Edmondo Berselli

giornalista e scrittore italiano (1951-2010)

Edmondo Berselli (Campogalliano, 2 febbraio 1951Modena, 11 aprile 2010) è stato un giornalista e scrittore italiano.

Edmondo Berselli

Biografia modifica

Nasce nel 1951 a Campogalliano, in provincia di Modena, da famiglia di origini trentine.[1] Si laurea in pedagogia e sposa Marzia Barbieri.[2][3]

Nel 1976 è correttore di bozze alla casa editrice il Mulino, a Bologna dove cresce professionalmente arrivando fino alla direzione editoriale che poi lascia nel 2000. Dopo la sua uscita dall'editrice è stato direttore della rivista Il Mulino dal 2002 al 2008. Sempre nel 2000 è stato Presidente di Commissione del Premio Lunezia, anno in cui Ligabue ricevette il Conferimento Musical-letterario per i valori dell'Album "Miss Mondo". Parallelamente all'impegno nella casa editrice si svolge la sua carriera giornalistica. Nel 1986 è chiamato a collaborare come editorialista alla Gazzetta di Modena dal direttore, Pier Vittorio Marvasi. Viene poi assunto dal Resto del Carlino nel 1988 fino al 1994, quando passa al Messaggero (1994-1996), poi alla Stampa (1996-1998) e dopo al Sole 24 ore (1998-2003). Negli ultimi anni della sua vita ha scritto su la Repubblica, sempre nelle vesti di editorialista, e ha collaborato anche col settimanale L'Espresso curando una rubrica di critica televisiva.[4]

Saggistica modifica

Ha pubblicato nel 1995 con il Mulino il volume di saggi L'Italia che non muore e un saggio sull'eccentricità, Il più mancino dei tiri, dedicato al calciatore dell'Inter Mariolino Corso, ripubblicato con una postfazione da Arnoldo Mondadori Editore nel 2006. Seguono altri libri come Post-italiani. Cronache di un paese provvisorio, che rappresenta ancora oggi la sua analisi più impegnativa, e Quel gran pezzo dell'Emilia. Terra di comunisti, motori, musica, bel gioco, cucina grassa e italiani di classe, entrambi per Mondadori (2004). Nel 2005 ha pubblicato nel volume collettivo Mai dire mai a un Martini dry un divertissement storico che ha per protagonista James Bond a Campogalliano. Nell'opera Venerati maestri, Berselli traccia un ritratto ironico e spietato del mondo culturale italiano, prendendo le mosse dal paradigma di Alberto Arbasino: «In Italia c'è un momento stregato in cui si passa dalla categoria di "brillante promessa" a quella di "solito stronzo". Soltanto a pochi fortunati l'età concede poi di accedere alla dignità di "venerato maestro"». Fra le sue prove più personali va ricordato Adulti con riserva, uscito nel 2007, in cui ha raccontato, con gli occhi di un ragazzo degli anni sessanta, «com'era allegra l'Italia prima del 1968». Sono gli stessi temi che gli hanno ispirato il testo di Sarà una bella società, un'opera teatrale sugli anni cinquanta e sessanta, affidata alla voce e al gruppo musicale dello storico leader dei Rokes, Shel Shapiro. Nell'autunno del 2008 ha ottenuto un notevole successo con il pamphlet Sinistrati. Storia sentimentale di una catastrofe politica, in cui ha commentato con il suo caratteristico stile ironico la sconfitta del Partito Democratico e della sinistra da parte dell'alleanza di Silvio Berlusconi.[5]

Un anno dopo, approfittando di un periodo di attività solo parziale, ha ceduto al desiderio di un altro libro eccentrico, e ha scritto e pubblicato sempre con Mondadori Liù. Biografia morale di un cane. Nel libro, in parte racconto ironico, in parte saggio marginale e in parte digressione pura, Berselli impara a guardare l'Italia di oggi, e anche alla vita, con gli occhi e le zampe della sua labrador: senza più fiducia nelle grandi narrazioni storiche o ideologiche, ma con un'attenzione particolare agli affetti e alle cose di tutti i giorni.

Nel 2011 tutte le sue opere sono raccolte in Quel gran pezzo dell'Italia, edito dalla Mondadori[6]. Nel 2017 è pubblicato il racconto inedito Posso giocare anch'io? a cura de Il Dondolo, casa editrice digitale del Comune di Modena[6].

Muore, all'età di 59 anni, per un tumore ai polmoni da cui era affetto da tempo.[7]

Riconoscimenti modifica

Opere modifica

Opere teatrali modifica

  • Sarà una bella società (2008)[9]

Programmi televisivi modifica

Note modifica

  1. ^ Pierangelo Sapegno, Berselli, uno sguardo sul più mancino dei paesi, in La Stampa, 12 aprile 2010. URL consultato l'8 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2017).
  2. ^ Marco Marozzi, Addio al genio di Edmondo che illuminò questi portici, in La Repubblica Bologna, 12 aprile 2010. URL consultato l'8 aprile 2020 (archiviato il 9 luglio 2019).
  3. ^ Gabriele Farina, Campogalliano. L'ultimo dono di Berselli al suo paese. Mille libri per il suo paese, in Gazzetta di Modena, 4 dicembre 2016. URL consultato l'8 aprile 2020 (archiviato il 15 dicembre 2019).
  4. ^ Edmondo Berselli, su edmondoberselli.net, Associazione Amici di Edmondo Berselli. URL consultato il 17 dicembre 2015 (archiviato il 22 dicembre 2015).
  5. ^ Simone Furfaro (a cura di), Edmondo Berselli, su Cinquantamila giorni. La storia raccontata da Giorgio Dell'Arti, Il Corriere della Sera, 22 ottobre 2013. URL consultato il 17 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 15 novembre 2016).
  6. ^ a b Treccani.
  7. ^ Angelo Melone, Addio a Edmondo Berselli ha raccontato la società italiana, su repubblica.it, la Repubblica, 11 aprile 2010. URL consultato il 17 dicembre 2015 (archiviato il 22 dicembre 2015).
  8. ^ Biblioteca intitolata a Edmondo Berselli, in ANSA, 3 dicembre 2016. URL consultato il 17 dicembre 2015 (archiviato il 4 dicembre 2016).
  9. ^ Sarà una bella società, in L'Espresso, 6 febbraio 2008. URL consultato il 6 febbraio 2017 (archiviato il 6 febbraio 2017).
  10. ^ Lo sviluppo del nord Italia in un viaggio a tappe su Raidue, su Adnkronos, 24 aprile 2007. URL consultato il 6 febbraio 2017 (archiviato il 6 febbraio 2017).
  11. ^ Un paese chiamato Po, su Rai. URL consultato il 6 febbraio 2017 (archiviato il 12 aprile 2017).

Bibliografia modifica

  • Edmondo Berselli, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 23 maggio 2018.  

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN102259204 · ISNI (EN0000 0001 1453 7990 · SBN LO1V145410 · LCCN (ENnr96035988 · GND (DE133676390 · BNF (FRcb13624567n (data) · J9U (ENHE987007459841105171 · CONOR.SI (SL123704675 · WorldCat Identities (ENlccn-nr96035988