Un esker è un rilievo lungo e sinuoso, costituito di sabbia e ghiaia stratificate; sono strutture caratteristiche di aree glaciali o deglaciate e, ad esempio, si possono osservare in Europa e nel Nord America.

Rappresentazione di esker.

Spesso gli esker si sviluppano per chilometri e, a causa della loro peculiare espressione morfologica e regolarità, possono ricordare un rilevato stradale o ferroviario.[1]

Geologia modifica

Si ritiene che la maggior parte degli esker sia il risultato del colmamento di canali percorsi dalle acque di scorrimento all'interno della massa glaciale o alla base di questa. Hanno la tendenza a formarsi nel periodo di massima espansione del ghiacciaio, quando i suoi movimenti sono di conseguenza molto lenti. In seguito alla fusione del ghiaccio, il deposito viene esumato e si manifesta come un dosso lungo e ondulato.

Gli esker possono anche formarsi per processi di sedimentazione all'interno di canali supra-glaciali, in crepacci, in incisioni comprese tra masse glaciali stagnanti o in strette depressioni ai margini del ghiacciaio. In ogni caso, essi sono caratteristici della zona glaciale frontale, in cui il ghiacciaio si muove con bassa velocità e il ghiaccio è relativamente sottile.[2]

 
Esker nel National Natural Landmark, Washington, USA. Gli alberi e la strada ad una corsia che attraversa l'esker a destra della foto fanno da scala.

La forma del canale sub-glaciale è definita da processi di flusso plastico e di fusione della massa glaciale. A sua volta, ciò condiziona la forma, le dimensioni e la composizione dell'esker. Un esker può rappresentare un canale singolo o essere l'elemento di una struttura ramificata, costituita da più tributari. Spesso il rilievo non è continuo, ma mostra interruzioni che portano ad una successione di dossi ondulati.

Etimologia modifica

Il nome Esker deriva dalla parola irlandese eiscir (in irlandese antico: escir), che indica un rilievo o una elevazione di separazione tra due pianure o due depressioni.[3] Il termine veniva usato in particolare per descrivere i lunghi e sinuosi crinali che oggi si sa essere costituiti da depositi di materiale fluvio-glaciale.

Il più noto di questi eiscir è l'Eiscir Riada che copre quasi l'intera distanza di 200 km tra Dublino e Galway ed è tuttora costeggiato dalla strada statale che collega le due città.

Esempi di esker modifica

 
Un tratto del Mason Esker.
 
Il Mount Pelly o Ovayok.

In Svezia l'Uppsalaåsen si estende per 250 km e attraversa la città di Uppsala.

Il Great Esker Park corre lungo il fiume Back River a Weymouth nel Massachusetts e con i suoi circa 30 m è il più alto esker del Nord America.

Pispala, vicino a Tampere, in Finlandia si trova su un esker tra due laghetti di origine glaciale.

Il villaggio di Kemnay nell'Aberdeenshire, in Scozia, ha un esker lungo 5 km, noto localmente come Kemb Hills.

Nello stato del Michigan (USA) sono presenti oltre 1000 esker. Il Mason Esker, lungo circa 35 km, nei pressi di Mason, nel Michigan, è uno dei più lunghi esker degli Stati Uniti.[4] Si estende da DeWitt attraverso Lansing e Holt per finire a Mason.[5]

Nel Maine, lo sviluppo degli esker è di circa 160 km.[6]

Nel Canada, il Thelon Esker si estende per 800 km e fa da confine tra i Territori del Nord Est e Nunavut.[7]

L'Ovayok o Mount Pelly è un esker dell'Ovayok Territorial Park, a Kitikmeot, Nunavut in Canada.

Su alcuni esker vengono anche costruite strade per ridurre i costi. Tra gli esempi si possono citare la Denali Highway in Alaska, la Trans-Taiga Road nel Québec, e il segmento "Airline" della Maine State Route 9 tra Bangor e Calais, nel Maine. [2] Numerosi e lunghi esker si trovano anche nell'Adirondack State Park, nella parte alta dello stato di New York.

Note modifica

  1. ^ Larry Gedney, Eskers: The Upside-Down Riverbeds, su Alaska Science Forum Article #674, 1º agosto 1984. URL consultato il 29 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 4 aprile 2012).
  2. ^ * D.J. Easterbrook, Surface Processes and Landforms, New Jersey, Prentice Hall, 1999, p. 352, ISBN 0-13-860958-6.
  3. ^ E. G. (gen. ed.) Quin, Dictionary of the Irish Language, Dublin, Royal Irish Academy, 1983, p. 281, ISBN 0-901714-29-1.
  4. ^ [1][collegamento interrotto]
  5. ^ Copia archiviata, su web2.geo.msu.edu. URL consultato il 2 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2013).
  6. ^ Maine Geological Survey
  7. ^ Charlotte Gray, 'The Museum Called Canada: 25 Rooms of Wonder, Random House, 2004, ISBN 0-679-31220-X.

Bibliografia modifica

  • E. G. (gen. ed.) Quin, Dictionary of the Irish Language, Dublin, Royal Irish Academy, 1983, p. 281, ISBN 0-901714-29-1.

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