Epigenesi (biologia)

L'epigenesi è una teoria embriologica enunciata nel XVII secolo, secondo la quale l'embrione si sviluppa gradatamente, a partire da un germe indifferenziato, con la comparsa successiva di parti dell'organismo nuove per morfologia e struttura.

Caspar F. Wolff, Ontogenesi di una pianta

Storia modifica

Il primo assertore di questa teoria in epoca moderna fu William Harvey che la enunciò nel 1651. Fu poi sostenuta dal fisiologo tedesco Caspar Friedrich Wolff (1734 - 1794) il quale la espose nel 1759 nell'opera "Theoria generationis"[1]. La teoria di Wolff si contrapponeva a quella preformista, sostenuta nelle epoche precedenti, secondo la quale nel germe (uovo o spermatozoo) si trova già precostituito in miniatura, con tutte le sue parti, l'individuo adulto[2]. L'idea che lo sviluppo delle forme organiche individuali avvenisse a partire dal non formato era tuttavia molto antica, essendo stata espressa nel IV secolo a.C. da Aristotele (384-322 a.C.) . Dalla metà del XVII e poi nel XVIII secolo si svolse una vivace polemica, tra i fautori dell'epigenesi e quelli del preformismo, che ebbe termine solo nella seconda metà del XIX secolo con l'affermazione definitiva della teoria cellulare.

Note modifica

  1. ^ Theoria generationis. Auctore D. Casparo Friderico Wolff. Halae ad Salam, Typis et sumtu Io. Christ. Hendeli, 1759.
  2. ^ Felice Mondella. Preformismo e Creazionismo in Ludovico Geymonat (a cura di), Storia del pensiero filosofico e scientifico. Milano, Aldo Garzanti editore, 1971, Vol. III, Il Settecento, pp. 270-276.

Bibliografia modifica

  • Felice Mondella. "Biologia e Filosofia" in Ludovico Geymonat (a cura di), Storia del pensiero filosofico e scientifico. Milano, Aldo Garzanti editore, 1971, Vol. III, Il Settecento, pp. 270-314.

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