Enimont

azienda italiana

Enimont S.p.A. è stata un'importante società per azioni italiana, frutto della più rilevante operazione di fusione e alleanza tra la chimica pubblica (rappresentata dall'EniChem, controllata del gruppo Eni) e quella privata (rappresentata dalla Montedison).

Enimont
StatoBandiera dell'Italia Italia
Forma societariaSocietà per azioni
Fondazione1988 a Milano
Fondata daEniChem, Montedison
Chiusura1991
Persone chiaveRaul Gardini
SettoreChimico

Occupava 50.000 dipendenti per 15.500 miliardi di lire di fatturato.[1]

Storia modifica

Origini modifica

Nacque nel 1988 in seguito alla decisione dei due colossi chimici del paese, grazie all'intervento di Raul Gardini, di unire le proprie attività chimiche in un'unica società. Enimont è infatti l'unione delle sigle di ENI e Montedison. Era, in pratica, una joint venture di proprietà paritaria delle due società (40% a testa), con il rimanente 20% nelle mani del mercato azionario.

Principali attività e società conferite a Enimont
Area Da parte di EniChem Da parte di Montedison
Chimica di base e intermedi EniChem Anic e controllate Montedipe e controllate
Chimica secondaria e fine EniChem Synthesis e controllate Auschem, Ausind, ACNA, Vinavil
Materiali e materie plastiche EniChem Anic e controllate,
EVC (50%), EniChem Tecnoresine
Montedipe e controllate
Agricoltura EniChem Agricoltura e controllate Agrimont e Conserv
Detergenza EniChem Augusta e controllate Ausidet
Elastomeri EniChem Elastomeri e controllate Dutral
Fibre EniChem Fibre e controllate Montefibre (59,49%) e controllate
Raffineria e aromatici Raffineria siciliana, Nurachem Raffineria e aromatici di SELM
Ricerca - Istituto Guido Donegani
Sanità e altre attività Sclavo, Bellico, Boston,
Alta, Sinel e altre società minori
Sefimont, Sime, Segem

Il fallimento modifica

La società ebbe però breve durata; nel 1990 Gardini, a seguito di immobilismi dalla parte di Eni, disaccordi e divergenze con la parte statale della joint venture, cercò di acquistare il 20% delle azioni sul mercato tramite una cordata di finanzieri e imprenditori amici, ma ciò portò alla rottura dei rapporti con il partner industriale e, di conseguenza, con il Parlamento e la politica dell'epoca. Le due parti trovarono un accordo, detto "del Cowboy", grazie all'allora ministro delle partecipazioni statali, Franco Piga: Gardini cedette il 40% di Enimont, di proprietà Montedison, all'Eni al prezzo di 2800 miliardi di lire; tuttavia tale accordo privò il colosso privato di quasi tutto il settore chimico che deteneva prima dell'alleanza con Eni.

Con lo scandalo seguito a quest'accordo, trovò veridicità il fatto che lo stesso Gardini fu costretto a pagare tangenti ai partiti politici dell'epoca, nel vano tentativo di risparmiare sulle tasse per la vendita delle attività chimiche della Montedison.

La cessione ad EniChem delle principali attività Montedison modifica

L'EniChem si ritrovò così nuovi stabilimenti da gestire e nuove linee di produzione che erano in passato della Montedison (es. la Vinavil).

Montedison invece era diventata praticamente una holding di partecipazioni che controllava diverse aziende del settore alimentare e la nuova Edison, legata alle attività energetiche.

Note modifica

  1. ^ TRUPPE E GENERALI IN MARCIA SULL' ENIMONT - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato l'8 marzo 2021.

Voci correlate modifica

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