Castello di Castrocucco

castello di Maratea

Il castello di Castrocucco è un castello della Basilicata. Si trova a Maratea, nella provincia di Potenza, nei pressi della frazione omonima, sospeso su un grande costone di roccia. Nel 2005 è stato sottoposto a tutela dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, e tutta l'area circostante è stata individuata quale Sito di Interesse Comunitario.

Castello di Castrocucco
Ubicazione
Stato attualeBandiera dell'Italia Italia
RegioneBasilicata
CittàMaratea
Coordinate39°56′11.6″N 15°44′58.23″E / 39.936555°N 15.749507°E39.936555; 15.749507
Mappa di localizzazione: Italia meridionale
Castello di Castrocucco
Informazioni generali
Tipocastello medievale
Altezza222 m s.l.m.
Inizio costruzioneIX secolo
Condizione attualerudere
Informazioni militari
Utilizzatorefeudatari del feudo di Castrocucco
Funzione strategicacontrollo sulla foce del fiume Noce e della vallata circostante
voci di architetture militari presenti su Wikipedia

Nello stesso anno è stato reinserito nell'elenco dei monumenti nazionali italiani, da dove fu eliminato non si sa quando o perché.[1]

Storia modifica

Disponiamo di pochissime fonti circa l'origine del castello. Molto probabilmente venne costruito nel corso del IX secolo, in quanto il nome del castello è già presente in una bolla di Alfano I, vescovo di Salerno, datata 1079.[2] Altri storici locali lo vogliono più antico, facendone risalire la costruzione alla difesa della città di Blanda Julia.[3] Di certo il plesso è stato un castro bizantino. Quindi divenne feudo della famiglia Alvernia, di origine normanna. È noto poi che, tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo, il castello venne abbandonato. In seguito fu ceduto con l'annesso feudo, tra il 1470 e il 1660, prima ai nobili De Rosa e poi ai nobili Giordano.[4] Durante il XVI secolo fu ristrutturato e ingrandito e le sue mura furono modificate per ospitare anche delle bocche da fuoco. Dal 1664 fu tenuto dai Labanchi, una famiglia di possidenti calabresi che proveniva da Bisignano i quali amministrarono il castello e il suo territorio fino al XIX secolo.[5] , allorquando la struttura decadde definitivamente a causa dell'incuria.

Struttura modifica

Il castello modifica

Il castello di Castrocucco fu abbandonato nel XVII secolo, e pertanto presenta un pessimo stato di conservazione. Sono comunque ancora ben distinguibili alcuni elementi, come la porta di accesso, alcuni bastioni posti agli angoli della struttura e tratti del cinto di mura.

Lo storico Michele Lacava, che effettuò un sopralluogo al castello nel 1891, così lo descrive:

«Il castello un tempo dovea essere ben grande, ma ora è tutto in rovina; poteva contenere un trenta case, addossate all'interno del muro di cinta che è ben alto. In mezzo al castello esiste un vano o cortile scosceso; nell'alto di questo vano trovasi la parte più fortificata del castello posta verso settentrione. Nelle mura di questa parte veggonsi molti buchi per balestrieri. Le stanze sono tutte in rovina, ed in alcuni vedesi solo il pavimento, fatto di calcestruzzo. Non si trova conserva o cisterna alcuna per l'acqua, od almeno ora non ne apparisce traccia tra tante ruine. Molti buchi di balestrieri trovansi ancora alle mura esterne del Castello. Non vi appariscono vestigia di saracinesche alle porte. Una torre tonda, in parte diruta, trovasi, vicino all'ingresso del castello che è rivolta ad oriente: questa torre ha dei buchi per balestre od archibugi, ed ha due buchi tondi per colubrine»

Il castello fu costruito per proteggersi dalle incursioni saracene che arrivavano dal mare, quindi la sua posizione è arroccata su una delle migliori zone di controllo, che rispondevano all'esigenza di difesa dei castellani e degli agglomerati retrostanti, inclusa la stessa Maratea.

Il borgo modifica

Nei pressi del castello sorgono le rovine di un antico borgo, sviluppatosi probabilmente in seguito all'edificazione della struttura medioevale.

«Alcune case erano fuori il cinto del castello, e costituivano un piccolo villaggio: che si estendeva tra oriente e mezzogiorno, sul ciglio di una collina, la quale congiunge il promontorio di Castrocucco ai monti contigui. Queste case non erano molte, non oltre forse una cinquantina, ed in qualche punto apparirebbero gli avanzi di un muro di cinta. Alla punta di questo villaggio, e poco discosto dal Castello, trovansi una piccola cappella diruta, e vedasi ancora l'abside con rozze pitture a fresco. Il fabbricato di questo castello, può rimontare al 1100 e 1200, restaurato e modificato verso il 1600 per l'adattamento delle bocche da fuoco»

Sono presenti i resti di oltre 20 edifici, di una torre di guardia, delle mura di cinta e di una chiesa, che la tradizione popolare di Maratea vuole fosse dedicata a San Pietro. All'interno di questa si rilevano cripte e residui di antiche pitture, ancora parzialmente visibili malgrado la secolare esposizione alle intemperie.

La Bandiera modifica

 
Il Castello di Castrocucco in una foto del 2015.

Dal 2015 sulla cima del castello di Castrocucco è visibile una bandiera rossa con croce bianca al centro.[6] Il vessillo richiama le origini medievali dell'antico maniero e pare che sia stato issato da anonimi per attirare l'attenzione dei cittadini e delle istituzioni sulle gravi condizioni di conservazione in cui versano ormai la rocca e l'antico borgo di Castrocucco.[7]

Note modifica

  1. ^ Il castello di Castrocucco è monumento nazionale, articolo de «Il Cittadino di Basilicata», n. 21 dicembre 2007, pag. 9.
  2. ^ Cernicchiaro, pagg. 34-35.
  3. ^ Tarantini, pag. 21.
  4. ^ Tarantini, pag. 54.
  5. ^ Cernicchiaro & Perretti, pag. 198-200
  6. ^ Il Castello di Castrocucco di Maratea: un tesoro da salvare, articolo de "L'Eco di Basilicata", 15 settembre 2015.
  7. ^ UN CASTELLO DA SALVARE, su calderano.it. URL consultato il 13 dicembre 2016.

Bibliografia modifica

  • José Cernicchiaro, Conoscere Maratea, Napoli, Guida Editore, 1979.
  • Josè Cernicchiaro & Vincenzo Perretti, L'antica "terra" di Maratea nel secolo XVIII: note di storia civile e religiosa, Potenza, Il Salice Editore, 1992.
  • Michele Lacava, Del Sito di Blanda, Lao e Tebe Lucana, Napoli, 1891.
  • Biagio Tarantini, Blanda e Maratea: saggio di monografia storica, Napoli, 1888.

Voci correlate modifica

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