Caterina di Bosnia

regina bosniaca
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Caterina Vukčić Kosača (in serbo e bosniaco Катарина Вукчић Косача, Katarina Vukčić Kosača; Blagaj, 20 dicembre 1425Roma, 25 ottobre 1478) è stata regina consorte di Bosnia dal 1446 al 1461, in quanto moglie del re Stefano Tommaso (Stjepan Tomaš).

Caterina di Bosnia
Ritratto di Caterina di Bosnia
Regina consorte di Bosnia
Stemma
Stemma
In carica26 maggio 1446 –
10 luglio 1461
Nome completoCaterina Vukčić Kosača
NascitaBlagaj, 20 dicembre 1425
MorteRoma, 25 ottobre 1478
Luogo di sepolturaBasilica di Santa Maria in Aracoeli, Roma
Casa realeKosača per nascita
Kotromanić per matrimonio
PadreStefano Vukčić Kosača
MadreElena Balšić
Consorte diStefano Tommaso
Beata Caterina di Bosnia
 

Regina e terziaria francescana

 
NascitaBlagaj, 20 dicembre 1425
MorteRoma, 25 ottobre 1478
Venerato daChiesa cattolica
Ricorrenza25 ottobre

È venerata come beata dalla Chiesa cattolica, che la ricorda il 25 ottobre.

Biografia modifica

Figlia di Stefano Vukčić Kosača, Duca di San Sava e uno dei più potenti nobili bosniaci, per parte di madre era erede della famiglia serbo-montenegrina dei Balšići, dal momento che sua madre Elena era figlia di Balša III, principe di Zeta, e nipote di Jelena Lazarević, principessa serba.

Il 26 maggio 1446 sposò il Re di Bosnia Stefano Tommaso (dopo che questi aveva ottenuto la dichiarazione di nullità del matrimonio con Vojača), diventando quindi regina consorte fino al 1461, anno della morte del marito.

Stefano Tomašević, figlio di Stefano Tommaso e di Vojača, salì quindi al trono e riconobbe Caterina come regina madre. Il suo regnò ebbe però vita breve, a causa dell'invasione degli Ottomani.

Dopo la caduta del Paese nelle mani degli Ottomani, nel 1463, non soltanto a causa della superiorità militare dell'invasore, ma soprattutto a causa della discordia dei notabili locali, che curavano gli interessi propri negli affari pubblici, Caterina fu costretta a fuggire all'estero. Durante la fuga, due suoi figli (un figlio e una figlia) furono catturati dagli Ottomani e portati a Costantinopoli, diventata Istanbul, dove entrambi dovettero abbandonare la fede cattolica e passare all'islam.

Trovò l'esilio a Roma, dove venne a cercare per sé e per la sua patria la protezione del papa, cui lasciò anche la corona di Bosnia. Guadagnò la stima e il rispetto della nobiltà romana e degli stessi papi Pio II, Paolo II e Sisto IV. Durante la vita si mostrò grande benefattrice dei poveri e di diverse istituzioni della Chiesa. A loro lasciò anche per testamento i suoi beni, soprattutto al capitolo dei canonici, all'ospitale e alla chiesa di San Girolamo, appartenente alla colonia croata di Roma, nota anche come "Illyricorum".

Morì in fama di santità il 25 ottobre 1478.

Culto modifica

Fu terziaria francescana e nell'Ordine dei frati minori è venerata come beata con memoria liturgica fissata al 25 ottobre.

I suoi resti mortali sono stati sepolti presso la Basilica di Santa Maria in Aracoeli, una delle antiche chiese di Roma, situata sul colle del Campidoglio e affidata alle cure dello stesso Ordine dei frati minori. L'epitaffio del suo sepolcro è stato tolto dal pavimento ed è sistemato alla sinistra dell'altare principale, sulla colonna accanto al pulpito. L'iscrizione originale in lingua bosniaca, è sostituita con un'altra, in lingua latina.

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Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN59915947 · ISNI (EN0000 0001 2211 527X · CERL cnp00560610 · LCCN (ENno2011100243 · GND (DE120454025 · BNF (FRcb158262777 (data) · WorldCat Identities (ENlccn-no2011100243
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