Enguerrand VII di Coucy

condottiero francese

Enguerrand VII, signore di Coucy e conte di Soissons (1339Bursa, febbraio 1397), è stato un condottiero francese, capitano di ventura.

Enguerrand VII di Coucy
Nascita1339
MorteBursa, febbraio 1397
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Biografia modifica

Condusse numerose campagne in Europa e contro i Turchi. Nel 1384 collaborò al tentativo di conquista del Regno di Napoli fatto da Luigi d'Angiò. Nel corso di questo tentativo imperversò soprattutto in Toscana e conquistò, tra l'altro, Arezzo che perse definitivamente la sua indipendenza il 5 novembre di quello stesso anno. Il condottiero cedette la città ai fiorentini per 40 000 fiorini d'oro, pagabili a rate.

Dopo aver conquistato Arezzo, Enguerrand valicò l'Appennino, recando con sé la preziosa reliquia della testa di san Donato, trafugata appunto ad Arezzo, di cui san Donato è patrono. Alla sua venuta a Forlì, il Signore di quella città Sinibaldo Ordelaffi, riscattò la reliquia, che tenne con grande venerazione fino a che essa fu restituita agli aretini[1].

Verso il 1384 era stato nominato Grand bouteiller de France.

Ascendenza modifica

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Enguerrand V, signore di Coucy Arnoldo III, conte di Guines  
 
Alice di Coucy  
Guglielmo I, signore di Coucy  
Cristina di Lindsay Guglielmo di Lindsay, signore di Lamberton  
 
Ada Balliol  
Enguerrand VI, signore di Coucy  
Guido IV di Châtillon, conte di Saint-Pol Guido III di Châtillon, conte di Saint-Pol  
 
Matilde di Brabante  
Isabella di Châtillon  
Maria di Bretagna Giovanni II, duca di Bretagna  
 
Beatrice d'Inghilterra  
Enguerrand VII, signore di Coucy  
Alberto I d'Asburgo, re dei Romani Rodolfo I d'Asburgo, re dei Romani  
 
Gertrude di Hohenberg  
Leopoldo I d'Asburgo, duca d'Austria e di Stiria  
Elisabetta di Tirolo-Gorizia Mainardo II, conte del Tirolo e duca di Gorizia  
 
Elisabetta di Baviera  
Caterina d'Asburgo  
Amedeo V, conte di Savoia Tommaso I, conte di Savoia  
 
Beatrice Fieschi  
Caterina di Savoia  
Maria di Brabante Giovanni I, duca di Brabante  
 
Margherita di Fiandra  
 

Note modifica

  1. ^ Cf. G. Pecci, Gli Ordelaffi, Faenza, Fratelli Lega Editori, 1974, p. 135.

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Collegamenti esterni modifica

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