Canzoniere messicano

Il Canzoniere messicano è una raccolta di trascrizioni del compositore italiano Stefano Scodanibbio. Si tratta di versioni per quartetto d'archi di canzoni d'autore o tradizionali messicane.

Canzoniere messicano
CompositoreStefano Scodanibbio
Tipo di composizioneRaccolta
Epoca di composizione2004-2009
OrganicoQuartetto d’archi
Movimenti
  1. Bésame mucho
  2. Canción mixteca
  3. Cuando sale la luna
  4. Sandunga
  5. La llorona

L'opera modifica

Le opere furono composte in Messico, paese molto amato dall'autore, che scelse di finire i suoi ultimi giorni a Cuernavaca.

Le versioni e trascrizioni di Stefano Scodanibbio da canzoni popolari messicane e spagnole e dall'Arte della fuga di Bach sono tra gli ultimi lavori prima della morte prematura nel 2012. Gli spostamenti armonici di questa raccolta rispetto alle versioni originali hanno un “sapore” più indulgente in confronto al lavoro derivato da Johann Sebastian Bach.[1]

Scodanibbio dilata i tempi, raddoppiando i valori, in modo che l'ascoltatore possa percepire distintamente i suoni singoli. La maggior parte del suo lavoro destinato a quartetti d'archi è effettuato sugli armonici, con l'effetto che la musica sembra fluttuare.[2]

Composizioni modifica

Stefano Scodanibbio riteneva che Bésame mucho (1940) fosse la più bella canzone che mai sia stata scritta. [3]
La sua suggestiva trascrizione in re minore dilata fino a quasi 7 minuti di durata la canzone dell'autrice messicana. Il tema viene “saltellato” lentamente e “riassemblato” in una forma più complessa, come un'immagine riflessa in uno specchio e vista da angoli differenti.[4]

  • Canción mixteca (2005), da José López Alavés

Insieme a Bésame mucho, questa del 1912 è la canzone popolare più conosciuta in Messico

In re minore.

  • La llorona (2009), tradizionale

Discografia modifica

  • Quartetto Prometeo, Stefano Scodanibbio. Reinventions, ECM New Series, n. serie 2072, registrazione gennaio 2011.

Note modifica

  1. ^ Andy Gill, The Independent, su ecmrecords.com (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2014).
  2. ^ Nicholas Kenyon, The Observer, su ecmrecords.com (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2014).
  3. ^ Graham Rickson, The Art Desk, su ecmrecords.com (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2014).
  4. ^ Richard Williams, TheBlueMoment.com, su ecmrecords.com (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2014).
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