Drenchia

comune italiano

Drenchia (Dreka in sloveno[6][7], Drèncje in friulano[7][8]) è un comune italiano sparso di 98 abitanti del Friuli-Venezia Giulia. La frazione Cras ospita la sede comunale. Attualmente è il più piccolo comune della regione per numero di abitanti residenti.

Drenchia
comune
(IT) Drenchia
(SL) Dreka[1]
Drenchia – Stemma
Drenchia – Bandiera
Drenchia – Veduta
Drenchia – Veduta
La frazione Peternel
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Friuli-Venezia Giulia
Provincia Udine
Amministrazione
SindacoFrancesco Romanut (lista civica) dal 5-6-2016[2] (2º mandato dal 4-10-2021)
Territorio
Coordinate46°11′02″N 13°38′11″E / 46.183889°N 13.636389°E46.183889; 13.636389 (Drenchia)
Altitudine663 m s.l.m.
Superficie12,01 km²
Abitanti98[3] (30-05-2023)
Densità8,16 ab./km²
Frazionivedi elenco
Comuni confinantiCanale d'Isonzo (SLO), Caporetto (SLO), Grimacco, Tolmino (SLO)
Altre informazioni
Cod. postale33040
Prefisso0432
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT030034
Cod. catastaleD366
TargaUD
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[4]
Cl. climaticazona F, 3 577 GG[5]
Nome abitantidrenchiani
Patronosanta Maria Assunta
Giorno festivo15 agosto
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Drenchia
Drenchia
Drenchia – Mappa
Drenchia – Mappa
Posizione del comune di Drenchia nella ex provincia di Udine
Sito istituzionale

Geografia fisica modifica

 
La frazione di Clabuzzaro

Territorio modifica

Orografia modifica

Il comune, adagiato sulle falde del Colovrat nella valle del torrente Rieca-Cosizza che qui ha le sue sorgenti, si trova all'estremo orientale della provincia di Udine, al confine con la valle dell'Isonzo, in Slovenia. Le frazioni del comune sono quasi tutte posizionate sulle pendici meridionali della catena del Colovrat ed affacciate sull'alta val Cosizza. Ne fanno eccezione le due borgate di Paciuch e di Peternel che si trovano a fondo valle, sulle rive del torrente Cosizza. La frazione più elevata è quella di Crai a 863 m s.l.m., mentre la più bassa è quella di Peternel che si trova a 306 m s.l.m..

La dorsale del monte Colovrat (1243 m s.l.m.), è formata da una serie di rilievi che si estendono per circa quattro chilometri dal torrente Za Velin Čelan al fiume Judrio, e segna il confine dell'Italia con la repubblica di Slovenia. Nella parte meridionale della catena è posizionato il passo Solarie che collega la Val Cosizza con il paese sloveno di Volzana (Volče in sloveno) e quindi con la vallata dell'Isonzo e la cittadina di Tolmino. Nei pressi del passo si può vedere il monumento eretto a ricordo Riccardo Giusto, il primo caduto italiano della grande guerra; nella stessa zona vi sono il bivacco Zanuso, dedicato alla memoria dell'alpino Giuseppe Zanuso, morto in quel luogo nel 1929 a causa di una fortissima tormenta di neve ed il rifugio di Casoni Solarie, con annesso campetto sportivo polifunzionale.

Dalle più alte cime del comune si possono ammirare, nella loro bellezza, le Valli del Natisone e, nei giorni privi di foschia, si possono intravedere le città di Udine, Grado e Monfalcone nonché le coste settentrionali dell'Istria. Le grotte e le cavità presenti non sono così numerose ed estese come quelle delle vicine vallate del Natisone e dell'Alberone.

Geodesia e sismologia storica modifica

Le mappe geologiche delle Prealpi Giulie fanno risalire le asperità del comune all'epoca dell'eocene[9].
Il catasto regionale delle grotte del Friuli Venezia Giulia indica la presenza di 17 grotte e pozzi[10][11]:

Nr. catasto regionale Nr. catasto locale Nome principale
1113 328/FR Grotta del Cane
1606 619/FR Pozzo del Canale
2136 439/FR Grotta di Crai
2820 1382/FR Grotta di Cras
3187 1641/FR Grotta 1° ad E di Lase
3188 1642/FR Grotta 2° ad E di Cras
3189 1643/FR Grotta 1° ad E di Cras
3190 1644/FR Grotta 2° ad E di Lase
3191 1645/FR Grotta a S di Trinco
3614 1957/FR Pozzo ad E di Lase
4602 2603/FR Grotta di Arbida
5601 3149/FR Grotticella ad E di Paciuch
5750 3253/FR Caverna della Muta
5766 3259/FR Pozzo sotto Trusgne
5900 3351/FR Grotticella a N di Monte la Cima
6453 3744/FR Grotticella a Clabuzzaro
6474 3764/FR Grotticella 2° presso Clabuzzaro

La classificazione sismica del comune è a livello 2 (sismicità medio-alta), Ordinanza PCM n. 3274 del 20/03/2003)[12].

Clima modifica

Classificazione climatica del comune: F, 3.577 gradi giorno[13]

Origini del nome modifica

L'etimologia del toponimo è incerta; una ipotesi la fa risalire alla parola slovena dren che significa albero di corniolo, pianta molto presente nell'area comunale; il toponimo viene menzionato, per la prima volta, nell'anno 1295 "homines ville Tranche".[14]

Storia modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Friuli e Slavia friulana.

L'unica evidenza di insediamenti preistorici nell'area del comune si riferisce alla scoperta effettuata in una caverna situata alla base del monte Colovrat[15]. Nel corso delle esplorazioni eseguite da Ardito Desio nella Grotta del Cane[16] di Paciuch, sono stati reperiti numerosi cocci, appartenenti ad un unico recipiente di grandi dimensioni, di controversa datazione[17]. Dallo studio dei disegni eseguiti da Desio e dalla descrizione del vaso, andato perduto a seguito degli avvenimenti della prima guerra mondiale, gli studiosi hanno desunto che lo stesso può essere fatto risalire o al tardo neolitico-eneolitico o all'antica età del bronzo[18].

Nel secolo VII popolazioni slave entrarono in Italia, al seguito degli Avari, ed occuparono e colonizzarono le Valli del Natisone. Ebbero diversi scontri, con alterne fortune, con i Longobardi, che dopo il 568 avevano occupato quasi tutta la penisola. Le azioni bellicose terminarono dopo la stipula di un trattato che definiva i confini tra le due comunità e lasciava le terre della zona collinosa alle popolazioni slave. In seguito, le terre del comune, dal tempo del Patriarcato di Aquileia sino alla caduta della Repubblica di Venezia, fecero parte (con la contrada di Drenchia) della Banca di Merso, organizzazione che, assieme alla Banca di Antro, gestiva in modo autonomo l'amministrazione e la giustizia nell'area della Slavia veneta. Tali privilegi vennero concessi come riconoscenza dell'azione di controllo e difesa dei confini nord-orientali del Friuli svolta dalle milizie locali all'uopo costituite.[19].

Dopo l'invasione delle truppe napoleoniche e la caduta della Repubblica di Venezia, la regione perse la sua autonomia e venne divisa in "Comuni", previa la soppressione delle organizzazioni territoriali esistenti. Nel 1797, con il Trattato di Campoformio, la Benečija (Slavia veneta) venne assegnata in amministrazione all'Austria; successivamente, dopo la pace di Presburgo passò, per un breve periodo, al Regno d'Italia napoleonico. Nel 1815, dopo la stipula della convenzione di Schiarino Rizzino tornò all'Austria come parte integrante del Regno Lombardo Veneto. Infine nel 1866, a seguito della terza guerra d'indipendenza, dopo la pace di Vienna ed il plebiscito del Veneto del 1866, si staccò dai domini absburgici per passare sotto il Regno d'Italia sabaudo.

 
San Volfango - Il monumento ai caduti

Le alture del comune sono ricordate anche per gli avvenimenti legati alla prima guerra mondiale. Sulla dorsale del Colovrat passava infatti l'estrema linea difensiva approntata dalla 2ª Armata per impedire l'avanzata del nemico nella pianura friulana in caso di ritirata delle truppe combattenti nelle linee avanzate. La mattina del 24 ottobre 1917, con l'inizio della battaglia di Caporetto, tutto il territorio comunale venne interessato da un violento bombardamento che provocò ingenti danni e perdite di vite umane sia militari che civili. Successivamente il tenente Erwin Rommel, con un attacco a sorpresa, riuscì ad annientare la resistenza delle truppe italiane e ad occupare le alture del Colovrat per poi dirigersi verso il Matajur e la pianura friulana. Nella zona del Na Gradu Klabuk è stato realizzato, con un programma di iniziativa comunitaria, un museo transfrontaliero all'aperto dove si possono ammirare trincee, gallerie, fortificazioni e bunker dell'epoca, opportunamente restaurati[20].

Simboli modifica

Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con regio decreto del 7 maggio 1942.[21]

«D'azzurro, all'albero di corniolo, fruttifero di rosso, colla mucca pezzata di bianco e di nero, passante sulla pianura di verde, attraversante. Ornamenti esteriori da Comune.»

Il gonfalone è un drappo partito di bianco e di giallo.

Monumenti e luoghi d'interesse modifica

Architettura sacra modifica

 
La Chiesa di San Volfango

Nel comune di Drenchia sono presenti due chiese: la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta a Cras (costruita nel 1700, con all'interno una statua lignea della Madonna con Bambino risalente all'inizio del XVI secolo) e quella di San Volfango presso l'omonimo paese.

Affreschi di carattere religioso modifica

A testimonianza della religiosità popolare degli antichi abitanti del Comune, sulla facciate di diverse costruzioni sono visibili affreschi di natura sacra ancora discretamente conservati e attribuiti al pittore friulano Jacob Malar (Jacum Pitor)[22][23]. I più rappresentativi sono[24]:

  • a Obenetto una Sacra Famiglia attorniata dai santi Martino, Quirino e Floriano, datata probabilmente 1915;
  • a Peternel un affresco raffigurante la Sacra Famiglia risalente probabilmente ai primi anni del '900.

Architettura rurale modifica

Nelle vicinanze delle frazioni di Cras, Oznebrida e Trusgne sono ancora osservabili le tipiche costruzioni dell'architettura rurale della Slavia veneta, localmente chiamate kasta e kozolec. Le prime sono edifici risalenti al XV secolo realizzati con basamento in pietra e piano superiore in legno, con tetto a forte inclinazione ed utilizzati quali fienili e magazzini per custodia degli attrezzi, mentre i secondi sono costruzioni in pietra e legno adibite all'essiccazione del foraggio e degli altri prodotti agricoli nonché quali deposito delle attrezzature impiegate nei lavori campestri.

Tra gli anni trenta del XIX secolo e la prima metà del XX, sul territorio comunale erano in funzione numerosi mulini costruiti in prossimità dei tanti corsi d'acqua esistenti. Di dieci fabbricati esiste ancora una storia documentata sulla realizzazione dei manufatti e sul lavoro di macina delle granaglie che ivi veniva effettuato. Oggigiorno quattro di questi impianti sono quasi totalmente scomparsi mentre degli altri sei rimangono visibili solo parti delle murature e tracce dei sistemi di convogliamento delle acque. Fa eccezione il mulino di Peternel che, edificato verso la metà del XVIII secolo e rimasto in attività fino agli anni cinquanta del XX, si trova ancora in buone condizioni nella parti in muratura e, all'interno, possiede ancora parti delle strutture del sistema molitorio[25].

Musei modifica

Nella ex scuola elementare della frazione di Trinco è ospitata la Casa Rurale del Territorio, che è un museo della cultura locale dove sono esposte collezioni di oggetti domestici, di attrezzi agricoli ed utensili artigianali non più reperibili, nonché cimeli risalenti alla prima guerra mondiale[26][27].

Siti storici modifica

Drenchia ospita l'unica foiba della provincia di Udine in cui, secondo lo storico Diego de Castro, giacciono i corpi della Divisione Partigiana Osoppo[28].

Società modifica

Evoluzione demografica modifica

Abitanti censiti[29]

Come si evince dall'istogramma, dalla metà del secolo scorso i paesi vengono sempre più abbandonati dalla popolazione locale. All'inizio a causa dell'emigrazione verso regioni italiane con maggiori prospettive di lavoro e verso l'estero (Belgio, Canada, Australia); successivamente per l'allontanamento dei giovani rimasti che preferiscono avvicinarsi alle loro sedi di lavoro posizionate, per lo più, nella pianura friulana.

Lingue e dialetti modifica

Secondo i dati del censimento effettuato nel 1971, il 57,3% della popolazione del comune di Drenchia si dichiarava appartenente alla minoranza linguistica slovena[6].

Attualmente, accanto alla lingua italiana, è ufficialmente tutelata anche la lingua slovena.

In armonia a quanto stabilito dalla legge 38/2011 Norme a tutela della minoranza linguistica slovena della regione Friuli Venezia Giulia[30], nelle insegne pubbliche e nella toponomastica viene utilizzata la formulazione bilingue[31].

Associazioni modifica

Sul territorio comunale sono presenti le associazioni Pro Drenchia, della Squadra volontari antincendi e della Protezione civile inoltre il gruppo alpini di Drenchia

Cultura modifica

Eventi modifica

  • Prima domenica di giugno: a Casoni Solarie "Festa alpina" in commemorazione di Riccardo Giusto, primo caduto della guerra 1915-1918[32].
  • Terza domenica di luglio - sagra paesana a San Volfango con grigliata ed intrattenimenti musicali.
  • Ultima domenica di luglio - ad Obenetto sagra paesana con chioschi con specialità enogastronomiche ed intrattenimenti musicali.
  • Domenica dopo ferragosto - al Rifugio Solarie festa "Storie e tradizioni transfrontaliere" mercatino con artigiani locali delle valli del Natisone e delle Valli dell'Isonzo.
  • Ferragosto a Drenchia - sagra paesana della Rosinca con intrattenimenti vari, chioschi, giochi e musica.
  • Terza domenica di agosto - a Clabuzzaro sagra paesana con chioschi, grigliata ed intrattenimenti musicali.
  • Capodanno in Rifugio Solarie-camminata o ciaspolata notturna.[33]

Geografia antropica modifica

Il capoluogo è ubicato nel paese di Cras, dove è posizionato anche l'ufficio postale del comune[34]. Gli insediamenti abitativi sono, oggigiorno, collegati tra loro e con la pianura friulana dalla strada provinciale numero 45 della Val Cosizza (Azzida - Cras).

Frazioni modifica

Clabuzzaro/Brieg, Crai/Kraj, Cras/Kras (sede comunale), Drenchia inferiore/Dolenja Dreka, Drenchia Superiore/Gorenja Dreka, Lase/Laze, Malinsche/Malinske, Obenetto/Dubenije, Obranche/Obranke, Oznebrida/Ocnebardo, Paciuch/Pačuh, Peternel/Peternel, Prapotnizza/Praponca, San Volfango /Svet Štuoblank, Trinco/Trinko, Trusgne/Trušnje, Zavart/Zavart, Zuodar/Cuoder.[35][36] La frazione di Malinsche è un'exclave all'interno del comune di Grimacco; analogamente quest'ultimo comune ha un'exclave (la frazione Scale) all'interno del territorio di Drenchia[37].

Amministrazione modifica

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1988 1993 Zufferli Mario Democrazia Cristiana Sindaco
1993 1997 Zufferli Mario Democrazia Cristiana Sindaco
1997 2001 Zufferli Mario Democrazia Cristiana Sindaco
2001 2006 Donati Tarcisio Lista civica Sindaco
2006 2011 Donati Tarcisio Lista civica Sindaco
2011 2016 Zufferli Mario Lista civica Sindaco
2016 in carica Francesco Romanut Lista civica Sindaco

Dati del Ministero dell'Interno[38].

Altre informazioni amministrative modifica

Il comune, fino al 1º agosto 2016, ha fatto parte del comprensorio della Comunità Montana del Torre, Natisone e Collio[39].
Nel dicembre dello stesso anno ha manifestato l'intenzione di aderire alla Unione Territoriale Intercomunale (UTI) del Natisone[40][41] che, tra le funzioni esercitate, ha assunto anche quelle della disciolta predetta comunità[42].
Dal 1º gennaio 2021, a seguito della soppressione delle UTI, è entrato a far parte della Comunità di Montagna Natisone e Torre[43].

Note modifica

  1. ^ Verifica del grado di attuazione delle disposizioni ai sensi dell’art. 10 della Legge di tutela n. 38/2001 in materia di insegne pubbliche e toponomastica (PDF), su consiglio.regione.fvg.it.
  2. ^ Amministrazione Drenchia, su comuni-italiani.it. URL consultato il 1º gennaio 2021.
  3. ^ Bilancio demografico mensile anno 2021 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  4. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  5. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  6. ^ a b DPR 12/09/2007 - Comuni slovenofoni del Friuli-Venezia.
  7. ^ a b AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani., Milano, Garzanti, 1996, p. 254, ISBN 88-11-30500-4.
  8. ^ Dizionario toponomastico fiul.net, su friul.net. URL consultato il 30 novembre 2011.
  9. ^ Olinto Marinelli, Guida delle Prealpi Giulie, Società Alpina Friulana, Udine, 1912
  10. ^ Catasto regionale delle grotte del Friuli Venezia Giulia, su catastogrotte.fvg.it. URL consultato il 31 dicembre 2012.
  11. ^ Commissione grotte Eugenio Beogan - Catasto storico, su catastogrotte.it. URL consultato il 29 novembre 2017.
  12. ^ Tuttitalia-Zona sismica Drenchia, su tuttitalia.it. URL consultato il 10 marzo 2014.
  13. ^ Drenchia - classificazionesismica e climatica, su tuttitalia.it. URL consultato il 10 marzo 2014.
  14. ^ AA. VV., Dizionario di toponimastica-Storia e significato dei nomi geografica italiani, Torino, UTET editore, 1990, p. 254.
  15. ^ AA.VV., Valli del Natisone Nediške Doline-Ambiente, cultura materiale, arte, tradizioni popolari, lingua, storia, Cooperativa Lipa editrice, San Pietro al Natisone, 2002.
  16. ^ Catasto delle grotte della Commissione E. Beogan - Descrizione della Grotta del Cane, su catastogrotte.it. URL consultato il 2 gennaio 2013.
  17. ^ Ardito Desio, La grotta di Paciuch, Mondo sotterraneo XV/XVI, Udine, 1920.
  18. ^ Francesca Bressan, Insediamenti preistorici nelle grotte delle Valli del Natisone, in AA.VV., Il fenomeno carsico delle Valli del Natisone (Prealpi Giulie-Friuli), Udine, 1997.
  19. ^ La Slavia Italiana di Carlo Podrecca, Fulvio Giovanni editore in Cividale, 1884.
  20. ^ Museo all'aperto del Kolovrat "La terza linea di difesa italiana", su itinerarigrandeguerra.it. URL consultato il 24 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 10 febbraio 2018).
  21. ^ Drenchia, su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 31 marzo 2024.
  22. ^ MENEGHINI Giacomo, su friul.net. URL consultato il 12 settembre 2014.
  23. ^ MENEGHINI GIACOMO, su dizionariobiograficodeifriulani.it. URL consultato il 10 ottobre 2020.
  24. ^ Jakob malar, Jacum pitor, Drenchia Dreka (PDF), su kobiljaglava.com. URL consultato il 10 ottobre 2020.
  25. ^ Michela Gus, La soria dei mulini di Drenchia e Grimacco, Juliagraf, Premariacco (UD), 2013
  26. ^ Casa rurale, su museifriuliveneziagiulia.it. URL consultato il 30 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
  27. ^ Museo casa rurale di Drenchia, su itinerarigrandeguerra.it. URL consultato il 6 luglio 2018.
  28. ^ Giuseppina Mellace, Una grande tragedia dimenticata - La vera storia delle foibe, Newton Copton Editori, 2014, ISBN 8854150010.
  29. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  30. ^ Legge 23 febbraio 2001, n. 38 - Norme a tutela della minoranza linguistica slovena della Regione Friuli-Venezia Giulia, su gazzettaufficiale.it. URL consultato il 10 marzo 2016.
  31. ^ Minoranza slovena in FVG-cartelli stradali bilingui, su presidente.regione.fvg.it. URL consultato il 25 gennaio 2014.
  32. ^ Comune di Drenchia - Casoni Solarie, su comune.drenchia.ud.it. URL consultato il 30 aprile 2018.
  33. ^ Comune di Drenchia-Manifestazioni, su comune.drenchia.ud.it. URL consultato il 15 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 22 febbraio 2014).
  34. ^ Risultati ricerca/Drenchia, su poste.it. URL consultato il 9 dicembre 2019.
  35. ^ Carta topografica per escursionisti 1:25000 "Valli del Natisone-Cividale del Friuli" - Tavola n° 041, Tabacco editrice
  36. ^ Statuto comunale
  37. ^ Statuto del comune di Grimacco
  38. ^ Amministratori - Dati storici, su amministratori.interno.it. URL consultato il 7 luglio 2013.
  39. ^ Comunità montana del Torre, Natisone e Collio, su cm-torrenatisonecollio.it. URL consultato l'8 novembre 2014 (archiviato dall'url originale l'8 novembre 2014).
  40. ^ Tutti i comuni delle Valli del Natisone entrano nell'UTI del Natisone, su tuvalli.it. URL consultato il 18 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 18 aprile 2017).
  41. ^ UTI del Natisone, su natisone.utifvg.it. URL consultato il 18 aprile 2017.
  42. ^ Statuto Unione Territoriale Intercomunale del Natisone (PDF), su natisone.utifvg.it. URL consultato il 18 aprile 2017.
  43. ^ Esercizio coordinato di funzioni e servizi tra gli enti locali del Friuli Venezia Giulia e istituzione degli Enti di decentramento regionale, su consiglio.regione.fvg.it. URL consultato il 3 gennaio 2021.

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