Discussioni utente:Gizetasoft/Sandbox

QUESTO È UNO SPAZIO PERSONALE eventuali comunicazioni postatele qui, grazie

Grafici riassuntivi modifica

Giuda

...
Davide
├───────────┐
Salomone    Nathan
...         ...
Giacobbe    Heli
│           ├───────── ··· ──────────┐
Giuseppe    Maria        Zebedeo     Salomé
└─────┬─────┘   │        └─────┬─────┘
      Giacomo   Gesù           Giacomo il maggiore - apostolo
      Giuseppe                 Giovanni - apostolo
      Simone
      Giuda
      Sorelle


Secondo questa ipotesi Luca traccia la genealogia di Maria e Matteo quella di Giuseppe per evidenziare sia la discendenza naturale (per mezzo di Maria - Luca 3:23-33) che legale (per mezzo di Giuseppe - Matteo 1:3-16) di Gesù da Davide (2 Samuele 7:14,16 - le note in calce della CEI a questi versetti dicono:
La profezia avrà perfetto adempimento nel Messia,
La perennità del trono di Davide, realizzata dal Messia Re... Note Capitolo 7. 14, 16
Se fossero entrambe riferite a Giuseppe non vi sarebbe una discendenza naturale per la stessa posizione di Giuseppe.
Che Salome fosse sorella di Maria è una supposizione dettata dal confronto di Matteo 10:2; 27:56 Marco 15:40 e Giovanni 19:25 (Nell'Indice dei principali nomi propri della Nuoviss. Vers. dai testi orig. a pag. 2003 viene detto: "una delle pie donne che seguivano Gesù Mc 15,40, forse madre di Giacomo e Giovanni, Mt 20,20; 27,55") questo potrebbe giustificare il fatto che Gesù affida sua madre a Giovanni invece che ai fratelli non credenti.
Una supposizione non confermata dalla Catholic Encyclopedia Relation of St. James to Jesus If this last supposition is right, Salome was a sister of the Blessed Virgin Mary, and James the Greater and John were first cousins of the Lord

Altre parentele riportate:

Zaccaria  Elisabetta (siggenis -> parente di Maria)
└────┬────┘
     Giovanni il Battezzatore

Luca 1:36

Alfeo
Clopa       Maria
└─────┬─────┘
      Giacomo il minore - apostolo
      Giuseppe

Si potrebbe supporre che l'Alfeo di Matteo 10:2,3; Marco 3:18; Luca 6:15; Atti 1:13; e Clopa di Giovanni 19:25; fossero la stessa persona in considerazione anche di Giacomo... il minore.


Giona     xxxx
└────┬────┘
     Simone (Cefa Pietro) - apostolo
     Andrea - apostolo

Matteo 4:18; 10:2;

xxxx      xxxx
└────┬────┘
     Lazzaro
     Marta
     Maria

Giovanni 11:1,2,5

Luca 6:16; Atti 1:13
Giacomo   xxxx
└────┬────┘
     Giuda Taddeo - apostolo

Matteo 10:3; Luca 6:16; Giovanni 14:22; Atti 1:13

Raffronti Scritture Greche modifica

Primogenito / unigenito modifica

Primogenito (πρωτότοκον [prōtotokon]) Unigenito (μονογενὴς [monogenēs]):
Luca 2:7; diede alla luce il suo figlio primogenito (πρωτότοκον [prōtotokon])
Luca 7:12; figlio unico della vedova di Nain 8:42; figlia unica di Jairo 9:38 l'unico figlio... indemoniato (in tutti ricorre μονογενὴς [monogenēs])
Lo scrittore è sempre Luca ma solo per Gesù si ipotizza che πρωτότοκον [prōtotokon] e μονογενὴς [monogenēs] siano sovrapponibili.
Con queste considerazioni la particolare preziosità della lapide nella necropoli ebraica di Tell el-Jehudi potrebbe risultare un enfatizzazione di una banale normalità, con la mentalità ebraica del tempo è probabile che questa madre (ma era stata lei a scrivere l'epitaffio?) avesse il desiderio di avere altri figli e quello sarebbe stato... comunque il primogenito. In ogni caso il parallelo potrebbe non essere applicabile a Maria, sarebbe azzeccato se anche Maria fosse morta ma non lo era. [Ora non ha più valore neppure il parallelo con la Qantas dopo gli spiacevoli incidenti che ha subito].

Secondo Mt 1,25 Giuseppe non 'conobbe' (sessualmente) Maria "finché partorì un figlio", il che esclude la perpetua verginità. Il versetto vuole sottolineare il concepimento verginale prima del parto, senza alcun intervento umano, e non implica necessariamente che dopo Giuseppe 'conobbe' Maria (p.es. dire che la Qantas non ha finora avuto incidenti aerei implica la sicurezza dei voli mostrata finora, non implica necessariamente che presto ne avrà).

Fratelli "carnali" modifica

Fratello/i carnale/i:
Matteo 4:18; (due fratelli... Pietro e Andrea suo fratello) 4:21; (altri due... fratelli Giacomo... e Giovanni suo fratello) 10:2; (Pietro e Andrea suo fratello... Giacomo... e Giovanni suo fratello) 14:3; (Erode... Erodiade moglie di Filippo suo fratello) 17:1; (Giacomo e Giovanni suo fratello)
Matteo 12:46; (sua madre e i suoi fratelli) 12:47 (tua madre e i tuoi fratelli) 13:55; (sua madre Maria e i suoi fratelli Giacomo e Giuseppe e Simone e Giuda) 20:20-28 (potrebbe spiegare perché Giacomo e Giuda non si dichiarano fratelli di Gesù oltre a confermare che Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, sono fratelli)
Lo scrittore è sempre Matteo ma solo per Gesù ἀδελφούς [adelphous] significa cugini invece di fratelli.
Qual'è il metro per la scelta?

(Sembrerebbe ovvio che è una domanda retorica, faccio presente che, come riportato sopra, questo è uno spazio personale al cui inizio vi è il link per la mia pagina discussioni)

Fratelli / Apostoli modifica

In primis il raffronto della successione temporale che ne fa Marco

  • Marco 3:16-19 I Dodici erano: Simone che Gesù chiamò "Pietro", 17Giacomo e suo fratello Giovanni, che erano figli di Zebedèo - Gesù li chiamò anche "Boanèrghes", che significa "figli del tuono" - 18poi Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo figlio di Alfeo, Taddeo, Simone che era del partito degli zeloti 19e Giuda Iscariota che poi fu il traditore di Gesù.
  • e Marco 3:31-35 La madre e i fratelli di Gesù erano venuti dove egli si trovava, ma erano rimasti fuori e lo avevano fatto chiamare. 32In quel momento molta gente stava seduta attorno a Gesù. Gli dissero: - Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e ti cercano. 33Gesù rispose loro: - Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? 34Poi si guardò attorno, e osservando la gente seduta in cerchio vicino a lui disse: - Guardate: sono questi mia madre e i miei fratelli. 35Chiunque fa la volontà di Dio, è mio fratello, mia sorella e mia madre.
  • Ed è questa [riportata allo stesso modo da Matteo] la base che escluderebbe che i fratelli fossero apostoli. La domanda ovvia è: «Dov'erano alcuni apostoli, con Gesù o con la madre»? oppure: «Gesù aveva scelto gli apostoli dopo una notte di preghiera, avrebbe scelto chi non fa la volontà del Padre mio»? E questo c'entra poco con l'imperfezione degli apostoli, l'incredulità e tutte le altre giustificazioni accampate. Mentre il... Potrebbe trattarsi di un inserimento discronico della lista stereotipata fa sorridere a parte che il Potrebbe mette tutto in discussione e ne esclude la certezza.

Vi sono anche... testimonianze, dirette o indirette, che sembrerebbero al di sopra di ogni sospetto.

  • Rossano Pietro, [1] nel commento a Galati 1:19 dice: "Giacomo, il fratello, cioè parente, cugino del Signore, si deve distinguere da Giacomo di Zebedeo, detto il Maggiore, e da Giacomo di Alfeo, entrambi del collegio dei Dodici. Presiedeva con grande autorevolezza la comunità di Gerusalemme." (pag. 1779)

  • Pasquero Fedele,[2] sembra escludere che sia Giacomo che Giuda (gli scrittori delle lettere) fossero apostoli. [3]

  • Salvatore Garofalo [4] non ammette né esclude che Giacomo possa essere apostolo e commenta così le scritture che lo menzionano: Galati 1:19 Note Capitolo 1. 19, Introduzione alla Lettera di Giacomo. Per Giuda sembra non lo annoveri tra i dodici: Egli quindi non sarebbe l'apostolo Giuda Taddeo, detto «di Giacomo» (Lc 6, 16; At 1, 13) nel senso di figlio di Giacomo. Introduzione alla Lettera di Giuda.

Mentre la Bibbia di Gerusalemme edizione 2009 Centro editoriale dehoniano EDB ISBN 978-88-10-82034-6 a pag 2873 nell'introduzione alla Lettera di Giacomo afferma:

  • Evidentemente questo personaggio è distinto dall'apostolo Giacomo, figlio di Zebedeo, (mt 10,2p), che Erode fece perire nel 44 (At 12,2); ma si potrebbe pensare di identificarlo con l'altro apostolo che aveva questo nome, il figlio di Alfeo (Mt 10,3p). Già gli antichi esitavano su questa identificazione e i moderni ne discutono ancora, pur propendendo per rifiutarla. L'espressione di Paolo in Gal 1,19 è stata interpretata nei due sensi.

e a pag. 2876 nell'introduzione alla Lettera di Giuda:

  • Anche Giuda, che si dice «fratello di Giacomo» (v. 1) sembra presentarsi come uno dei «fratelli del Signore» (Mt 13,55p). Niente obbliga ad identificarlo con l'omonimo apostolo (Lu 6,16; At 1,13; cf. Gv 14,22) anzi egli stesso si distingue dal gruppo apostolico (v. 17)

e il commento a Galati 1:19 a pag 2771 dice:

  • 1,19 se non Giacomo: BJ ha «ma solo Giacomo...». La traduzione «se non Giacomo» suppone che questo Giacomo faccia parte dei Dodici si identifichi con il figlio di Alfeo (Mt 10,3p), oppure prende «apostolo» in senso lato (cf. Rm 1,1+)
  • Il Nuovo Dizionario Enciclopedico Illustrato della Bibbia AA.VV. PIEMME Editore ISBN 88-384-1058-5 dice: "Il Giuda estensore dell'omonimo scritto non apparterrebbe al gruppo dei Dodici, chiamati apostoli, del resto non si spiegherebbe l'omissione di tale titolo"
  • La CEI 2008 nell'introduzione sotto L’origine riporta: "...vengono nominati: "Giuda figlio di Giacomo" (Lc 6,16; At 1,13), "Giuda, non l'Iscariota" (Gv 14,22), Giuda "fratello" di Gesù (Mt 13,55; Mc 6,3), "Giuda, chiamato Barsabba" (At 15,22). Secondo alcuni, l'autore della lettera va ricercato nella cerchia dei "fratelli", cioè dei parenti, di Gesù." ndr notare: "Giuda figlio di Giacomo"


In conclusione sembrerebbero tutti concordi nel... «Non lo sappiamo con precisione»! Ergo ogni conclusione sembrerebbe non... conclusiva!

Egesippo & C. modifica

Il discorso non dovrebbe vertere tanto sulla professionalità e competenza del Reggi ma sull'attendibilità delle dichiarazioni fatte in nome di Egesippo di cui non abbiamo nulla se non quanto riportato da Eusebio circa 200 anni dopo. Per cui le "affermazioni", senza ombre di dubbi, fatte in nome di Egesippo non sono "intellettualmente corrette".
Vi sono delle considerazioni a livello linguistico che sembrerebbero prove inoppugnabili, e può darsi sia così, non sono in grado di contestare a livello classico/umanistico in quanto come già detto la mia formazione è tecnica e, stranamente, proprio questa formazione mi ha riavvicinato alla spiritualità che avevo abbandonato da tempo. Il ragionamento da tecnico mi fa fare queste considerazioni:

  • Non trovo coerente il parallelo tra quanto dice Egesippo [ca 150 d.C.] e quanto riporta la LXX, [III / II sec. a. C.] il motivo è semplice. Non abbiamo nulla di Egesippo, tranne qualche frammento delle sue opere. Tutto quello che sappiamo del suo pensiero è riportato da Eusebio [dopo 325 d. C.?] che ha scritto in greco circa 500 anni dopo la stesura della LXX. Era ancora lo stesso Greco semiticizzante? Eusebio nella sua Storia Ecclesiastica inserisce diverse inesattezze citando le Scritture che non contengono ciò che dice (p.e. v. I, 10, 2 e 4) o citando Giuseppe Flavio attribuendogli cose che non ha detto (v. II, 10, 2 e 6-7) possiamo prendere per oro colato quanto dice di Egesippo? Le discordanze citate possono essere controllate sia dalle Scritture che dagli scritti di Giuseppe ma Egesippo? [di inesattezze ve ne sono molte altre III, 10, 6; III, 18, 4; III, 20, 5; IV, 11, 9; ecc.] siamo certi che riportasse... esattamente il suo pensiero?
  • Non possono essere tassativamente esclusi dei semitismi nel linguaggio di Matteo, Marco e Giovanni ma Luca? e Paolo? Quest'ultimo viene definito l'apostolo delle Nazioni, cosa avrebbero capito le Nazioni con l'uso di termini greci che avevano altri significati nella mentalità semitica? Lo stesso Eusebio viveva in un periodo in cui il Cristianesimo aveva avuto una grande espansione e superato di gran lunga i confini della Palestina, non avrebbe scritto testi che fossero comprensibili a tutti?
  • Suppongo sia corretto, nei confronti di altre ipotesi, lasciare le deduzioni come pensiero Cattolico (dottrina) e non Cattolico (universale)

Per la traduzione [riporto solo il... tradotto]:
e dopo il essere martirizzato Giacomo il Giusto,
come anche (fu martirizzato) il Signore, secondo lo stesso racconto (di Egesippo),
ancora il (figlio) dello zio di lui (del Signore),
Simeone, il (figlio) di Clopa, sedette vescovo,
il quale proposero tutti,
essendo cugino del Signore secondo.

Non la discuto, ma cosa lega Simeone a Giacomo? e di conseguenza Giacomo [il Giusto] a Clopa? "Egesippo" non dice che Simeone fosse fratello di Giacomo e che questi era figlio di Clopa come non sembra menzionare né Ioses né Giuda. Se Eusebio[5] fa dire a Egesippo (e questo viene sempre glissato... di Egesippo non abbiamo nulla per aver la certezza di attribuire a lui quanto riporta Eusebio, si continua a parlare di fonti ma per "questo signore" non abbiamo nulla se non la testimonianza di un testimone che, è giusto ripeterlo, non si è sempre dimostrato attendibile: Eusebio di Cesarea) ἀνεψιὸν [anepsion] in cugino del Signore secondo, perché non lo usa anche in I-12-5 pag 107 dove afferma: "Poi, egli dice, comparve a Giacomo[6]: uno dei cosiddetti fratelli del Salvatore" o in II, 23, 1 pag 148? visto che nel sottotitolo viene riportato: detto... fratello del Signore? o in II, 23, 3-4 che riporta: "Tuttavia, chi narra la vicenda con maggior precisione è Egesippo appartenuto alla prima successione degli apostoli, nel quinto libro delle sue Memorie: 4. «Giacomo, fratello del Signore, succedette all'amministrazione della Chiesa insieme con gli apostoli. Dal tempo del Signore fino a noi, egli fu da tutti soprannominato il Giusto, poiché molti di loro si chiamavano Giacomo".

Note modifica

  1. ^ Vescovo ausiliare di Roma per la pastorale della cultura, Rettore Magnifico della Pont. Università Lateranense, Roma: Collaboratore alla versione delle Lettere ai Corinzi e introduzioni e note esplicative, nonché Introduzione generale alla Bibbia; Introduzione generale ai Vangeli; Introduzione generale, introduzioni particolari e note alle Lettere di Paolo. La Bibbia Nuovissima versione dai testi originali - Edizioni S. Paolo - 1987
  2. ^ dottore in Sacra Scrittura e collaboratore alle Introduzione generale alle Lettere cattoliche; Introduzioni particolari e note ai Vangeli, agli Atti, alle Lettere cattoliche, all'Apocalisse nonché Indice dei principali nomi propri, ecc. della già citata versione della Bibbia
  3. ^ Nell'introduzione alla Lettera di Giacomo (pag. 1847) scrive: "L'autore di questa lettera si presenta come Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo, Giacomo 1:1 ma è difficile dire chi veramente sia. La probabilità inclina verso la persona di Giacomo, fratello del Signore, probabilmente non apostolo, Giacomo 3:1, favorito da un'apparizione di Gesù risorto, 1 Corinzi 15:7, a cui Pietro fece annunziare la propria liberazione dal carcere, Atti 12:17, stimato una delle colonne della chiesa, Galati 2:9, vescovo di Gerusalemme per una trentina d'anni, molto osservante del giudaismo, ucciso verso il 62 sotto il sommo sacerdote Anania, dopo la morte del procuratore Festo. A lui, appunto, la tradizione cristiana attribuisce la lettera." E in quella alla Lettera di Giuda: (pag. 1866) "L'autore stesso si dichiara fratello di Giacomo, che viene comunemente indicato come fratello di Gesù, quindi né l'uno né l'altro apostoli poiché in caso che lo fossero stati, non avrebbero mancato d'indicarlo... "
  4. ^ Segretario della Pontificia Commissione per la Neo-Volgata Collaboratore alle Introduzioni e note La Sacra Bibbia Edizione ufficiale della CEI - Edizioni Paoline - 1980
  5. ^ Storia ecclesiastica 1a ed. - Eusebio di Cesarea
    traduzione libro I, Francesco Maspero - traduzione libro II-X, Maristella Ceva
    introduzione, note, bibliografia, appendici, indici di Maristella Ceva.
    1979 Rusconi Editore Milano .
  6. ^ Giacomo, detto il Giusto, è chiamato nel Nuovo Testamento (Matteo, XIII 55; Marco, VI 31; Galati, I 19) « fratello del Signore », insieme con Giuda, Simone e Giuseppe. Seguendo Clemente ed Origene, Eusebio accoglie l'interpretazione letterale della parentela naturale con Gesù, pur non riportandola come propria. Primo vescovo di Gerusalemme, Giacomo, secondo la testimonianza di Flavio Giuseppe (Antichità giudaiche, XX 200), fu condannato alla lapidazione dal sommo sacerdote Ananos, figlio di Ananos, nel 62 circa (v. avanti, II 23).

Tertulliano modifica

Come Ireneo, anche Tertulliano reagisce contro i doceti e afferma che Gesù è nato realmente dalla Vergine104. Il parto ha avuto luogo in modo normale; il seno materno di Maria ha svolto il ruolo attivo che gli compete; un parto normale era d'altronde necessario, dal punto di vista fisico, perché la madre potesse allattare il suo bambino. Ma nella sua opposizione al docetismo, Tertulliano è andato troppo lontano e ha dichiarato che, con la nascita di Gesù, Maria aveva perso la sua verginità105: egli afferma l'equivalenza tra parto e consumazione del matrimonio106. Ritenendo che a causa del parto Maria cessa d'essere vergine, si allontana dalla credenza tradizionale rappresentata da sant'Ireneo. Se ne allontanerà ancor più pretendendo che Maria non sia vissuta verginalmente dopo la nascita di Gesù107.
Origene rimprovera ad alcuni, probabilmente a Tertulliano, d'aver negato la verginità di Maria dopo la nascita; egli considera questa opinione come obiezione eretica108. Mantiene il principio che Maria è rimasta sempre vergine. Ma, come Ireneo, non considera l'apertura del seno materno come un ostacolo alla permanenza della verginità; lungi dal nuocere alla verginità di Maria, il parto normale l'ha consacrata.
Commentando la parola della legge giudaica ripresa da san Luca: "Ogni figlio maschio che apre il seno materno", osserva che questa espressione ha qualche cosa di sacro. Effettivamente, essa si applica unicamente al caso di Gesù. Egli è stato il solo figlio ad aprire il seno di sua madre; nelle altre madri, non è al momento della nascita, ma prima, che ha luogo questa apertura, mentre il seno di Maria, sacro e degno di ogni venerazione, in precedenza era rimasto intatto. Di conseguenza, agli occhi di Origene, l'apertura del seno materno, lungi dall'implicare un disonore, manifesta la santità verginale di Maria.
Origene ha avuto il merito di attirare l'attenzione sul carattere unico, straordinario. del parto che si è prodotto per vie normali: è il Signore che ha aperto il seno di sua madre. Questa apertura è dunque eccezionale e sacra.


104 De carne Christi, 20, PL 2, 785; CCL 2, 908-909.
105 Ibid., 23. 2; PL 2, 787; CCL 2, 914: “virgo. quantum a viro, non virgo, quantum a partu”.
106 lbid., 23, 3-4: “Et si virgo concepit, (et) in partu suo nupsit. Nam nupsit ipsa patefacti corporis lege, in quo nihil interfuit de vi masculi ad missi, nam emissi idem illud sexus resignavit ”(CCL 2, 914). L'opera è del periodo semi-montanista o montanista di Tertulliano.
107 De virginibus velandis, 6, CCL 2, 1215-16; De monogamia, 8, 2, CCL 2, 1239: “semel nuptura post partum”.
108 In S. Luc., hom. 7,4; SC 87, 158. I commentatori discutono per sapere chi sono gli avversari citati da Origene. Ma l'indicazione “asserunt eam nupsisse post partum ”sembra riferirsi all'opinione emessa da Tertulliano. Può darsi che si tratti anche di Marcione.

Etimologia modifica

Diversi storici danno una, o più spiegazioni, sull'origine del nome così come, indicano, o tracciano i confini; ma tra loro non vi è accordo. Seguendo un puro ordine cronologico, degli anni in cui è vissuto lo storico, si riportano le varie versioni, sia dell'etimologia che, dove esiste, della composizione toponomastica nonché le eventuali critiche alle versioni di altri storici.

  • Jacopo Malvezzi[1]Questo tratto di paese fu nominato Franciacorta dal lungo soggiorno che vi fecero i francesi sotto Carlo Magno e deriva questo nome sin dall'anno 774 (V. Distin. 4. Cap. 96)[2][3]
  • Lorenzo Ercoliani nella Storia della conquista di Lombardia fatta da Carlo Magno, ne sostiene la versione e riporta: … Il dottor fisico Jacopo Malvezzi[1] […] ne racconta che que' paesi nei quali innanzi di entrare in Brescia accampò l'esercito del re de' Franchi comandato dal generale Ismondo[4] sono stati detti Franciacorta, perché i Franchi vi stanziarono corta stagione; ed aggiugne che erano indicati con tal nome ancora a' tempi suoi. Per questo avendo Malvezzi[1] prodotta una derivazione etimologica del nome Franciacorta, non appoggiata a tradizioni immaginarie, non a documenti posteriori al pubblico uso del nome medesimo, ma ad un tratto istorico raccontato ancora da altro scrittore accreditato ed antichissimo, qual era il notaio Rodolfo[5][6], io credo essere l'opinione di Malvezzi[1] la meglio documentata.
Lo stesso Caprioli [7] menziona anche Rodendo castelletto di Franciacurta narrando della guerra civile suscitata in Brescia nel 1200, anche se ciò non prova che il nome esistesse già a quel tempo (n.d.r.)[12].
  • Ottavio Rossi[13] Il Territorio è diuiso in tre membri principali, che sono Francia Curta, Piè di monte, e Pianura. La Francia Curta, così nominata, perche già era essente da tutti i Datij, e da tutte le Gabelle (cioè Franca Corte; contrada, ò vicinanza, ò quadra libera) hà l'aria sanissima, ed è tutta fruttifera, e piena di colline apriche, e delitiose; e si accrescon le sue amate qualità per la Riuiera del Lago d'Iseo, che s'appartiene à questa parte[14]
  • Negli Annali universali di statistica, periodico mensile, diretto da Giuseppe Sacchi[15][16] viene riportata la versione di Gabriele Rosa così come citata nel suo libretto Franciacorta:
La Francia Corta; notizie di Gabriele Rosa. Il popolo invece ha una sua singolare tradizione, ed è quella della breve ed angosciosa dimora che fece in questo paese la nazione franca allorché scese con Carlo d'Angiò, e quivi tenne un suo breve e sanguinolento dominio e diede essa medesima al paese da essa signoreggiato e poi devastato il nome di Francia Corta. L'autore difende questa tradizione del popolo, e reca prove e documenti storici abbastanza evidenti e diremo quasi vittoriosi[17][2].
  • Pietro Bravo esordisce con: …esporre quando e di quale maniera lungo tratto dei piedimonte occidentale di Brescia abbia avuta il nome di Franciacorta. Quindi prosegue: Signoreggia in que’ paesi una antica tradizione… spiegandola: …non avendo concesso quelle regioni lunga stazione ai francesi siensi poscia denominate Francia corta smentendola subito: …nè le analogie dei fatti nè le memorie di cronista alcuno porgono pur ombra di sospettare che in quelle parti sia mai succeduto un vespro siciliano…, quindi riporta la versione di Ottavio Rossi[13]: …furono detti Francia corta, cioè Corte franca, perchè per decreto del Senato veneto non assoggettati ai dazii generali, ai quali erano comunemente soggetti tutti gli altri. Affermando, però, che… quella regione era detta Franciacorta lunghi secoli innanzi che si emanassero quelle ducali di franchigia,[18]. Conclude condividendo la versione del Malvezzi[1][19]
Ma pur troppo l’origine del nome di Franciacorta, storico certamente, non è per anco priva di tenebre e di mistero. Ne parlò in un suo dotto opuscolo il Rosa, e prima d’esso il Malvezzi[1], il Rossi[13] e il Capriolo[7], che per soprassello mi fa provenire la Franciacorta dalla lunga soffermata di Carlo Magno in quelle terre. Ma se fin qui fu creduto che di quel nome non fosse piu antica memoria del 1434, una legge del comune di Brescia. probabilmente pubblicata durante la signoria degli Angioini, ordinava che i comuni di Fiumicello, Urago, Celatica, Gussago, Sale, Ronco, Rodengo potessero dal podestà di Brescia venir costretti ad alcune riparazioni della Mandolossa pro sua propria utilitate et omnium amicorum de Francia Curta[21][22]. E perchè non poteva quel nome sotto la signoria degli Angiò essere pronunciato impunemente, m’è duopo conchiudere che non per anco se ne conosca la vera derivazione. E quando un cronista si facile accettatore di tradizioni, qual è il Malvezzi[1] non più lontano di un secolo dai fatti Angioini, è costretto a investigare nella calata di Carlo Magno l’origine di quel nome, bisogna esser cauti ad indicarla in un fatto così clamoroso, di cui certo, se fosse vero, sarebbe memoria nelle cronache lombarde e più nel Malvezzi[1] medesimo, il cui silenzio in questo caso e piuttosto inesplicabile che rnaraviglioso[23]
  • Cesare Cantù e Carlo Cocchetti[24] esordisce con: Come sull'origine del nome, cosi intorno alla sua estensione non s'accordano gli scrittori[25][26] e prosegue: Il nome derivò dalla insurrezione del 1265 contro l'armata di Carlo d'Angiò, chiamato dai papi a sottrarre la Sicilia a re Manfredi. Preso il castello di Capriolo, de ogni sexo vi fu facta grande occisione (Corio)[27]; dopo di che l'esercito crocesegnato s'avanzò nella direzione di Brescia, dando per nove giorni il circostante paese a ferro e fuoco, e vergogna. Gli abitanti, alle ventidue ore insorsero contro quelle sfrenate soldatesche, e le costrinsero ad affrettare il loro cammino. Da cui la breve o corta permanenza dei Francesi dette il nome alla zona.
Ma la ducale veneta 26 gennajo 1450 vi comprende i Comuni di Rovato, Coccaglio, Erbusco, Cazzago, Calino, Bornato, Paderno, Passirano, Camignone, e loro pertinenze, appartenenti alla quadra di Rovato[28][29]; e Gussago[30][31], Cellatica, Rodengo, Ronco, Sajano, Brione, Ome, Polaveno, Monticelli (Brusati), Provezze, Provaglio (d'Iseo), Valenzano e Castegnato colle loro pertinenze spettanti alla quadra di Gussago[30], Nelle altre ducali è compresa tutta la quadra di Rovato[28] e quindi anche Monterotondo.
Gabriele Rosa comprende nella Franciacorta anche Adro, Capriolo, Borgonato, Nigoline, Torbiato e Timoline; ma da parecchi atti non parrebbe v'appartenessero; e d'alcune la posizione ci persuade ad escluderle: all'insurrezione che diede origine al nome di Franciacorta , non potevano prender parte le due prime, specialmente perchè avevano sul collo tutto l'esercito di Carlo d'Angiò, e Capriolo fu anzi dallo stesso distrutto. Queste terre poi appartenevano alla quadra di Palazzolo[32][33], e non godeano dei privilegi concessi a quelle della Franciacorta[34][35].
  • Francesco Bettoni afferma: Rimane adunque ancora oscura l'etimologia e smonta le varie versioni:
Né miglior trattamento ebbe il nostro territorio dall'esercito di Carlo d'Angiò, che s'avanzava e si diede a infellonire, varcato l'Oglio a Caleppio, contro I'amenissima plaga la Franciacorta, circoscritta a mezzodì dalla grande via tra Brescia e Palazzolo, a nord dal lago d'Iseo, a mattina dalla collina delle Fantasine e a sera dall'Oglio da Sarnico a Palazzolo. E vuolsi che quella plaga acquistasse lo strano appellativo di Franciacorta. per il subito e fiero sollevarsi di quelle popolazioni contro le masnade francesi, sicché queste a Rovato toccarono una grande sconfitta. Così pensano il Rosa e il Cocchetti, ma secondo noi non giustamente, perché non è provato che i francesi soffrissero quivi una sconfitta; di più il nome di Franciacorta lo troviamo usato anteriormente in documenti, che riguardano appunto i paesi circoscritti nella plaga suaccennata. Oltre a ciò, giustamente osserva l'Odorici, come può supporsi che il Malvezzi[1], scrittore di un secolo posteriore a que' tempi, non notasse la clamorosa. disfatta? E come può darsi che egli attribusse invece il nomignolo di Francia corta. col Caprioli, ad una lunga fermata di Carlo Magno co' suoi Franchi là ove s'innalzava ancora pochi anni or sono una chiesetta dedicata a S. Dionigi. al ponte di Rodengo? Opinione del resto, anche questa di niun valore storico perché da niun documento confermata ; come non è sicura neppure la derivazione del nome Francia Corta, dalla corruzione di Franca Contea, perché non mai esistette tale contea in que' paraggi. Rimane adunque ancora oscura l'etimologia[36].
  • Antonio Racheli Riporta la versione del Rosa e completa il quadro con: Quando all'ora ventiduesima dal colle di Rovato parte un segnale: in un attimo Rovato, Coccaglio, Cologne, Erbusco, Adro, insorgono a pugna disperata contro le avvinazzate milizie straniere, che ignare d'un tanto valore devono o soccombere o fuggire, inseguite dai coraggiosi rovatesi, i quali avrebbero riportata completa vittoria se non avveniva il tradimento di Buoso da Dovara, negato ora da Gabriele Rosa, ammesso allora da Frà Pipino[37], da Malespini, da Villani, da Dante[38]. Per tale fatto alla quadra di Rovato[28] davasi il nome di Francia-corta e gli argomenti negativi addotti a provare il contrario, non valgono a distruggere i molti positivi e la costante tradizione del popolo rovatese che fino al 1797 ne conservava la memoria, suonando a distesa ogni dì alle ventidue ore la campana maggiore[39].
  • Paolo Guerrini[40] La tesi più ricorrente e storicamente plausibile, allude alle corti franche cioè al fatto che i principali centri dell'arco morenico erano all'origine corti altomedievali, che con l'arrivo dei monaci cluniacensi godettero di franchigie (curtes francae) …ed è molto probabile - la storia si fa anche per intuizione - che da esso sia provenuta sulla fine del secolo XI, nel periodo delle numerose fondazioni cluniacensi intorno al Sebino (Isola di S. Paolo, Clusane, Colombaro, Sarnico, Provaglio, ecc.) anche la fondazione di questo piccolo priorato, una delle varie francae curtes, esenti da ogni onere fiscale come enti di pubblica beneficenza e che hanno dato a questa zona collinare il nome di Franciacorta[41][42][43]. Riporta inoltre:
Sulla etimologia di questo nome si sono affermate le più strane sentenze. Senza accennare a quanto ne hanno scritto il Rosa, il Cocchetti[24], e l'Odorici, mi permetto di avanzare anch'io la mia, che sembrerà forse più strana delle precedenti. Franciacorta potrebbe derivare da fragia o frangia, nome dato alla parte esterna del comune della città, quella che altrove vien chiamata Corpi santi (cosi afferma il Tiraboschi - Storia degli Umiliati - sull'autorità del Ducange): ovvero bisogna ricercarne l'origine intorno al mille, e nella riforma portata dai benedettini francesi di Cluny nei decaduti monasteri italiani. A Brescia il centro di questa riforma cluniacense fu Rodengo, e da Rodengo derivarono tutti gli altri piccoli priorati cluniacensi di Verziano[44], di Provaglio (d'Iseo), di Cazzago, di Sale di Gussago, di Erbusco, di Colombaro, ecc., abitati o diretti in maggior parte da monaci francesi, all'opera dei quali si deve la resurrezione agraria di questa fertilissima plaga […] l'antichissima porta di S. Faustino, detta poi Porta delle Pile, era chiamata la porta Gallia (francese) […] Si aggiunga che le vie di questo quartiere, sole fra tutte le vie della citta, ebbero la denominazione francese di rua […] Siamo adunque in perfetto quartiere francese, presso la porta gallia, per la quale usciva la via che da Gussago metteva in Franciacorta. E conclude esortando chi può essere un valido interlocutore a… sobbarcarsi l'incarico di ampliare e approfondire lo studio per risolvere un… arcano di secoli[45].
  • Francesco conte Gambara[46] Furono gli Ambasciatori di Milano accolti con distinzione, ma, come avviene sovente, partendosi le opinioni, ed i nobili inclinando per la guerra, i popolani per la pace, costoro assunsero il titolo della prima, ed i nobili della seconda fazione. Rimasta questa soccombente e costretta a lasciare la città, quelli che la componevano si ripararono nella così detta da noi Francia - corta che vuolsi acquistasse tale nome non già perchè Carlo Magno coll’esercito suo vi dimorasse, ma sì bene perchè porzione di paese eravi immune da tutti i Dazj e Gabelle, e quindi Franca Corte appellavasi[47].
  • Giovanni Donni Presidente dell'Associazione per la storia della Chiesa bresciana. Conferma questa versione: …fortunata e non ultima occasione dello sviluppo agricolo e civile della Franciacorta. Difatti la ripresa della città e dei mercati nel sec. VIII° promosse grandi opere di dissodamento e la valorizzazione di nuove ed ampie estensioni agricole ed a questo fine i sovrani concessero esenzioni da gravami e imposizioni, col sorgere di «curtes francae» certo così diffuse in questo angolo di terra bresciana da prenderne il nome ad indicare che il fenomeno vi si manifestava nella forma più ampia[48]

L'unica certezza che sembra evincersi dalla consultazione di tutte le fonti è l'incertezza sia dell'etimologia che della composizione toponomastica della Franciacorta.

Note


  1. ^ a b c d e f g h i Dizionario Biografico Treccani: Jacopo Malvezzi, su treccani.it. URL consultato il 6 agosto 2014.
    «Bresciano di origini, nato intorno al 1380, fu medico e consigliere al Comune di Brescia. È ricordato primariamente per il Chronicon Brixianum ab origine urbis ad annum usque 1332»
  2. ^ a b Antonio Sabatti, Quadro statistico del Dipartimento del Mella, Brescia, Nicolo Bettoni, 1807, pp. 73-76. URL consultato il 30 luglio 2014.
    «nota 1 a pag.75»
  3. ^ Salvatore Muzzi, Ospitaletto, in Vocabolario geografico storico statistico dell'Italia nei suoi limiti naturali, Bologna, Giacomo Monti, 1873, p. 389. URL consultato il 3 agosto 2014.
    «Il lungo soggiorno de' Franchi, in sul finire del secolo VIII […] procacciò il nome di Franciacorta»
  4. ^ POEMI DI GIORGIO LORD BYRON RECATI IN ITALIANO DA GIUSEPPE NICOLINI CON ALCUNI COMPONIMENTI ORIGINALI DEL TRADUTTORE Milano Giuseppe Crespi e C. 1834, in INDICATORE OSSIA RACCOLTA PERIODICA DI SCELTI ARTICOLI COSÌ TRADOTTI COME ORIGINALI INTORNO ALLE ALLE LETTERATURE STRANIERE, ALLA STORIA, ALLE SCIENZE FISICHE, ED ECONOMICHE ECC., TOMO II DELLA III SERIE, Milano, Presso L'ufficio dei Giornali: L'INDICATORE E IL BARBIERE DI SIVIGLIA, 1834, p. 241. URL consultato il 30 luglio 2014.
    «…nel valore con cui i bresciani tenessero fronte a Carlo Magno in lungo assedio contro l'esercito d'Ismondo capitano di quel re…»
  5. ^ (FR) T. De Partouneaux, Libro I Capitolo II, in Storia della conquista di Lombardia fatta da Carlo Magno e delle cagioni che mutarono nell'alta Italia sotto Ottone il Grande la dominazione francese in dominazione Germanica, Recata in Italiano da Lorenzo Ercoliani, volume unico, Milano, Angelo Bonfanti, 1842 [1843], p. 32 nota 1. URL consultato il 30 luglio 2014.
  6. ^ Sembrerebbe che questo personaggio fosse un'invenzione dello storico bresciano G. M. Biemmi, così come riporta François Menant, Lombardia feudale: studi sull'aristocrazia padana nei secoli X-XIII, Traduzione di Raffaella Tomadini, Prima ristampa dicembre 1994, Milano, Vita e Pensiero, 1992, p. 18, ISBN 88-343-2533-8. URL consultato il 30 luglio 2014.
    «G.M. Biemmi, storico bresciano e solo falsario del Settecento identificato nella nostra regione, pubblicava la cronaca di Rodolfo il Notaio, autore del IX secolo che egli aveva inventato contemporaneamente alla sua opera.»
  7. ^ a b c Dizionario Biografico Treccani: Elia Capriolo, su treccani.it. URL consultato il 30 luglio 2014.
    «O Cavriolo o Caprioli Nacque a Brescia nella prima metà del sec. XV, fu amministratore politico, storico, letterato, ottimo conoscitore della filosofia e della giurisprudenza. Incerta la data della sua morte 1519 o successiva al1523. La sua fama è indissolubilmente legata al Delle historie Bresciane… opera che, in dodici libri, narra la storia di Brescia dalle origini al 1500»
  8. ^ M. Elia Cavriolo, Dell'Istorie della Città di Brescia – Libro V, in Dell'Istorie della Città di Brescia, Diverse aggiunte d'altri Autori, Venezia, Agostino Savioli ed Agostino Camporese, 1744 [Brescia 1630], p. 79. URL consultato il 30 luglio 2014.
    «Perchè dicono che per l'istessa causa fu da' Francesi fabbricata presso a Rodengo vostra Contrada una Chiesuola a S. Dionigi. Perchè avendo giurato Carlo Magno di voler celebrar in Francia la prossima festa di S. Dionigi, nè potendo per non essere sbrigato dalla sopraddetta guerra, chiamò quella Regione Francia curta, ed in quella Cappella dedicata a S. Dionigi celebrò solennemente la festività sua. Dunque l'anno dell'umanato Verbo settecentesimo settuagesimoquarto, restò rovinato e distrutto il Regno de Longobardi, mancandovi (come s'e detto) la giustizia e la carità. Quale per ducento e quattro anni sotto ventun Re s'avea isteso ed ampliato. Altri vogliono che ciò fosse gran tempo dopo, quando cioè Carlo fratello di Lodovico Re di Francia spianò Cavriolo Castello allora fortissimo del Territorio nostro. Il che con questa ragione, quale ella si sia, facilmente si ributta»
  9. ^ Damiano Muoni, L'antico Stato di Romano di Lombardia ed altri Comuni del suo mandamento cenni storici, monumenti e regesti, Milano, Carlo Brigola, 1871, pp. 152-153 nota 4. URL consultato il 30 luglio 2014.
    «Carlo Magno, conquistata Brescia longobarda nel 774, pose l'accampamento a Rodengo Saiano e, si racconta, non potendo mantenere la promessa di essere a Parigi per festeggiarne il patrono, S. Dionigi, annesse alla Francia il territorio in cui si trovava decretando che fosse come una "piccola Francia", e ordinando di chiamare così tutta la zona.»
  10. ^ RODENGO, in Corografia dell'Italia, volume Terzo, Milano, Antonio Fontana, 1834, p. 642. URL consultato il 6 agosto 2014.
    «Quivi è una chiesuola che dicesi fabbricata sino dall'anno 774 da Carlo Magno, e dedicata a san Dionigi, per cui vuolsi da alcuni che da ciò sia derivato a quel distretto il nome di Franciacorta.»
  11. ^ FRANCIACORTA, in Corografia dell'Italia, volume Secondo, Milano, Antonio Fontana, 1834, p. 117. URL consultato il 6 agosto 2014.
    «volgarmente Franca Curta ed anche Franzacorta, è cosi chiamata una catena di deliziose colline, che si stende dall'Ollio al suo sbocco dal lago d'Iseo, ed allungasi sino all'Ospedaletto ed a Brescia per il tratto di quasi sedici miglia. Tale nome provenne a quel tratto di Bresciano territorio per il lungo soggiorno che vi fecero i Franchi sul finire dell'VIII secolo a' tempi di Carlomagno, benché altri vogliano che gli sia derivato dopo che Carlo d'Angiò nel 1265 prostrò al suolo il villaggio di Capriolo. In questo distretto veggonsi tuttora parecchie castella ed alte torri da que' stranieri erettevi. A Rodengo vi é una chiesa che dicesi eretta da Carlomagno nell'anno 774 e da lui dedicata a san Dionigi.»
  12. ^ M. Elia Cavriolo, Dell'Istorie della Città di Brescia – Libro V, in Dell'Istorie della Città di Brescia, Diverse aggiunte d'altri Autori, Venezia, Agostino Savioli ed Agostino Camporese, 1744 [Brescia 1630], p. 94. URL consultato il 30 luglio 2014.
  13. ^ a b c Enciclopedia Treccani: Ottavio Rossi, su treccani.it. URL consultato il 30 luglio 2014.
    «Archeologo, (Brescia 1570 - 1630). Autore dell'opera Memorie Bresciane (1616)»
  14. ^ Ottavio Rossi, Le memorie bresciane, riveduta da Fortunato Vinaccesi, Brescia, D. Gromi, 1693, p. 208. URL consultato il 2 agosto 2014.
  15. ^ Enciclopedie on line Treccani: Sacchi Giuseppe, su treccani.it. URL consultato il 30 luglio 2014.
    «Milano 18041891. Nel 1852 assunse la direzione degli Annali universali di statistica, che accolsero gran parte dei suoi scritti di carattere sociale e pedagogico»
  16. ^ 52. Annali universali di statistica, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 30 luglio 2014.
  17. ^ Giuseppe Sacchi, Annali universali di statistica, economia pubblica, geografia, storia, viaggi e commercio, VOLUME CENTESIMOUNDECIMO DELLA SERIE PRIMA VOLUME TRENTESIMOPRIMO DELLA SERIE SECONDA, Società degli Editori degli Annali Universali delle scienze e dell'industria, Luglio Agosto Settembre 1852, pp. 115-117. URL consultato il 2 agosto 2014.
  18. ^ Pietro Bravo, Delle Storie Bresciane, Volume 3, Brescia, G. Venturini Tipografo, 1840, p. 255. URL consultato il 3 agosto 2014.
    «aveva questo nome già nel 1152: Una squadra di quelle comandata dal capitano Arnoldo era acquartierata in Monridondo (Monterotondo n.d.r.) castello di Francia corta...»
  19. ^ Pietro Bravo, Storie Bresciane, Volume 2, Brescia, G. Venturini Tipografo, 1840, pp. 86-88. URL consultato il 3 agosto 2014.
  20. ^ Federico Odorici, Storie bresciane dai primi tempi sino all'eta nostra, vol. VI, Brescia, Pietro di Lor. Gilberti tipografo librajo, 1856, pp. 181-182. URL consultato il 3 agosto 2014.
    «Vedutosi Roberto impedito il passo, prese altra. via: dirizzò le schiere vèr noi, sicchè varcato l’Oglio a Caleppio, dato l’assalto a Capriolo, ne lo atterrava: poi dilatandosi per lo Bresciano mettevane a ferro e fuoco le desolate castella; sicché, tranne Iseo, Pontoglio e Palazzolo, quante venivano attraversate da quel turbine devastatore, altrettante ne andarono disterminate, lasciate in preda alla libidine sfrenata di tanto esercito. Nove giorni durò quello sperpero e quella barbarie. Fama è che i miseri abitanti levatisi a furore, suonando a stormo le loro campane; si risolvessero a far ciò che da Oberto e dal Dovara non ottenevano, e che bersagliando fieramente l’esercito nemico ne sbarazzassero il paese. Primo al segnale par che fosse Rovato; e fu anche detto per alcuno, che a memoria di pubblica vendetta, quel largo tratto dell’agro nostro in cui fu soddisfatta, pigliasse nome di Francia-corta, che tuttavia conserva. L’esercito per sì fatto modo (se è pur vero) bersagliato, passò diffìlato sotto Brescia. Non pare per altro che il pasaggio dell’Oglio si facesse dai Franchi senza contrasto, il che spiegherebbbe l’ordine del conte di buttare a terra Capriolo ed il ceperunt Palazolum per vim del cronaco Parmense: in uno de’ quali fatti un milite di Fiandra venne appeso dall’irato presidio a merli del castello di Capriolo: donde la rovina di quella sua rocca, tenuta di quel tempo inespugnabile. e la strage de’ suoi, nonchè la fuga dei superstiti, fra i quali Giovanni Ughetto con Obreste e Lotterengo dei Goizii, che riparando in Brescia, fondavano la nobile famiglia dei Caprioli»
  21. ^ COMMENTARI DELL'ATENEO DI BRESCIA PER L'ANNO 1888, su archive.org, TIPOGRAFIA DI F. APOLLONIO, BRESCIA 1888, p. 258. URL consultato il 6 agosto 2014.
    «Vi sono prescrizioni pei fiumi, pei molini: si ordina (1277) ai comuni di Fiumicello, Urago, Cellatica, Gussago, Sale, Ronco, Rodengo, di riparare al torrente Mandolozza prò utilitate sua et omnium amicorum de Franzacurta: il qual nome si credette sinora non si trovasse in documenti anteriori al 1434
  22. ^ Stat. Municip. del sec. XIII, pergamen. origin. pres. la Quirin. pag. 197
  23. ^ Federico Odorici, Storie bresciane dai primi tempi sino all'eta nostra, vol. VI, Brescia, Pietro di Lor. Gilberti tipografo librajo, 1856, pp. 181-183 v. pag. 183 nota 1. URL consultato il 6 agosto 2014.
  24. ^ a b Carlo Cocchetti:, su rovato.it. URL consultato il 30 luglio 2014.
    «Fu medico, scrittore, storico e insegnante. nasce a Rovato nel 1817. Autore di "Brescia e la sua Provincia", comparsa nel 1858 nella "Grande illustrazione del Lombardo-Veneto" Muore a Brescia nel 1888 dopo aver dato alle stampe circa una trentina di opere.»
  25. ^ Cesare Cantù, Grande illustrazione del Lombardo-Veneto, ossia Storia delle citta, dei borghi, comuni, castelli, ecc. fino ai tempi moderni, a cura di Cesare Cantù, altri letterati, Milano, Corona e Caimi Editori, 1858, p. 313. URL consultato il 6 agosto 2014.
  26. ^ Carlo Cocchetti, Brescia e sua Provincia descritte da Carlo Cocchetti Tratto dalla Grande illustrazione del Lombardo-Veneto, Milano, Corona e Caimi Editori, 1859, p. 313. URL consultato il 6 agosto 2014.
  27. ^ M. Bernardino Corio, L'historia di Milano volgarmente scritta dall'oratore M. Bernardino Corio, in Padoa, stamp. di Paolo Frambotto, 1646, p. 238. URL consultato il 6 agosto 2014.
    «E ne i medesimi giorni il Pontefice un Legato mandò in Lombardia per raccogliere le genti di Carlo quali veniuano di Francia e Prouenza, onde Vberto Pallauicino, e molti Cremonesi con grande honore riceuettero il Conte di Fiandra capo di quelle genti a Brescia, la quale si tenea per gli stipendiati del Pallauicino. Il memorato Conte passò il fiume Oglio con la scorta delle gente d'arme ad esso mandante per il Turriano presso a Pallazzuolo, e prendendo Capriolo il destrusse e d'ogni sesso vi fu fatta grande uccisione. La cagione fu che a Capriolo haueano impiccato per la gola un soldato Fiandrese, parimente destrusse Montechiaro. D'indi col Legato passò a Mantoa, doue vennero molti Ferraresi e Bolognesi signati di Croce.»
  28. ^ a b c Il Catastico Bresciano 1609-1610 nell'Esemplare Queriniano H. V. 1-2, Brescia, Biblioteca civica Queriniana, 1973 [1610], pp. 399 e sgg.. URL consultato il 6 agosto 2014.
  29. ^ Giovanni Zanolini, Lombardia Beni Culturali - Istituzioni storiche quadra di Rovato sec. XIV - 1797, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 6 agosto 2014.
  30. ^ a b Il Catastico Bresciano 1609-1610 nell'Esemplare Queriniano H. V. 1-2, Brescia, Biblioteca civica Queriniana, 1973 [1610], pp. 171 e sgg.. URL consultato il 6 agosto 2014.
  31. ^ Giovanni Zanolini, Lombardia Beni Culturali - Istituzioni storiche quadra di Gussago sec. XIV - 1797, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 6 agosto 2014.
  32. ^ Il Catastico Bresciano 1609-1610 nell'Esemplare Queriniano H. V. 1-2, Brescia, Biblioteca civica Queriniana, 1973 [1610], pp. 425 e sgg.. URL consultato il 6 agosto 2014.
  33. ^ Giovanni Zanolini, Lombardia Beni Culturali - Istituzioni storiche quadra di Gussago sec. XIV - 1797, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 6 agosto 2014.
  34. ^ Cesare Cantù, Grande illustrazione del Lombardo-Veneto, ossia Storia delle citta, dei borghi, comuni, castelli, ecc. fino ai tempi moderni, a cura di Cesare Cantù, altri letterati, Volume Terzo, Milano, Corona e Caimi Editori, 1858, pp. 313 e ssg. vedi pag. 314 nota 70. URL consultato il 6 agosto 2014.
  35. ^ Carlo Cocchetti, Brescia e sua Provincia descritte da Carlo Cocchetti Tratto dalla Grande illustrazione del Lombardo-Veneto, Milano, Corona e Caimi Editori, 1859, pp. 313 e ssg. vedi pag. 314 nota 70. URL consultato il 6 agosto 2014.
  36. ^ Francesco Bettoni Cazzago, Storia di Brescia narrata al popolo (dall' età preistorica sino alla fine del secolo XV), Brescia, Stab. tipo-litografico F. Apollonio, 1909, pp. 164-165. URL consultato il 6 agosto 2014.
  37. ^ Buoso da Dovara, in Il secolo di Dante commento storico necessario all'intelligenza della Divina Commedia scritto da Ferdinando Arrivabene colle illustrazioni storiche di Ugo Foscolo sul Poema di Dante, Ugo Foscolo, Monza, Tipografia Corbetta, 1838, p. 58. URL consultato il 6 agosto 2014.
    «I signori della Torre e Oberto Pelavicino] che avevano steso il loro dominio sopra molte città uniti finalmente con Buoso da Duara e col marchese d'Este afforzarono i crocesegnati spediti dal pontefice Alessandro IV…»
  38. ^ Cer. IX zona 2ª Inferno Cantico XXXII, in Divina Commedia, Ventunesima Edizione, Milano, Ulrico Hoepli Editore, 1989, p. 272 nota ai vv. 112-123, ISBN 8820302098. URL consultato il 6 agosto 2014.
    «'io vidi' potrai dir 'quel da Duera là dove i peccatori stanno freschi'»
  39. ^ Antonio Racheli, Francia-corta Memorie storiche di Rovato, Bologna, Atesa Editrice, Novembre 1985 [1894], pp. 12-13. URL consultato il 6 agosto 2014.
  40. ^ Brixia sacra, su brixiasacra.it, ASSOCIAZIONE PER LA STORIA DELLA CHIESA BRESCIANA. URL consultato il 30 luglio 2014.
    «Mons. Paolo Guerrini. Nasce a Bagnolo Mella il 18 novembre 1880. Bibliotecario, ordinato sacerdote il 6 giugno 1903, curato a Manerbio dal 1906. Ricercatore e studioso storico oltre all’interesse per la musica sacra gli permettono di collaborare con numerose riviste: scrive per i periodici «Santa Cecilia» di Torino, «L’illustrazione bresciana», «Il cittadino di Brescia» e «Miscellanea di storia e di cultura ecclesiastica» di Roma. Nel 1904 inizia a collaborare con la «Rivista di scienze storiche» di Pavia, diretta da mons. Rodolfo Maiocchi; scrive, inoltre per altri periodici quali «Imperial Regia Accademia degli Agiati» di Rovereto, «Società Storica Lombarda» di Milano e «Regia Deputazione di Storia Patria» di Venezia. Archivista e procancelliere della Curia bresciana, fondatore di una rivista di storia della Chiesa bresciana, con il titolo di «Brixia Sacra»; direttore dell’Archivio Storico di Brescia, bibliotecario della Queriniana. Nominato, nel 1947, nel consiglio di redazione della «Rivista di storia della Chiesa in Italia». Muore a Brescia il 19 novembre 1960.»
  41. ^ Paolo Guerrini, Pagine sparse – VII Note varie sui paesi della provincia di Brescia, Volume VII, Brescia, Edizioni del Moretto, 1986, p. 168. URL consultato il 6 agosto 2014.
    «Giornale di Brescia 20 settembre 1956»
  42. ^ Paolo Guerrini, Pagine sparse – IX Note varie sui paesi della provincia di Brescia, Volume IX, Brescia, Edizioni del Moretto, 1969, p. 814. URL consultato il 6 agosto 2014.
    «Rivista Benedictina 1949 - Nel secolo XI, durante l'asprissima lotta delle investiture fra Gregorio VII e l'imperatore Enrico IV, si determinava nella diocesi di Brescia una vasta irradiazione di piccoli monasteri cluniacensi, che si moltiplicarono soprattutto nella pianura occidentale, fra il Mella e l'Oglio, nella regione collinare della cosidetta Franciacorta (il nome deriva dalle franchae curtes monastiche) nel bacino inferiore del lago d'Iseo e nella valle Camonica.»
  43. ^ Paolo Guerrini, Monografie di Storia Bresciana XXII - Brescia e Monte Cassino in un carteggio inedito intorno a una reliquia di S. Benedetto, Volume XXII, Subiaco, Tipografia dei Monasteri, 1942, p. XXII. URL consultato il 6 agosto 2014.
    «…che fanno dare a questa regione il nome popolare di Francia corta dalle sue numerose franchae curtes monastiche…»
  44. ^ Giovanni Zanolini, comune di Verziano 1798 - 1805, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 30 luglio 2014.
  45. ^ Paolo Guerrini, Pagine sparse – IX Note varie sui paesi della provincia di Brescia, Volume IX, Brescia, Edizioni del Moretto, 1969, p. 880 nota 1. URL consultato il 6 agosto 2014.
  46. ^ Dizionario Biografico Treccani: Gambara Giovan Francesco, su treccani.it. URL consultato il 30 luglio 2014.
    «Nacque a Monticelli d’Ongina, nel Piacentino, il 21 dic. 1771, mori a Brescia il 20 nov. 1848. Letterato Storico-Politico e teatrale, Storico, Politico, Militare, Rivoluzionario. Vasto il suo repertorio di Opere teatrali. Tra le sue opere: i Ragionamenti di cose patrie ad uso della gioventù (Brescia 1834-40), in cui, più che l’esattezza storica, è riscontrabile l’annotazione del cronista che si avvale anche dei propri ricordi.»
  47. ^ Francesco conte Gambara, Ragionamenti di cose patrie, Volume 1, Brescia, Tipografia Venturini, 1839, p. 159. URL consultato il 6 agosto 2014.
  48. ^ Sac. Giovanni Donni, Capriolo Uomini e Vicende, vol. I, Capriolo, Tipografia Mario Squassina, 1989, p. 35.

Anima immortale modifica

Una considerazione personalissima al di fuori delle righe:

1 Timoteo 6:15, 16 di osservare il comandamento in modo immacolato e irreprensibile fino alla manifestazione del nostro Signore Gesù Cristo. 15 Questa [manifestazione] il felice e solo Potentato mostrerà nei propri tempi fissati, il Re di quelli che governano come re e [il] Signore di quelli che governano come signori, 16 il solo che ha immortalità, che dimora in una luce inaccessibile, che nessuno degli uomini ha visto né può vedere. A lui siano onore e potere eterno. Amen...
Secondo la CEI 2007 Paolo, che risulta lo scrittore della prima lettera a Timoteo, ma suppone sia stata invece scritta da un suo discepolo nel 65-67 oppure nell'80-90, applica questi versetti a Gesù.
Dovrebbe essere consequenziale trarre la conclusione che se solo Gesù, che era diventato uomo e come tale, solo dopo la sua morte e risurrezione, aveva ricevuto l'immortalità e, nell'80 circa, era l'unico a possederla come si giustificano le innumerevoli anime immortali?
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