La Carta di Nicita[2] è il primo documento della tradizione scrittoria in volgare sardo, si tratta dell'atto di donazione alla basilica e monastero di San Benedetto di Montecassino di terre e delle chiese di Santa Maria de Bubalis e di Sant'Elia di Montesanto sottoscritto dal giudice Barisone I di Torres e da suo nipote Mariano. Si tratta del primo documento originale prodotto in palaczio regis nella reggia di Ardara[3] intorno alla metà dell’XI secolo. La pergamena, dotata di sigillo di piombo con legenda "Barisone rex"[4] è attualmente custodita presso l'archivio dell'abbazia di Montecassino.[5]

Carta di Nicita
manoscritto
Altre denominazioniCarta di donazione di Barisone I di Torres
Epoca1064[1]
Linguasardo
UbicazioneAbbazia di Montecassino

Premessa modifica

Dopo una lunga fase di silenzio documentario, dalla seconda metà dell’XI secolo la Sardegna presentava una produzione documentaria, caratterizzata dall’uso preminente del volgare sardo in campo giuridico, e l’uso cancelleresco del volgare era ormai prassi normale [6]. Questa improvvisa rinascita, susseguente a una lunga fase di isolamento linguistico, è stata ricondotta principalmente agli influssi dovuti alla presenza massiccia degli ordini monastici, primi fra tutti i benedettini [7].

Il documento e la storia modifica

 
Torchitorio Barisone

Il testo riveste una certa importanza sia per l'aspetto linguistico che per quello storico. Infatti da un lato il documento attesta «la sopravvivenza […] di una scripta latina rustica di Sardegna» [10] dall'altro testimonia i rapporti che vengono a stabilirsi, già nell'XI secolo, tra i Giudici di Torres e l'ordine dei benedettini.

Nel 1063 Barisone aveva chiesto a Desiderio, abate di Montecassino, l'invio di monaci nel suo «rennu» per fondarvi un monastero. Desiderio mandò un gruppo di 12 monaci con codici, reliquie, ed altri oggetti sacri ma questi furono catturati e derubati dai pisani presso l'isola del Giglio e non arrivarono mai a destinazione. Barisone sollecitò, facendo pressione anche su papa Alessandro II, fino ad ottenere che i pisani restituissero il maltolto e permettessero ad un nuovo gruppo di monaci di raggiungere l'isola. A seguito di una nuova spedizione nel 1065, i monaci presero possesso dei beni donatigli dal Judike [11]. I beni elencati nel documento comprendevano una vasta area e alcune pertinenze, fra queste le chiese di Santa Maria nel luogo detto Bubalis e la chiesa di Sant'Elia di Monte Santo.

Note modifica

  1. ^ Repertorio informatizzato delle fonti documentarie e letterarie della Sardegna ( Codex Secolo XI), su Centro di Studi Filologici Sardi. URL consultato il 1º luglio 2023.
  2. ^ il documento è noto come Carta di Nicita, dal nome dello scrivano
  3. ^ Patrizia Serra, Genesi e testualità della scrittura sarda medioevale: sondaggi e ipotesi sulla “Carta di Nicita”, in Modelli epistemologici, metodologie della ricerca e qualità del dato. Dalla linguistica storica alla sociolinguistica storica, a cura di P. Molinelli, I. Putzu, Milano, FrancoAngeli, 2015 leggi on line pdf
  4. ^ Bianca Fadda, I luoghi di redazione dei documenti giudicali. Considerazioni su alcune pergamene del Giudicato di Torres., n.14, p. 432, in AA.VV, Settecento-Millecento Storia, Archeologia e Arte nei “secoli bui” del Mediterraneo. leggi on line
  5. ^ Patrizia Serra, La donazione di Barisone I all’abbazia di Montecassino. In S. Elia di Montesanto. Il primo cenobio benedettino della Sardegna (a cura di Giovanni Strinna e Giancarlo Zichi), Firenze, All'Insegna del Giglio, 2017, p. 117
  6. ^ Aurelio Roncaglia, Le Origini e il Duecento in Emilio Cecchi, Natalino Sapegno (a cura di), Storia della Letteratura Italiana, vol. I, Le Origini e il Duecento, Milano, Garzanti, 1965, p. 20
  7. ^ Eduardo Blasco Ferrer, Linguistica sarda. Storia, metodi, problemi, Cagliari, 2002, p. 485
  8. ^ Carta di donazione di Barisone I di Torres (1064/1065) leggi testo online p. 217 su Carta di donazione di Barisone I di Torres (1064/1065)
  9. ^ Erasmo Gattola, Historia abbatiae Cassinensis: per saeculorum seriem distributa, qua Leonis Chronicon a Petro Diacono ad annum MCXXXVIII, su Bayerische Staatsbibliothek - München. URL consultato il 1º luglio 2023.
  10. ^ E. Blasco Ferrer, Crestomazia sarda dei primi secoli. Testi di grammatica storica, glossario-Carte, documenti, Nuoro, 2003, p.30
  11. ^ A. Saba, Montecassino e la Sardegna medioevale. Note storiche e codice diplomatico sardo cassinese, Montecassino, 1927, pp. 21-23. Il Saba riprende le cronache riportate da Leone Marsicano

Bibliografia modifica

  • Tomus XXXIV: Chronica monasterii Casinensis in Monumenta Germaniae Historica (MGH), Scriptores, XXXIV, Hannover, 1980 ISBN 3775253165
  • Patrizia Serra, La donazione di Barisone I all'abbazia di Montecassino. In S. Elia di Montesanto. Il primo cenobio benedettino della Sardegna (a cura di Giovanni Strinna e Giancarlo Zichi), Firenze, All'Insegna del Giglio, 2017, ISBN 9788878148208
  • AA.VV, Settecento-Millecento Storia, Archeologia e Arte nei “secoli bui” del Mediterraneo, Scuola Sarda Editrice, 2013 ISBN 9788887758481
  • Eduardo Blasco Ferrer, Linguistica sarda. Storia, metodi, problemi, Cagliari, ISBN 8886229844
  • E. Blasco Ferrer, Crestomazia sarda dei primi secoli. Testi di grammatica storica, glossario-Carte, documenti, edizioni Ilisso, Nuoro, 2003 ISBN 88-87825-65-3

Collegamenti esterni modifica