Caraffa di Catanzaro

comune italiano

Caraffa di Catanzaro (Garrafë in arbëreshë[3]) è un comune italiano di 1749 abitanti della provincia di Catanzaro in Calabria. È un borgo di lingua e cultura arbëreshë, fondato intorno al XV secolo da profughi albanesi in seguito all'invasione ottomana dei balcani.

Caraffa di Catanzaro
comune
Caraffa di Catanzaro – Stemma
Caraffa di Catanzaro – Bandiera
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Calabria
Provincia Catanzaro
Amministrazione
SindacoAntonio Giuseppe Sciumbata (lista civica Alleanza Libera e Popolare per Caraffa) dal 12-6-2022
Territorio
Coordinate38°53′N 16°29′E / 38.883333°N 16.483333°E38.883333; 16.483333 (Caraffa di Catanzaro)
Altitudine358 m s.l.m.
Superficie25,05 km²
Abitanti1 749[1] (31-12-2022)
Densità69,82 ab./km²
Comuni confinantiCatanzaro, Cortale, Maida, Marcellinara, San Floro, Settingiano
Altre informazioni
LingueLingua italiana, Lingua arbëreshë
Cod. postale88050
Prefisso0961
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT079017
Cod. catastaleB717
TargaCZ
Cl. sismicazona 1 (sismicità alta)[2]
Nome abitanticaraffoti (in arbëreshë Gharafjotë)
PatronoSanta Domenica
Giorno festivo6 luglio
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Caraffa di Catanzaro
Caraffa di Catanzaro
Caraffa di Catanzaro – Mappa
Caraffa di Catanzaro – Mappa
Posizione del comune di Caraffa di Catanzaro all'interno della provincia di Catanzaro
Sito istituzionale

Geografia fisica modifica

È situata alle porte della città di Catanzaro, e la parte a valle del centro storico ospita un'area industriale soggetta negli ultimi anni ad un forte sviluppo.

Nelle giornate serene, e nel punto più alto del paese, è possibile ammirare contemporaneamente il mar Ionio e il mar Tirreno.

Storia modifica

 
Via bilingue arbereshe a Caraffa di Catanzaro (agosto 2021)

Secondo Domenico Zangari, autore de Le colonie italo albanesi di Calabria, gli albanesi giunsero a Caraffa verso il 1550, e provenivano dall’insediamento di Arenoso (o anche Santa Barbara) dove si erano stanziati intorno al 1467, epoca in cui erano giunti nel regno di Napoli.[4]

Nel 1466, poco prima dell’arrivo degli albanesi, il territorio di Tiriolo, dove sarebbero sorti alcuni casali albanesi, tra i quali quelli di Arenoso e di Usito, apparteneva al regio demanio. Nel 1481, il re Ferdinando I d'Aragona vendette il territorio di Tiriolo comprendente "Castra seu Terras Roccae Poverellae (Rocca Falluca), Gimignani (Gimigliano), et Tiriolo", a Galeotto Carafa.[5]

Per guadagnare spazio alle colture, gli Albanesi di Arenoso fecero disboscare la vicina montagna, causando delle frane che, piano piano, si avvicinarono all’abitato sino a inghiottire il casale, così che, verso il 1550, Ferdinando Carafa, nipote di Galeotto Caraffa e Barone di Tiriolo, permise a molte famiglie albanesi di Arenoso di trasferirsi nella vicina località di "Serra Mazza" (arb. Rahj i Croit), a patto che il nuovo insediamento prendesse il nome del suo casato "Carafa".[5]

Il 17 maggio del 1567 a Caraffa ci fu la prima numerazione dei fuochi. Da questa numerazione ci risulta che gli "avventizi del casale renusa" erano venuti da 15 anni.[4]

Il 28 marzo del 1783 un disastroso terremoto con magnitudo 6.9 con epicentro a nord-est di Vallefiorita venne registrato in oltre 300 siti e scosse l’intera regione. Seguirono repliche per circa tre anni. La crisi sismica lasciò un territorio devastato dai crolli, dalle frane, dalle faglie, spaccature nel terreno, crateri, nuove sorgenti e laghi. In totale valutati circa 25 000 morti. Il terremoto causò anche una frana nei pressi dell’antico casale di Usito interrompendo la strada che portava a Catanzaro. Anche gran parte di Caraffa venne distrutto dal terremoto, e ci fu un elevato numero di morti. Quindi, non ritenendo conveniente riedificare Caraffa nel luogo primitivo, si decise di ricostruirlo o in San Giovanni di Truchi, o negli Ortali.[6]

Nel sito dove rinacque Caraffa, iniziarono i lavori per la costruzione della chiesa; il 18 ottobre del 1792 iniziarono i lavori del tetto e di tutte le parti in legno; i lavori terminarono il 18 settembre 1798, con la benedizione della chiesa.[7]

Simboli modifica

«Stemma di rosso, all'aquila di nero, dal volo spiegato. Ornamenti esteriori di Comune.»

Il gonfalone è un drappo di azzurro.

Monumenti e luoghi d'interesse modifica

La Chiesa dei Maiorana modifica

La Chiesa dei Maiorana, dedicata alla Madonna delle Grazie, in piena campagna, è una modesta costruzione eclettica di maestranze locali, che presenta alcuni affreschi d'epoca tardo-romanica. Nei costumi albanesi, indossati in particolari circostanze, presentano elementi originali orientali.

Società modifica

Evoluzione demografica modifica

Abitanti censiti[8]

Religione modifica

Ha perso il rito bizantino, ma mantiene ancora la cultura e la lingua arbëreshe.

Cultura modifica

Musei modifica

Nel Comune di Caraffa di Catanzaro il museo più importante è l'Istituto della Cultura Arbëreshe "Giuseppe Gangale", con testimonianze della vivace cultura Italo-albanese del luogo.

Infrastrutture e trasporti modifica

Il comune è interessato dalle seguenti direttrici stradali:  

Il Paese ospita anche il VORTAC CDC (117,300 MHz).

Amministrazione modifica

Note modifica

  1. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2022.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani., Milano, Garzanti, 1996, p. 139, ISBN 88-11-30500-4.
  4. ^ a b Domenico Zangari, Le colonie italo albanesi di Calabria - Storia e demografia, Napoli, Caselli, 1941.
  5. ^ a b Tiriolo - Verso l'Età Moderna, su tirioloturistica.it. URL consultato il 13 febbraio 2021.
  6. ^ Giovanni Vivenzio, Istoria de Tremuoti, Napoli, Stamperia Reale, 1788.
  7. ^ Antonio Sciumbata, Storia di Caraffa, su documen.site, p. 13. URL consultato il 13 febbraio 2021.
  8. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28 dicembre 2012.

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN160635469 · LCCN (ENno2010207373
  Portale Calabria: accedi alle voci di Wikipedia che parlano della Calabria