Bernardo Cavallino

pittore italiano

Bernardo Cavallino (Napoli, 25 agosto 1616Napoli, 1656) è stato un pittore italiano del periodo barocco.

Bernardo Cavallino, Adorazione dei magi, Kunsthistorisches Museum, Vienna

Biografia modifica

 
L'ombra di Samuele invocata da Re Saul, Getty Museum, Los Angeles

Nato a Napoli il 25 agosto del 1616, fu battezzato nella Chiesa di San Liborio alla Carità[1], poco si sa circa la sua formazione artistica, sebbene alcuni dei suoi dipinti emergano sorprendentemente come lavori tra i più espressivi del suo tempo.

Dei circa ottanta dipinti a lui attribuiti, poco più di dieci portano la sua firma; ciò è dovuto anche al fatto che l'artista lavorò molto con committenti privati e collezionisti, cosa che non lasciò molte tracce registrate della sua attività.

Di certo si sa che fu allievo di Andrea Vaccaro, da cui assimilò i toni argentini cromatici di Massimo Stanzione, e subì l'influenza artistica di Antoon van Dyck ma le sue opere possono essere definite come equidistanti, in termini stilistici, fra quelle del Caravaggio e quelle di Federico Barocci, per il tenebrismo dal sapore teatrale e le similitudini con certe caratteristiche della scultura barocca romana.

 
Santa Cecilia in estasi, Museo nazionale di Capodimonte, Napoli

Nonostante tutte queste influenze, Cavallino rimase una personalità artistica originale e indipendente, contraddistinta da una malinconica capacità trasfigurativa, da un forte luminismo stemperato in cromatismi dorati, da tagli compositivi in diagonale[2].

In una seconda fase artistica, Cavallino guardò ad Artemisia Gentileschi, in quegli anni attiva a Napoli, e subì il fascino dell'arte di Rubens. In questo periodo si affrancò dell'influenza caravaggesca optando per un cromatismo più chiaro e una figurazione più allusiva e minuta.

 
Immacolata Concezione, Pinacoteca di Brera, Milano

Uno dei suoi capolavori può essere considerato senz'altro l'Immacolata Concezione (1650), conservata nella Pinacoteca di Brera[3], così come va menzionata l'Estasi di Santa Cecilia (1645) del Museo di Capodimonte, ove si trova anche il bozzetto. Altre sue tele famose sono San Paolo e il centurione e Mosè salvato dalle acque conservati a Napoli nella Villa Pignatelli; il Ritorno del Figliuol Prodigo e il Pagamento del Tributo, ancora a Capodimonte, il Massacro degli Innocenti di Brera[4] e l'Adorazione dei pastori del Museo Nazionale d'Abruzzo[4].

Altra bella prova dell'artista napoletano è la Pietà custodita nel museo Diocesano di Molfetta.

Bernardo Cavallino morì a Napoli, probabilmente nel 1656, a causa di un'epidemia di peste. È sepolto nel Cimitero Monumentale di Napoli.

Opere modifica

Dipinti modifica

 
Ercole e Onfale, Museo nazionale d'arte occidentale, Tokyo

Disegni modifica

Note modifica

  1. ^ CAVALLINO, Bernardo in "Dizionario Biografico", su www.treccani.it. URL consultato il 9 giugno 2023.
  2. ^ "Le muse", De Agostini, Novara, 1965, Vol. III, pag.174
  3. ^ Brera:L'Immacolata Concezione, su undo.net. URL consultato il 17 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2012).
  4. ^ a b Mosè salvato dalle acque e altri dipinti, su ilportaledelsud.org. URL consultato il 07-12-2008.
  5. ^ Pagine 7, 8 e 21, Emanuele Vaccaro, "galleria de' quadri del Palazzo di Palermo di Sua eccellenza D. Antonio Lucchesi - Palli, principe di Campofranco", Palermo, Filippo Solli, 1838.

Bibliografia modifica

  • Il Seicento Pittura a Napoli: alcune osservazioni sulla Bernardo Cavallino, Artemisia Gentileschi e a., Józef Grabski. (1985) Artibus et Historiae. (1985) Artibus et Historiae. p. pag 23-63.
  • Stoughton, Michael (1985). Stoughton, Michael (1985). "Bernardo Cavallino". The Burlington Magazine: pp. "Bernardo Cavallino". Burlington Magazine: pp. 192–194. 192-194.
  • R.Causa, Pittura napoletana dal XV al XIX secolo, Bergamo, 1957, pag.40-42
  • G. Forgione, "Per una rilettura di Bernardo Cavallino", in "Paragone. Arte", 108, 2013, pp. 55–69, figg. 36-48b.
  • Maria Angela Novelli, CAVALLINO, Bernardo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 23, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1979. URL consultato il 3 giugno 2015.  

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