Ducati 851

motocicletta

La Ducati 851 è un modello di motocicletta presentato dalla casa motociclistica Ducati nel 1987 e progettato dall'ing. Massimo Bordi ed è stato il primo modello nuovo presentato dopo l'acquisizione della stessa da parte della Cagiva, avvenuta nel maggio 1985[1]. Il nome «851» è l'esatta cilindrata del motore e inaugura la tradizione Ducati, riservata alle sportive stradali, di utilizzare questo dato per dare il nome al modello.

Ducati 851
Ducati 851
CostruttoreBandiera dell'Italia Ducati
TipoSportiva stradale
Produzionedal 1987 al 1991
Sostituisce laDucati 750 F1
Sostituita daDucati 888
Modelli similiBimota YB4
Honda RC30
Kawasaki ZXR 750
Suzuki GSX-R 750
Yamaha OW01

La Ducati 851 segna profondamente la storia della Ducati. È la capostipite della nuova generazione di bicilindriche di Borgo Panigale, dopo la fama derivata dalle gare di Superbike, la Ducati utilizzò lo stesso progetto per far nascere prima la 888 e poi la 916, importantissimi per le gare. Ma commercialmente ben più importante fu il progetto Monster, di cui condivide il telaio, e l'intera ciclistica, abbinato inizialmente allo storico motore due valvole raffreddato ad aria.

Il contesto modifica

I fratelli Castiglioni, proprietari della Cagiva, decisero di effettuare nuovi investimenti per rilanciare il livello tecnico del marchio per poter competere con le case giapponesi. Si avallò quindi la realizzazione di un nuovo motore a 4 tempi, nella configurazione di bicilindrico a L con distribuzione desmodromica e raffreddato a liquido, che segnerà l'inizio di tutta una serie di modelli con la stessa impostazione di base.

Claudio Castiglioni, appena arrivato in Ducati, fresco di presidenza, riunisce gli ingegneri ed i dirigenti, i quali, dopo anni di staticità non vedono l'ora di proporre a Claudio i nuovi progetti di motori pluricilindrici in linea.

Castiglioni, essendo un vero appassionato di moto e di corse, aveva ben in mente che cosa voleva, e dove voleva arrivare. Fiero e memore degli antichi successi delle Ducati negli anni d'oro, chiama gli ingegneri e vuole fortemente l'architettura del motore, ma vuole una moto modernissima in grado di vincere le gare. Nasce la 851.

Il telaio in tubi al cromo-molibdeno viene riprogettato, avvolgendo il motore, il quale non ha più solo la funzione di fornire la potenza, ma è anche elemento stressato fungendo anche da supporto al forcellone posteriore.

Nella versione destinata alle competizioni, la 851 ha partecipato a varie annate del campionato mondiale Superbike fin da quello del 1988 con alla guida Marco Lucchinelli [2]. Nel 1990 viene portata in gara da Giancarlo Falappa e Raymond Roche nel team ufficiale, con il francese Roche che conquista nella stessa stagione il primo mondiale piloti per la Ducati. Nel complesso i due piloti realizzano con questo modello nove vittorie, otto di Roche ed una di Falappa.

La prima serie del 1988 si chiama solo 851, è detta tricolore per la sua inconfondibile colorazione italiana, la succede nel 1989 la 851 Superbike (S3) nei colori tradizionali, che monta le forcelle tradizionali Marzocchi M1R. Nel 1990 viene modificata con un aumento della potenza e la forcella Showa a steli rovesciati, i fianchetti sono più rastremati.

Nel 1991 viene sostituita dalla 888, che ha prestazioni più elevate ma non stravolge troppo le linee di questo modello. Ha i fianchetti più rastremati ed il portanumero nel codino

Tecnica modifica

 
Una Ducati 851 Tricolore

La maggiore innovazione apportata al motore fu l'introduzione della nuova testata e cilindri sul basamento della precedente Ducati 750 F1 (a sua volta derivata dalla Ducati Pantah), per superare i limiti tecnici di quella vecchia che aveva solo due valvole ed era raffreddata ad aria. Il progettista, l'ing. Massimo Bordi, aveva già nel cassetto il suo progetto per una testata desmodromica plurivalvole, che aveva redatto nel 1973 come sua tesi di laurea all'Università di Bologna, e all'arrivo dei nuovi proprietari vi rimise mano aggiornandolo e battezzandolo Desmoquattro, dopo averlo confrontato con altri suoi studi su distribuzioni a 4, 5 o 6 valvole con richiamo a molla[3]. L'allora consulente tecnico della Ducati e direttore tecnico uscente, l'ing. Fabio Taglioni, era contrario a tale scelta[1], avendo egli proposto l'adozione di un motore a una configurazione V4 per la nuova moto (il progetto Ducati Bipantah, cancellato alla fine del 1982 dalla VM Motori, allora proprietaria della casa bolognese[4]), ma i risultati al banco prova diedero ragione al suo giovane allievo[3].

Il primo prototipo del Desmoquattro fu realizzato con la collaborazione della Cosworth sulla base della Ducati 750 F1 da competizione che aveva vinto il campionato italiano Formula TT del 1985 con Virginio Ferrari e la moto con questo motore, che aveva anch'esso una cilindrata di soli 748 cm³, venne iscritta al Bol d'Or nel 1986[1]. I motoristi inglesi sostenevano di poter ridurre ulteriormente l'angolo incluso tra le valvole se avessero potuto rinunciare alla distribuzione desmodromica, ma la Ducati scelse di restare fedele alle proprie convinzioni tecniche, accettandone pregi e difetti[5]. Sulla versione successiva si adottò un basamento rinforzato accoppiato a cilindri con alesaggio maggiorato a 92 mm (cilindrata totale 851 cc) e le teste e le valvole del prototipo furono ritoccate per adeguarsi ad esso[1].

Problemi di forniture, però, fecero sì che la moto di serie venisse commercializzata in un primo momento con ruote da 16 pollici al posto di quelle da 17 pollici con cui era stata inizialmente concepita (che però facevano parte del kit Superbike insieme ad altri componenti, tra cui spiccava il forcellone con capriata di rinforzo[3]) e tale compromesso diede alla moto, riconoscibile dalla livrea tricolore, una guidabilità tutt'altro che soddiscacente[6]. A partire dal 1988 l'adozione delle ruote giuste e tutta una serie di ritocchi alle sospensioni e al motore risolsero i problemi di gioventù di questa moto, ora dipinta con la classica livrea "rosso corsa", decretando la nascita di una delle moto sportive più apprezzate e vincenti di quei tempi[6].

Caratteristiche tecniche modifica

Caratteristiche tecniche - Ducati 851 Superbike Strada - 1989
Dimensioni e pesi
Ingombri (lungh.×largh.×alt.) 2000 × 670 × 1120 mm
Altezze Sella: 760 mm - Pedane: 360 mm
Interasse: Massa a vuoto: 180 kg Serbatoio: 20 l
Meccanica
Tipo motore: Bicilindrico a 4 tempi a V di 90° longitudinale Raffreddamento: a liquido
Cilindrata 851 cm³ (Alesaggio 92 × Corsa 64 mm)
Distribuzione: DOHC desmodromico a 4 valvole cilindro Alimentazione: iniezione elettronica indiretta Weber Alfa/n, un iniettore per cilindro
Potenza: 105 CV a 9.000 giri/min Coppia: 8,7 kgm a 8.000 giri/min Rapporto di compressione: 11:1
Frizione: multidisco a secco a comando idraulico Cambio: sequenziale a 6 marce (sempre in presa)
Accensione elettronica Marelli IAW a scarica induttiva
Trasmissione primaria a ingranaggi a denti dritti; secondaria a catena
Avviamento elettrico
Ciclistica
Telaio tubolare a traliccio in tubi tondi d'acciaio al cromo-molibdeno
Sospensioni Anteriore: forcella teleidraulica aria-assistita con anti-dive Marzocchi / Posteriore: forcellone oscillante e monoammortizzatore progressivo Marzocchi
Freni Anteriore: doppio disco Brembo da 320 mm / Posteriore: disco singolo Brembo da 245 mm
Pneumatici anteriore 120/70-ZR17; posteriore 180/55-ZR17 Michelin su cerchi Marchesini
Prestazioni dichiarate
Velocità massima 240 km/h
Fonte dei dati: Motociclismo 10/1989

Note modifica

  1. ^ a b c d Intervista a Gianluigi Mengoli, su motoitaliane.it, www.motoitaliane.it. URL consultato il 27 marzo 2011 (archiviato dall'url originale l'11 gennaio 2013).
  2. ^ Alan Cathcart (traduzione di Lorenzo Miniati), LA PRIMA SBK, su motoitaliane.it, www.motoitaliane.it. URL consultato il 27 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 4 giugno 2006).
  3. ^ a b c Ducati 851 Superbike Kit, su motorcyclespecs.co.za, MotorcycleSpecs. URL consultato il 27 marzo 2011.
  4. ^ (EN) Bipantah! - Ducati's other V-four, su motorcyclistonline.com, www.motorcyclistonline.com, aprile 2009. URL consultato il 22 agosto 2012.
  5. ^ The story of the 748 Quattrovalvole, su sigmaperformance.com, SigmaPerformance. URL consultato il 27 marzo 2011.
  6. ^ a b 851 Strada, su motorcyclespecs.co.za, MotorcycleSpecs. URL consultato il 27 marzo 2011.

Bibliografia modifica

  • Claudio Falanga, NEL NOME DEL QUATTRO VALVOLE, in Mondo Ducati, nr.5, gennaio 1998. URL consultato il 27 marzo 2011 (archiviato dall'url originale l'11 gennaio 2013).

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