L'Emiliania huxleyi, talvolta abbreviata in "EHUX" e più comunemente indicata come E. huxleyi, è una specie di coccolitofori contraddistinta da una distribuzione a livello pressoché globale, dai mari tropicali a quelli sub-artici.

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Emiliania huxley
Microfotografia ottenuta al microscopio elettronico a scansione di una singola cellula di Emiliania huxleyi
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Chromista
Divisione Haptophyta
Classe Prymnesiophyceae
Ordine Isochrysidalia
Genere Emiliania
Specie E. huxley
Nomenclatura binomiale
Emiliania huxley
(Lohm.) Hay e Mohler

È uno dei migliaia di costituenti del plancton fotosintetico, che galleggia lasciandosi trasportare dalle correnti della zona fotica degli oceani e che va a formare il livello base dell'alimentazione marina. È stata intensamente studiata per la grande fioritura algale che provoca nelle acque povere di nutrienti dopo il riformarsi del termoclino estivo.

Come altri coccolitofori, l'E. huxleyi appartiene al fitoplancton unicellulare ed è completamente rivestita da placchette di calcite, note come coccoliti, che formano la coccosfera. I singoli coccoliti si trovano in abbondanza nei sedimenti marini, mentre il ritrovamento di un'intera coccosfera è molto meno frequente. Nel caso dell'E. huxleyi, è possibile trovare nei sedimenti non solo le scaglie del guscio, ma anche la parte meno dura dell'intero organismo, in quanto è in grado di produrre gli alchenoni, una categoria di composti chimici molto resistenti alla decomposizione diagenetica, che rimangono a lungo nei sedimenti marini anche dopo che altre parti molli dell'organismo si sono decomposte. Gli alchenoni vengono utilizzati dagli studiosi di scienze della terra per stimare la temperatura delle acque superficiali oceaniche nelle epoche passate.[1]

Generalità modifica

L'E. huxleyi fu così denominata in onore di Thomas Huxley che fu tra i primi a esaminare i sedimenti del fondo marino e a riconoscere la natura organica dei coccoliti ivi contenuti.

È la più abbondante e diffusa tra le varie specie di coccolitofori. I suoi coccoliti sono trasparenti e normalmente incolori, costituiti da calcite (forma comune del carbonato di calcio) che rifrange molto efficacemente la luce solare incidente sulla colonna d'acqua del mare. Questo effetto, assieme all'alta concentrazione causata dal continuo spargimento dei coccoliti, fa sì che le sue fioriture algali siano visibili anche dallo spazio. Immagini satellitari mostrano infatti che queste fioriture possono coprire vaste aree e le analisi condotte da laboratori a bordo di navi indicano che l'E. huxleyi è di gran lunga la specie dominante di fitoplancton in queste situazioni.

Questa specie ha contribuito a ispirare l'ipotesi Gaia di James Lovelock, secondo il quale gli organismi viventi nel loro insieme contribuiscono ad autoregolare la biogeochimica e il clima terrestre, mantenendoli in stati metastabili non casuali.

Fioriture algali modifica

L'E. huxleyi è all'origine delle grandi efflorescenze planctoniche visibili anche da immagini satellitari. Queste fioriture compaiono in pochi giorni e vengono limitate da diversi organismi erbivori marini, ma soprattutto da alcuni virus che attaccano queste alghe e svolgono un ruolo fondamentale nella regolazione della loro popolazione.[2][3] I ricercatori del laborio di informazione genomica e strutturale (CNRS) della stazione biologica di Roscoff (CNRS/UPMC), in Francia, hanno scoperto che si instaurano trasferimenti di geni tra i virus e questa tipologia di alghe.[4][5]

Galleria d'immagini modifica

Note modifica

  1. ^ Prahl, F.G. & Wakeham, S.G., Calibration of unsaturation patterns in long-chain ketone compositions for palaeotemperature assessment, in Nature, vol. 330, 26 novembre 1987, pp. 367-369, DOI:10.1038/330367a0.
  2. ^ Frada M. et al., The ‘‘Cheshire Cat’’ escape strategy of the coccolithosphore Emiliana huxleyi in response to viral infection, in Proc Natl Acad Sci USA, vol. 105, n. 41, 14 ottobre 2008, pp. 15944–15949, DOI:10.1073/pnas.0807707105.
  3. ^ Peter J. Morin, Sex as an algal antiviral strategy, in Proceedings of the National Academy of Sciences, vol. 105, n. 41, 14 ottobre 2008, pp. 15639-15640, DOI:10.1073/pnas.0808815105.
  4. ^ Adam Monier et al., Horizontal gene transfer of an entire metabolic pathway between a eukaryotic alga and its DNA virus, in Genome Res., vol. 19, n. 8, 2009, pp. 1441-1449, DOI:10.1101/gr.091686.109.
  5. ^ Échange de gènes entre une microalgue et un virus géant, su techno-science.net, www.techno-science.net. URL consultato il 4 agosto 2009..

Bibliografia modifica

  • H. Araie, T. Obata, Y. Shiraiwa, Metabolism of selenium in a coccolithophorid, Emiliania Huxleyi, in J Plant Res, vol. 116, 2003, p. 119.
  • F. Boisson, CS Karez, M. Henry, M. Romeo, M. Gnassia-Barelli, Ultrastructural observations on the marine coccolithophorid Cricosphaera elongata cultured in the presence of selenium or cadmium, in Bulletin de l'Institut océanographique(Monaco), 1996, pp. 239–247.
  • A. Dambara, Y. Shiraiwa, Requirement of selenium for the growth and selection of adequate culture media in a marine coccolithophorid, Emiliania huxleyi, in Bulletin of the Society of Sea Water Science, Japan, vol. 53, n. 6, 1999, pp. 476–484.
  • A. Danbara, Y. Shiraiwa, The requirement of selenium for the growth of marine coccolithophorids, Emiliania huxleyi, Gephyrocapsa oceanica and Helladosphaera sp. (Prymnesiophyceae), in Plant and Cell Physiology, vol. 40, n. 7, 2007, pp. 762–766.
  • V. J. Fabry, Calcium carbonate production by coccolithophorid algae in long-term carbon dioxide sequestration, California State University San Marcos (US), 2003.
  • T. Obata, H. Araie, Y. Shiraiwa, Kinetic studies on bioconcentration mechanism of selenium by a coccolithophorid, Emiliania huxleyi, in Plant Cell Physiology, vol. 44, 2003, pp. S43.

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