Erisipeloide

infezione cutanea causata da un batterio gram positivo denominato Erysipelothrix rhusiopathia
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L'erisipeloide è una infezione cutanea causata dal batterio Gram positivo Erysipelothrix rhusiopathiae.

Erisipeloide
Coltura su agar sangue di Erysipelothrix rhusiopathiae
Specialitàinfettivologia
EziologiaErysipelothrix rhusiopathiae
Classificazione e risorse esterne (EN)
ICD-9-CM027.1
ICD-10A26
MeSHD004887
MedlinePlus000632
eMedicine1054170

Eziologia modifica

Questo batterio è ubiquitario e si riscontra nel tratto gastrointestinale di una grande varietà di animali, in particolare suini, tacchini e pesci. La diffusione del batterio tra animali avviene principalmente per consumo di acque o alimenti contaminati da rifiuti animali infetti da parte degli stessi. L'uomo si contagia solitamente in seguito ad abrasioni venute a contatto con terreno o carne contaminata o punture sottocutanee con spine di pesce infetto. Sebbene possa colpire chiunque, le figure professionali più esposte sono allevatori, macellai, veterinari, cuochi, pescatori e pescivendoli tanto che la malattia è comunemente conosciuta con il nome di "malattia dei pescivendoli". Non sono disponibili dati affidabili in merito all'incidenza della patologia.

Patogenesi modifica

E. rhusiopathiae possiede una neuraminidasi e una ialuronidasi che si ritiene siano importanti per l'attacco e la penetrazione del patogeno oltre a un polisaccaride di membrana che lo rende resistente alla fagocitosi. I fattori di virulenza di questo batterio sono tuttavia poco noti.

Clinica modifica

L'infezione da E. rhusiopathiae si manifesta in tre forme.

  • La forma cutanea localizzata, nota come erisipeloide, è una patologia cutanea che si sviluppa in seguito ad abrasioni o punture sottocutanee contaminate da materiale infetto. Si sviluppa nella sede del trauma (solitamente le mani o gli avambracci) dopo 2-7 giorni di incubazione e si presenta come un eritema rosso-violaceo, dolente, pruriginoso, pulsante, ad estensione centrifuga ed irregolare, con un margine netto, rilevato, solitamente più chiaro e talvolta vescicoloso. L'eritema continua ad espandersi per 3-4 giorni mostrando risoluzione centrale ma raramente supera i 10 cm di diametro. Nel 10% dei casi è associato a febbre ed artralgie. Anche senza trattamento, si risolve spontaneamente in circa 2 settimane senza desquamazione, suppurazione o esiti discromici.
  • La forma cutanea generalizzata ha un aspetto sovrapponibile alla localizzata ma è più estesa e spesso associata a sintomi sistemici quali febbre, artralgie e mialgie. Di solito si risolve spontaneamente ma più lentamente rispetto alla localizzata e vi è la possibilità di recidive.
  • La forma sistemica è rara e caratterizzata da febbre, artralgie, mialgie, calo ponderale e manifestazioni cutanee quali papule rossastre perifollicolari o lesioni eritemato-edematose violacee con necrosi centrale. Si associa spesso a complicanze cardiache quali endocardite con perforazione della valvola aortica, insufficienza cardiaca congestizia e ascesso miocardico e meno comunemente ad artrite, osteomielite, meningite e pleurite.

Diagnosi modifica

La diagnosi nelle forme cutanee localizzate o generalizzate si effettua mediante una biopsia cutanea o un aspirato dalla base della ferita infetta. La cute mostra spongiosi o vescicolazione epidermica, derma edematoso, linfangite, congestione dei capillari ed infiltrato di neutrofili ed eosinofili. L'esame microscopico diretto raramente mostra i microrganismi poiché sono poco evidenziabili alla colorazione di Gram. Il batterio comunque è poco esigente e cresce sui comuni terreni di coltura formando colonie grigiastre α-emolitiche dopo 2-3 giorni di incubazione. Si ricorre all'emocoltura nelle forme sistemiche poiché in quelle cutanee risulta solitamente negativa. La sierologia è inutile poiché questo batterio determina una risposta anticorpale molto debole. Negli ultimi anni sono state sviluppate tecniche di PCR in grado di identificare il microrganismo.

Trattamento modifica

Le forme cutanee si risolvono spontaneamente in circa due settimane in caso di malattia localizzata e in circa quattro settimane per la variante generalizzata. Si può ottenere una risoluzione più rapida con l'impiego di antibiotici. Il trattamento d'elezione è l'antibioticoterapia con penicillina per via orale nelle forme cutanee ed endovena nelle sistemiche ma si possono utilizzare anche cefalosporine, eritromicina o ciprofloxacina. La risposta alle tetracicline e ai sulfamidici è inferiore e il batterio può talvolta essere resistente a queste classi di antibiotici.

La prevenzione si effettua mediante l'utilizzo di guanti e dispositivi di protezione adeguati ad evitare il contatto diretto con acqua, terreno o carne infetta nonché con l'utilizzo di antisettici per disinfettare le superfici contaminate. È disponibile un vaccino per i suini.

Bibliografia modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàThesaurus BNCF 32041