Codex Tischendorfianus III

Il Codex Tischendorfianus III (Gregory-Aland: Λ, 039; Soden: ε 77[1]) è un manoscritto onciale in greco datato paleograficamente al IX secolo o X secolo[2] e contenente il Vangelo secondo Luca e il Vangelo secondo Giovanni.

Onciale 039
Manoscritto del Nuovo Testamento
Tavole del canone eusebiano, dal primo foglio del codice originale
NomeTischendorfianus III
SimboloΛ
TestoVangeli
DatazioneIX/X secolo
Scritturagreco
Ritrovamento1853
ConservazioneBiblioteca Bodleiana (Auctarium T. infr 1.1)
Dimensione210 x 165 mm
Tipo testualetipo testuale bizantino
CategoriaV

Si tratta di uno dei pochissimi manoscritti onciali del Nuovo Testamento con apparato marginale completo.

Il manoscritto fu portato dall'oriente da Konstantin von Tischendorf (da cui il nome del codice), che si occupò anche di esaminarlo, descriverlo e collazionarne il testo per la prima volta. Il manoscritto fu anche esaminato da studiosi come Samuel Prideaux Tregelles, Ernst von Dobschütz, e Gächler. È conservato alla Biblioteca Bodleiana.

Manoscritto modifica

Il codice è composto da 157 fogli di pergamena in quarto di 21x16,5 cm, scritti su due colonne per pagina e 23 righe per colonna.[2]

Le lettere onciali sono piccole e sgraziate; le parole hanno aspirazioni e accenti. Non ci sono spazi tra le lettere, e le parole non sono separate, ma scritte in scriptio continua.[3] La scrittura è simile a quella del Codex Cyprius.[4]

Alla fine del codice c'è il colofone gerosolimitano.[5] Sono presenti le liste di κεφαλαια, τιτλοι, sezioni ammoniane, canoni eusebiani, e segni dei lezionari.[3]

Contenuto ed esegesi modifica

Il codice contiene il testo completo del Vangelo secondo Luca e il Vangelo secondo Giovanni; prima di Luca c'è la sottoscrizione del Vangelo secondo Marco.[3] Secondo i colofoni:

  • il Vangelo secondo Matteo ha 2514 linee e 355 capitoli;
  • il Vangelo secondo Marco ha 1056 linee e 237 capitoli;
  • il Vangelo secondo Luca ha 2677 linee e 342 capitoli;
  • il Vangelo secondo Giovanni ha 2210 linee e 232 capitoli.[6]

Il testo del codice è rappresentativo del tipo testuale bizantino, ma possiede alcune lezioni differenti da quello tipo; inoltre possiede alcune lezioni cesariensi.[7] Kurt Aland lo ha collocato nella Categoria V.[2] Wisse l'ha classificato nella Kx in Luca 10 e Luca 20, mentre in Luca 1 il testo è misto.[8]

Storia modifica

Precedentemente unito in un unico manoscritto con il Minuscolo 566, il codice fu recuperato da Konstantin von Tischendorf nel 1853[9] ed è correntemente conservato alla Biblioteca Bodleiana (Auctarium T. infr 1.1) ad Oxford.[2]

Note modifica

  1. ^ Hermann von Soden, Die Schriften des neuen Testaments, in ihrer ältesten erreichbaren Textgestalt / hergestellt auf Grund ihrer Textgeschichte (Berlin 1902), vol. 1, p. 128
  2. ^ a b c d Kurt Aland & Barbara Aland, The Text of the New Testament: An Introduction to the Critical Editions and to the Theory and Practice of Modern Textual Criticism, tradotto da Erroll F. Rhodes, William B. Eerdmans Publishing Company, Grand Rapids, Michigan, 1995, p. 118.
  3. ^ a b c Caspar René Gregory, "Textkritik des Neuen Testaments", Leipzig 1900, vol. 1, p. 90.
  4. ^ K. Tischendorf, Anecdota Sacra et Profana (Leipzig 1861), p. 5
  5. ^ Bruce M. Metzger, The Text of the New Testament: Its Transmission, Corruption, and Restoration, Oxford University Press, New York, Oxford 1980, p. 83.
  6. ^ C.R. Gregory, Canon and Text of the New Testament (1907), p. 360.[collegamento interrotto]
  7. ^ (EN) Frederic G. Kenyon, Handbook to the Textual Criticism of the New Testament, su us.archive.org, MACMILLAN AND CO., LIMITED ST. MARTIN'S STREET, LONDON, 1912, p. 118. URL consultato il 6 giugno 2021 (archiviato dall'url originale il 1º agosto 2013).
  8. ^ F. Wisse, The Profile Method for Classifying and Evaluating Manuscripts Evidence, p. 52.
  9. ^ Tischendorf, Acendota sacra et profana, (Leipzig, 1855), S. 45.

Bibliografia modifica

  • Konstantin von Tischendorf, Notitia editionis codicis Bibliorum Sinaitici (Leipzig: 1860), pp. 58–59.
  • P. Gächler, Codex D and Λ, JTS XXXV (1934), pp. 248–266.

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