' al escudo y la bandera de Navarra, in Diario de Navarra, 30 novembre 2015. URL consultato il 6 marzo 2020.

Bibliografia modifica

  • (FR) Charles-Emmanuel Dufourcq, L'Espagne catalane et le Maghrib aux 13. et 14. siècles: de la bataille de Las Navas de Tolosa (1212) a l'avènement du sultan mérinide Abou-l-Hasan (1331), Parigi, Presses universitaires de France, 1966.

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