La diocesi di Eclano (in latino: Dioecesis Aeclanensis) è una sede soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica.

Eclano
Sede vescovile titolare
Dioecesis Aeclanensis
Chiesa latina
Sede titolare di Eclano
Chiesa di Santa Maria Maggiore a Mirabella Eclano
Arcivescovo titolareNicolas Henry Marie Denis Thévenin
Istituita1966
StatoItalia
RegioneCampania
Diocesi soppressa di Eclano
Suffraganea diBenevento
ErettaIV secolo
Soppressa1058/1061
unita alla diocesi di Frigento
Dati dall'annuario pontificio
Sedi titolari cattoliche
Resti di una domus nel parco archeologico di Aeclanum.

Storia modifica

Con i primi insediamenti cristiani nel territorio, Eclano divenne sede vescovile nel IV secolo.

Il primo vescovo di cui ci è giunta notizia è Memore, marito di Giuliana, nobildonna locale, e padre di Giuliano, suo probabile successore. Memore ebbe buoni rapporti con Paolino di Nola, che compose un carme (circa 400/404[1]) in occasione del matrimonio di Giuliano con Tizia, figlia di Emilio, vescovo di Benevento, ed anche con Agostino d'Ippona, a cui chiese una copia del suo De musica per il figlio Giuliano divenuto diacono e da cui ricevette una lettera[2] (circa 408/409[3]). Memore morì prima di marzo 417, periodo in cui morì papa Innocenzo I, che consacrò vescovo Giuliano.[4]

Il personaggio certamente più importante legato alla diocesi di Eclano fu il vescovo Giuliano, protagonista di un'accesa diatriba con sant'Agostino a causa dell'eresia pelagiana di cui era accusato. Papa Zosimo (417-418) dichiarò eretiche le tesi di Pelagio, che sminuivano la caducità umana seguita al peccato originale ed esaltavano invece le capacità dell'uomo; Giuliano, insieme ad altri diciotto vescovi, non vollero firmare il documento del pontefice, e si condannarono ad un esilio volontario in Asia Minore sul finire del 418. Di Giuliano rimangono alcune lettere della corrispondenza con Agostino, e diverse opere del teologo africano, tra cui il Contra Julianum e l'Imperfectum opus. Morì dopo il 439, all'epoca dell'imperatore Valentiniano III († 455).[5]

Terzo vescovo conosciuto di Eclano è Epifanio[6], che fece parte della delegazione pontificia, composta dai diaconi romani Teofane e Pelagio e dai vescovi Sabino di Canosa, Asterio di Salerno, Rustico di Fiesole e Leone di Nola, inviata a Costantinopoli per il concilio celebrato dal patriarca Mena nei mesi di maggio e giugno 536; in questo concilio fu confermata la deposizione di Antimo di Costantinopoli e furono condannati per monofisismo Severo di Antiochia, Pietro di Apamea e il monaco Zoara.[7]

Le scoperte epigrafiche attestano l'esistenza della Chiesa di Eclano tra V e VI secolo. Un'epigrafe del 494 ricorda un lector Sanctae Ecclesiae Aeclanensis; due epigrafi databili al VI secolo menzionano un subdiaconus e una praeposita[8]; un esorcista è ricordato in un'epigrafe del 511, mentre un'altra del 529 registra l'accolito Murrasio.[9] Gli scavi archeologici hanno messo in luce un complesso basilicale, databile tra IV e V secolo, a tre navate con abside e fonte battesimale, restaurato nei primi decenni del VI secolo.[10]

In seguito non si conosce più nulla della sede di Eclano, che andò incontro alle incursioni longobarde e alla distruzione da parte dei Bizantini.[11] Lo stesso toponimo scompare dalle fonti coeve: infatti un documento di papa Gregorio II, databile tra il 715 e il 724, parla del monastero di San Pietro, fondato dai Longobardi in civitate diruta quintodecimo miliario apud dictam Beneventanam civitatem («nella città distrutta al quindicesimo miglio dalla città di Benevento»); è opinione degli studiosi che la "città distrutta" sia quella di Eclano. Ben presto l'espressione utilizzata dal papa si trasformò nel toponimo Quintodecimo, già attestato nel 722, e poi ancora nel 724, nel 745 e nel 746.[12]

Nel corso del IX secolo Quintodecimo divenne un importante centro amministrativo del ducato di Benevento ed è probabilmente in questo contesto che divenne sede vescovile, in continuità con l'antica sede di Eclano.[13] La diocesi di Quintodecimo è menzionata per la prima volta nella bolla che papa Giovanni XIII scrisse al metropolita beneventano Landolfo I nel 969, nella quale concesse al prelato la facoltà di consacrare i suoi vescovi suffraganei, fra cui anche quello di Quintodecimo.[14] La dipendenza di Quintodecimo, diocesi della quale non è noto alcun vescovo, dalla provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Benevento è ripetuta nelle bolle pontificie fino a quella di papa Stefano IX del 1058.[15] Tre anni dopo, nel concilio provinciale celebrato a Benevento nel mese di giugno 1061, erano presenti tutti i vescovi suffraganei beneventani: manca il vescovo di Quintodecimo, mentre appare per la prima volta quello di Frigento.[16] Gli storici sono concordi nello stabilire che, contestualmente all'arrivo dei Normanni, tra il 1058 e il 1061 la sede vescovile fu traslata da Quintodecimo a Frigento, nuovo centro amministrativo della regione.

In un documento del 746 si fa menzione della chiesa di Santa Maria, identificata con l'antica cattedrale di Eclano.[17] Con la scomparsa di Eclano è probabile che l'edificio e il suo battistero si siano conservati come chiesa plebana, fino alla ricomparsa della diocesi, con il nome di Quintodecimo, di cui divenne nuovamente cattedrale.[18] Quando anche Quintodecimo fu abbandonata, nel nuovo centro di Aquaputida (Acquaputrida), l'odierna Mirabella Eclano, fu edificata una chiesa anch'essa dedicata a Santa Maria, in ricordo dell'antica cattedrale di Eclano/Quintodecimo (XII secolo).[19]

Dal 1966 Eclano è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica; dal 15 dicembre 2012 l'arcivescovo, titolo personale, titolare è Nicolas Henry Marie Denis Thévenin, nunzio apostolico in Egitto e Oman e delegato apostolico presso l'Organizzazione della Lega degli Stati Arabi.

Cronotassi modifica

Vescovi residenziali modifica

  • Memore † (prima del 400/404 - prima del 417 deceduto)
  • Giuliano † (prima di marzo 417 - settembre/dicembre 418 deposto)
  • Epifanio † (menzionato nel 536)

Vescovi titolari modifica

Note modifica

  1. ^ Paolino di Nola: i carmi, introduzione, note e indici a cura di A. Ruggiero, Roma, 1990, pp. 349-350.
  2. ^ Lettera 101, www.augustinus.it.
  3. ^ T. Alimonti e L. Carrozzi, Opere di Sant'Agostino. Le Lettere, Nuova Biblioteca Agostiniana XXI, Roma 1969, pp. 940-947.
  4. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, II, pp. 1493-1494.
  5. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, I, pp. 1175-1186.
  6. ^ Epifanio appare come vescovo di Eclano in tutte le liste di presenza alle sedute del concilio del 536 e nelle sottoscrizioni degli atti conciliari (Acta Conciliorum Oecumenicorum. Collectio Sabbaitica, vol. III, pp. 126 e seguenti), ad eccezione della lista delle sottoscrizioni della quinta seduta, dove viene indicato, forse per un errore dei copisti, come vescovo di Ascoli nel Piceno; questo ha indotto molti autori, tra cui Ughelli, Gams e Cappelletti, a inserire Epifanio nella cronotassi dei vescovi della diocesi picena.
  7. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, I, p. 651.
  8. ^ «Figura legata alla gestione delle basiliche funerarie e degli spazi cimiteriali annessi» (Lo Pilato, Il territorio di Aeclanum in età tardoantica ed altomedievale, p. 63).
  9. ^ Chiara Lambert, Studi di epigrafia tardo antica e medievale in Campania, vol. I, 2008, pp. 134-135.
  10. ^ V. Di Giovanni, Aeclanum romana: le evidenze archeologiche, in Avellino e Irpinia, 1996, pp. 243-250.
  11. ^ Contro il luogo comune, che vuole molte città dell'Apulia distrutte dall'imperatore Costante II nel 663, vedere: P. Corsi, La spedizione in Italia di Costante II: fonti e problemi, in Nicolaus 3 (1975), pp. 169-198 e 343-392; E. Cuozzo, Le diocesi di Aeclanum, Quintodecimo e Frigento, in Rassegna Storica Irpina, I, pp. 22-26. La distruzione di Eclano nel 663 da parte di Costante II è un'«ipotesi da tempo abbandonata dalla letteratura scientifica» (Lo Pilato, Il territorio di Aeclanum in età tardoantica ed altomedievale, p. 69).
  12. ^ Ebanista, Dati preliminari sul territorio di Frigento fra Tarda Antichità e Alto Medioevo, pp. 121-122.
  13. ^ Ebanista, Dati preliminari sul territorio di Frigento fra Tarda Antichità e Alto Medioevo, p. 122. Lo Pilato, Il territorio di Aeclanum in età tardoantica ed altomedievale, p. 72.
  14. ^ Kehr, Italia pontificia, IX, pp. 54-55, nº 15.
  15. ^ Kehr, Italia pontificia, IX, p. 58, nº 24.
  16. ^ Kehr, Italia pontificia, IX, p. 59, nº 25.
  17. ^ Ebanista, Dati preliminari sul territorio di Frigento fra Tarda Antichità e Alto Medioevo, p. 122 e note 114-145.
  18. ^ P. Peduto, La Campania, in P. Pergola (ed.), Alle origini della parrocchia rurale (IV-VIII sec.), Atti della giornata tematica dei Seminari di Archeologia Cristiana (Ecole Française de Rome, 19 marzo 1998), Città del Vaticano, p. 372.
  19. ^ Lo Pilato, Il territorio di Aeclanum in età tardoantica ed altomedievale, p. 73.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica

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