Camilla (Eneide)

personaggio dell'Eneide di Virgilio

Camilla è un personaggio dell'Eneide di Virgilio. È una giovane donna guerriera, regina dei Volsci e figlia di Casmilla e di Metabo, tiranno, cacciato via, di Privernum.

Camilla
Bartolomeo Pinelli, Morte di Camilla, incisione
SagaEneide
Nome orig.Camilla
1ª app. inEneide di Virgilio, I secolo a.C. circa
Caratteristiche immaginarie
Etniavolsca

La sua vicenda è narrata nel libro XI del capolavoro di Virgilio, sebbene il personaggio venga introdotto già nel libro VII.

Mito modifica

Quando il tiranno dei Volsci Metabo viene cacciato dalla sua città a causa del duro governo, porta con sé la piccola figlia Camilla ancora in fasce (invece della madre Casmilla, oltre il nome, non si sa nulla: forse è morta nel dare la figlia alla luce). Durante la fuga, inseguito da bande di concittadini, giunge sulla riva del fiume Amaseno che per le piogge abbondanti si era gonfiato al punto da non poter essere guadato.

Metabo avvolge la piccola con la corteccia di un albero, la consacra a Diana, la lega alla sua lancia e la getta sull'altra riva del fiume. Incalzato dai suoi avversari, si tuffa in acqua e attraversa il fiume a nuoto. Camilla arriva sull'altra sponda del fiume sana e salva, quindi il padre l'alleverà come vergine consacrata al culto della dea Diana (da questa consacrazione le sarebbe derivato il nome Camilla).

La bambina cresce con il padre nei boschi, tra animali selvaggi e pastori, nutrita di latte di cavalle selvagge. Appena comincia a muovere i primi passi, Metabo le dona arco e frecce e le insegna ad usarli. Camilla non indossa vestiti femminili, ma corti abiti e pelle di tigre. La ragazza impara ad usare anche il giavellotto e la fionda, ha un fisico perfetto: così veloce da superare il vento, ma al tempo stesso donna di grande bellezza. La sua fama si diffonde, e i Volsci, affascinati, le chiedono di diventare la loro regina: Camilla accetta e torna così a regnare nella sua città senza colpo ferire.

 
Domenico di Michelino, Battaglia tra Camilla ed Enea, dipinto conservato all'Indianapolis Museum of Art

Camilla sembra provare interesse solo per le armi, come la dea Diana, alla quale il padre l'aveva affidata quando era ancora bambina. Non sa filare e non conosce i lavori femminili, ma è abituata a sopportare fin da ragazza i duri scontri. La ammirano le madri e tutta la gioventù riversata dalle case e dai campi mentre avanza in corteo alla testa della sua schiera per scendere in guerra contro i troiani: un regale mantello le vela le spalle, un diadema d'oro le orna la chioma bruna, porta con disinvoltura la faretra licia e, come pastorale, un'asta di mirto, sormontata da una punta.

Turno, pur ammirando il coraggio di Camilla, decide che la sua alleata affronti solo la pericolosa cavalleria tirrenica, riservando per sé il compito di contrastare e battere Enea.

Quando Enea giunge nel Lazio per scontrarsi con i Rutuli, Camilla soccorre Turno alla testa della cavalleria dei Volsci e di uno stuolo di fanti. La sua figura incute spavento e la sua baldanza è senza pari. Camilla guida una schiera di cavalieri volsci e un'armata di fanti con armature di bronzo. Al suo seguito ha anche un gruppo di donne guerriere (le Italides), tra cui la fedele Acca. Gli atti di valore di Camilla non si contano: fa strage di nemici, si lancia in ogni mischia, insegue e colpisce a morte ogni avversario che vede, affronta ogni pericolo. Solo non si accorge del giovane etrusco Arunte che la segue nella battaglia per cercare di sorprenderla. Camilla crea lo scompiglio nei pur forti Etruschi e mette in fuga le schiere nemiche al punto che deve intervenire il re Tarconte per fermare i suoi ormai in rotta.

Arunte coglie l'occasione: l'eroina, avida di ricca preda e, citando le parole di Virgilio, colpita da femmineo desiderio, scorge il frigio Cloreo, che in patria era sacerdote di Cibele; questi sfoggia una panoplia abbagliante di oro e porpora, coperto da una clamide color del croco mentre scaglia frecce dalle retrovie col suo arco cretese. Camilla si mette al suo inseguimento e dimentica tutto il resto. Allora il giovane etrusco, non visto, le scaglia contro una freccia che Apollo guida e che la ferisce a morte, trafiggendola al seno: così Camilla cade da cavallo; accorrono le sue compagne in aiuto: qui Camilla si strappa la freccia con tutte le forze rimaste, ma la punta resta incastrata tra le costole. La guerriera si sente venir meno, cade e affida ad Acca, la sua compagna più fedele, un ultimo messaggio per informare Turno della sconfitta. Alla morte di Camilla, Arunte timoroso cerca di fuggire, ma sarà ucciso da una freccia di Opi, ninfa del seguito di Diana, per volere della dea stessa.

La morte della vergine Camilla è nel poema il preludio della sconfitta dei Rutuli e di tutti gli italici nemici dei Troiani.

Origini del mito modifica

Certamente Camilla non può essere considerato un personaggio storico, in quanto il contesto in cui vengono ambientate le sue gesta nell'Eneide si collega a quello omerico delle Amazzoni dell'Iliade e dell'Odissea XIII-XII sec. a.C., mentre, i Volsci stando agli studi più accreditati, giunsero nel Lazio meridionale presumibilmente verso la fine del VI sec. a.C. Forse però Virgilio ha ripreso un fatto storico, naturalmente arricchendolo e ritoccandolo con qualche licenza dalle Origines di Catone il Vecchio, che trattò in particolare la dominazione etrusca sui Volsci,[1] poiché il fatto di inserire Camilla tra valorosi condottieri come Turno ed Enea e di collocarla, in maniera precisa, come vergine guerriera dei Volsci, regina di Privernum e figlia di Metabo, lascia effettivamente pensare che un personaggio con quelle doti e caratteristiche nell'antichità sia realmente esistito nel territorio dell'antico Lazio. Può anche essere che Virgilio con l'eroina Camilla volesse celerare indirettamente la antica Gens Camilia e i Camilli i giovinetti consacrati, che assistevano i sacerdoti nei sacrifici.

Richiami letterari successivi modifica

Oltre che nell'Eneide, Camilla appare anche in numerose altre opere letterarie, specialmente risalenti al Medioevo.

Dante cita Camilla due volte:

  • Nel canto I, v.107 dell'Inferno, la fa menzionare da Virgilio,[2] insieme ad altri personaggi del poema, nello specifico Eurialo e Niso con Turno: nel suo secondo e celebre monologo, dove lo stesso Virgilio spiega a Dante il percorso che dovrà seguire;
  • Inoltre Camilla appare nell'opera in persona accanto alla regina delle Amazzoni Pentesilea nel canto IV, v. 124, nel Limbo, nel nobile castello degli Spiriti Magni.[3]

Camilla può essere considerata a tutti gli effetti un personaggio famoso, poiché cantato da poeti e scrittori in diverse epoche storiche; infatti, oltre ai già citati Virgilio e Dante, ha ispirato altri grandi autori italiani come:

Come personaggio viene inserita anche in poemi a narrazione storica e perciò molto vicini al cosiddetto vero storico.

Note modifica

  1. ^ Marco Porcio Catone, Origines, in Servio, Commentarii in Vergilii Aeneidos libros, XI 567 (frammento 62 Peter)
  2. ^ di quell'umile Italia fia salute / per cui morì la vergine Cammilla
  3. ^ Vidi Camilla, e la Pentesilea / dall'altra parte, e vidi 'l re Latino,
  4. ^ Francesco Petrarca, Epistulae familiares, V, 4, 10-6 (edizione critica Le Familiari, Firenze 1934)

Bibliografia modifica

  • Giampiera Arrigoni, Camilla Amazzone e sacerdotessa di Diana, Milano 1982.
  • Vittorio Sermonti, Inferno, Milano 2001.
  • Umberto Bosco – Giovanni Reggio, La Divina Commedia. Inferno, Firenze 1988.
  • Ercole De Angelis, Il sacro fuoco della regina, Napoli 2011.
  • Anna Maria Chiavacci Leonardi, commento a La Divina Commedia. Inferno, Mondadori, Milano, 1991, IV ed. 2003, pp. 31, 124.
  • Domenico Di Legge, Privernum metropolis Volscorum dalle origini alla distruzione e la sua regina Camilla, Priverno 1994
  • Franco Pelagalli, Cronistoria di Priverno dalle origini al 1300, Priverno 2000
  • Edmondo Angelini, Fiori d'Arancio, Priverno 2013

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