Campo di internamento di Urbisaglia

Campo di internamento per soli uomini

Il campo di internamento di Urbisaglia, conosciuto anche come Campo di Internamento di Urbisaglia Bonservizi[2], venne allestito, tra il giugno 1940 e l'ottobre 1943, nella villa Giustiniani Bandini presso l'Abbazia di Chiaravalle di Fiastra. Fu uno dei numerosi campi di internamento istituiti dal governo fascista al momento dell'entrata dell'Italia nella Seconda guerra mondiale.

Urbisaglia
campo di internamento
StatoRegno d'Italia
Stato attualeBandiera dell'Italia Italia
RegioneMarche
CittàUrbisaglia
Coordinate43°13′16.43″N 13°24′18.38″E / 43.22123°N 13.405105°E43.22123; 13.405105
Uso precedentevilla Giustiniani Bandini presso l'Abbazia di Chiaravalle di Fiastra
ComandantiCommissario di Pubblica Sicurezza Paolo Spetia[1]
Tipo prigioniero
  • Ebrei
  • antifascisti
  • civili italiani e stranieri considerati pericolosi per il regime, tra cui sloveni, dalmati e croati sospettati di sostenere la guerra partigiana
Detenutiin alternanza circa 400
Mappa di localizzazione: Italia
Campo di internamento di Urbisaglia

Storia modifica

Il campo di internamento maschile di Urbisaglia, inaugurato il 1º giugno 1940[3] dall'allora Ministero degli Interni del Regno d'Italia durante il ventennio fascista, fu allestito in alcune stanze del palazzo appartenuto ai principi Giustiniani Bandini e situato a circa 1 chilometro dal centro di Urbisaglia. Tuttavia la struttura, sempre come campo di internamento, era già stata utilizzata durante la prima guerra mondiale per la detenzione dei prigionieri austro-ungarici[4].
La direzione del campo, che si estendeva anche al vicino campo di Pollenza[3], fu affidata al Commissario di Pubblica Sicurezza[5][6] Paolo Spetia, mentre la sorveglianza esterna era responsabilità dei carabinieri.
Da subito vi furono internati, per motivi di polizia, antifascisti e civili italiani considerati pericolosi, ma anche stranieri tra cui sloveni, dalmati e croati sospettati di sostenere la guerra partigiana, ma anche detenuti per motivi razziali come ebrei tedeschi, polacchi, cecoslovacchi e austriaci. Nel periodo in cui rimase operativo, il campo di Urbisaglia contò il passaggio di circa 400 persone[3].
La grande sala del piano terra del palazzo era stata adibita a refettorio e la gestione della mensa era affidata a una cuoca di un villaggio vicino e ai suoi assistenti, mentre piani superiori furono utilizzati come dormitorio[3].
La struttura era sovraffollata e frequenti furono i casi di malattia dovuti a malnutrizione. Tuttavia le condizioni di vita rimasero accettabili.
L'edificio era in buone condizioni e provvisto di impianto di riscaldamento. Gli internati avevano libertà di movimento all'interno dell'ampio parco. Potevano ricevere visite e usufruire degli aiuti provvisti dalla DELASEM. Furono anche organizzati corsi di lingua per gli internati, creata una biblioteca e allestita una sinagoga. Stando alle testimonianze raccolte, gli ebrei erano bene accetti dalla popolazione locale, che cercava di portare aiuto secondo le proprie possibilità. Poiché molti di loro erano commercianti, pittori ed anche medici, trascorrevano le giornate aiutando gli agricoltori nei lavori dei campi o mettendo a disposizione le loro competenze, venendone poi ricambiati con la possibilità di intrattenersi nelle loro case per il pranzo. Eppure, soprattutto nei primi mesi, tra gli aspetti più spiacevoli dell'internamento nel campo, fu riscontrato un pesante sovraffollamento, tant’è che a causa di questo problema il prigioniero Raffaele Cantoni si lamentò delle condizioni di detenzione, appellandosi alle norme internazionali in materia di protezione dei prigionieri di guerra. Tuttavia in risposta fu etichettato come sobillatore e trasferito nell'isola di San Domino[7].
Gli arrivi e le partenze degli internati si avvicendarono fino all'8 settembre 1943, giorno in cui il direttore del campo invitò i detenuti a fuggire. Il timore di essere presi dai tedeschi, però, insieme alla carenza di denaro, di documenti e di conoscenza dei luoghi, spinse molti a ritornare dopo pochi giorni, anche perché il questore di Macerata, che intimava il rientro, garantì che gli internati civili non avrebbero avuto nulla da temere. In realtà invece, nei giorni e mesi successivi, i prigionieri di Urbisaglia, assieme a quaranta donne provenienti dai campi femminili della provincia di Macerata, furono trasferiti al campo di concentramento di Fossoli, e da lì deportati nei campi di sterminio tedeschi.

Gli internati modifica

I primi detenuti erano ebrei italiani e arrivarono al campo il 16 giugno 1940, mentre altri 80 ebrei stranieri tra cui tedeschi, austriaci, polacchi, rumeni e apolidi, vennero internati a fine luglio. All'inizio della primavera del '41 giunsero gli stranieri della Venezia Giulia, appartenenti alle minoranze etniche slave che il regime fascista perseguitò vigorosamente, seguiti già dal 1942 dai civili sospettati di simpatie antifasciste[3].
Tra gli internati ebrei italiani, troviamo Raffaele Cantoni, Carlo Alberto Viterbo, Eucardio Momigliano, Gino Pincherle, Bruno Pincherle, Renzo Bonfiglioli, Odoardo Della Torre, Renzo Cabib, Ugo Volli, Leone Del Vecchio, Carlo Hanau con i figli Primo Ugo e Secondo Lino. Tra gli ebrei stranieri Heinrich Ramras[8], Chaim Sternbach, Otto Bauer, Hermann Seemann, Leon Goldenberg, lo scrittore Noël Calef e Paul Pollak[9] che, nel periodo della detenzione, continuò ad esercitare la professione di medico a favore degli internati del campo[10][4], dal quale fu anche rilasciata un'ampia testimonianza[11][12] sulle condizioni di vita nel campo, nonché unico superstite[13] degli ebrei internati a Urbisaglia che furono trasferiti nei campi tedeschi di sterminio.

Dalle memorie del dottor Paul Pollak che così ricorda il suo periodo di internamento al campo:

«Prima del mio soggiorno ad Urbisaglia ero stato in un campo di concentramento tedesco, e dopo Urbisaglia fui ad Auschwitz, dove potei parlare con deportati di quasi tutti i paesi europei e potei fare confronti sul destino e sul trattamento degli ebrei in altri paesi. Avevo sempre presente allo spirito il campo di Urbisaglia. Il trattamento umano dei suoi internati rimarrà sempre un attestato di lode per l'Italia e un documento della sua nobile antica civiltà e della sua sincera religiosità. Nelle ore grigie ed oscure di Auschwitz, abbiamo sempre visto davanti a noi, come un miraggio, il luminoso giardino di Urbisaglia in Italia, paese di sole e di buona gente[14][15]

Casa della Memoria di Urbisaglia ETS modifica

L’Associazione Casa della Memoria di Urbisaglia ETS, fondata il 26 marzo 2022[16], promuove la ricerca storica sul campo di internamento di Urbisaglia allo scopo di ricostruire le vicende di chi vi fu detenuto, affermare i valori della pace, della democrazia e della solidarietà, e rendere omaggio alle vittime della repressione fascista e a tutti coloro che si sono opposti alla barbarie della guerra e del razzismo.
Gli enti fondatori sono stati il Comune di Urbisaglia, Università degli Studi di Macerata, Università degli Studi di Camerino e la Fondazione Giustiniani Bandini.

Note modifica

  1. ^ Daniele Biacchessi, L'Italia liberata : storie partigiane, Milano, Jaca book - Ponti di memoria, 2020, OCLC 1336909830, SBN IT\ICCU\VIA\0371110.
  2. ^ Campo di Internamento di Urbisaglia, su anpiurbisaglia.wordpress.com. URL consultato l'8 maggio 2023.
  3. ^ a b c d e Joseph R. White, Mel Hecker e United States Holocaust Memorial Museum, The United States Holocaust Memorial Museum Encyclopedia of Camps and Ghettos, 1933–1945, Volume III Camps and Ghettos Under European Regimes Aligned with Nazi Germany, Washington, D.C., Indiana University Press, 2018, pp. 469-470, OCLC 1030819625.
  4. ^ a b URBISAGLIA Campo di internamento, su istitutostoriamarche.it. URL consultato il 7 maggio 2023.
  5. ^ Regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, su normattiva.it. URL consultato il 7 maggio 2023.
  6. ^ Regio decreto 6 maggio 1940, n. 635, su normattiva.it. URL consultato il 7 maggio 2023.
  7. ^ Tremiti - Località di confino - (Foggia), su campifascisti.it. URL consultato l'8 maggio 2023.
  8. ^ Ramras, Enrico, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 10 maggio 2023.
  9. ^ Pollak, Paul, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 10 maggio 2023.
  10. ^ Paul Pollak, su anpiurbisaglia.wordpress.com. URL consultato il 10 maggio 2023.
  11. ^ Testimonianze di Pollak, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 10 maggio 2023.
  12. ^ "Ricordi di Paul PollaK, di Jacob Mausner, Wilhelm Baehr", su digital-library.cdec.it. URL consultato il 10 maggio 2023.
  13. ^ Igino Colonnelli, Giuseppe Moscatelli «Moschino», Matelica, Halley, 2008, p. 270, OCLC 955377718, SBN IT\ICCU\MIL\0756281.
  14. ^ IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI URBISAGLIA Dr. Paul POLLAK, su eclettico.org. URL consultato il 10 maggio 2023.
  15. ^ Studenti in visita al campo di internamento del palazzo Giustiniani Bandini, su cronachemaceratesi.it. URL consultato l'8 maggio 2023.
  16. ^ Ecco la Casa della memoria per gli internati, su ilrestodelcarlino.it. URL consultato il 4 maggio 2023.

Bibliografia modifica

  • Liliana Picciotto Fargion, Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea e Milano Provincia, Gli ebrei in provincia di Milano 1943-1945, Milano, Verlag nicht ermittelbar, 1992, OCLC 1004889384, SBN IT\ICCU\LO1\1178069.
  • Capogreco, Carlo Spartaco. Urbisaglia, in The United States Holocaust Memorial Museum Encyclopedia of Camps and Ghettos, 1933–1945, Edited by Megargee Geoffrey P. – White Joseph R., vol. III: Camps and Ghettos under European Regimes Aligned with Nazi Germany, Indiana University Press, 2018, pp. 469-470.
  • Salvucci, Giovanna. “Il campo di internamento di Urbisaglia (1940-1943)“, in C. Ferranti (a cura di) Carissimi Primo, Anne ed Elie, EUM Edizioni Università di Macerata, 2016.
  • Viterbo, Giuseppe (a cura di). Il giorno di ritorno che verrà. Antologia di lettere di Carlo Alberto Viterbo dal campo di concentramento di Urbisaglia, Firenze, Aska, 2015.
  • Capogreco, Carlo Spartaco. I campi del duce. L'internamento civile nell'Italia fascista, 1940-1943, Einaudi, Torino, 2004.
  • Capogreco, Carlo Spartaco. “L’internamento degli ebrei italiani nel 1940 e il campo di Urbisaglia – Abbadia di Fiastra.” La Rassegna Mensile Di Israel, vol. 69, no. 1, 2003, pp. 347–368.
  • Chiavari, Aldo. L’ultima guerra in Val di Chienti. Il passaggio del fronte e la liberazione del maceratese 1940-46. Macerata, Sico, 1997.
  • Cruciani, Roberto. E vennero 50 anni di libertà, Campi di Concentramento, Prigionieri di Guerra, Internamento libero nelle Marche 1940-1943, Macerata, Coop Artevisive, 1993.
  • Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Mondadori, Milano 1977.

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