Caffè del Progresso

storico locale di Torino

Il Caffè del Progresso è uno storico locale di Torino, in Piemonte (Italia).

Caffè del Progresso
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàTorino
IndirizzoCorso S. Maurizio, 69
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Usocommerciale
Realizzazione
ArchitettoAlessandro Antonelli

Storia modifica

 
Alessandro Antonelli

Il Caffè del Progresso venne fondato agli inizi dell'Ottocento, ed era originariamente collocato nel palazzo di via Vanchiglia, angolo via Verdi, di Torino, in un'area un tempo isolata.[1] Il locale, progettato da Alessandro Antonelli per volere di Carlo Emanuele Birago di Vische, aveva la planimetria che ricordava lo scafo di una nave,[1][2] e doveva ospitare le riunioni segrete dei carbonari.[1][2][3] Secondo quanto documenta Teresio Rovere in un suo articolo del 1934, i cospiratori che giungevano sul posto "entravano nella sala a pianterreno, e per una botola si calavano in una prima sala sotterranea, dalla quale per un'altra botola passavano in una sottostante sala dove si indugiavano in lunghi e misteriosi conversari".[4] Inoltre, il Caffè presentava anche due piani innalzati,[5] sale in stile Impero arredate con poltroncine in velluto rosso e tavoli in marmo,[5] e due gallerie che conducevano fino a Palazzo Madama e ai Murazzi del Po. Fra i clienti del Caffè del Progresso vi furono Cavour, Vittorio Emanuele II e i suoi generali Lamarmora, Galletti e Cialdini, Garibaldi, e il Circolo degli Artisti di Torino.[4][6][7] Il Caffè del Progresso venne anche ospitato al piano terra della vicina Casa Scaccabarozzi, costruita fra il 1840 e il 1881, e situata in Via Giulia di Barolo.[8][9] Il Caffè venne chiuso quattro anni dopo la morte del suo ultimo proprietario, il garibaldino Alessandro Dalmazzo, durante la prima metà del Novecento.[1] Sul palazzo venne murata un'epigrafe che recita:[5]

«Questo palazzotto fu fatto costruire cent'anni fa dal marchese Birago de Vische Carlo Emanuele I su disegni dell'ing. Alessandro Antonelli. Qui convennero i più illustri carbonari e i più alti personaggi d'Italia, fautori dell'unione, dell'Indipendenza, e della libertà degli Italiani: da Cavour a Garibaldi, a Francesco Crispi. Fu fatto restaurare dal dott. G.A. Martinetti su disegni di degli Ing. Ganeo e Fanti; ne eseguì le opere l'Impresa Strambi e C., 1931-IX.»

In seguito, il Caffè del Progresso riaprì presso Casa Antonelli.[8][9]

Note modifica

  1. ^ a b c d Sandro Doglio, L'inventore della bagna caoda, Daumerie, 1993, pp. 207-8.
  2. ^ a b Mario Scaffidi Abbate, I gloriosi Caffè storici d’Italia: Fra storia, politica, arte, letteratura, costume, patriottismo e libertà, Meligrana Giuseppe, 2014, "Torino".
  3. ^ Torino “Turin” – Itinerario 3/3 – Verso la Collina seguendo il fiume Po, su ilcinzanino.org. URL consultato il 15 settembre 2020.
  4. ^ a b Teresio Rovere, Alessandro Antonelli, in A B C rivista d'arte, gennaio 1934.
  5. ^ a b c Nino Bazzetta de Vemenia, I caffè storici d'Italia da Torino a Napoli, Interlinea, 2010, pp. 32-3.
  6. ^ Bruno Gambarotta, Torino: il grande libro della città, Edizioni del Capricorno, 2004, p. 496.
  7. ^ circoli (pag. 69) (PDF), su digit.biblio.polito.it. URL consultato il 14 settembre 2020.
  8. ^ a b Sara Cabras, Torino Pocket, EDT, "Fetta di Polenta".
  9. ^ a b CAFFÈ DEL PROGRESSO, su originalitaly.it. URL consultato il 15 settembre 2020 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2021).

Voci correlate modifica