Ciminna

comune italiano

Ciminna (Čiminna in siciliano) è un comune italiano di 3 446 abitanti[1] della città metropolitana di Palermo in Sicilia.

Ciminna
comune
Ciminna – Stemma
Ciminna – Veduta
Ciminna – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Sicilia
Città metropolitana Palermo
Amministrazione
SindacoVito Filippo Barone (lista civica) dal 13-6-2017
Territorio
Coordinate37°54′N 13°34′E / 37.9°N 13.566667°E37.9; 13.566667
Altitudine486 m s.l.m.
Superficie56,42 km²
Abitanti3 446[1] (30-11-2021)
Densità61,08 ab./km²
Comuni confinantiBaucina, Caccamo, Campofelice di Fitalia, Mezzojuso, Ventimiglia di Sicilia, Vicari, Villafrati
Altre informazioni
Cod. postale90023
Prefisso091
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT082030
Cod. catastaleC696
TargaPA
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona D, 1 545 GG[3]
Nome abitanticiminnesi
Patronosan Vito
Giorno festivoprima domenica di settembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Ciminna
Ciminna
Ciminna – Mappa
Ciminna – Mappa
Posizione del comune di Ciminna all'interno della città metropolitana di Palermo
Sito istituzionale

Geografia fisica modifica

Clima modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Ciminna.

Origini del nome modifica

Vito Graziano, studioso locale, nel 1911 affermava che «la parola "Ciminna" sembra che essa sia proveniente dalla lingua araba, dove si trova l'aggettivo soemìn che significa 'pingue, grasso' parlandosi di terreno e nel femminile scemìna(t), che dal popolo si pronunzia soemìna. Questo significato della voce araba troverebbe la sua spiegazione nella fertilità del suolo, che fu dimostrata nel primo capitolo e meritò al Comune il titolo di "ubertoso"».[4]

Storia modifica

Il toponimo Chiminna compare per le prime volte in documenti scritti in greco del 1098, 1123, 1176 alludenti ad un centro abitato che con molta probabilità si trova in contrada Cernuta, e che intorno al 1230 si spostò per cause che si ignorano sull'attuale sito, in prossimità di un castello esistente sul colle Santa Anania[5]. Nel Trecento sotto la signoria di Matteo Sclafani è citata come Terra (cittadina). Intorno al 1490 il centro abitato si trovava in parte diroccato a causa delle frane, e ciò causò nel corso del Cinquecento un notevole sviluppo edilizio verso occidente. Tra il '400 e il '600 furono eretti numerose chiese e conventi dotate di numerose e preziose opere d'arte, che fecero meritare al paese l'appellativo di Palermu lu nicu. Nell'Ottocento i ciminnesi parteciparono numerosi ai moti risorgimentali e antiborbonici. L'emigrazione degli inizi del Novecento portò ad un primo spopolamento del paese e fino agli anni cinquanta era sede della Pretura, del Carcere, dell'Ufficio imposte, dell'Ufficio registro.[6]

Simboli modifica

Lo stemma comunale è stato concesso con regio decreto del 31 agosto 1928.[7] È uno scudo troncato: la parte superiore è d'oro, al grifone di nero passante sopra una scala orizzontale; nella parte inferiore, d'azzurro, una mammella femminile. Lo stemma è composto dall'unione del grifone nero, simbolo dei nobili Grifeo (campo color di oro, con tre sbarre d'azzurro, abbassate sotto una fascia dello stesso, sormontata da un Grifone nero passante con la branca erta combattente), ultima famiglia ducale che ebbe in signoria feudale il comune, e il campo color oro della famiglia Ventimiglia. La fusione dei due blasoni avvenne con il matrimonio tra Mario III Grifeo e Antonia Ventimiglia agli inizi del XVII secolo. La mammella, simbolo di fertilità e di abbondanza della Universitas Terrae Ciminnae, potrebbe anche derivare da minna che in siciliano significa "seno". Questo stemma venne introdotto ufficialmente quando Mario III Grifeo, II principe di Partanna, divenne il primo duca di Ciminna con privilegio concesso nel 1634 dall'imperatore spagnolo Filippo IV.[8]

Il gonfalone è un drappo di bianco.

Monumenti e luoghi d'interesse modifica

Architetture religiose modifica

 
Chiesa Madre
 
San Giovanni Battista - interno
 
San Francesco d'Assisi
  • Chiesa di Santa Maria Maddalena (chiesa madre)
  • Chiesa di San Giovanni Battista
  • Chiesa di Santa Maria del Carmine
  • Chiesa di San Francesco d'Assisi
  • Chiesa di San Francesco di Paola
  • Tribuna dell'Ecce Homo, edificata nel 1794 con una donazione del frate don Salvatore Bufalo dei minori conventuali. Ingrandita nel 1798 ad opera di Giuseppe Guarneri (Corleone, 19 settembre 1736 - documentato a Ciminna fino al 1798), presenta un fronte con un arco a tutto sesto chiuso da una ricca cancellata in ferro battuto, affiancato da due esili paraste sormontate da un timpano triangolare. Nell'altare di marmo, del 1795, trova posto la statua il legno policromo dell'Ecce Homo realizzata da Giacomo Quattrocchi nel 1802.
  • Chiesa di San Domenico
  • Chiesa di San Sebastiano martire
  • Chiesa di Santa Lucia
  • Chiesa di San Giacomo (ex sinagoga ebraica)
  • Chiesa delle Anime Sante
  • Chiesa di San Giuseppe (del Collegio di Maria)
  • Chiesa dell'Assunta (dei Cappuccini)
  • Chiesa di San Vito (patrono)
  • Chiesa di Loreto
  • Chiesa del cimitero
  • Chiesa dell'Ospedale (della Pentecoste)
  • Chiesa del Purgatorio
  • Chiesa Sant'Antonio abate
  • Cappella Maria Santissima di Monserrato
  • Chiesa della Nostradonna
  • Oratorio Maria Santissima del Rosario
  • Oratorio Santissimo Nome di Gesù

Architetture religiose trasformate o distrutte modifica

Fra le varie chiese di Ciminna scomparse o adibite nei secoli ad altri utilizzi si ricordano:

  • Chiesa della Madonnuzza: esisteva già nel 1741, quando Don Andrea Grimaldi, con testamento del 14 gennaio, dispose la celebrazione di una messa festiva offrendo una donazione. Distrutta nel XVIII secolo, non ne esiste più alcuna traccia; fino al 1837 vi era ancora una via denominata "della Madonnuzza".
  • Chiesa della Santissima Trinità e Maria Santissima Addolorata: la chiesa fu fatta costruire nel 1740 da Don Alonso Spatafora, barone di Ciminna, a sue spese e nelle sue terre. In una lapide, un tempo murata sul prospetto della chiesa si leggeva: O vos omnes, qui transitis per viam, attendite et videte si est dolor sicut dolor meus.
  • Chiesa di San Nicasio: di fondazione ignota, esisteva già nel 1613. Già nel 1656 necessitava di rifacimenti; nel 1787 per il cattivo stato di conservazione dell'edificio, la Chiesa venne chiusa al culto e il quadro del titolare San Nicasio venne trasportato in una cappella concessa dai rettori del Carmine.
  • Chiesa di San Vincenzo: la chiesa esisteva già nel XVII secolo, quando Vincenzo Billingri, il 26 ottobre 1680, le versò un canone. Chiuse i battenti nel XVIII secolo.
  • Chiesa di Santa Barbara: si ergeva probabilmente sulla vetta di Monterotondo. Nel XVI secolo risultava già distrutta.
  • Chiesa di Santa Maria dei Miracoli: detta anche "Santa Maria della Neve", venne fondata nel 1603. Vi aveva sede una Confraternita, che si divise all'inizio del XVIII secolo.
  • Chiesa di Santa Maria della Consolazione: detta anche "degli Occhi grandi", non ne è rimasta alcuna traccia.
  • Chiesa di Santa Maria di Gesù: risaliva al XVI secolo. Vi si conservava un gonfalone con figure ad intaglio eseguito dal palermitano Vincenzo Pernaci, come si rileva da un documento del 31 ottobre 1542. Sconosciuta la data della scomparsa
  • Chiesa di San Rocco
  • Chiesa di San Filippello
  • Chiesa di San Michele
  • Chiesa di Santa Rosalia
  • Chiesa di San Benedetto
  • Chiesa di Santa Margherita
  • Chiesa dell'Ospedale vecchio (Santi Cosma e Damiano)
  • Chiesa di Sant'Agata
  • Chiesa di San Pantaleone
  • Chiesa di Santa Caterina
  • Chiesa dell'Annunziata
  • Chiesa di Maria Santissima del Lume
  • Chiesa di Santa Maria dell'Itria
  • Chiesa della Raccomandata (ricostruita nel 1670 su progetto di Paolo Amato)
  • Chiesa di Sant'Andrea[sono chiese scomparse o dirute?]

Società modifica

Evoluzione demografica modifica

Abitanti censiti[9]

Tradizioni e folclore modifica

  • La principale ricorrenza religioso-folcloristica è la festa del Santissimo Crocifisso (Patri di li grazi) che si svolge ogni anno la prima domenica di maggio, essa venne effettuata la prima volta nel 1651 in seguito ad avvenimenti miracolosi.[10]
  • Il culto a San Vito è documentato fin dall'inizio del XVI secolo e il suo santuario, che accoglie il simulacro (legno, Pietro Barberi? 1530 circa), sorge su una collina di fronte al paese. La festa del 15 giugno è preceduta da cinque martedì (i martiri di Santu Vitu) in cui si svolgono delle messe al santuario. Il giorno 15 invece ha luogo una breve processione. La festa principale si svolge ogni anno la prima domenica di settembre (volendo ricordare l'arrivo delle reliquie dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia il 4 settembre del 1672), quando il simulacro si trova già in paese da una settimana. In questo giorno la processione si avvia dalla chiesa di San Francesco d'Assisi per giungere alla Chiesa Madre. Il lunedì seguente da questa chiesa viene portato di nuovo al santuario fuori dal centro urbano. Una nota caratteristica di questa festa è la processione figurata (eseguita dal 1972), in cui circa 200 personaggi in costume di epoca romana divisi in 12 quadri rievocano la vita, il martirio e l'arrivo delle reliquie a Ciminna.
  • L'8 dicembre, festa dell'Immacolata Concezione, la venerata immagine dell'Immacolata viene portata in processione per le vie del paese.[senza fonte]
  • Il sabato successivo all'8 dicembre si svolge una processione notturna (in memoria dell'arrivo della statua dell'Immacolata, immagine di pregevole bellezza eseguita dallo scultore Antonino Barcellona da Palermo nel 1781, che arrivò con enorme ritardo, di notte[11]) attorno alla quale ha luogo una caratteristica festa denominata u Triunfu. Si attendono le 4:00 del mattino, orario in cui ha inizio la processione dalla chiesa di San Francesco d'Assisi. Una piccola madonnina (a Marunnuzza rû Triunfu[12]) viene portata per le vie del paese. Durante questo percorso vengono inoltre organizzate alcune vampi (falò) in tradizionali punti del paese. La processione è solita concludersi alle 7:00 del mattino nella medesima chiesa, in ricordo dell'effettivo orario al quale nel 1781 la statua del Barcellona giunse all'interno della chiesa di San Francesco. Un alimento tipico che si prepara in concomitanza a questa festa è a 'nfriulata, una sorta di pane cotto in forno ripieno con tritato di maiale, cipolle, patate e spezie.
  • San Sebastiano viene festeggiato il 20 gennaio con la distribuzione delle arance, falò (vampa) e ntinna (il gioco della pignatta con l'ausilio di un asinello), e la domenica successiva con la processione del simulacro (legno, Salvatore Bagnasco? fine XIX secolo) per le vie del paese.

Cultura modifica

Cinema modifica

La Chiesa Madre e alcuni luoghi del paese, sia dentro che fuori dall'abitato, sono stati scelti da Luchino Visconti per girare alcune scene del film Il Gattopardo: il ringraziamento in chiesa dopo l'arrivo a Donnafugata, le scene di caccia, la partenza del principe Chevalley. Per l'occasione il paese fu trasformato in set cinematografico; in piazza Matrice fu costruita la facciata del palazzo dei Salina, in cartapesta davanti alle abitazioni esistenti e numerosi furono gli abitanti coinvolti come comparse.[13]

Inoltre la chiesetta di San Vito venne utilizzata per girare una scena nel film Baarìa, di Giuseppe Tornatore.

Infrastrutture e trasporti modifica

Il Comune è interessato dalle seguenti direttrici stradali:

Amministrazione modifica

Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.

Da a Primo cittadino Partito Carica
4 giugno 1985 29 maggio 1990 Michelangelo Barone Democrazia Cristiana Sindaco
14 giugno 1990 10 febbraio 1994 Michelangelo Barone Democrazia Cristiana Sindaco
22 giugno 1994 25 maggio 1998 Rosa Maria Brancato Partito Popolare Italiano Sindaco
25 maggio 1998 15 gennaio 2001 Rosa Maria Brancato lista civica Sindaco
15 gennaio 2001 26 novembre 2001 Calogero Ricciardo Comm. straordinario
26 novembre 2001 15 maggio 2007 Vito Catalano lista civica Sindaco
15 maggio 2007 8 maggio 2012 Giuseppe Leone centro-sinistra Sindaco
8 maggio 2012 11 giugno 2017 Vito Catalano lista civica Sindaco
11 giugno 2017 In corso Vito Filippo Barone lista civica Sindaco

Gemellaggi modifica

Fa parte del triplice gemellaggio che lega anche Ventimiglia di Sicilia e Baucina a comuni francesi della Bretagna, rispettivamente Bohars e Guilers.

Sport modifica

Calcio modifica

La principale squadra di calcio della città è l'A.C.D. Ciminna 1977 che milita nel girone B siciliano di 1ª Categoria. È nata nel 1977.

Note modifica

  1. ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2021 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT, 28 gennaio 2022. URL consultato il 22 febbraio 2022.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Vito Graziano, Ciminna, Memorie e Documenti, Palermo, 1911.
  5. ^ Arturo Anzelmo, Ciminna, materiali di storia tra XVI e XVII secolo, Ciminna, 1990.
  6. ^ Arturo Anzelmo, Il disegno del circolo dei civili, Ciminna, 2010.
  7. ^ Ciminna, decreto 1928-08-31 RD, concessione di stemma, su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 4 dicembre 2022.
  8. ^ Andrea Masi, Il blasone di Ciminna (PDF), in Ciminna. Notizie storiche e archeologiche, Edizioni d'arte Kalós, 2017, pp. 24-29.
  9. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  10. ^ www.sscrocifissociminna.it, su sscrocifissociminna.it. URL consultato il 2 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 21 settembre 2013).
  11. ^ L'Immacolata e "u Triunfu" | Viaggio alla scoperta delle tradizioni popolari dell'isola, su www.siciliaefolklore.com. URL consultato il 16 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2015).
  12. ^ Diego Ciccarelli e Marisa Dora Valenza, La Sicilia e l'Immacolata: non solo 150 anni. Atti del convegno di studio, Palermo, 1-4 dicembre 2004, Officina di Studi Medievali, ISBN 9788888615967. URL consultato il 16 dicembre 2015.
  13. ^ Sulle orme del Gattopardo, su guidasicilia.it. URL consultato il 19 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 26 febbraio 2014).

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

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