Controversia di Praga

Per "controversia di Praga" (in inglese, "Prague connection" o "Atta in Prague conspiracy theory") si intende il presunto viaggio che Mohamed Atta, il leader del commando terroristico degli attentati dell'11 settembre 2001, avrebbe compiuto nell'aprile del 2001 a Praga per incontrarsi con il console (e presunto agente dei servizi segreti) iracheno Ahmed Khalil Ibrahim Samir al-Ani.

L'incontro è stato considerato, fino a metà del 2004, la prova dei legami fra al-Qaida ed il regime di Saddam Hussein. L'avvenimento è stato successivamente smentito da funzionari cechi e ritenuto ampiamente improbabile dalla CIA, dall'FBI e dalla Commissione sull'11 settembre.

La prima «controversia» modifica

Mohamed Atta entra per la prima volta in territorio statunitense il 3 giugno 2000, a bordo di un volo proveniente da Praga e diretto all'aeroporto di Newark (New Jersey). Le prime indagini segnalano che Atta avrebbe tentato di raggiungere la capitale ceca già il 30 maggio a bordo di un volo proveniente da Bonn, ma che fosse stato rimpatriato in Germania perché privo di visto.

Atta si sarebbe poi nuovamente recato a Praga via autobus nella notte fra il 1º e il 2 giugno, questa volta provvisto del visto necessario all'espatrio. Il 17 giugno 2004, l'editorialista conservatore del National Review Andrew McCarthy scrive:[1]

«Perché era così importante per Atta essere a Praga il 30 maggio, tanto da non poter aspettare fino al giorno dopo, il 31 maggio, giorno in cui il suo visto sarebbe stato pronto? Perché era così importante per lui essere a Praga il 30 maggio tanto da partire lo stesso, pur sapendo che non sarebbe uscito dall'aeroporto senza quel visto?»

Il 29 agosto 2004, il Chicago Tribune rivela che sul volo Bonn-Praga del 30 maggio 2000 non vi era Mohamed Atta, ma un suo quasi omonimo: l'uomo d'affari pachistano Mohammed Atta (il cui nome si compita con due "m", anziché una sola). Era l'Atta pachistano a non avere i documenti in regola e dunque ad essere stato rimpatriato.[2] Il futuro dirottatore Mohamed Atta - i cui documenti erano in ordine - arriva invece a Praga il 2 giugno, per partire il giorno dopo alla volta di Newark.[3]

Lo scambio di identità viene confermato definitivamente il 3 settembre 2004 dall'ex-capo dei servizi segreti cechi Jiří Ruzek, sulle colonne del quotidiano ceco Mladá fronta Dnes.[4]

La «Prague connection» modifica

La fonte del presunto incontro fra Mohamed Atta ed Ahmed Samir al-Ani dell'aprile del 2001 è un non meglio identificato informatore reclutato presso l'Ambasciata irachena a Praga. al-Ani sarebbe stato visto dall'anonimo informatore salire, il 9 aprile 2001, su una macchina assieme a un'altra persona, presumibilmente di nazionalità araba. Dopo l'11 settembre 2001, l'informatore avrebbe riconosciuto in Atta l'uomo che avrebbe incontrato al-Ani in quell'auto. L'informazione viene immediatamente passata all'FBI come "non valutata".[5]

Il primo accenno all'incontro appare in un lancio di agenzia della Reuters del 18 settembre 2001, dove "fonti del governo statunitense" riportano che "recenti rapporti ottenuti dall'intelligence statunitense mostrano che Atta si è incontrato con un rappresentante dei servizi segreti iracheni".[6] La notizia viene rilanciata il giorno dopo dai giornali statunitensi e dalla Associated Press:[7]

«Un ufficiale statunitense, chiedendo di rimanere anonimo, ha affermato che gli Stati Uniti hanno saputo da servizi segreti stranieri che Mohamed Atta, un dirottatore di uno dei voli che si è schiantato contro il World Trade Center, si è incontrato pochi mesi fa in Europa con un agente segreto iracheno.»

Il 20 ottobre 2001, il New York Times pubblica le prime smentite ufficiali da parte dei funzionari cechi riguardo al presunto incontro.[8] Il 26 ottobre, il Ministro dell'Interno ceco Stanislav Gross conferma invece, in una conferenza stampa appositamente convocata, che Atta ed al-Ani si sono incontrati a Praga qualche mese prima. Il giorno dopo, il New York Times ritratta quanto scritto una settimana prima,[9] anche se i suoi reporter continueranno a portare avanti l'inchiesta, conducendo ulteriori interviste con altri funzionari cechi.[10]

Per oltre un anno, continueranno a susseguirsi notizie di smentite "private" da parte dei quotidiani statunitensi e di conferme "pubbliche" da parte ceca. Contemporaneamente, filtrano le prime indiscrezioni riguardo ad un possibile errore: un uomo d'affari di origine mediorientale, da lungo tempo residente a Praga, riferisce ad un reporter del Daily Telegraph di essere "un amico stretto" di al-Ani e di credere che "i cechi abbiano confuso un altro uomo per Atta". Secondo tale ricostruzione, al-Ani avrebbe incontrato semplicemente un venditore di auto usate, che l'uomo afferma di aver incontrato personalmente un paio di volte.[11]

Il 15 marzo 2002, l'editorialista del Washington Post David Ignatius scrive:[12]

«Anche i cechi, che hanno inizialmente mostrato i rapporti sull'incontro fra Atta ed al-Ani, si sono gradualmente tirati indietro. Il Ministro dell'Interno ceco, Stanislav Gross, ha detto lo scorso ottobre che i due si sono incontrati nell'aprile del 2001. Questa versione è stata leggermente alterata dal Primo ministro della Repubblica Ceca Miloš Zeman, quando ha detto alla CNN in novembre che "Atta ha contattato un agente iracheno, non per preparare l'attentato alle Twin Towers, ma per prepararne uno contro la sede di Radio Free Europe" a Praga. A dicembre, infine, il presidente della Repubblica Ceca Václav Havel ha ulteriormente ritrattato, affermando che c'era solo "il 70 per cento" di possibilità che Atta si fosse incontrato con al-Ani.»

Perfino il presidente Havel, secondo una ricostruzione del New York Times, si sarebbe mosso "per respingere il rapporto una volta e per tutte" attraverso una telefonata alla Casa Bianca.[13] Sempre secondo il quotidiano newyorchese:[10]

«Anche gli ufficiali cechi ammettono che non hanno prove evidenti di un coinvolgimento di al-Ani in attività terroristiche, nonostante il governo abbia ordinato la sua espulsione verso la fine di aprile 2001.»

Ladislav Špaček, portavoce del presidente ceco Havel, ha però smentito questa ricostruzione bollandola come "un'invenzione",[14] ammettendo però anche che "il Presidente Havel è certo che non esistono prove di un incontro fra Atta e un diplomatico iracheno". Peter S. Green, redattore del New York Times, ha affermato infatti che:[15]

«[...] numerose interviste con alti funzionari dei servizi segreti cechi ed occidentali, politici e persone vicine ai servizi cechi hanno rivelato che [il Primo Ministro ceco Miloš] Zeman ha prematuramente reso pubblico un rapporto non verificato.»

Nel luglio del 2002, il capo del controspionaggio ceco František Bublan smentisce pubblicamente per la prima volta l'ipotesi di un incontro fra Atta ed al-Ani, affermando che tali indiscrezioni "non sono state verificate, né provate". Bublan addirittura avrebbe ipotizzato che l'intera faccenda sia stata solo "uno stratagemma di alcuni politici statunitensi, in cerca di giustificazioni per una nuova azione militare contro il leader iracheno Saddam Hussein".[16]

Il 31 luglio 2002, un rapporto della DIA riporta che:[17]

«Da quanto viene riferito, Mohamed Atta è stato identificato da una fonte (e non da un agente) dei servizi [...][18] cechi solo dopo che la foto di Atta è stata ampiamente messa in circolazione dai media dopo gli attacchi, approssimativamente cinque mesi dopo la data in cui è avvenuto l'incontro. [...]
Vi sono significativi buchi informativi in questo rapporto che rendono impossibile provare o meno l'affermazione con le informazioni disponibili. Non è chiaro perché la fonte non abbia parlato dell'incontro in aprile o in maggio. Atta era sconosciuto a quel momento, ma sarebbe stato comunque un contatto significativo di al-Ani, che all'epoca era sotto controllo da parte dei cechi.
Inoltre, non esiste alcuna documentazione fotografica, né presso l'ufficio immigrazione, né altra documentazione che comprovi la presenza di Atta in Repubblica Ceca durante il periodo in cui sarebbe avvenuto l'incontro, nonostante egli l'abbia visitata in altre occasioni.»

Verso la fine di dicembre 2002, il rappresentante della Repubblica Ceca presso le Nazioni Unite Hynek Kmoníček si dice sicuro che "l'incontro ha avuto luogo", mentre un alto ufficiale ceco - rimasto anonimo - sostiene che le ipotesi di smentita "sono solo il risultato di fughe di notizie pilotate" da parte di "ufficiali intenzionati a convincere il Presidente George W. Bush a non entrare in un nuovo conflitto contro l'Iraq".[19]

Nel corso del 2003, sia l'FBI che la CIA si dimostrano sempre più scettiche riguardo alla fondatezza del rapporto, fino a giungere a una sostanziale smentita intorno alla metà del 2004.[20] Nel maggio del 2004, il quotidiano ceco Pravo ha ipotizzato che la notizia dell'incontro fra Atta ed al-Ani fosse stata fatta filtrare dal controverso capo dell'Iraqi National Congress, Ahmed Chalabi.[21]

Le inchieste modifica

Sul presunto incontro, sono state condotte varie inchieste sia negli Stati Uniti che in Repubblica Ceca. Le conclusioni delle varie inchieste concordano tutte sull'alta improbabilità che tale incontro si sia effettivamente tenuto.

Le conclusioni della CIA modifica

Pochi giorni dopo l'11 settembre, il vicepresidente Dick Cheney chiede al Direttore della CIA, George Tenet, di investigare sull'ipotesi di incontro fra Atta ed un agente segreto iracheno. Il Direttore delle Operazioni Jim Pavitt viene incaricato di seguire il caso.

Il 21 settembre 2001, Tenet fa rapporto al Presidente degli Stati Uniti affermando che "il nostro ufficio di Praga è scettico sull'eventualità. Semplicemente i conti non tornano". Tenet afferma inoltre che tutte le prove che la CIA è stata in grado di trovare, compresi gli estratti delle carte di credito e i tabulati telefonici, rendono estremamente difficile l'eventualità che tale incontro si sia effettivamente tenuto.[22]

L'editorialista Robert Novak scrive:[23]

«[...] ho chiesto al Segretario alla Difesa [Donald Rumsfeld, ndr] di confermare o meno la notizia per cui Mohamed Atta, l'attentatore suicida, abbia incontrato a Praga un agente segreto iracheno e poi sia tornato negli Stati Uniti per morire durante gli attentati dell'11 settembre. "Non so se lo abbia fatto o no", mi ha risposto Rumsfeld. In quelle otto parole, il capo della Difesa ha pubblicamente confermato che non c'è alcuna prova della presenza del presunto leader degli attentati terroristici a Praga, con o senza il capo delle spie irachene Ahmed al-Ani.»

In una lettera inviata il 1º luglio 2004 al Congresso, il Direttore della CIA George Tenet afferma che Atta "difficilmente avrebbe corso il rischio di contattare un qualsiasi ufficiale iracheno" nell'aprile del 2001, quando il piano per gli attacchi era già a buon punto. Pochi giorni dopo, lo stesso Tenet inizia la propria audizione al Comitato di controllo sui Servizi segreti del Senato degli Stati Uniti con la seguente affermazione:[24]

«Nonostante non possiamo escluderlo del tutto, siamo sempre più scettici sulla possibilità che un tale incontro sia avvenuto.»

L'allora vice-direttore John E. McLaughlin descrive così l'impegno della CIA in un'intervista alla PBS:[25]

«Abbiamo esaminato ogni piccola traccia. Abbiamo osservato il fatto da ogni angolo concepibile. Abbiamo sezionato la fonte e la catena di passaggi delle informazioni. Abbiamo controllato ogni fotografia. Abbiamo controllato ogni orario. Abbiamo determinato chi fosse dove e quando. È sbagliato dire che non abbiamo fatto alcun controllo. Al contrario, abbiamo esaminato tutto con straordinaria cura, intensità e accortezza. Semplicemente, siamo giunti ad una conclusione differente.»

Le conclusioni dell'FBI modifica

In un'intervista al giornalista del Washington Post Walter Pincus, un alto funzionario (rimasto anonimo) dell'Amministrazione Bush ha affermato che l'FBI non ha trovato "alcuna prova di un possibile viaggio di Atta da o verso gli Stati Uniti nel periodo in cui si suppone sia stato a Praga".[26]

Riguardo agli indizi, il direttore dell'FBI Robert S. Mueller III ha dichiarato a margine di un incontro a San Francisco nell'aprile del 2002 che:[26]

«Abbiamo letteralmente scartabellato centinaia di migliaia di tracce e controllato ogni documento sul quale abbiamo potuto mettere le mani, dalle prenotazioni dei voli al noleggio di automobili ed ai movimenti bancari.»

Le tracce rinvenute durante le indagini mostrerebbero infine che Atta, nel periodo in questione, si trovava in Florida.[26]

Le conclusioni della Polizia ceca modifica

Il Capo della Polizia ceca Jiří Kolář ha affermato che "non esiste alcun documento che dimostri la presenza di Atta a Praga" nel 2001, mentre risulta che vi si sia recato due volte nel 2000.[27]

Le conclusioni della Commissione sull'11 settembre modifica

La Commissione d'indagine sugli attentati dell'11 settembre 2001 dedica un paragrafo del proprio Rapporto alla "controversia di Praga".

La Commissione nota che:[28]

«[...] l'FBI ha raccolto varie informazioni che indicano che Atta si trovava a Virginia Beach (Florida) il 4 aprile (come evidenziato da un fotogramma di una videocamera di sorveglianza di una banca) e a Coral Springs (Florida) l'11 aprile, quando lui e al-Shehhi affittarono un appartamento. Il 6, 9, 10 e 11 aprile, il cellulare di Atta viene usato numerose volte da vari posti entro i confini della Florida, per chiamare vari affittacamere sempre in Florida. Non possiamo essere certi che sia stato Atta a chiamare, ma non ci sono documenti ufficiali che indicano che Atta abbia lasciato gli Stati Uniti durante questo periodo. [...]
Secondo il governo ceco, al-Ani, l'ufficiale iracheno che si pensa abbia incontrato Atta, era distante circa 110 chilometri da Praga l'8 o il 9 aprile e non vi fece ritorno prima del pomeriggio del 9 aprile, mentre la fonte si è detta sicura che l'avvistamento è avvenuto alle 11 del mattino. Quando è stato interrogato riguardo all'incontro dell'aprile 2001, al-Ani - adesso in custodia[29] - ha negato di aver incontrato o di aver anche solo avuto contatti con Atta. [...]
Inoltre, ha dichiarato di non conoscere altri funzionari iracheni che abbiano avuto contatti con Atta. Queste prove non possono in alcun modo escludere definitivamente la possibilità che Atta fosse a Praga il 9 aprile 2001. Egli avrebbe potuto usare un nome falso e documenti contraffatti, ma ciò costituirebbe un'eccezione alla sua pratica di usare il suo nome vero quando viaggia (come ha fatto sia in gennaio che in luglio, quando ha compiuto i suoi due viaggi oltreoceano). L'FBI e la CIA non hanno trovato alcun passaporto falso in possesso di Atta.»

Si nota inoltre che Atta, quando ancora abitava ad Amburgo e non si era ancora unito al network terroristico di Osama bin Laden, ha più volte espresso violenti sentimenti di opposizione al regime iracheno. Nelle parole del giovane terrorista:[30]

«[...] Saddam Hussein era un "tirapiedi degli americani", messo lì da Washington come scusa per intervenire contro il Medio Oriente.»

In definitiva, la Commissione ritiene che "[n]on c'era alcuna ragione per un incontro del genere, specialmente se si considera i rischi che avrebbe potuto apportare all'operazione" terroristica che si sarebbe conclusa l'11 settembre 2001.[28]

Le conclusioni del Senato degli Stati Uniti modifica

L'8 settembre 2006, il Comitato ristretto sull'Intelligence del Senato degli Stati Uniti pubblica un rapporto sui risultati delle ricerche di armi di distruzione di massa in Iraq, in cui sono dedicati alcuni passaggi alla controversia di Praga.

Più nello specifico, alla Conclusione n. 7 il Comitato afferma:[31]

«Le informazioni ottenute nel dopoguerra[32] supportano le valutazioni dell'intelligence secondo cui non esistono prove credibili del fatto che l'Iraq avesse collaborato o fosse a conoscenza degli attentati dell'11 settembre o di qualsiasi altro attentato progettato da al-Qaida. [...]
Le informazioni ottenute nel dopoguerra supportano la valutazione della CIA del gennaio 2003, in cui si afferma che "il più affidabile rapporto pone dubbi" su [...] un presunto incontro fra Mohamed Atta ed un ufficiale dell'intelligence irachena a Praga e confermano che questo incontro non si è mai tenuto. [...]
Le valutazioni pre-belliche descrivono tale ipotesi come contraddittoria e non verificata. [...] Gli interrogatori di al-Ani condotti nel dopoguerra indicano che egli non ha mai visto, né sentito parlare di Atta fino all'11 settembre 2001, quando la faccia di Atta apparve sui telegiornali.»

Ulteriori sviluppi della vicenda modifica

Il finto memorandum modifica

Il corrispondente del Sunday Telegraph Con Coughlin riferisce nel suo libro Saddam: The secret life della scoperta di un memorandum, attribuito all'ex-capo dell'intelligence irachena Tahir Jalil Habbush al-Tikriti, in cui si fa esplicito riferimento a Mohamed Atta.

Il documento, risalente al 1º luglio 2001, è intitolato "Fonti dell'intelligence" ed è destinato "[a]l Presidente del Partito Rivoluzionario Ba'th e Presidente della Repubblica" Saddam Hussein. Il documento recita:[33]

«Mohamed Atta, cittadino egiziano, è arrivato con Abu Amir e lo abbiamo ospitato nella casa di Abu Nidal ad al-Dora, sotto la nostra diretta supervisione. [...] Ci siamo accordati su un programma di lavoro di tre giorni, con un gruppo dedicato a lavorare con lui. [...] Ha mostrato uno straordinario impegno ed una ferma intenzione a guidare il gruppo che sarà responsabile degli attacchi agli obbiettivi che abbiamo deciso di distruggere.»

L'ipotesi di un soggiorno di Atta in Iraq - che Coughlin ipotizza aver avuto luogo nell'estate del 2001 - è stata però ampiamente sconfessata dalle inchieste dell'FBI, che pongono Atta su territorio statunitense fino al 6 luglio e poi dal 7 al 19 luglio in Spagna per un incontro con Ramzi bin al-Shibh.[34]

Il memorandum stesso è stato successivamente riconosciuto come fasullo, "parte di un florido commercio di documenti falsi, emerso poco dopo il collasso del regime di Saddam".[35]

Il rapporto Feith modifica

Uno dei principali rapporti su cui si sono basate le ipotesi di un collegamento fra al-Qaida ed Iraq è stato il "Rapporto Feith", dal nome dell'allora Sottosegretario alla Difesa Douglas Feith.

Tale rapporto è stato duramente criticato in un rapporto del Senatore Carl Levin, in cui si accusa Feith di avere raccolto ed utilizzato fonti di intelligence inaffidabili per "influenzare" sia il rapporto Iraqi support for Terrorism, sia molti esponenti dell'Amministrazione Bush, per convincerli di un coinvolgimento diretto dell'Iraq negli attentati dell'11 settembre.[36]

Il rapporto Feith viene accusato nella fattispecie di aver usato vecchi rapporti dell'intelligence risalenti agli anni novanta, spesso basati su fonti di dubbia affidabilità, e di aver omesso particolari significativi degli stessi.[37] Fra i rapporti usati, risulta esservene uno riguardo al viaggio in Afghanistan di Farouk Hijazi, all'epoca Ambasciatore in Turchia, compiuto nel dicembre del 1998. Scopo del viaggio era stabilire un'effettiva collaborazione fra il regime di Saddam Hussein e il nascente network di Osama Bin Laden.[38]

Secondo Vince Cannistraro, ex-ufficiale della CIA, il rapporto Feith omette di dire però che Bin Laden rifiutò la proposta di Hijazi, poiché "non voleva essere «sfruttato» da un regime che egli considerava sostanzialmente «secolare» e fondamentalmente antitetico alla sua visione di uno Stato di stretta osservazione islamica".[37]

Lo stesso Bin Laden, in un messaggio audio dell'11 febbraio 2003, afferma:[39]

«Indifferentemente dalla rimozione o dalla sopravvivenza del Partito Socialista di Saddam, i musulmani in generale e gli iracheni in particolare devono rinforzarsi fra loro per il jihād contro questa ingiusta campagna ed acquisire munizioni ed armi. [...]
In queste circostanze, non ci sarà danno se gli interessi dei musulmani convergeranno con gli interessi dei socialisti nella guerra contro i crociati, nonostante la nostra convinzione che i socialisti siano infedeli. La giurisdizione dei socialisti e dei loro governanti è già decaduta da tempo. I socialisti sono infedeli ovunque essi siano, sia che si trovino a Baghdad che ad Aden

Note modifica

  1. ^ (EN) Andrew McCarthy, Iraq & al Qaeda Archiviato il 6 agosto 2006 in Internet Archive., National Review, 17 giugno 2004.
  2. ^ (EN) John Crewdson, A tale of 2 Attas: Mistaken identity muddied 9-11 probe Archiviato il 9 luglio 2011 in Internet Archive., Chicago Tribune, 29 agosto 2004.
  3. ^ (EN) Brian Whitmore, A 9/11 legacy: confusion over a name Czechs find error in tracking Atta, The Boston Globe, 19 settembre 2004.
  4. ^ (EN) 9/11 Review - Mohamed Atta Archiviato il 12 giugno 2007 in Internet Archive., 911 Review.org.
  5. ^ a b (EN) Edward Jay Epstein, Atta in Prague?, Opinion Journal, 22 novembre 2005.
  6. ^ (EN) Hijack suspect met Iraqi intelligence, sources say Archiviato il 28 settembre 2007 in Internet Archive., Reuters, 18 settembre 2001.
  7. ^ (EN) Charges filed against 3 men from Detroit[collegamento interrotto], Associated Press / The Michigan Daily, 19 settembre 2001.
  8. ^ (EN) John Tagliabue, No evidence suspect met Iraqi in Prague, The New York Times, 20 ottobre 2001.
  9. ^ (EN) Patrick E. Tyler, John Tagliabue, Czechs confirm Iraqi agent met with terror ringleader, The New York Times, 27 ottobre 2001.
  10. ^ a b (EN) James Risen, Prague clears Iraq of last connection to al Qaeda, The New York Times, 21 ottobre 2002.
  11. ^ (EN) Peter Green, Iraq link to Sept. 11 attack and anthrax is ruled out Archiviato il 3 febbraio 2008 in Internet Archive., The Telegraph, 18 dicembre 2001.
  12. ^ (EN) David Ignatius, Dubious Iraqi link Archiviato il 2 maggio 2019 in Internet Archive., The Washington Post, 15 marzo 2002.
  13. ^ (EN) David Rennie, Havel rebuts report linking Iraq to Sept 11 Archiviato il 2 ottobre 2003 in Internet Archive., The Telegraph, 22 ottobre 2002.
  14. ^ (EN) Czech Presidential spokesman rejects 'NY Times' report as 'fabrication', Radio Free Europe/Radio Liberty Newsline, 22 ottobre 2002.
  15. ^ (EN) Peter S. Green, Havel denies telephoning U.S. on Iraq meeting, su select.nytimes.com, The New York Times, 23 ottobre 2002. URL consultato il 27 giugno 2021 (archiviato dall'url originale il 13 maggio 2016).
  16. ^ (EN) Kate Swoger, Intelligence chief casts doubt on Atta meeting, Prague Post, 15 luglio 2002.
  17. ^ (EN) United States Senate Select Committee on Intelligence, Postwar findings about Iraq's WMD programs and links to terrorism and how they compare with prewar assessments Archiviato il 21 settembre 2006 in Internet Archive., pagg. 95-96 (.pdf file).
  18. ^ La parola è stata oscurata in seguito a classificazione.
  19. ^ (EN) Frank Griffiths, UN envoy confirms terrorist meeting, The Prague Post, 25 dicembre 2002.
  20. ^ infra, paragrafo 3 - "Le inchieste".
  21. ^ (EN) Jane Mayer, The manipulator[collegamento interrotto], The New Yorker, 29 aprile 2004.
  22. ^ (EN) Ron Suskind, The one percent doctrine, Simon and Schuster, New York, 2006, ISBN 0-7432-7109-2, pag. 23.
  23. ^ (EN) Robert D. Novak, No meeting in Prague[collegamento interrotto], TownHall.com, 13 maggio 2002.
  24. ^ (EN) Douglas Jehl, CIA doubts hijacker met with Iraq agent, The New York Times, 9 luglio 2004.
  25. ^ (EN) The dark side - Interview with John McLaughlin, PBS.org, 11 gennaio 2006.
  26. ^ a b c (EN) Walter Pincus, No link between hijacker, Iraq found, U.S. says Archiviato il 7 giugno 2007 in Internet Archive., The Washington Post, 1º maggio 2002.
  27. ^ (EN) Peter Green, Iraq link to Sept. 11 attack and anthrax is ruled out Archiviato il 3 febbraio 2008 in Internet Archive., The Telegraph, 18 dicembre 2001. Riguardo all'affermazione sulle due visite di Atta a Praga nel 2000, cfr. infra, paragrafo 1 - "La prima «controversia»".
  28. ^ a b (EN) National Commission on Terrorist Attacks Upon the United States, Final Report, pagg. 228-229
  29. ^ Ahmad Samir al-Ani è stato arrestato a Baghdad il 2 luglio 2003 in un'operazione condotta dall'esercito statunitense. A tal proposito, cfr. (EN) Iraqi intelligence officer in U.S. hands, CNN, 8 luglio 2003.
  30. ^ (EN) National Commission on Terrorist Attacks Upon the United States, Final Report, pag. 161.
  31. ^ (EN) United States Senate Select Committee on Intelligence, Postwar findings about Iraq's WMD programs and links to terrorism and how they compare with prewar assessments Archiviato il 21 settembre 2006 in Internet Archive. (.pdf file), pagg. 110-111. Parte della conclusione è stata classificata su richiesta della CIA - decisione questa che ha scatenato notevoli polemiche. A tal proposito, cfr. (EN) Mark Hosenball, Atta in Prague Archiviato il 13 maggio 2007 in Internet Archive., Newsweek, 13 settembre 2006.
  32. ^ Qui il rapporto si riferisce alla Seconda guerra del Golfo.
  33. ^ (EN) Deroy Murdock, On the interrogation list, National Review, 15 dicembre 2003.
  34. ^ (EN) John Hooper, The shy, caring, deadly fanatic, The Guardian, 23 settembre 2001.
  35. ^ (EN) Mark Hosenball, Michael Isikoff, Dubious link between Atta and Saddam Archiviato il 7 giugno 2007 in Internet Archive., Newsweek, 19 dicembre 2003.
  36. ^ (EN) Sen. Carl Levin, Report of an Inquiry into the Alternative Analysis of the Issue of an Iraq-al Qaeda Relationship, 21 ottobre 2004 (.pdf file).
  37. ^ a b (EN) Mark Hosenball, Michael Isikoff, Case decidedly not closed, Newsweek, 19 novembre 2003.
  38. ^ (EN) Julian Borger, Saddam link to Bin Laden, The Guardian, 6 febbraio 1999.
  39. ^ (EN) Bin Laden tape: Text, BBC News, 12 febbraio 2003.
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