Drusilla Tanzi

scrittrice italiana

Drusilla Tanzi (Milano, 5 aprile 1885Milano, 20 ottobre 1963) è stata una scrittrice italiana, prima compagna e poi moglie di Eugenio Montale, che a lei avrebbe dedicato due sezioni, Xenia I e Xenia II, della raccolta poetica Satura (1971).

Drusilla Tanzi con Eugenio Montale
Drusilla (a destra) nel 1928, accanto a suo marito

Biografia modifica

Nipote di Eugenio Tanzi e sorella di Lidia Tanzi[1] (che sarà madre di Natalia Ginzburg, la quale ne proporrà la figura dagli occhiali spessi nel suo Lessico famigliare) e di Silvio Tanzi (morto suicida all'età di 30 anni e ricordato in una poesia di Satura, Xenia I, 13, da Montale), sposò nel 1910 il critico d'arte Matteo Marangoni, da cui ebbe un figlio, Andrea.

Vita con Eugenio Montale modifica

Appassionata studiosa e amica di Italo Svevo[2], come scrittrice si muoveva nel gruppo Solaria di Firenze, dove conobbe Eugenio Montale, che nel 1927 ospitò a casa sua in via Benedetto Varchi e con cui andò a vivere nel 1939 in via Duca di Genova, dopo che Montale era stato legato sentimentalmente a Irma Brandeis.[3] Entrambi, innamoratisi, lasciarono immediatamente i rispettivi compagni (Drusilla lasciò il marito Marangoni) e si fidanzarono.
Secondo una lettera inviata alla Brandeis, Montale impedì due volte il suicidio di Drusilla, che temeva la partenza di Eugenio allo scopo di raggiungere Irma (del rapporto parallelo con la quale ella era stata da lui informata) per gli Stati Uniti; tale partenza del poeta, paventata fino al 1938, in realtà non avverrà mai.[4]

Il matrimonio tra i due verrà infine celebrato il 23 luglio 1962, dopo 23 anni di fidanzamento (ricordato come di immenso amore e rispetto puro).

Della personalità della Tanzi parla anche Gillo Dorfles, relativamente allo strettissimo legame con il poeta.[5]

Morte modifica

 
La tomba

Drusilla Tanzi morirà nell'anno 1963, immediatamente seguente al matrimonio, al Policlinico di Milano, in seguito a complicazioni derivanti da una caduta dalle scale di casa e dalla conseguente rottura del femore.[6] È sepolta con Montale nel cimitero di San Felice a Ema presso Firenze.

Nella poesia montaliana modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale.

Soprannominata "Mosca" dagli amici per via dello spessore degli occhiali che portava a causa di una forte miopia[7] (ma diviene il senhal di Eugenio, come Irma Brandeis prende il nome di Clizia e Maria Luisa Spaziani quello di Volpe), fu oggetto di numerose liriche del poeta soprattutto nell'opera a lei dedicata dopo la sua morte, Xenia (anche se era già presente ne La bufera e altro), in particolare i noti versi "Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale…", in cui assume il ruolo di "guida" interiore del poeta, guida che in vita lo sosteneva guardando e svelando con profondità "penetrante" la realtà.[8]

Montale spera di trovare anche un modo di comunicare con la moglie morta, se lei, riavvicinandosi a lui dall'aldilà, riuscirà a dargli cenni della sua fuggevole presenza-segno negli oggetti del reale:[9]

«Mi abituerò a sentirti o a decifrarti
nel ticchettio della telescrivente,
nel volubile fumo dei miei sigari
di Brissago

Note modifica

  1. ^ Di Drusilla, della sua famiglia, e del suo carteggio con Lidia, si parla diffusamente in Maja Pflug, Natalia Ginzburg..., La Tartaruga, 1997.
  2. ^ Marisa Strada, Introduzione in I. Svevo, Senilità, Giunti, 1995; Drusilla invitò anche Svevo e la moglie Livia nel circolo intellettuale di casa sua (intitolato scherzosamente, per l'occasione, "Svevo's Club"), e fece loro conoscere Montale e Vittorini (Giovanni Palmieri Introduzione in I.S. La coscienza di Zeno, Giunti 1994). Anche lo psichiatra zio Eugenio era intimo amico di Svevo.
  3. ^ Alberto Cavaglion, Italo Svevo Pearson Italia S.p.a., 2000; librexmontale.com. Della Tanzi come scrittrice di Solaria insieme a Elio Vittorini, Carlo Emilio Gadda, Arturo Loria, oltre che nel libro di Cavagnon, vd. anche storiaxxisecolo.it
  4. ^ Eugenio Montale, Lettere a Clizia, A.Mondadori, Milano 2006, p.271
  5. ^ Gillo Dorfles, La vita spericolata di Eusebio... nel Corriere della Sera, 29 luglio 2004.
  6. ^ Già nel 1944 Drusilla era stata ricoverata perché aveva manifestato disturbi relativi a una grave forma di spondilite. Montale ne fa riferimento diretto nella Ballata scritta in una clinica (in La bufera e altro): "... perché la gola e il petto / t'avevano chiuso di colpo / in un manichino di gesso" (Eugenio Montale, Tutte le poesie, A.Mondadori 1984, p.217)
  7. ^ Il nomignolo sembra essere stata un'invenzione "pungente" di Gerti Frankl (vedi Giuseppe Marcenaro, Eugenio Montale, B. Mondadori, 1999), una delle significative figure femminili de Le occasioni.
  8. ^ Valeria Capelli Ottocento & Novecento: un percorso di letteratura, Jaca Book, 1998
  9. ^ Christine Ott, Montale e la parola riflessa..., FrancoAngeli, 2006, p. 156; su Montale "poeta-musicista" in questi versi, vd. Ulrich Fusen, Akustische Dimensionen und musikalische Parallelen in der Lyrik der "Poeti-Musicisti" Eugenio Montale und Giorgio Caproni, Librairie Droz, 1995, p.234

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN8636150033012711180007 · ISNI (EN0000 0004 6418 0776 · LCCN (ENno2017089936 · GND (DE1139790609 · BNF (FRcb177040218 (data) · WorldCat Identities (ENlccn-no2017089936