Bobok

racconto scritto da Fëdor Dostoevskij

Bobok: le memorie di un tale (in russo Бобок: Записки одного лица?, Bobok: Zapiski odnogo lica), o più semplicemente Bobok, è un racconto di Fëdor Dostoevskij scritto nel 1873 e pubblicato in Diario di uno scrittore.

Bobok
Titolo originaleБобок
AutoreFëdor Dostoevskij
1ª ed. originale1873
Genereracconto
Sottogeneresatira menippea
Lingua originalerusso
ProtagonistiIvan Ivanovič

Trama modifica

Il racconto si presenta come estratto dalle memorie di uno scrittore frustrato di nome Ivan Ivanovič, il quale non riesce a trovare un editore disposto a pubblicare i suoi romanzi e i suoi feuilleton, ed è quindi costretto a vivere di traduzioni dal francese, di annunci per mercanti e frivoli libretti. In una fredda giornata di ottobre, si trova per caso in un cimitero e assiste alla sepoltura di alcuni cadaveri; a un certo punto, rimasto ormai solo, inizia a sentire delle strane voci provenienti dalle tombe: sono le voci dei defunti. E sente uno di loro rivelare ai nuovi arrivati, ovvero coloro che sono stati seppelliti il giorno stesso, che pur essendo morti è loro possibile parlare e comunicare, giocare, prendersi in giro e criticarsi; in particolare, secondo la teoria di un dotto e filosofo naturalista Platon Nikolaevič, sepolto anche lui in quel cimitero, i defunti si trovano in questa condizione intermedia tra vita e morte per qualche settimana o addirittura per qualche mese, nonostante la decomposizione dei loro corpi: è emblematico il caso di uno dei cadaveri che si "risveglia" ogni sei settimane circa e borbotta qualcosa senza senso, "bobòk" (da cui prende il titolo il racconto), e che, tuttavia, dimostra che vi è ancora in lui una piccola e impercettibile scintilla di vita.

Personaggi modifica

  • Ivàn Ivànovič: scrittore deluso e insoddisfatto, si guadagna da vivere traducendo dal francese per i librai, scrivendo annunci pubblicitari e panegirici su commissione. Ha l'intenzione di raccogliere in un'opera i migliori motti di Voltaire, ma è già conscio del fatto che nessun editore gli permetterà di pubblicarlo, come già avvenuto in passato per i suoi romanzi.
  • Vasilij Vasilevič Pervoedov: general-maggiore. Non rinuncia alla sua dignità di graduato e anzi protesta severamente contro la proposta di Klinevič di abbandonare ogni senso del pudore e di smettere di vergognarsi di fronte agli altri. Il suo cognome significa "colui che mangia per primo".
  • Semën Evseič Lebezjàtnikov: sicofante, consigliere di corte adulatore e odioso, si fa portavoce del generale Pervoedov ed è lui a esporre ai nuovi arrivati la teoria di Platon Nikolaevič sulla vita temporanea dopo la morte.
  • Avdot'ja Ignàt'evna: nobildonna, è molto irritabile e litiga con gli altri morti, soprattutto con il generale Pervoedov e con il bottegaio, accanto al quale giace. La proposta di Klinevič la entusiasma e dichiara di avere un forte desiderio di abbandonare il senso di vergogna.
  • Pëtr Petrovič Klinevič: giovane barone, un "furfante del bel mondo", come si autodefinisce. Si lamenta di aver dovuto sottostare alle limitazioni imposte dalla morale e dalla società durante la sua vita. È lui a fare la proposta di abbandonare ogni senso di vergogna e di comunicare senza mentire.
  • Katiš' Berèstova: ragazza quindicenne, biondina, di buona famiglia; Klinevič allude a una sua precedente relazione con la ragazza.
  • Platòn Nikolàevič: dotto e filosofo naturalista, formula la teoria che spiegherebbe il fatto che i morti comunichino tra di loro. Secondo tale teoria, la morte definitiva viene ritardata ed esiste un periodo intermedio nel quale è possibile ancora pensare e comunicare.
  • il bottegaio: unico defunto che si dimostra decoroso e non cinico; è ancora legato ai ricordi terreni e familiari, tant'è che aspetta con ansia il ritorno dei suoi cari, la moglie e i figli, presso la sua tomba in occasione del quadragesimo. Sembra accettare la morte come un sacramento e interpreta quanto accade a coloro che gli stanno intorno come il manifestarsi delle tribolazioni delle loro anime depravate[1].
  • Tarasevič: settantenne consigliere segreto, in vita ha rubato i fondi pubblici destinati ad aiutare vedove e orfani. Muore appena dopo la scoperta del reato di peculato da lui commesso.

Contenuti modifica

Il filosofo e critico letterario Michail Bachtin ha definito Bobok il microcosmo dell'intera produzione artistica di Dostoevskij[1]. Infatti, pur essendo uno dei racconti più brevi dell'autore russo e tra i meno conosciuti[2], fu scritto nel periodo della maturità e contiene e ingloba le più importanti immagini, tematiche e idee del pensiero di Dostoevskij: l'idea che tutto sia permesso senza Dio, fulcro de I fratelli Karamazov, il tema della confessione senza pentimento e della verità senza vergogna, il tema della sensualità che penetra le più alte sfere della coscienza e dell'io.

Nonostante non vi sia il modo e il tempo di delineare approfonditamente i ritratti dei personaggi, come invece accade in tutte le opere maggiori, tuttavia in loro è possibile rivedere e riconoscere i grandi protagonisti dei romanzi e dei racconti precedenti: Klinevič, ad esempio, riporta alla memoria le figure di Svidrigàjlov (Delitto e castigo), del principe Valkovski (Umiliati e offesi) e di Fëdor Pavlovič (I fratelli Karamazov); il narratore stesso, pur nella sua indeterminatezza, può essere visto come variante dell'uomo del sottosuolo[3]. O ancora, la proposta avanzata da Klinevič di raccontare ogni cosa e a gran voce senza alcuna vergogna e accolta con grande entusiasmo da tutti, è già presente nelle pagine de L'idiota: Ferdyščenko, infatti, alla festa di compleanno di Nastas'ja Filippovna, propone agli ospiti di raccontare l'azione peggiore, la più crudele, mai commessa in vita[4].

Note modifica

  1. ^ a b Bachtin.
  2. ^ Phillips, p.132.
  3. ^ Phillips, p. 133.
  4. ^ Fëdor Dostoevskij, L'idiota, I, 13

Bibliografia modifica

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Collegamenti esterni modifica

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