Il concerto solista o solistico è una forma di concerto nata con la musica barocca e prediletta nel periodo classico, in cui uno strumento solista dialoga con una piccola orchestra. Nel Medioevo e nel Rinascimento le musiche per danze venivano eseguite alternando brani lenti e altri più veloci e allegri. Nel 1600-1700 lo strumento solista prediletto era il violino.

La storia del concerto solistico modifica

Generalmente si individua in Antonio Vivaldi l'inventore del concetto di concerto solista, ossia, l'evoluzione del concerto grosso verso una forma musicale che prevede uno o più strumenti solisti ai quali si contrappone il resto degli strumenti cui è assegnata una parte obbligata, dedicata all'improvvisazione del solista.

Il vero e proprio concerto solistico o barocco nasce nella prima metà del '700: un solo violino prende il posto del concertino mentre il clavicembalo fa da basso continuo. Lo strumento solista è il violino perché il primo violino è anche il direttore d'orchestra; tuttavia con il tempo sarà preferito il clavicembalista come direttore d'orchestra, poiché aveva maggiori probabilità di avere le mani libere e quindi di dare gli attacchi agli orchestrali e ai cantanti d'opera.

A metà '700 nasce il concerto solistico per tastiera, che inizialmente era il clavicembalo poi sostituito dal pianoforte, costruito nel 1698 da Bartolomeo Cristofori e dotato di un suono più caldo ed espressivo. Nella seconda metà del '700, il cosiddetto periodo classico, si sviluppa la forma del concerto per pianoforte e orchestra: il solista è considerato quasi un eroe in lotta con l'orchestra. Il concerto per violino perde quindi l'esclusività che aveva avuto nel periodo barocco.

Il concerto barocco è strutturato in tre movimenti: Allegro, Adagio e nuovamente Allegro, a sua volta suddivisi in 7 sezioni, 4 dove a suonare è l'orchestra e 3 il solista. Carl Philipp Emanuel Bach darà inizio all'evoluzione di questa forma musicale, portata poi avanti da Mozart e Beethoven, esponenti assieme a Franz Joseph Haydn, della Prima Scuola di Vienna: il rapporto tra solista e orchestra, nei concerti di questi due compositori, non sarà così rigidamente strutturato come lo era nel periodo barocco; Beethoven, in particolare, darà grande spazio alla parte orchestrale, riuscendo ad imporsi e a ottenere successo con i suoi 5 concerti per pianoforte, mentre i 20 concerti per pianoforte di Mozart caddero perché troppo avanti con i tempi.

Paganini è un autore del periodo di passaggio tra il classicismo di questa prima scuola viennese e il mondo romantico; proprio per questo, nelle antologie musicali di autori non italiani, occupa un posto marginale, poiché suddetto periodo non è considerato particolarmente importante. Paganini viene considerato come un epigono dagli studiosi fuori d'Italia: un autore che si limita a seguire rigidamente le regole ancora del Classicismo, senza portare nessun elemento di innovazione, come altri compositori e grandi virtuosi pianistici del periodo oggi quasi sconosciuti (Johann Nepomuk Hummel, allievo di Mozart, Carl Czerny e Ferdinand Ries, allievi di Beethoven, Daniel Steibelt, Ignaz Moscheles). Altro punto a sfavore di Paganini, nell'ottica della musicologia d'oltralpe, l'essere troppo legato al mondo dell'opera lirica.

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