Diocesi di Vittorio Veneto

diocesi della Chiesa cattolica in Italia

La diocesi di Vittorio Veneto (in latino: Dioecesis Victoriensis Venetorum) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea del patriarcato di Venezia e appartenente alla regione ecclesiastica Triveneto. Nel 2022 contava 326.000 battezzati su 376.000 abitanti. È retta dal vescovo Corrado Pizziolo.

Diocesi di Vittorio Veneto
Dioecesis Victoriensis Venetorum
Chiesa latina
Suffraganea delpatriarcato di Venezia
Regione ecclesiasticaTriveneto
 
Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
VescovoCorrado Pizziolo
Vicario generaleMartino Zagonel
Presbiteri218, di cui 152 secolari e 66 regolari
1.495 battezzati per presbitero
Religiosi79 uomini, 276 donne
Diaconi36 permanenti
 
Abitanti376.000
Battezzati326.000 (86,7% del totale)
StatoItalia
Superficie1.420 km²
Parrocchie162 (12 vicariati)
 
ErezioneVI secolo
Ritoromano
CattedraleSanta Maria Assunta
Santi patroniSan Tiziano
IndirizzoVia Lorenzo Da Ponte 116, 31029 Vittorio Veneto, Italia
Sito webwww.diocesivittorioveneto.it
Dati dall'Annuario pontificio 2023 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia

Territorio modifica

La diocesi comprende la parte meridionale della Valbelluna tra il Piave e Belluno, la provincia di Treviso a est del Piave (anche se il confine, in corrispondenza del comune di Valdobbiadene e dopo le grave di Papadopoli, retrocede notevolmente rispetto al corso d'acqua), un lembo dell'ex provincia di Pordenone sino al Livenza e, infine, la parte orientale della città metropolitana di Venezia compresa tra il Livenza e il canale Grassaga. Nel complesso si estende su 1420 km² delimitati a est e a ovest all'incirca dal corso dei fiumi Piave e Livenza.

Sede vescovile è la città di Vittorio Veneto, dove si trova la cattedrale di Santa Maria Assunta. Altri centri maggiori della diocesi sono Conegliano e Oderzo.

Il territorio è suddiviso in 162 parrocchie raggruppate in 12 foranie.

Foranie modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Parrocchie della diocesi di Vittorio Veneto.
 
La mappa delle foranie

Le parrocchie sono raggruppate nelle seguenti foranie:

  • Conegliano
  • La Colonna
  • La Vallata
  • Mottense
  • Opitergina
  • Pedemontana
  • Pontebbana
  • Quartier del Piave
  • Sacilese
  • Torre di Mosto
  • Vittorio Veneto
  • Zumellese

Storia modifica

La diocesi si estende sulla maggior parte dell'antico territorio di Opitergium, l'attuale Oderzo. Importante municipium romano, con l'avvento del cristianesimo divenne sede vescovile. Dei cinque vescovi conosciuti della diocesi di Oderzo tre sono venerati come santi: Tiziano, Magno e Floriano. Il primo è l'attuale patrono della diocesi e si festeggia il 16 gennaio.

Tra il V e il VII secolo, con le invasioni barbariche, Oderzo fu più volte saccheggiata e distrutta. L'ultima grave distruzione fu quella operata nel 636 dal re longobardo Rotari. Il vescovo Magno allora, con il clero e i fedeli, fuggì trasferendo la sede vescovile a Eraclea, centro della Laguna di Venezia sotto l'influenza bizantina. Oderzo fu definitivamente distrutta e rasa al suolo da Grimoaldo nel 669.

Con l'arrivo dei Longobardi l'abitato di Ceneda acquisì sempre più importanza e divenne il capoluogo del ducato longobardo omonimo. Il territorio dell'antica diocesi di Oderzo venne diviso tra Eraclea, Treviso e la nuova diocesi di Ceneda, istituita dai Longobardi verso la fine del VII secolo o all'inizio dell'VIII. Inizialmente la sede, come suffraganea del patriarcato di Aquileia, aderiva allo scisma tricapitolino.

Incerta è l'origine della cronotassi di Ceneda, sulla quale gli autori non sono unanimi. Il primo vescovo, Ursino, che avrebbe partecipato a un sinodo romano del 680, è escluso dalla cronotassi da Arnosti, il quale argomenta che essendo tricapitolino il vescovo di Ceneda non poteva essere presente a Roma, dove è accertato che erano presenti solo vescovi cattolici.[1] I vescovi Valentiniano e Massimo sono menzionati in un praeceptum di Liutprando del 743, il quale tuttavia sembra essere palesemente spurio o almeno dubbio.[2] Il vescovo Dolcissimo è menzionato in un diploma di Carlo Magno del 794, testo che tuttavia ha subito nel tempo molte interpolazioni e manipolazioni.[3] Secondo Lanzoni, primo vescovo certo di Ceneda è Emmo (o Emmone), che partecipò al concilio di Mantova nell'827.

Nella seconda metà del X secolo, l'imperatore Ottone I investì il vescovo Sicardo del titolo di conte.[4] Da questo momento, i vescovi esercitarono sul territorio anche il potere temporale; nel XIV secolo la loro influenza si estese anche sulla contea di Tarzo. Questa situazione, sebbene molto ridimensionata, rimase anche dopo la conquista della Serenissima, ma nel 1768 Venezia aboliva la contea vescovile e insediava a Ceneda un podestà.

Nel XIII secolo alcune potenti famiglie locali tentarono, inutilmente, di trasferire la sede vescovile a Conegliano.

Nel 1587 fu eretto il seminario diocesano.

Nel 1753, a seguito della soppressione del patriarcato di Aquileia, divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Udine.

Il 1º maggio 1818 la bolla De salute dominici gregis di papa Pio VII coinvolse anche il territorio di Ceneda: la diocesi acquisì le sei parrocchie del cosiddetto Compardo, un'exclave del patriarcato di Venezia nei dintorni di Conegliano (Bibano, Pianzano, San Vendemiano, San Fior di Sopra, San Fior di Sotto, Zoppè)[5] e altre otto parrocchie dell'arcidiocesi di Udine (San Polo di Piave, Rugolo, Sarmede, Godega, Orsago, Pinidello, Caneva, Stevenà)[6]. Contestualmente Ceneda passò nella provincia ecclesiastica del patriarcato di Venezia.

Alla fine del XIX secolo, per motivi storico-culturali, fu bocciata l'idea di unire la diocesi con quella vicina di Treviso.

L'ultima importante variazione territoriale è del 16 aprile 1926, quando con il decreto Quo melius, le parrocchie del Sacilese, già exclave dell'arcidiocesi di Udine, furono aggregate alla diocesi di Ceneda.[7]

Il 13 maggio 1939, in seguito alla fusione di Serravalle e Ceneda che portò alla nascita del comune di Vittorio Veneto nel 1866, la diocesi assunse l'attuale denominazione in forza del decreto Quum episcopalis civitas della Congregazione Concistoriale. Tale notevole "ritardo" (oltre 70 anni dopo l'unione dei due centri urbani) fu dovuta a ragioni storiche (di rispetto delle due differenti storie civiche), ma anche ai difficili rapporti tra l'Italia e la Chiesa (il governo sabaudo nel 1866 non aveva ancora occupato Roma, ma nel 1860 aveva annesso la Romagna, l'Umbria e le Marche, perciò la Curia non volle "omaggiare" il nuovo nome della città che onorava Vittorio Emanuele II).[8]

Tra il 1958 e il 1969 la cattedra vescovile è stata di Albino Luciani, che in seguito fu eletto papa con il nome di Giovanni Paolo I.

Cronotassi dei vescovi modifica

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

 
Il vescovo Pietro Marcello (a destra).
 
Il cardinale Domenico Grimani
 
Il cardinale Marco Antonio Bragadin
 
Il cardinale Jacopo Monico
 
Mons. Eugenio Beccegato
 
Papa Giovanni Paolo I fu vescovo di Vittorio Veneto
 
Mons. Corrado Pizziolo, attuale vescovo di Vittorio Veneto

Attuale vescovo modifica

Corrado Pizziolo, proveniente dal clero della diocesi di Treviso, ha preso possesso della diocesi nella stessa celebrazione che ha visto la sua consacrazione a vescovo, avvenuta il 26 gennaio 2008 a Vittorio Veneto.

Persone legate alla diocesi modifica

Vescovi viventi originari della diocesi modifica

Presbiteri appartenuti al clero diocesano modifica

Amministratori diocesani modifica

Statistiche modifica

La diocesi nel 2022 su una popolazione di 376.000 persone contava 326.000 battezzati, corrispondenti all'86,7% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 286.440 286.480 100,0 454 352 102 630 198 870 163
1970 277.896 278.144 99,9 428 346 82 649 119 974 175
1980 297.787 300.387 99,1 431 332 99 690 129 972 180
1990 300.000 304.000 98,7 398 300 98 753 6 122 842 162
1999 298.000 301.000 99,0 363 283 80 820 11 98 763 162
2000 306.000 314.000 97,5 354 264 90 864 9 105 655 162
2001 304.400 314.000 96,9 354 264 90 859 10 107 589 162
2002 319.400 327.000 97,7 341 263 78 936 11 86 582 162
2003 319.400 327.600 97,5 334 256 78 956 11 87 700 162
2004 313.200 327.800 95,5 318 245 73 984 11 80 711 162
2010 335.500 364.870 92,0 267 211 56 1.256 22 65 563 162
2014 334.000 351.200 95,1 270 207 63 1.237 36 85 539 162
2017 340.000 357.600 95,1 270 207 63 1.259 36 85 539 162
2020 354.330 377.280 93,9 210 159 51 1.687 31 62 355 162
2022 326.000 376.000 86,7 218 152 66 1.495 36 79 276 162

Note modifica

  1. ^ Arnosti conclude perciò che l'Ursino presente a Roma non poteva essere vescovo di Ceneda (op. cit., p. 73). Lo stesso discorso è applicabile, secondo il medesimo autore, anche a Vindemio, che la maggior parte degli studiosi (eccetto Cappelletti e Gams) ritengono sia stato vescovo di Cissa e non di Oderzo.
  2. ^ Arnosti, pp. 77 e 101.
  3. ^ Kehr, op. cit., p. 82.
  4. ^ Il diploma imperiale è riportato da Cappelletti, op. cit., pp. 239-240.
  5. ^ Bruno Bertoli, Silvio Tramontin (a cura di), La visita pastorale di Giovanni Ladislao Pyrker nella diocesi di Venezia (1821), Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1971, pp. IX, XIII.
  6. ^ Filiberto Agostini, Istituzioni ecclesiastiche e potere politico in area veneta (1754-1866), Milano, Marsilio, 2002, p. 25.
  7. ^ Testo del decreto in AAS 19 (1927), pp. 19-20.
  8. ^ Lo sostiene Alessandro Novo, autore di Mons Bellati, una vita per Ceneda , Trieste (?), 1891 (a p. 187 vi è una citazione di una lettera di monsignor Bellati, vescovo di Ceneda nel 1866, a Pio IX, dove si "stigmatizza" il nuovo nome della città)
  9. ^ Processato da papa Gregorio IX nel 1235; si veda: Julien Théry-Astruc, Luxure cléricale, gouvernement de l'Église et royauté capétienne au temps de la "Bible de saint Louis", in Revue Mabillon, 25, 2014, p. p. 172.
  10. ^ Partecipò al Concilio di Trento.
  11. ^ Ha battezzato e dato il proprio nome a Emanuele Conegliano, paroliere di Wolfgang Amadeus Mozart.
  12. ^ Il 27 marzo 1885 fu nominato arcivescovo titolare di Adana.
  13. ^ Non prese mai possesso dell'arcidiocesi ligure per l'opposizione del governo italiano, e il 22 gennaio 1915 fu nominato arcivescovo titolare di Calcedonia.
  14. ^ Contestualmente nominato arcivescovo titolare di Tiro.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

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Collegamenti esterni modifica

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