Ellen Burstyn

attrice statunitense (1932-)

Ellen Burstyn, pseudonimo di Edna Rae Gillooly (Detroit, 7 dicembre 1932), è un'attrice statunitense.

Ellen Burstyn al Tribeca Film Festival 2009
Statuetta dell'Oscar Oscar alla miglior attrice 1975

Attiva sulle scene dalla fine degli anni cinquanta, iniziò ad ottenere consensi all'inizio degli anni settanta con il film L'ultimo spettacolo (1971), per il quale ottenne una candidatura all'Oscar alla miglior attrice non protagonista,[1] seguita da una seconda candidatura all'Oscar alla miglior attrice per L'esorcista (1973).[2] In occasione della sua terza candidatura, vinse la statuetta per la sua interpretazione in Alice non abita più qui (1974) di Martin Scorsese.[3]

Nel 1975 vinse il Tony Award per il suo ruolo nella produzione di Broadway di Lo stesso giorno, il prossimo anno,[4] che interpretò anche nella versione cinematografica del 1978, vincendo un Golden Globe[5] e ricevendo una quarta candidatura all'Oscar.[6] La Burstyn ha lavorato costantemente nel cinema, in televisione e in teatro, ottenendo numerosi riconoscimenti nel corso della sua carriera, tra cui sette candidature ai Golden Globe,[7] cinque agli Emmy (due vittorie),[8] e altre due candidature ai Premi Oscar per i film Resurrection (1980)[9] e Requiem for a Dream (2000).[10]

Biografia modifica

Primi anni modifica

Ellen Burstyn nacque a Detroit (Michigan) da Correine Marie e John Austin Gillooly, un imprenditore edile.[11] Ha origini irlandesi, francesi, tedesche (immigrati in America) e dai Nativi del Nord America[12][13] e fu cresciuta sotto le regole cattoliche.[14][15] I suoi genitori divorziarono quando era ancora bambina, e fu affidata alla madre che lei stessa definì violenta, dura e severa. Ellen infatti lasciò la casa a 18 anni.

Carriera modifica

 
Burstyn e Linda Blair durante le riprese de L'esorcista (1973)

Debuttò a Broadway nel 1957 e si unì a Lee Strasberg all'Actor's Studio nel 1967. Fino al 1970, fu accreditata come "Ellen McRae" in tutti i film e nelle apparizioni televisive. Nel 1975 vinse il Tony Award come migliore attrice per il ruolo nella commedia Same Time, Next Year (ruolo che riprese nella versione cinematografica tre anni dopo). Nel 1972 fu candidata come miglior attrice non protagonista agli Oscar per L'ultimo spettacolo di Peter Bogdanovich, mentre due anni dopo venne candidata come miglior attrice protagonista con L'esorcista di William Friedkin. La statuetta arrivò nel 1975 grazie alla sua interpretazione in Alice non abita più qui di Martin Scorsese.[16] Ottenne altre due candidature nel 1978 per Lo stesso giorno, il prossimo anno e nel 1980 per Resurrection.

Nella prima metà degli anni sessanta interpretò la dottoressa Kate Bartok nella soap della NBC The Doctors. Lavorò inoltre per numerose serie televisive trasmesse in prima serata nel decennio, come Perry Mason, Maverick, Carovane verso il West, Indirizzo permanente, La grande vallata e Gunsmoke. Nel 1980 partecipò anche al Saturday Night Live, mentre nel 1986 fu protagonista di una sua sitcom per la ABC, The Ellen Burstyn Show, con Megan Mullally nella parte di sua figlia e Elaine Stritch in quella di sua madre. La serie fu cancellata dopo una sola stagione. Nel 1990 vinse il Sarah Siddons Award per il suo lavoro al Chicago Theatre. Dal 2000 al 2002, apparve nella serie Così è la vita della CBS. Nel 2006, partecipò alla serie The Book of Daniel, nel ruolo del “vescovo” Beatrice Congreve.

Nel 2000 tornò alla ribalta sul grande schermo con Requiem for a Dream. Grazie a questa interpretazione ottenne nel 2001 la sua sesta candidatura agli Oscar e l’Independent Spirit Award per la miglior attrice protagonista. Nel 2006 fu di nuovo diretta da Darren Aronofsky in The Fountain - L'albero della vita. Inoltre apparve nel 2007 in un episodio di Big Love, interpretando la madre di una moglie poligama. Successivamente recitò la parte della madre di due bambini in The Elephant King.

 
Ellen Burstyn al Toronto International Film Festival 2007

Nel 2008 ritornò sul palcoscenico con The Little Flower of East Orange, commedia scritta da Stephen Adly Guirgis e diretta da Philip Seymour Hoffman in co-produzione con LAByrinth Theater Company e The Public Theater a New York City. Sul grande schermo interpretò la first lady Barbara Bush nel film di Oliver Stone W (2008).

Inoltre è stata guest star nella decima stagione di Law & Order: Special Victims Unit, nel ruolo della madre del detective Elliot Stabler, affetta dal disturbo bipolare.

Emmy Award e controversie modifica

L'attrice fu candidata per un Premio Emmy nel 1981 e nel 1987; nel 2006 fu candidata nuovamente per l'Emmy come miglior attrice non protagonista per la miniserie della HBO Mrs Harris nel ruolo della dottoressa Tarnowers. La candidatura provocò alcune polemiche, dal momento che l'interpretazione dell'attrice consisteva in un'apparizione di soli 14 secondi, con due battute di dialogo. La Academy of Television Arts & Sciences inizialmente insistette che in base al voto del pubblico la candidatura fosse legittima. Allo stesso tempo l'HBO incolpò la produzione del film. La reazione dell'attrice invece fu la seguente:

«Pensavo fosse grandioso. La mia futura ambizione è di essere candidata per un film nel quale nemmeno appaio.»

In seguito dichiarò:

«Questo non ha nulla a che fare con me. Non voglio nemmeno saperne niente. Gestitevela voi gente.»

Infine Kelly Macdonald, che recitò in The Girl in the Cafe, vinse il premio. Nel marzo 2007 l'Academy annunciò che per la candidatura al premio Emmy per un ruolo di supporto, un attore sarebbe dovuto apparire sullo schermo almeno per il 5 per cento del tempo[17].

Altre attività modifica

Durante gli anni settanta l'attrice era attiva nel movimento per liberare il pugile Rubin "Hurricane" Carter dalla detenzione. La Burstyn nel 1981 registrò The Ballad of the Nazi Soldier's Wife per l'album di Ben Bagley Kurt Weill Revisited, Vol. 2.

Dal 1982 al 1985 è stata presidente dell'Actors' Equity Association.[18] Nel 1997 si unì al Michigan Women's Hall of Fame e nel 1995 fu nominata co-presidente all'Actors Studio, a fianco di Al Pacino e Harvey Keitel (quest'ultimo sostituto da Alec Baldwin nel 2017).[19] Sempre per l'Actors Studio è stata direttrice artistica per la sede di New York.[19]

Vita privata modifica

Nel 1950 sposò il poeta Bill Alexander, di cui rimase incinta nello stesso anno ricorrendo però ad un aborto illegale che la rese sterile; i due divorziarono nel 1957. L'anno seguente si sposò con il regista Paul Roberts, con cui, nel 1962, adottò un bambino di nome Jefferson. Nello stesso anno la coppia si separò[20]. Successivamente sposò l'attore Neil Nephew, ma la loro unione fu turbolenta. Malato di schizofrenia, Nephew soffriva di attacchi di violenza, e infine la lasciò. I due divorziarono nel 1972.

Nell'autobiografia Lessons in Becoming Myself, Ellen Burstyn rivelò di aver subito molestie da Nephew per altri otto anni dopo il divorzio. Inoltre dichiarò che l'ex-marito l'aveva aggredita sessualmente, ma non fu arrestato in quanto allora il fatto non era considerato un crimine se la donna era la moglie[21]. Neil Nephew si suicidò nel 1978. Nella circostanza, i genitori dell'uomo spedirono un telegramma ad Ellen nel quale c'era scritto: "Congratulazioni hai vinto un nuovo Oscar; Neil si è suicidato"[22].

La Burstyn pratica il sufismo: è infatti affiliata allo Zen Peacemaker Order - Maezumi Institute, ispirata dal libro The Last Barrier: A Journey Through the World of Sufi Teaching[23].

Filmografia modifica

Attrice modifica

Cinema modifica

Televisione modifica

Doppiatrice modifica

Teatro modifica

Opere modifica

Riconoscimenti parziali modifica

Doppiatrici italiane modifica

Nelle versioni in italiano dei suoi lavori, Ellen Burstyn è stata doppiata da:

Nei prodotti nei quali ha partecipato come doppiatrice, in italiano è stata sostituita da:

Note modifica

  1. ^ (EN) THE 44TH ACADEMY AWARDS 1972, su oscars.org. URL consultato il 13 marzo 2023.
  2. ^ (EN) THE 46TH ACADEMY AWARDS 1974, su oscars.org. URL consultato il 13 marzo 2023.
  3. ^ (EN) THE 47TH ACADEMY AWARDS 1975, su oscars.org. URL consultato il 13 marzo 2023.
  4. ^ (EN) THE TONY AWARD NOMINATIONS - NOMINATIONS / 1975, su tonyawards.com. URL consultato il 13 marzo 2023.
  5. ^ (EN) Same Time, Next Year - Golden Globe, su goldenglobes.com. URL consultato il 13 marzo 2023.
  6. ^ (EN) THE 51ST ACADEMY AWARDS 1979, su oscars.org. URL consultato il 13 marzo 2023.
  7. ^ (EN) Ellen Burstyn - Golden Globe, su goldenglobes.com. URL consultato il 13 marzo 2023.
  8. ^ (EN) Ellen Burstyn - Emmy Awards, nominations and Wins, su emmys.com. URL consultato il 13 marzo 2023.
  9. ^ (EN) THE 53RD ACADEMY AWARDS 1981, su oscars.org. URL consultato il 13 marzo 2023.
  10. ^ (EN) THE 73RD ACADEMY AWARDS 2001, su oscars.org. URL consultato il 13 marzo 2023.
  11. ^ Ellen Burstyn Biography (1932-), su www.filmreference.com. URL consultato il 7 gennaio 2024.
  12. ^ Movies; Independent Minded; Academy Award winner Ellen Burstyn, a 'tough cookie,' is back with two gritty films and a TV show, su pqasb.pqarchiver.com. URL consultato il 5 gennaio 2022 (archiviato dall'url originale il 25 luglio 2012).
  13. ^ Gillooly Doesn't Live Here Anymore, su time.com. URL consultato il 22 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 5 dicembre 2008).
  14. ^ (EN) U.S. acting "needs some help," says veteran Burstyn, su ohnotheydidnt.livejournal.com, 20 novembre 2006. URL consultato il 7 gennaio 2024.
  15. ^ (EN) Ellen Burstyn's True Face, su www.beliefnet.com. URL consultato il 7 gennaio 2024.
  16. ^ (EN) Ellen Burstyn Tells Christopher Meloni All of Her Secrets, su Interview Magazine, 5 ottobre 2023. URL consultato il 7 gennaio 2024.
  17. ^ (EN) Lisa de Moraes, Lisa de Moraes - Emmy Rules Change After Burstyn Nomination Flap, 17 marzo 2007. URL consultato il 7 gennaio 2024.
  18. ^ (EN) Ellen Burstyn - Actors' Equity Association, su actorsequity.org. URL consultato il 13 marzo 2023.
  19. ^ a b (EN) Current Leadership - Actors Studio, su theactorsstudio.org. URL consultato il 13 marzo 2023.
  20. ^ Copia archiviata, su ellenburstyn.net. URL consultato il 22 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 7 marzo 2011).
  21. ^ Screen Legends: Ellen Burstyn, su filmdime.com. URL consultato il 22 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 16 gennaio 2009).
  22. ^ Ellen Burstyn - Burstyn Feared Death As Abusive Husband Stalked Her
  23. ^ Maezumi Institute Newsletter: Feb. 2008, su zenpeacemakers.org. URL consultato il 22 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 29 settembre 2007).

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Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN44487799 · ISNI (EN0000 0000 7822 9199 · LCCN (ENn86138339 · GND (DE132413671 · BNE (ESXX1122287 (data) · BNF (FRcb139300791 (data) · J9U (ENHE987007301981905171 · CONOR.SI (SL11032163 · WorldCat Identities (ENlccn-n86138339