Draghignazzo è un diavolo immaginato da Dante Alighieri, che lo inserisce tra I Malebranche, la diabolica truppa di demoni protagonista di un curioso episodio dell'Inferno (Canti XXI, XXII e XXIII). Essi creano con le loro grottesche figure una parentesi dallo stile tipicamente comico che è molto rara nell'opera dantesca e rappresenta una preziosissima testimonianza di come il grande poeta sapesse adattare con duttilità la sua poesia ai più svariati generi.

Un diavolo di Giotto, Cappella degli Scrovegni, Padova (1296-1298)

Il suo nome è una fusione di "drago" e forse di "sghignazzo", anche se il commentatore antico Benvenuto da Imola lo immagina come un diminutivo di "dragaccio". Altra ipotesi può essere che il nome sia una deformazione di draghinassa, appellativo ironico di armi bianche corte; in origine era il nome proprio di una spada, come Durlindana.

«Draghignazzo anco i volle dar di piglio
giuso a le gambe;»

La sua parte nell'episodio è piuttosto secondaria: egli, dopo Libicocco, non riesce a trattenersi dallo sfregiare Ciampolo di Navarra e quasi eccitato dal sangue della ferita sulle braccia inferta dal Libicocco, lo assale alle gambe immediatamente, prima di essere fulminato da un'occhiataccia del loro "sergente" Barbariccia, che li riporta immediatamente all'ordine.

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